Garcia Marquez, Gabriel - Cent'anni di solitudine

Doctor Funk

Lost in translation..
Ho appena finito di leggere il titolo in questione. Passando oltre a tutto quanto è già stato detto, arrivo al dunque delle mie impressioni personali. Le prime 150-200 pagine sono state splendide davvero, ma quando l'albero genealogico è andato infittendosi anche io, come Ugly Betty, ho perso un pò di interesse per il libro. Ma quando mi sono arreso alla compilazione delle discendenze per capire chi è chi (e soprattuto quale Aureliano è quell'Aureliano), l'interesse nei confronti della vicenda è nuovamente decollato, fino ad arrivare alla preannuciata conclusione (che, come ha detto Betty nuovamente, è resa magnificamente). Non so se rientra nell'olimpo dei miei libri preferiti perchè le mie attuali sensazioni sono tutte a caldo ed ho l'impressione assoluta che questo sia un titolo che invecchi bene (specie dopo una o più riletture), ma è senza dubbio un opera di rilievo assoluto.

Piccola nota personale: non sono un grande fan di Baricco (pur apprezzandone oltremodo la prosa), ma mi sembra che questa sia l'opera ispiratrice degli scritti di baricco, vuoi per le descrizioni un pò fiabesche o per le vicende che mischiano realtà e fantasia (specie nelle ambientazioni un pò sospese sia nel tempo che nello spazio). Senza dimenticare il fatalismo di fondo che permea l'opera di Marquez e che ho trovato in diverse opere di Baricco. Il tema del treno (leggi tecnologia) che si fa portatore di distruzione della realtà felice poi mi sembra fin troppo richiamato in Castelli di rabbia.

Nessuno ha mai avuto il coraggio di trarne un film, o sbaglio? E' comprensibile, ma sarei proprio curiosa di vederne la trasposizione cinematografica!

Fare un film di un'opera simile sarebbe impossibile. Se regista/autori sono abbastanza visionari si può risolvere (forse) con una serie tv, ma secondo me il film non è proprio fattibile. E il rischio di perdere la magia c'è tutto.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Fare un film di un'opera simile sarebbe impossibile. Se regista/autori sono abbastanza visionari si può risolvere (forse) con una serie tv, ma secondo me il film non è proprio fattibile. E il rischio di perdere la magia c'è tutto.

Certamente sarebbe molto, molto difficile, infatti nessuno si è mai azzardato. Ma chissà...
 

fernycip

New member
Immaginifico, visionario, ma anche molto confusionario.
Se non lo si legge di getto è impossibile tenere il filo della narrazione, caratterizzata da un turbine di personaggi ed eventi.
A me non ha destato grandi sensazioni, credo perché la mia accentuata razionalità non possa farmi apprezzare una storia quasi del tutto surreale.
Dal testo emergono comunque messaggi importanti quali la denuncia della inutilità delle guerre, la condanna dello sfruttamento dei lavoratori, l'esaltazione della semplicità come migliore stile di vita.
 

LowleafClod

e invece no
L'ho letto tutto d'un fiato ed è incredibile! Ci ho trovato tutto: in Macondo, nelle scoperte degli zingari, nella guerra, nei numerosi personaggi con gli stessi nomi che sembra girino in uno stesso ciclo infinito che si ripete. Si, c'è confusione nella numerosa famiglia, io non mi ricordavo chi era figlio di chi, però non è importante, si riescono a capire comunque le vicende. Ursula, Amarantha e Aureliano (il primo), sono i personaggi che mi hanno colpito di più.
Lo consiglio da leggere!
 

maurizio mos

New member
Immaginifico, visionario, ma anche molto confusionario.
Se non lo si legge di getto è impossibile tenere il filo della narrazione, caratterizzata da un turbine di personaggi ed eventi.
A me non ha destato grandi sensazioni, credo perché la mia accentuata razionalità non possa farmi apprezzare una storia quasi del tutto surreale.
Dal testo emergono comunque messaggi importanti quali la denuncia della inutilità delle guerre, la condanna dello sfruttamento dei lavoratori, l'esaltazione della semplicità come migliore stile di vita.


Concordo: un mondo semi immaginario, fantastico e reale insieme, cosa che a volte genera confusione, sì, è necessario abbandonare ogni razionalità ma la narrazione confusa, a tratti piacevole in altri sconnessa, non vuol essere favola... messaggi sicuramente importanti ma non "unici"
 

dany-nyd

New member
La complessità del libro riporta a una concezione filosofica e universle del concetto di solitudine che Garçia Marquez desidera comunicare: un secolo di tempo ha avuto a disposizione la famiglia buendia per innovarsi e rinnovarsi, ma la superstizione e la degenerazione dei caratteri e delle personalità dei personaggi impedisono il miglioramento, allegoricamente indicato dala ciclicità dei nomi, una condizione di arretratezza e incapacità della società, deturpata dall’avidità e la sete di potere. Le storie delle sei generazioni si contorcono, si uniscono per creare un reticolo di situazioni complesse che rappresentano a loro volta la stoltezza della vita odierna. Questi sono solo due esempi, la chiave di interpretazione del libro è l’allegoria e la metafora, riflettete tanto e non scoraggiatevi per la caterva di nomi!! Leggete e coglierete la bellezza del libro!!
 

Holly Golightly

New member
Un libro bellissimo.

Mi è dispiaciuto essermi persa un po' all'inizio e a tratti mi è parsa una lettura un po' pesante, ma non ho altro da dire se non che si tratta di un libro semplicemente bellissimo.
 

LearnToKill

New member
Se c'è una cosa che colpisce subito di questo libro, è la misteriosità e l'ermetismo dei personaggi, sia maschili che femminili, e la solitudine e la malinconia che ciascuno di essi ha dentro. Affascinante come Màrquez mescola il reale con il soprannaturale; aspetto che ho apprezzato molto. Affascinanti anche le premonizioni, il carattere e la psicologia dei personaggi legati al nome. In certi punti, dico la verità, ho trovato il libro leggermente noioso, sopratutto nelle parti altamente politiche (ma per puro gusto personale, non perché impostate o esposte male). Esposto talmente bene e senza trascurare niente, che sembra davvero di essere lì, con i personaggi, a Macondo. Li senti proprio materiali e veri, nonostante i tanti aspetti irreali. Ho letto le ultime pagine tutte d'un fiato e, allo stesso tempo, speravo non arrivasse mai la fine. Un libro molto particolare che ti addentra nel ciclo della vita, nel ripetersi inesorabile degli eventi.

E' il secondo libro che leggo di questo autore e sicuramente li leggerò tutti, piano piano. E' incredibile come Màrquez riesca a farti amare/odiare i personaggi allo stesso tempo e sopratutto come ti faccia affezionare a loro, imprimendoteli nella memoria e, alcuni, nel cuore.

Voto 5/5.
 

GeorgeAmberson

New member
Comprato in lingua originale, è sullo scaffale che mi aspetta vicino a qualche libro della Allende...
Qualcuno l'ha letto in lingua originale? È affrontabile?
 

gamine2612

Together for ever
Scelto per celebrare la scomparsa dell'autore.
L'ho trovato complesso, misterioso e un po' prolisso. Non che non mi sia piaciuto, ma ho evitato di fissarmi su una comprensione specifica, sull'identificazione categorica dei personaggi, per afferrare la generalità del romanzo stesso.
Confesso che sino alla fine non trovavo associazioni con il titolo.
:)
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
dai commenti letti....confermo un'opinione che ho sempre avuto su questo libro: c'è chi lo trova assolutamente fantastico (come me......che periodicamente ho desiderio di rileggerlo) e chi non lo trova affatto adeguato alla sua fama modiale!Come per tutti i libri (e parlo anche dei capolavori dei mostri sacri della letteratura) il giudizio è sicuramente soggettivo ....ma per Cent'anni di solitudine la spaccatura è sempre stata molto netta e forse dipende dal grado di coinvolgimento che il lettore riesce a trovare nel clima di Macondo e nei suoi personaggi.......forse non è il libro adeguato a menti troppo razionali ma avvincente per chi è capace ancora di restare incantato da una fiaba :wink: !!!!Io lo accomuno, per alcuni aspetti, a La casa degli spiriti della Allende ......altro libro che secondo me lascia un segno!
Stavo leggendo discussioni a caso, in giro per il forum. Non ricordo chi (chiedo scusa) ha avuto la lampante idea di disegnare un albero genealogico della famiglia di cui si parla nel romanzo e ho pensato subito che si trattasse di uno di quei romanzi con un sacco di personaggi, tipo una saga familiare. Mi sono detto, non ci riuscirò mai a leggerlo allora. Ho già provato un'impresa simile con Isabel Allende e "La casa degli spiriti" e ho clamorosamente fallito. Poi, guarda caso, tu lo prendi come esempio :paura:!Mi sa che ora, anche se ci avevo fatto un pensierino... o mi prestano l'albero di prima oppure Garcia Marquez dovrà aspettarmi un altro po' che mi venga l'ispirazione.
 

Lark

Member
Stavo leggendo discussioni a caso, in giro per il forum. Non ricordo chi (chiedo scusa) ha avuto la lampante idea di disegnare un albero genealogico della famiglia di cui si parla nel romanzo e ho pensato subito che si trattasse di uno di quei romanzi con un sacco di personaggi, tipo una saga familiare. Mi sono detto, non ci riuscirò mai a leggerlo allora. Ho già provato un'impresa simile con Isabel Allende e "La casa degli spiriti" e ho clamorosamente fallito. Poi, guarda caso, tu lo prendi come esempio :paura:!Mi sa che ora, anche se ci avevo fatto un pensierino... o mi prestano l'albero di prima oppure Garcia Marquez dovrà aspettarmi un altro po' che mi venga l'ispirazione.

In realtà è un libro molto leggero. L'impressione che mi diede la prima volta è stata quella di una poesia in prosa. Leggendolo con una certa continuità (nel senso di non far passare troppi giorni senza prenderlo in mano) le vicende si seguono molto bene, e non ci si dimentica chi sia chi - ma in fondo non è poi l'aspetto fondamentale. Non ho letto La casa degli spiriti, quindi non saprei farne il paragone, ma non ha niente della pesantezza che molti gli attribuiscono, anzi. Marquez in particolare ha questa capacità, rara se non unica, che gli permette di passare da un tema all'altro con una fluidità assoluta, senza scosse, senza scissioni nella trama. Può essere soffocante se non lo si prende col giusto ritmo, ma al contempo rende molto più leggibile, scorrevole e leggero il tutto. Ti consiglio davvero di leggerlo, e senza mappa genealogica!
 

malafi

Well-known member
In realtà è un libro molto leggero.

Immaginando che tu intenda leggero nel senso positivo del termine, e non nella sua accezione negativa, sono solo parzialmente d'accordo.

Se un libro è 'leggero' quanto non tratta temi complessi, non fa introspezione accentuata, non si perde in lunghe e puntigliose descrizioni, allora posso essere d'accordo che Cent'Anni di solitudine sia una lettura leggera.

Ma una lettura è leggera anche quando scorre, ti invita alla lettura, ti distende l'anima, ti fa sognare, ti muove sentimenti positivi, ecc...

Sapete che ho avuto un rapporto conflittuale con questo libro - e dunque magari non faccio testo - ma io non l'ho trovato per nulla leggero. Questione di opinioni, ovviamente :)
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Nemmeno io faccio testo, almeno in questo periodo nero. Mi spaventano solo tutti quei personaggi e mi immagino le pagine come dei muri impossibili da abbattere, con 0 (zero) dialoghi.
Ma prima o poi... :wink:
 

Lark

Member
Immaginando che tu intenda leggero nel senso positivo del termine, e non nella sua accezione negativa, sono solo parzialmente d'accordo.

Se un libro è 'leggero' quanto non tratta temi complessi, non fa introspezione accentuata, non si perde in lunghe e puntigliose descrizioni, allora posso essere d'accordo che Cent'Anni di solitudine sia una lettura leggera.

Ma una lettura è leggera anche quando scorre, ti invita alla lettura, ti distende l'anima, ti fa sognare, ti muove sentimenti positivi, ecc...

Sapete che ho avuto un rapporto conflittuale con questo libro - e dunque magari non faccio testo - ma io non l'ho trovato per nulla leggero. Questione di opinioni, ovviamente :)

Lo intendevo nel senso positivo, nel senso di scorrevole ed accattivante - ma come ho detto penso sia questione di poter prendere il giusto ritmo! Ammetto che possa non piacere, sebbene io l'abbia adorato. Riporto a proposito la critica feroce che ne fece Pasolini alla sua pubblicazione, per dire:
Un altro luogo comune (pare) è quello di considerare Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez un capolavoro. Ciò mi sembra semplicemente ridicolo. Si tratta del romanzo di uno scenografo o di un costumista, scritto con grande vitalità e spreco di tradizionale manierismo barocco latino-americano, quasi ad uso di una grande casa cinematografica americana (se ne esistessero ancora). I personaggi sono tutti dei meccanismi inventati talvolta con splendida bravura da uno sceneggiatore: hanno tutti i « tic» demagogici destinati al successo spettacolare. L’autore molto più intelligente dei suoi critici sembra saperlo bene: «Non gli era mai venuto in mente fino allora – egli dice nell’unica considerazione metalinguistica del suo romanzo – di pensare alla letteratura come al miglior giocattolo che si fosse inventato per burlarsi della gente… ». Márquez è indubbiamente un affascinante burlone, tanto è vero che gli sciocchi ci sono tutti cascati. Ma gli mancano le qualità della grande mistificazione («Dante fu un mistificatore?» è la domanda che un dantista tedesco deversò all’orecchio di un suo collega, come riferisce Contini): le qualità che ha, tanto per fare un esempio, Borges (o, molto più in piccolo, Tomasi di Lampedusa, se Cent’anni di solitudine ricorda un po’ Il Gattopardo anche per gli equivoci che ha suscitato nella palude del mondo che decreta i successi letterari).
Cassatura che ovviamente non condivido, ma che non può non essere presa in considerazione!
 

Nefertari

Active member
Poche volte un libro mi ha dato così tante emozioni e sensazioni, l'ho adorato dalla prima all'ultima pagina. L'ho iniziato con grandi aspettative ma in fondo in fondo ero sicura che non sarei arrivata alla fine: ero intimorita dai pareri contrastanti che avevo letto e pensavo che non sarei andata oltre la metà invece mi ha rapita e conquistata. Mi è piaciuto veramente moltissimo e mai e poi mai avrei immaginato un finale del genere.
 
V

Valentina992

Guest
Andrò controcorrente, ma Cent'anni di solitudine è stato il romanzo letto di Màrquez che meno ho preferito. Non che sia male, anzi, ma è troppo ripetitivo per i miei gusti, per i nomi e per le vicende che avranno sicuramente un loro significato ma resto della mia opinione :)
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
C'è poco da dire... è un autentico capolavoro della letteratura che consacra definitivamente la mia ammirazione per Marquez! Stupendo davvero! Non riesco a capire il perché delle mille leggende sulla sua difficoltà, non so perché la gente vada dicendo in giro che non si riesce a finirlo! Io l'ho letto in tre giorni e mi ha preso moltissimo, non ho avuto alcuna difficoltà! Basta solo fare attenzione e leggere con concentrazione, ma questo dovrebbe valere per tutti i libri!
 

Tanny

Well-known member
Per leggere questo libro ci ho messo circa dieci anni, infatti lo avevo perso durante la lettura (ero arrivato al momento del diluvio) per poi ritrovarlo soltanto pochi giorni fa, ho quindi ripreso la lettura dall'inizio in un modo che posso definire forsennato, l'ho infatti letto in soli due giorni e per questa lettura ho quasi perso il sonno, ammetto candidamente che e mi è dispiaciuto moltissimo quando sono arrivato alla fine.
E' veramente un libro splendido e credo che il nobel assegnato all'autore per questa opera sia più che guadagnato, questo libro è un turbinio di avvenimenti e di sentimenti, certo presenta molti elementi irreali, ma la visone generale di quest'opera è a dir poco splendida.
E' certamente uno dei migliori libri che ho mai letto
 
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