L'ho già scritto tante volte: ciò che mi piace dei libri di Stephen King è che, per quanto siano terrorifici, folli, assurdi, apparentemente irrealistici, sono sempre calati in una profonda, verace quotidianità. King, per quanto sembri assurdo, è l'autore che meglio ha saputo dipingere la normalità squarciata da eventi fuori dall'ordinario e tracciarne le conseguenze. Lo fa anche qui, in questo libro in cui un paesino normale della provincia americana viene ridotto al silenzio, in un tempo sorprendentemente rapido, dall'accadere di strani fenomeni. Dall'arrivo in paese di alcuni nuovi inquilini, una serie di sparizioni turbano la superficie di Salem's lott e la scuotono gradualmente fino alle fondamenta. Sono in pochi a capire ciò che sta accadendo e, sebbene cerchino di opporsi, c'è una forza antica e assetata con cui è molto difficile combattere… Un romanzo sul male, sulla fede, sulla tentazione… ma anche sulla facilità con cui si dimentica, ci si volta dall'altra parte finché le cose finiscono per precipitare. Ma d'altronde il paese sa mantenere i suoi segreti, esso può vivere o morire, ripiegarsi su se stesso e rinascere, e i suoi segreti saranno sempre lì, in attesa che qualcuno li risvegli.