elena
aunt member
La lettura è per me un piacere e tale diletto è ancor più accentuato quando percepisco che l’autore non si limita a realizzare una forma di intrattenimento per il lettore ma riesce a suscitare in questi curiosità e interesse per l’ambientazione, la situazione o i personaggi (reali o immaginari).
Nel leggere I discepoli di fuoco ho apprezzato la combinazione di questi elementi, perfetta per un thriller storico.
L’accurata ricostruzione della Bologna medievale avviene non solo tramite la descrizione di scenari, costumi e piccoli eventi quotidiani ma soprattutto attraverso l’analisi della mentalità dell’epoca, ancorata al sapere del periodo e condizionata da credenze popolari e rigidi dogmatismi.
La vicenda è intrigante, un mix ben congegnato di pathos e tensione: il ritrovamento di cadaveri carbonizzati in modo irregolare, senza alcun segno di bruciatura dell’ambiente circostante, induce immediatamente a pensare ad una forza maligna, sovrannaturale. Ma un amante della scienza e della ragione, ancorché del XIV secolo, può cedere a queste facili deduzioni solo dopo aver escluso ogni possibile causa fenomenica. E così Mondino dè Liuzzi (medico anatomista, protagonista anche di Cuore di Ferro, precedente Thriller storico di Colitto), si trova nuovamente a non limitare la sua figura a quella di “scienziato” ma, utilizzando il suo ingegno, si cimenta a svolgere anche il ruolo di investigatore insieme a Gerardo da CastelBretone (“templare per un giorno”, anch’esso figura già nota di Cuore di Ferro). Tra intrecci e vicissitudini varie, i protagonisti scoprono l’esistenza di una setta di adoratori di Mithra, il dio persiano del sole e del fuoco, che ha l’obiettivo di incendiare e distruggere tutta la città di Bologna, al fine di purificare l’anima dei suoi abitanti; il ritmo diviene sempre più incalzante fino a raggiungere il culmine nelle ultime pagine, in cui la ragione e l’intelligenza si affermano al di sopra di ogni mistificazione.
I personaggi sono ben delineati e significativi, in relazione ai valori di cui sono portatori: Mondino, in particolare, non può che suscitare le simpatie del lettore non solo per il suo sconfinato desiderio di conoscenza ma anche per il suo carattere un po’ irascibile e per nulla accomodante, elementi effettivamente peculiari di questo singolare personaggio storico.
In sintesi, un bel thriller, avvincente e scorrevole, e con un’interessante ricostruzione delle conoscenze in campo medico del XIV secolo.
Nel leggere I discepoli di fuoco ho apprezzato la combinazione di questi elementi, perfetta per un thriller storico.
L’accurata ricostruzione della Bologna medievale avviene non solo tramite la descrizione di scenari, costumi e piccoli eventi quotidiani ma soprattutto attraverso l’analisi della mentalità dell’epoca, ancorata al sapere del periodo e condizionata da credenze popolari e rigidi dogmatismi.
La vicenda è intrigante, un mix ben congegnato di pathos e tensione: il ritrovamento di cadaveri carbonizzati in modo irregolare, senza alcun segno di bruciatura dell’ambiente circostante, induce immediatamente a pensare ad una forza maligna, sovrannaturale. Ma un amante della scienza e della ragione, ancorché del XIV secolo, può cedere a queste facili deduzioni solo dopo aver escluso ogni possibile causa fenomenica. E così Mondino dè Liuzzi (medico anatomista, protagonista anche di Cuore di Ferro, precedente Thriller storico di Colitto), si trova nuovamente a non limitare la sua figura a quella di “scienziato” ma, utilizzando il suo ingegno, si cimenta a svolgere anche il ruolo di investigatore insieme a Gerardo da CastelBretone (“templare per un giorno”, anch’esso figura già nota di Cuore di Ferro). Tra intrecci e vicissitudini varie, i protagonisti scoprono l’esistenza di una setta di adoratori di Mithra, il dio persiano del sole e del fuoco, che ha l’obiettivo di incendiare e distruggere tutta la città di Bologna, al fine di purificare l’anima dei suoi abitanti; il ritmo diviene sempre più incalzante fino a raggiungere il culmine nelle ultime pagine, in cui la ragione e l’intelligenza si affermano al di sopra di ogni mistificazione.
I personaggi sono ben delineati e significativi, in relazione ai valori di cui sono portatori: Mondino, in particolare, non può che suscitare le simpatie del lettore non solo per il suo sconfinato desiderio di conoscenza ma anche per il suo carattere un po’ irascibile e per nulla accomodante, elementi effettivamente peculiari di questo singolare personaggio storico.
In sintesi, un bel thriller, avvincente e scorrevole, e con un’interessante ricostruzione delle conoscenze in campo medico del XIV secolo.