"Il professore", un vecchio giornalista metodico e solitario, decide di festeggiare l'arrivo dei propri novant'anni concedendosi una notte con una giovane vergine presso la ben nota e discreta casa di Rosa Cabarcas. Al suo arrivo, però, la ragazza è stata addormentata perché molto tesa. Il nostro uomo scopre che questo, invece di dispiacergli, gli provoca una sensazione positiva, quasi di piacere. E' nella contemplazione di quel corpo dormiente che il giornalista trascorre la notte, pensando, ricordando, anche dormendo. E' questo che vuole, è questa ragazza che desidera accanto, è di lei che – per la prima volta nella sua lunga vita – si innamora. Grazie a questo corpo addormentato di ragazza, che lui chiama Delgadina, un uomo arcinoto per la sua intensa attività sessuale, scopre l'amore vero, non "inquinato" dal sesso. E proprio la sua frase "Il sesso è la consolazione che si ha quando l'amore non basta" sintetizza il pensiero e l'anima di questa storia.
Questo libro, l'ultimo di Marquez, è stato scritto in omaggio a "La casa delle belle addormentate" di Kawabata, ma sebbene l'antefatto sia lo stesso, i due libri risultano infine, tra loro molto diversi. In Kawabata troviamo un'eleganza ed una levità tutta orientale che, unita all'aura di freddezza, isolamento e mistero dell'ambientazione, dà al romanzo un tono più rarefatto e conturbante; qui, invece, traspare un calore, una sensualità trattenuta eppure dirompente, una vicinanza del protagonista e dei personaggi che rendono il romanzo molto più "colorato" ed umano. E la malinconia quasi compassionevole provata per Eguchi del romanzo di Kawabata viene sostituita qui da una tenerezza che è quasi beato sollievo.
"Memoria delle mie puttane tristi" è un libro breve, leggiadro, non volgare, che affronta temi come la vecchiaia, l'amore, la sessualità con ironia quasi giocosa, senza però tralasciare il lato più profondo dei sentimenti umani. Mi è piaciuto molto, e sebbene avessi apprezzato molto anche Kawabata, questo lo preferisco.