Il dottor Pereira, un compassato giornalista che si è occupato per quasi trent'anni di cronaca nera per una importante testata portoghese, viene assunto come direttore della pagina culturale del "Lisboa", un giovane e modesto giornale del pomeriggio della capitale. Pereira è un uomo profondamente solo, vedovo, cardiopatico, che vive nella nostalgia dei ricordi e dei rimpianti, e a cui poco importa di tutto ciò che non sia la letteratura, il suo passato e le sue abitudini di vita. La conoscenza, per motivi lavorativi, di un neolaureato in filosofia e della ragazza di cui è innamorato, militanti attivi contro i regimi autoritari che si stavano consolidando nel Portogallo e nell'Europa alle soglie della seconda guerra mondiale, innescano nel protagonista un lento processo di riflessione interiore spontanea, inconsapevole, nebulosa, ma che col passare del tempo assume progressivamente dei contorni definiti e chiari, grazie anche a degli incontri cruciali con alcune persone che contribuiscono a scuoterlo e a smuoverlo dalla sua inerzia, portandolo a rimettere in discussione la propria vita e il proprio ruolo di intellettuale.
La frase ricorrente "sostiene Pereira" e le sue variazioni, insieme ad alcune "testimonianze" che Pereira può produrre a supporto del suo racconto, danno l'impressione che la storia del dottor Pereira sia riportata da qualcuno estraneo ai fatti, ma che sia coinvolto in un processo nei confronti del protagonista.
Tuttavia, finito il libro ho cambiato opinione: Pereira non aveva mai firmato gli articoli che pubblicava nella pagina culturale del suo nuovo giornale, ma dal momento in cui la presa di coscienza, l'urgenza di cambiamento e la recisione con il passato sono diventati inevitabili e totali, quel continuo "sostiene Pereira" è diventato per me una sua personale denuncia della situazione, suffragata dai comprovati elementi di cui dispone, un modo per mettere tutto nero su bianco sottoscrivendolo in ogni sua parte, trasmettendo al contempo l'assoluta importanza del suo racconto attraverso l'autorevolezza e la notorietà del giornalista che tutti hanno imparato a conoscere nei suoi trent'anni di carriera.
"La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro". Pereira fa proprio questo insegnamento e, non a caso, nel dare voce alla sua storia è sempre ben focalizzato sul suo nuovo obiettivo e non si lascia mai andare a divagazioni sul suo passato in cui prima era rinchiuso. Ogni volta che se ne presenta l'occasione, infatti, Pereira glissa sostenendo che quei suoi ricordi di un tempo andato non hanno rilevanza rispetto a ciò che vuole raccontare.
E il fatto di esprimersi in terza persona sembra ulteriormente confermare il distacco con il suo passato, dal suo precedente "io egemone" in cui non si riconosce più, per dare libero spazio al suo nuovo io, ai suoi nuovi bisogni che non gli consentono più di restare indifferente rispetto agli eventi.
Sostiene Pereira è un libro splendido, intelligente, commovente, un romanzo che, quasi senza che ne accorgiamo, ci trasporta gradualmente, insieme al protagonista, tra storia, letteratura, psicologia, diritti e impegno sociale in modo delicato, scorrevole, ironico, eppure molto incisivo.
Fondamentale in tutto ciò è la figura del protagonista, Pereira, a cui ci si affeziona subito, con i suoi rituali, i suoi acciacchi, i suoi assilli, la sua semplicità, la sua bontà, i suoi ricordi, le sue contraddizioni e la sua solitudine.
Questo libro mi è piaciuto oltre ogni mia aspettativa, mi ha tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina, avrei voluto durasse ancora a lungo e mi è dispiaciuto distaccarmene alla fine. Bellissimo.