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bonadext

Ananke
I cento libri - Piero Dorfles

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bonadext

Ananke
Ho scoperto un grande autore: Henry Miller

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New York stories - Henry Miller - Il 14° distretto (da Primavera nera)
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Clarissa Pinkola Estes - Donne che corrono coi lupi

Siamo pervase dalla nostalgia per l'antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo
struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e
li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l'ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di
noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l'ombra che ci trotterella dietro va
indubbiamente a quattro zampe.
 

Shoshin

Goccia di blu
Il tempo è una cosa buffa. Oppure è relativo, come ho letto da qualche parte. Una cosa relativamente buffa: per come accelera quando non vedi l’ora che succeda qualcosa, o quando hai un bisogno disperato di portare a termine qualcosa (…) O per come non passa mai quando non hai niente da fare (…) Quando invece ti succedono tutte e due le cose, e vuoi e non vuoi allo stesso tempo che passino i minuti, il tempo traballa. Se chiudo forte gli occhi riesco quasi a vederlo mentre mi si muove davanti agli occhi e sotto le palpebre, ondeggiando nel bianco [Storia della nostra scomparsa, Jing-Jing Lee, trad. S. Tummolini]
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
...E' stata un'illuminazione: tu sei davvero un colibrì. Ma non per le ragioni per cui ti è stato dato questo soprannome: tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d'ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all'indietro. Ed ecco perché starti vicino è così bello.
E però, quello che a te viene naturale, agli altri riesce difficilissimo.
E però, la tendenza al cambiamento, anche quando è probabile che non porti nulla di meglio, fa parte dell'istinto umano, e tu non la concepisci.
E però, soprattutto, questo stare sempre fermi, facendo tutta quella fatica, a volte non è la cura, è la ferita. Ed ecco perché starti vicino è impossibile.

Da Il colibrì di Sandro Veronesi
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Quando lei lo ha raccontato, è stata insolitamente sintetica, asciutta. Si avvertiva lo sforzo di gola per contenere il pianto. Sono rimasta in silenzio. Dopo un po' ha avuto bisogno di un argomento banale, con il consueto spreco di chiacchiere.
Ci ho pensato qualche volta, se avevo motivi per dubitare della sua disgrazia. Non ne avevo. L'unico, sleale, poteva essere l'ostinata determinazione a conservarmi il meraviglioso nonno Fioravante che mi portava in braccio a cogliere i fichi.
Ho cercato un nesso tra quell'amore molesto e la mezza madre che poi è stata. Le sono mancate per me attenzioni, tenerezze, contatto. Le sue mani erano d'ossa, mi arrivavano scarse e perpendicolari, i gesti dell'accudimento efficienti, con poche sbavature affettuose. Quasi come occuparsi degli agnelli.
Volevo salvarla, ho provato a immaginare una ragazza obbligata ad astenersi con la sua creatura per il ricordo ancora fresco, scritto sul corpo, delle orrende carezze subite. Era il suo modo di rispettarla, proteggerla, era il suo amore. Amava al contrario, non dava per paura del dare a forza che aveva conosciuto come preda.
Non so se è vero. Volevo salvarla. I conti non si chiudono mai tra me e lei. Tutta la vita l'ho cercata, accattona che non sono altro. Ancora la cerco. Non la trovo. La cerco. Madre dolorosa.

Mia madre è un fiume, Donatella Di Pietrantonio
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Si accende a volte, nella mente di un uomo, una sorta di esaltazione. Succede a quasi tutti. La senti crescere e prepararsi come una miccia che brucia avvicinandosi alla dinamite. E' una sensazione che prende allo stomaco, un'eccitazione dei nervi, un'energia nelle braccia. La pelle beve l'aria, e ogni profondo respiro che inali è dolcissimo. Inizia come uno stiracchiamento voluttuoso accompagnato da un grosso sbadiglio; un lampo nel cervello, e il mondo intero riluce davanti ai tuoi occhi. Uno può trascorrere la vita intera nel grigiore, su una terra e tra alberi scuri e cupi. Gli eventi, anche i più importanti, possono sfilargli accanto pallidi e insignificanti. E poi... l'esaltazione. Tale che il canto dei grilli gli allieta l'orecchio, l'aroma della terra gli colpisce le narici alzandosi come un canto, e una luce screziata sotto i rami di un albero benedice i suoi occhi. Allora quell'uomo trabocca nel mondo esterno, come un torrente in piena, inesauribile. E immagino che l'importanza di un uomo nel mondo si possa misurare dalla qualità e dal numero di quei momenti gloriosi. Un fatto personalissimo, ma che lo connette con il mondo. La madre di ogni creatività, che rende ciascun uomo speciale rispetto a tutti gli altri.

La valle dell'Eden - John Steinbeck
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Il mio bisnonno e le sue sorelle le volevano bene anche così, un po’ zitella, ma la mia bisnonna no, la trattava sempre come se non fosse sangue del suo sangue e diceva che sapeva lei perché.
La domenica, quando le ragazze andavano a messa o a passeggiare nello stradone a braccetto con i fidanzati, nonna raccoglieva in una crocchia i suoi capelli, ancora folti e neri quando io ero piccola e lei già anziana, figuriamoci allora, e andava in chiesa a chiedere a Dio perché, perché era così ingiusto da negarle la conoscenza dell’amore, che è la cosa più bella, l’unica per cui valga la pena di vivere una vita in cui ti alzi alle quattro del mattino per le faccende domestiche e poi vai nei campi e poi a scuola di ricamo noiosissimo e poi a prendere l’acqua da bere alla fontana con la brocca in testa e poi stai sveglia una notte intera ogni dieci per fare il pane e poi tiri su l’acqua dal pozzo e poi devi dare da mangiare alle galline. Allora, se Dio non voleva farle conoscere l’amore, che la ammazzasse, in un modo qualunque. In confessione il prete le diceva che questi pensieri erano un peccato gravissimo e che al mondo ci sono tante altre cose, ma a nonna delle altre cose non gliene importava niente.
Un giorno la mia bisnonna la aspettò nel cortile con la zironia, che era un nerbo di bue, e iniziò a colpirla sino a farle venire le piaghe persino sulla testa e la febbre alta. Aveva scoperto da voci che correvano in paese che i pretendenti andavano via perché nonna gli scriveva poesie d’amore infuocate che alludevano anche a cose sporche e che sua figlia stava infangando non solo se stessa, ma tutta la sua famiglia. E continuava a colpirla, a colpirla e a urlarle: “Dimonia! dimonia!” e a maledire il giorno in cui l’avevano mandata in prima elementare e aveva imparato a scrivere.

Mal di pietre - Milena Agus
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Quando non si esce di casa per tanti giorni, nella nostra testa il mondo diventa a poco a poco più grande di quello reale. Senza che ce ne accorgiamo, le nostre fissazioni prendono il sopravvento. Allora si deve uscire per ristabilire le proporzioni - questo è quello che faccio sempre. Farsi da parte, recuperare le energie. O così o si finisce per soccombere. La minaccia non viene dall'esterno: è la nostra parte più intima che rischiamo di perdere di vista. E se questo accade, le persone intorno a noi percepiranno il nostro spaesamento e il loro atteggiamento nei nostri confronti cambierà. E noi, che già faticavamo a capire, ci sentiremo ancora più confusi.


Di tanto in tanto penso a tutti gli uomini straordinari che lasciano questo mondo senza scrivere libri, senza andare in tv, senza mai raccontare le proprie idee ed esperienze. Mi immagino la loro interiorità come qualcosa di limpido, simile a un lago dalla superficie cristallina che, al momento della morte, li inghiotte serenamente, in armonia. La laboriosità delle loro vite è controbilanciata dalla quiete con cui il cielo li prende con sé. Le loro mani rugose e piene di graffi, le carni esauste e raggrinzite sfumano con grazia. Come una pianta che si secca conservando la propria bellezza, se ne vanno senza lasciare ombre.
A un certo punto me ne andrò anch'io, e vorrei che accadesse come un semplice passaggio dal mondo esterno al mio mondo interiore, ecco perché devo custodire dentro di me quell'acqua limpida. Poco alla volta, con amore.

Le sorelle Donguri - Banana Yoshimoto
 

Shoshin

Goccia di blu
Ho scoperto questo post e mi piace lasciare una traccia della meravigliosa lettura che sto facendo.


Arsenio, che era cresciuto lontano dalle grandi acque ,non smetteva di avvertire la presenza del fiume. Il Seksna non era grande ,ma la profondità dell'acqua che fluiva in una sola direzione ,pur racchiusa sotto la crosta di ghiaccio, emanava l'energia speciale del movimento. Questa forza era nuova nella vita di Arsenio e l'agitava . Fu così che nacque in lui l'idea di farsi pellegrino...


Evgenij Vodolazkin
Lauro
Pag 94
 

Ondine

Logopedista nei sogni
E, in qualche modo, si sentiva con certezza che quei vagabondi senza radici avevano scavato una fossa, seppellito un figlio o la moglie, il marito o un compagno, sotto un albero coolihah che non avrebbero mai dimenticato, in qualche tratto della pista delle greggi, uguale a tutti gli altri soltanto per gli occhi di coloro che non sapevano in qual modo il cuore potesse distinguere un singolo e particolare albero tra tanti altri nella solitudine.

Uccelli di rovo
pagina 95
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Melina si mostrò da subito una bambina difficile. «Di mio padre a parte l’affetto, resta in me un senso di non corporeità», come se non l’avesse mai abbracciata, mentre l’amore della madre, di cui lei imitava a volte il modo sensuale di camminare, era centellinato. Non capiva l’eroismo dei genitori contro nemici che ancora non vedeva, di cui non poteva rendersi conto. Aldo Rosselli mi raccontò che Amelia ancora da adulta gridava contro il tradimento dei suoi genitori, che si erano fatti ammazzare pur di non allevare una figlia felice. Non era il denaro che mancava a Melina, ma il corpo dei suoi genitori. Tornati a Parigi, i bambini avevano dimenticato il francese. Marion Cave, che conosceva perfettamente l’italiano e già ai tempi di Londra leggeva l’Avanti!, smise di parlarlo. Allegra con i suoi parenti piú stretti, Melina restava assente con i loro amici. Non amava conoscere nessuno. Gli spostamenti continui della madre, piú per motivi di salute che per impegni politici, l’avevano segnata. C’era sempre da fare valigie, prendere treni all’improvviso, correre da una città all’altra, Melina si riduceva a un fascio di nervi, rispondendo male alla madre, che riteneva piú di suo padre responsabile del proprio malessere. La solitudine fu la sua compagna fedele per tutta la vita. Restò sola e straniera anche da adulta.

Miss Rosselli
pagina 25
 

Shoshin

Goccia di blu
Vigorose passeggiate notturne di una ventina di miglia erano il suo rimedio più fidato per la mente in subbuglio.
Fin dai primi giorni come scrittore,l'intera città si era dimostrata per lui non soltanto una fedele compagna,ma anche una panacea,di giorno e di notte,persino con il tempo più inclemente.
Perché Londra perdonava sempre.
Dickens ne portava impressa nel cervello l'intera mappa,il groviglio di strade e piazze,vicoli e stradine acciottolate,un atlante della sua stessa anima.
Era stata lei a crearlo ,conosceva gli spigoli più duri e i punti più vulnerabili della sua anima.
Una lanterna magica pronta ad illuminare tutto ciò che lui era,le sue paure ,i suoi più ardenti desideri.
Londra era la sua immaginazione:
ne era la scintilla,il combustibile ,la fiamma .
Dai più prestigiosi Inns of Court ai peggiori bassifondi,Dickens aveva trovato li i suoi libri,e riempito il suo museo mentale di ogni immagine,odore,suono o sensazione che sembrasse degno di essere conservato.
Ma li aveva anche trovato sé stesso...
Pag 21-22
Il canto di Mr Dickens
 

Shoshin

Goccia di blu
C'era una sorta di brivido prima del traguardo, un'ondata di intensa emozione per la vita dei suoi personaggi, per tutti i Cratchit , e i Fezziwig, per Fred e sua moglie, e soprattutto per Scrooge. Non voleva dire Loro addio :voleva tenerseli vicini per continuare a vegliare su ciascuno di loro. Ma sapeva anche che la fine del suo libro sarebbe stata l'inizio della loro storia senza di lui, e doveva lasciare che prendessero vita nel mondo, e che il mondo desse loro il benvenuto, perché era certo che così sarebbe stato Eppure era davvero grato di averli potuti conoscere tutti. Impilò le pagine con cura canticchiando tra sé la canzone che Eleanor aveva cantato al suo bambino. Gli saltò in mente proprio allora ,chiuse gli occhi e rivolse il viso verso il soffitto per far durare quel momento un po' di più per godere ancora di quella canzone...

Il canto di Mr Dickens
Pag.239 e 240


 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
E' il primo racconto del meraviglioso libro "I racconti dell'Ohio" di Sherwood Anderson.
Sono i due post qui sopra, due pagine, un racconto che mi incanta ogni volta che lo rileggo.
 
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