Fellini, Federico - 8 1/2

elisa

Motherator
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Il protagonista è un regista di fama in crisi ispirativa ma anche esistenziale, che sullo sfondo di un grande hotel termale cerca di trovare ispirazione e dipanare la matassa dei suoi rapporti attuali e dei rapporti che hanno segnato la sua vita e con i quali mantiene sempre una relazione interiore. Il film è un continuo susseguirsi di queste relazioni reali o passate ed è un continuo rimando sia agli aspetti interiori che razionali della vita del regista.

Un film che è una delle opere più affascinanti, profonde e sincere mai viste al cinema. Non credo ci sia un'unica chiave di lettura perchè Fellini ha riportato sullo schermo la mente ed il cuore sognante di un uomo. Un grandissimo capolavoro.
 
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Masetto

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Ammetto che i film di Fellini sono complessi e meritano almeno una seconda possibilità, ma per ora il mio giudizio collima con quello di Ercole Patti:

<< A differenza della Dolce vita che era incalzante e trascinante, questo ristagna su se stesso, risulta troppo lungo e tortuoso, e stanca alla fine. Il bravo Mastroianni nella parte del regista circola in preda a un cattivo umore perenne che non ha una giustificazione poetica e nemmeno logica.
Che cosa vuole questo regista? Non si capisce bene. Si sa soltanto che non è contento di tutto quello che fa nonostante i successi, che sogna coorti di donne che lo coccolino e invece ha una moglie che lo accusa continuamente e un’amante da vergognarsi ad andarci in giro (il ritratto di questo desolante personaggio di donna vuota e carnale con la quale lui mantiene un oscuro rapporto basato unicamente sui sensi è una delle cose più felici, e l’interpretazione di Sandra Milo è eccellente). >>
 

Holly Golightly

New member
Sono ancora ipnotizzata da questo film: un capolavoro assoluto, una vetta irraggiungibile, meraviglioso e perfetto fino all'ultimo fotogramma.
Fellini è un puro genio. E poi è anche una questione di affinità: un'opera che entra così a fondo nell'animo umano non posso che adorarla! Mi viene anche difficile recensirlo, perché, insomma, il genio intimorisce e incute timore e stavolta credo veramente di non essere in grado - non alla prima visione del film come non credo lo sarò alla centesima - di coglierne tutte le sfumature.
La genialità è in ogni singolo fotogramma. Il protagonista, doppio di Fellini stesso, è in realtà un doppio di chiunque sia infelice, forse perché il motivo di questa sua infelicità non è razionale, è un'infelicità molto più profonda. Accanto a lui si muovono decine di personaggi: l'amante volgarotta, la moglie frustrata, attrici, produttori, l'intellettuale (il "falcaccio"!) che pedantemente boccia qualsiasi idea del regista, fino alle fugaci apparizioni di Claudia Cardinale (che sia, anche sul finale, tutto nella testa del protagonista?). C'è sul fuoco tutto il possibile: dal rimpianto, ai pochi secondi in cui il bacio con la madre diventa il bacio con la moglie, il ritorno all'infanzia, il rapporto fra il protagonista e le donne, l'opprimente peso della religione, il peso dell'intellettuale vero e la presa in giro a intellettuali falsi. Il tutto a svantaggio della dimensione razionale: visioni, sogni e realtà si fondono insieme, il confine diventa labile eppure non potrei pensare a un modo più geniale di filmare l'animo umano.
Accanto alla dimensione esistenziale si muove la dimensione metacinematografica, in cui il film in realizzazione diventa specchio dell'interiorità del protagonista, concludendo tutto in quel disincantato "non c'è niente di niente da nessuna parte" che Guido pronuncia dopo essere stato quasi smascherato da Claudia, che ripetendo tre volte la stessa frase, sfiora in pochi secondi la radice del problema (e, ancora qui, a me non appare chiaro: è nella sua testa o è veramente una delle sue attrici?).
La genialità consiste anche nel lasciare lo spettatore con il dubbio che si tratti di un film felice oppure di un film triste. È la storia di un'infelicità, contornata di sbeffeggiamenti satirici in ogni dove. E, insieme, anche il finale ha la sua duplice lettura. In due occasioni, infatti, Guido torna bambino: nel rifugiarsi sotto al tavolo durante la conferenza stampa e rinuncia al film puntandosi una rivoltella alla testa e quando, al termine della conferenza stampa, finalmente da regista quale egli è, dirige un girotondo che non potrebbe essere più allegro e vitale. "Uccide" metaforicamente il film, il "niente di niente", ma il girotondo si apre alzando un sipario. Ma, ripeto, qui c'è troppo perché io possa azzardare opinioni sensate, e troppe chiavi di lettura per poter dire che ce ne sia anche una sola giusta.
Unica cosina che mi ha fatto storcere il naso è quella sottile visione maschilista che permea un po' il film e soprattutto la parte nell'harem, una concezione della donna che a me, da donna, non può piacere, ma che a un genio si perdona e che va contestualizzata nel film.
E, infine, la mia personale antipatia per il plurilinguismo tanto in voga negli anni '60 ma a cui si sacrifica in qualche scena la comprensibilità. La sequenza in cui Guido si rivede bambino, girata tutta in un dialetto a me sconosciuto, mi è rimasta del tutto oscura.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
dal commento del Cineforum


Questo è uno di quei film che ad ogni visione riesce ad intercettare un frammento di vita dove il personaggio guida-autore interpretato da Mastroianni diventa quasi uno specchio per noi spettatori, la vita del regista, i suoi pensieri, i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi ricordi, rappresentati in modo che possano diventare anche i nostri sogni, i nostri pensieri, i nostri desideri, i nostri ricordi.

Ecco che Guido quando parla con Claudia può sinceramente dire: "Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita daccapo? Di scegliere una cosa, una cosa sola e di essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto, proprio perché è la tua fedeltà che la fa diventare infinita. Saresti capace?".
Verrebbe voglia di dire sì, ma poi subito dopo con altrettanta sincerità, Guido dirà a Luisa: "E' una festa la vita, viviamola assieme". E forse in questo invito amorevole e giocoso sta tutto il senso del film.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Possibili spoiler

Questo film visionario e onirico, eppure realista, lascia, a distanza di giorni, un ricordo sempre più sfumato. Un film di grande sostanza e nel contempo evanescente...quante contraddizioni, eppure tutte convincenti; forse è questo, in parte, che fa il capolavoro. La storia di un film dentro il film, e la storia di un uomo che non trova se stesso, una crisi creativa che coincide - come credo quasi sempre accada - con la crisi dell'uomo. Infine, conseguente a tante vicissitudini e flussi di coscienza e di pensiero, l'illuminazione, la vita vera che si presenta dapprincipio nei panni di Claudia, un'attrice, l'immagine della fantasia più ricercata, presente forse soltanto per incanalare la coscienza del protagonista verso quella che è invece la realtà più semplice e più vera. Eppure la sua vita non esisterebbe senza il contorno di genitori (spesso presenti nei suoi sogni), amanti (fantastica Sandra Milo!), amici e semi-nemici, colleghi, consiglieri intellettuali (o il tizio i cui commenti lo perseguitano per tutto il film è solo nella sua mente? E' una sorta di coscienza?), produttori, attrici e attori e altri personaggi più o meno eccentrici, ricordi d'infanzia, preti, baldracche, nani e ballerine...e il meraviglioso girotondo finale è la sua vita, ma è la vita di tutti, che non sarebbe mai tale senza uno solo degli elementi o una sola delle persone che hanno contribuito a farci crescere e a crearci così come siamo in quel momento.
Ironico nei confronti di ogni categoria, arricchiti e imborghesiti che si trasformano in patetici semi-pedofili con un piede nella fossa, ecclesiastici, arrivisti, pseudo intellettuali; spesso fastidioso nei confronti delle donne, ma anche questa è una cosa che serve per rendere la psicologia del personaggio, maschilista e inaffidabile nei confronti delle signore, il tipo che non si vorrebbe incontrare mai, ma anche da qui discende la sua crisi. Un film unico, mi aspettavo tutta un'altra cosa, me lo immaginavo serioso...Sicuramente un capolavoro, da vedere.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Rivisto con grandissimo piacere e apprezzato tantissimo le prove degli attori, diretti in modo unico e indimenticabile, soprattutto Marcello Mastroianni nell'alter ego del regista
 
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