julia
b
Non dubitavo, mio caro Sergio, che ti sarebbe piaciuto. Ti conosco così bene da capire quando, al di là di virtuosismi linguistici e ambiguità, un testo o un autore possano interessarti, capacità dovuta alla tua virtù di leggere “oltre”.
Tu domandi: Di cosa si è Untori nella diceria?
Ed individui quello che nessuno aveva azzardato: di se stessi.
Ecco che apri una finestra – e mi mostri il fantastico che è in te – e guardo il morire che muore e la vita che vive.
Miracolo interpretativo – potremmo dire – ma si tratta del mio amato realismo magico che tu riesci a vedere.
Gesto di estremo coraggio è il riuscire ad essere in sé nella malattia che, quale veicolo di emozioni contrastanti, viene vissuta seguendo un istinto primordiale.
E ai primordi c’è la nostra nascita, il nostro vivere che, contaminandosi, torna ad essere vita arcaica.
Quindi “si è sani quando si è malati” perché è nella naturale decomposizione del proprio corpo che siamo parte di una natura che ci vuole tesi verso il fine, verso il morire.
Mi viene in mente il Magro, rabbioso, dotto: il cerusico sano che morirà.
Al contrario del protagonista che, arreso alla malattia, sopravvivrà.
Segno naturale dei trascorsi.
Lascio aperta la finestra, Sergio caro, ché altre tue immagini possono arrivare.
Tu domandi: Di cosa si è Untori nella diceria?
Ed individui quello che nessuno aveva azzardato: di se stessi.
Ecco che apri una finestra – e mi mostri il fantastico che è in te – e guardo il morire che muore e la vita che vive.
Miracolo interpretativo – potremmo dire – ma si tratta del mio amato realismo magico che tu riesci a vedere.
Gesto di estremo coraggio è il riuscire ad essere in sé nella malattia che, quale veicolo di emozioni contrastanti, viene vissuta seguendo un istinto primordiale.
E ai primordi c’è la nostra nascita, il nostro vivere che, contaminandosi, torna ad essere vita arcaica.
Quindi “si è sani quando si è malati” perché è nella naturale decomposizione del proprio corpo che siamo parte di una natura che ci vuole tesi verso il fine, verso il morire.
Mi viene in mente il Magro, rabbioso, dotto: il cerusico sano che morirà.
Al contrario del protagonista che, arreso alla malattia, sopravvivrà.
Segno naturale dei trascorsi.
Lascio aperta la finestra, Sergio caro, ché altre tue immagini possono arrivare.