Tolstoj, Lev - Resurrezione

fabiog

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La storia narra la vicenda del giovane aristocratico Nehljudov che chiamato giurato in un processo, riconosce nell'imputata, la prostituta Katjusa Maslova, la govane che anni prima lavorava presso delle sue zie e che aveva sedotto e poi abbandonato, causando così la rovina della ragazza.
Pentito decide di fare di tutto per aiutarla, rendendosi disponibile a sposarla e seguirla in Siberia, rifiutato si rifugierà nel Vangelo e incominciare una nuova vita.
Il romanzo mi è piaciuto anche se bisogna ammettere dà un impressione di incompiutezza e di una certa frettolosità.
Frettolosità che si riscontra soprattutto nel personaggio di Nehljudov in cui il pentimento e soprattutto la voglia di riscatto è troppo repentina.
Nehljudov appena riconosce Katjusa immediatamente si pente e decide di abbandonare tutto e seguirla nella deportazione, ora non che un simile pentimento non sia possibile e può essere anche immediato, ma fin dalle pime pagine non c'è assolutamente niente che faccia pensare ad una crisi imminente, ad un senso di insoddisfazione del protagonista che possa poi spiegare il suo cambiamento. Nehljudov è inoltre caratterizzato da una profonda indecisione, è vero che vuole salvare Katjusa, ma nel contempo ne ha paura, vuole donare la terra ai contadini e poi si chiede se ha fatto giusto o sbagliato, vuole andare in Siberia ma vuole anche una famiglia e tale indecisione resta fino alla fine del romanzo, tanto è vero che al momento del rifiuto di Katjusa di sposarlo e del desidero di lei che lui torni alla sua vita sembra quasi che lui tiri un sospiro di sollievo.Indubbiamente è pentito, ma non sà trovare la strada per lui più adatta per il riscatto.
Katjusa è una figura toalmente diversa, molto più decisa e consapevole della sua situazione. E' una vittima, della società, degli uomini e dello stesso Nehljudov, causa prima della sua caduta, ma è proprio grazie a lui che lei torna a ricordarsi di se stessa, della ragazza che era, non ha mai smesso di amare Nehljudov ed è proprio per questo che rifiuta di sposarlo.
Intorno al loro si muovono poi una serie di personaggi minori che danno un grande affresco a tutto il romanzo : avvocati, giudici, carcerieri e carcerati.
Resurrezione è quindi un romanzo che se anche ha dei suoi punti deboli e un protagonista non molto convincente e comunque un grande romanzo proprio per le figure di Katjusa e dei personaggi minori, nonchè per alcune pagine di grande poesia
 

shvets olga

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fabiog;141117 Intorno al loro si muovono poi una serie di personaggi minori che danno un grande affresco a tutto il romanzo : avvocati ha scritto:
Ecco soltanto una bellissima e verissima osservazione di Tolstoi:

"E, finalmente, il terzo componente la corte, quello stesso Matvej Nikitiè che era sempre in ritardo: costui era un uomo barbuto con grandi occhi buoni all'ingiù. Soffriva di gastrite, e quella mattina aveva iniziato, su consiglio del medico, una nuova cura, e questa nuova cura l'aveva trattenuto a casa ancor più a lungo del solito. Adesso, mentre saliva sulla pedana, aveva un'aria concentrata, perché aveva l'abitudine di cercar di trarre da ogni segno possibile una risposta alle domande che si poneva. Ora aveva stabilito che se il numero di passi dalla porta dello studio alla poltrona fosse stato divisibile per tre la nuova cura l'avrebbe guarito dalla gastrite, se non fosse stato divisibile invece no. I passi erano ventisei, ma lui fece un passettino in più e giusto col ventisettesimo arrivò alla poltrona."

Sto rileggendo questo ultimo grande romanzo di Tolstoi e voglio aggiungere che descrizione della Chiesa nel romanzo(cc.XXXIX,XL) e' uno dei motivi per quali Il 20-22 febbraio 1901 la Chiesa Ortodossa russa scomunicava solennemente il conte Lev Nikolaevič Tolstoj.

Ecco un pezzo da cc.XXXIX,XL


E a nessuno dei presenti, a cominciare dal sacerdote e dal direttore per finire con la Maslova, venne in mente che quello stesso Gesù, il cui nome il sacerdote aveva ripetuto fischiando un tale infinito numero di volte, lodandolo con ogni sorta di strane parole, aveva proibito appunto tutto ciò che si faceva lì; aveva proibito non solo quella assurda stregoneria verbosa e sacrilega dei sacerdoti-maestri sul pane e il vino, ma aveva esplicitamente proibito che alcuni uomini chiamassero maestri altri uomini, aveva proibito le preghiere nei templi, e aveva comandato a ognuno di pregare in solitudine, aveva proibito i templi stessi, dicendo che era venuto per distruggerli e che bisognava pregare non nei templi, ma in spirito e verità; e soprattutto aveva proibito non solo di giudicare gli uomini e di tenerli reclusi, torturarli, disonorarli, giustiziarli, come si faceva lì, ma aveva proibito qualsiasi violenza sugli uomini, dicendo che era venuto per dare ai prigionieri la libertà.
A nessuno dei presenti venne in mente che tutto ciò che si compiva lì era la più grande profanazione e derisione di quello stesso Cristo in nome del quale si faceva tutto ciò. A nessuno venne in mente che la croce dorata con i piccoli medaglioni di smalto alle estremità che il sacerdote aveva portato fuori e dato da baciare alla gente non era nient'altro che la raffigurazione della forca su cui era stato giustiziato Cristo proprio per aver proibito ciò che adesso si faceva lì nel suo nome. A nessuno venne in mente che i sacerdoti che s'immaginano di mangiare il corpo e bere il sangue di Cristo nella forma del pane e del vino, mangiano davvero il suo corpo e bevono il suo sangue, ma non nei pezzetti di pane e nel vino, bensì perché scandalizzano quei «piccoli» con cui Cristo si era identificato, non solo, ma li privano del bene più grande e li sottopongono ai più crudeli tormenti, celando agli uomini la buona novella che egli era venuto a portare...
 
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elisa

Motherator
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Lo trovo uno dei romanzi di Tolstoj più belli che abbia letto, mi ha profondamento commosso e mi rimane ancora dentro la sensazione delle emozioni provate leggendolo.
 

shvets olga

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Il tema centrale del romanzo e' responsabilita dell'uomo di fronte al destino della donna.

"Nell'anima di Nechljudov in quell'ultimo giorno passato dalle zie, mentre era ancor fresco il ricordo della notte, si sollevarono e lottarono due sentimenti: da una parte, brucianti, i ricordi sensuali dell'amore fisico, che pure gli aveva dato molto meno di quanto promettesse, e un certo orgoglio per aver raggiunto il suo scopo; dall'altra la coscienza che quanto aveva fatto era molto male, e che questo male andava riparato, e riparato non per lei, ma per se stesso."
«Ma che dovevo fare? È sempre così. Così ha fatto Šenbok con la governante di cui raccontava, così ha fatto lo zio Griša, così ha fatto mio padre quando viveva in campagna e gli è nato da una contadina quel figlio illegittimo Miten'ka che vive tuttora. E se tutti fanno così, significa che così bisogna fare». In questo modo cercava di consolarsi, ma non ci riusciva. Quel ricordo gli bruciava la coscienza.
"In fondo, proprio in fondo all'anima sapeva di aver agito così male, in maniera così ignobile e crudele, che con la coscienza di quell'azione non poteva non solo giudicare chicchessia, ma neppure guardare negli occhi la gente, e tanto meno considerarsi il giovanotto meraviglioso, nobile e magnanimo che credeva di essere. Mentre doveva considerarsi tale per continuare a vivere arditamente e allegramente. Dunque c'era un solo mezzo: non pensarci. E così fece.
La vita in cui entrava, - i posti nuovi, i compagni, la guerra, - lo aiutarono. E quanto più viveva tanto più dimenticava, e alla fine si dimenticò davvero del tutto.
Solo una volta, quando dopo la guerra passò a trovare le zie con la speranza di rivederla, e seppe che Katjuša ormai non c'era più, che poco dopo la sua visita se n'era andata per partorire, aveva partorito chissà dove poi, secondo quanto avevano sentito le zie, si era completamente guastata, gli si strinse il cuore. Dalle date il bambino che aveva dato alla luce poteva essere suo figlio, ma poteva anche non esserlo. Le zie dicevano che s'era guastata e che era corrotta di natura, proprio come la madre. E questo giudizio delle zie gli fece piacere perché in qualche modo lo giustificava. In un primo tempo voleva comunque cercare lei e il bambino, ma poi, proprio perché in fondo all'anima il pensiero gli causava troppo dolore e vergogna, non fece gli sforzi necessari a rintracciarli e ancor più dimenticò il suo peccato e smise di pensarci."
 

Vladimir

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Romanzo mediocre, a tratti brutto e frettoloso, come tipico dell'ultimissimo periodo di Tolstoj (dagli anni 80 in poi). Purtroppo, questo scrittore geniale, dopo il fraintendimento di Anna Karenina e la conseguente delusione, non è più stato in grado di esprimersi in maniera credibile: Resurrezione è l'apice del Tolstoj moralizzatore e moralista, la morte del mostro sacro della letteratura. Già da Una sonata Kreuzer i toni delle sue opere cominciano a farsi accusatori nei confronti della società e soprattutto della donna, vista come strumento di voluttà se non di vera e propria tentazione diabolica.
Lo studio e l'esegesi del Nuovo Testamento - comiciato nel 1882 e mai abbandonato fino alla morte - porterà il romanziere a concepire saggi moralistico- religiosi e racconti dal tono isterico, che a tratti sfiorano il vero e prorprio delirio. È il caso del racconto La confessione, dove, in nome di un anarco-cristianesimo segnato spesso da fanatismo, tenta di rinnegare e distruggere tutta la sua opera precedente; stesso dicasi del celeberrimo saggio Che cos'é l'arte? nel quale proclama l'inutilità dell'arte scagliandosi violentemente contro la musica, perché "moralmente sconveniente". In Resurrezione la questione non cambia: sebbene l'idea della ragazza sedotta abbandonata e peccatrice redenta sia seducente sia dal punto di vista morale che letterario, all'artista Tolstoj tale occasione sfugge. Nelle domande di Nechljudov che poi sono quelle che il romanziere russo si fece tutta la vita "a che pro?" "perché?", la risposta è montonica e monocromatica: il Vangelo è l'unica via per il bene e la salvezza, tutto ciò che vive e pulsa al di fuori di esso è il male da abbattere: la splendità molteplicità e polifonicità di Guerra e pace, I cosacchi, Anna Karenina è persa per sempre.
Tolstoj, durante li ultimi trent'anni della sua vita, credette di vedere nella grande anima del popolo russo la salvezza e quindi si abbeverò avidamente alle fonti di questa gente buona e semplice: I Vangeli. Da questo momento in poi, non è più sufficiente modellare la propria vita in figure di fantasia come il Pierre di Guerra e pace o il Levin di Anna Karenina, ma è giunto il momento di uniformarsi in tutto e per tutto, nella realtà questa volta, agli insegnamenti di Cristo. Ma la fede, invece che portatrice di gioia, si fa delatrice di dolore, che at tratti diventa fanatismo mischiato con moralismo da bar. Questa è la grande differenza con Dostoevskij: il bun Fedor aveva si abbracciato i principi evangelici, ma questi, come dimostra ampiamente I fratelli Karamazov sono fonte di speranza in un uomo nuovo di buona volontà (Aljoša) e in un mondo dove la sofferenza porta alla redenzione. Un inno di speranza, contro il cupo senso di colpa e del peccato del nobile di Jasnaja Poljana.
Che il rinnegamento di Tolstoj della propria arte fosse il risultato di riflessioni distorte lo dimostra il fatto che non solo, da realista di stretta osservanza, attacca ferocemente la generazione dei simbolisti, ma si scaglia anche contro Shakespeare che nulla aveva a che vedere con la corrente condannata. Lo salvarono dal ludibrio il fatto che salvò dalla sua furia da angelo sterminatore opere immense come quelle di Hugo, Dostoevskij, Schiller, Cechov, Gogol', Puškin, considerate moralmete accettabili e utili ai fini di una propaganda culturale e spirituale fra i ranghi del popolo. Insomma, a meno che non vogliate approfondire l'ultimo Tolstoj o dobbiate leggerlo per ragioni di studio, personalemte consiglio di leggere altre cose di questo geniale romanziere.
 

shvets olga

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Già da Una sonata Kreuzer i toni delle sue opere cominciano a farsi accusatori nei confronti della società e soprattutto della donna, vista come strumento di voluttà se non di vera e propria tentazione diabolica.

Se guardare la societa moderna la gente ha dimenticato molto presto le accuse di Tolstoj e "vedere la vita delle nostre classi superiori come e', con tutta la sua impudenza, per accorgersi che e' una sola vasta casa di tolleranza..."(da La sonata a Kreutzer).
Si e' vero che Tolstoj e' moltro crudele nei confronti delle sue moglie-personaggi letterari e secondo lui il tradimento deve essere punito (senza compromesso) : muore Anna Karenina, viene uccisa moglie di Pozdnyshev.
Voglio paragonare due Grandi della letteratura russa- Pushkin e Tolstoj o meglio la loro reppresantazione della moglie (come personaggio letterario):
A Tolstoj: come dice Pozdnyshev ( da La sonata a Kreutzer):"Anche ammettendo che l'uomo preferisca una certa donna per tutta la vita, la donna, secondo ogni probabilitа, ne preferirа un altro, e cosi e' sempre stato ed e' tuttora al mondo…No, non e' possibile,... allo stesso modo come non e' possibile che in un carro di piselli due dati piselli vadano a cadere uno accanto all'altro. E inoltre qui non ceи solo una probabilitа, ceи, di sicuro, la sazietа. Amare per tutta la vita una o uno e' lo stesso che dire che una candela ha da ardere per tutta la vita" Ne seguita che moglie fedele non esiste.
Invece diversa la moglie-personaggio letterario di Pushkin:
Tatiana a E.Onegin:
"Mi sposai. E ora, vi prego,
Mi dovete lasciar stare.
Si, lo so, siete orgoglioso,
Ed e onesto il vostro cuore.
V’amo, non lo neghero,
Ma m’han data a un altro, e sempre
Io fedele a lui saro.”
 

Dallolio

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Ciao a tutti...
sono un appassionato lettore di Dostoieski e non avevo ancora letto nulla di questo grande autore... Sono rimasto delusissimo... i personaggi sono appena tratteggiati, tutta la vicenda è semplicemente una scusa per illustrare le idee dell'autore.. concordo perfettamente con la lucida analisi di Vladimir... l'unico elemento positivo è il travaglio del principe, tuttavia nulla di straordinario... con sommo dispiacere il voto è:
6/10
 

Poisk

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Ciao a tutti...
sono un appassionato lettore di Dostoieski e non avevo ancora letto nulla di questo grande autore... Sono rimasto delusissimo... i personaggi sono appena tratteggiati, tutta la vicenda è semplicemente una scusa per illustrare le idee dell'autore.. concordo perfettamente con la lucida analisi di Vladimir... l'unico elemento positivo è il travaglio del principe, tuttavia nulla di straordinario... con sommo dispiacere il voto è:
6/10

Mi trovo completamente in disaccordo, i personaggi fondamentali dell'opera sono soltanto due, Nehljudov e la Maslova e Tolstoj non ha sicuramente dato una figura diretta, dei lineamenti ben marcati, ne ha sottolineato i tratti morali, le espressioni, dando modo al lettore di figurarsi autonomamente la psicologia dei personaggi. La vicenda non è una SCUSA per illustrare le idee dell'autore, la vicenda è IL MEZZO, come in tutti i libri d'altronde.
 

Aindreas

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In questo romanzo traspare tutta la grandezza di Tolstoj...
I romanzi di Tolstoj vanno oltre al racconto e ai personaggi.. sono romanzi formativi..
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Lo trovo uno dei romanzi di Tolstoj più belli che abbia letto, mi ha profondamento commosso e mi rimane ancora dentro la sensazione delle emozioni provate leggendolo.
Concordo. Nonostante il finale un po' troppo religioso/evangelico io l'ho apprezzato molto. Come personaggi ho preferito Pierre di G&p e Levin di A. K. ma la storia merita di essere letta.
 
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estersable88

dreamer member
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Come accade per la maggior parte dei romanzi russi, leggere "Resurrezione" è stato, per me, un'esperienza totalmente immersiva. Sin dalle prime pagine ci si ritrova catapultati nella Russia ottocentesca, fra principi e popolane, contesse e contadini, giudici e vetturini. Questa varietà e divisione di popolazione è tanto più evidente in questo particolare romanzo, giacché l'autore si sofferma in modo peculiare sulle ingiustizie della disparità di classe, sulla contrapposizione – che quindi appare ancor più stridente perché evidenziata a bella posta – tra ceti e contesti diversi. Resurrezione è insieme molte cose: è romanzo di denuncia sociale, aspro "J'accuse" contro il sistema giudiziario russo dell'epoca, invettiva contro la proprietà terriera, epopea sentimentale di un principe che, messo di fronte alle conseguenze di un suo errore giovanile, tenta di redimersi. È, inoltre, un percorso interessante di recupero di una spiritualità (sarebbe troppo parlare di fede) perduta ed infine ritrovata. Tolstoj ci regala pagine rese vive dalle riflessioni dei personaggi, ma anche dai pensieri che ci induce a percorrere nostro malgrado: è vero, questa storia sente tutto il peso del tempo e del contesto sociale in e per cui è stata scritta, ma vi sono considerazioni generali che possono tranquillamente riguardare tutti noi. Consigliato? Certo che sì.
 
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