Il vecchio che leggeva romanzi d’amore è un libro dal titolo particolarissimo, tant’è che mi ha subito colpito e folgorato. Sfogliandone le pagine mi sono addentrato nella foresta amazzonica, con i suoi ritmi, i suoi colori e i suoi abitanti (sia umani che “animali”) d’incanto e quasi magici. Sentivo l’afa appiccicosa, l’umidità e gli strani suoni che accompagnano il nostro protagonista che, seppur occidentale, si integra nelle popolazioni locali e impara a conoscere la giungla, divenendone quasi parte. Questo mi sembra che sia un romanzo disincantato sull’amore, sia verso la perduta moglie del protagonista che verso la natura stessa. Un amore disincantato perché Sepùlveda come il vecchio assiste muto alla disintegrazione di questo ordine naturale per mano di chi in quelle terre non appartiene e non le comprende, alla ricerca di vanità, e limitandosi a devastarlo. E alla fine la giungla sembra essere destinala alla stessa sorte del tigrillo, ucciso proprio da chi lo capiva e doveva difenderlo, quasi questo destino sia veramente inevitabile.