Zweig, Stefan - Amok

risus

New member
1912, in una città sull'Oceano Indiano, in piena era coloniale...
Una ricca signora europea si rivolge ad un medico di campagna,
lontano dalla città e dagli ambienti borghesi, sconosciuto, mai visto prima, anche
egli "bianco", europeo...
La donna chiede le cure del medico, quasi le pretende... e il dottore è giustamente
pronto a mettere la sua scienza a disposizione... ma non può farlo perchè è
egli stesso ammalato, colpito improvvisamente dall' amok!!!!

Guardate un po' cosa ho scovato... una piccola perla... ma proprio piccola piccola...:wink::wink:
Come al solito libricino di 100 pagine, ma di una profondità straordinaria!!! e travolgente, aggiungerei!!!:mrgreen:
La storia viene riportata in prima persona dall'autore che racconta il suo incontro col
medico protagonista avvenuta sulla nave che riportava entrambi dalle Indie in Europa.
Il libro è dunque un ininterrotto dialogo tra i due... o meglio un lungo e delirante
monologo del medico, una confessione che non ha bisogno di repliche, di interlocutori ma
solo di due orecchie che ascoltino.
Abile è Zweig nel delineare la figura di questo medico divorato da una febbrile passione,
sprofondato in una solitudine irreversibile, annientato dai suoi tanti conti in sospeso con la professione, con la giustizia, con la vita... abile è l'autore nel descrivere un uomo colpito dall' amok... :OO:OO
Ve lo consiglio vivamente, una lettura che coinvolge sicuramente, un libro scritto per bene... non conoscevo questo scrittore viennese degli inizi del '900, merita una rilettura
(d'altra parte la sua bibliografia è abbastanza ricca).

dalla copertina: "Dunque l'amok... sì, l'amok è così: un malese, un uomo molto semplice, assolutamente bonario, si beve il suo intruglio...
se ne sta lì seduto, apatico, indifferente, spento... come me ne stavo io nella mia stanza... e all'improvviso balza in piedi, afferra il pugnale e corre in strada...
corre sparato come una freccia, sempre diritto, senza deflettere... senza sapere dove...
Chi gli si para davanti, essere umano o animale, viene trafitto dal suo kris, e l'orgia di sangue non fa che eccitarlo maggiormente... Mentre corre ha la schiuma alle labbra e urla come un forsennato... ma continua a correre e correre, senza guardare nè a destra nè a sinistra, corre e basta, con il suo urlo acutissimo, con il suo kris insanguinato, in quella rettilineità mostruosa..."
 
Conosco Zweig Stefan come un grande ed eccellente biografo... basta che ci sia il suo nome come l'autore, che già si conosce la metodicità e attendibilità della biografia..... ma non sapevo che aveva scritto anche i romanzi....:oops:
Le sue biografie sono tra le mie preferite, specialmente quelle su Maria Antonietta e Maria Stuarda.... :)
 

ila78

Well-known member
Un'altra piccola perla di Zweig da leggere tutta d'un fiato. L'angoscia, il dolore e la follia dell' "amok" sono narrati in maniera mirabile, i personaggi sono incredibilmente "vivi" nella loro disperazione, sembra quasi di vederli. Consigliatissimo.
 

Jessamine

Well-known member
Credo che con Zweig stia nascendo una bellissima storia d'amore. Ne avevo avuto il sentore con "Mendel dei libri", e la lettura di questo secondo piacevolissimo racconto me l'ha confermato.
È un "racconto nel racconto": di notte, sul ponte di una nave che sta facendo ritorno in Europa, un uomo inciampa nel racconto vagamente delirante di un medico. E il delirio, lo stordimento dei sensi, la perdita di ogni controllo in favore di uno sconvolgente furor è il filo conduttore di tutto questo racconto. Amok è il termine malese che indica il folle delirio di chi improvvisamente cede ad una violenza inaudita e immotivata e perde ogni concezione di sé, abbandonandosi ad una corsa di sangue. Delirio che sembra avere le sue radici nel clima torrido ed estraniante dell'estremo Oriente, che scava lento e invisibile nella mente delle persone fino ad arrivare al punto di non ritorno.
Zweig è magistrale nel trascinare il lettore in uno sperduto villaggio di una colonia Olandese, nella casa di un tranquillo medico che, turbato da una misteriosa visita di una bella e austera donna, lentamente precipita in un vortice di follia sempre più incontrollabile, fino ad un tragico epilogo che lascerà l'uomo privo di forze, annientato, svuotato, proprio come la vittima dell'amok che crolla a terra, i nervi distrutti, al termine della sua corsa di follia.
Assieme al protagonista noi sembriamo essere travolti e al tempo stesso sfiorati solo in superficie dal racconto del medico, eppure un segno, una minuscola scalfittura sembra lasciarci, nelle ultime pagine, con l'inquietante sensazione che l'amok, incontrollabile, potebbe covare anche dentro di noi.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Chissà perché pensavo che fosse noioso e parlasse di storie di mare :boh:...
Però ho preferito più lo stile intenso con cui è stata narrata la storia, che la storia stessa (ma solo perché non sono riuscita ad immedesimarmi nei protagonisti). Questo sarà dovuto anche al confronto con Mendel.
Comunque lo consiglio.

Anche io adoro i puntini di sospensione :wink:...
 

bonadext

Ananke
Amok, Amok! :OO È il primo racconto che ho letto di Zweig e sono rimasto entusiasta, ha uno stile veramente strano dove tratta argomenti drammatici ma in stile fiabesco, fino al dramma finale sembra un racconto comico, mi ha fatto sorridere più di una volta, questo racconto è una piccola perla. Successivamente ho letto anche Mendel dei libri ma l'ho trovato inferiore a questo.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
A me è successa la cosa inversa, ho preferito Mendel; ma mi rendo conto che spesso dipende dall'ordine con cui si leggono i libri (mi è successo anche con Dosto, Il sosia è stato penalizzato da L'adolescente che ho letto subito prima e giudicato migliore).
 
G

Gabriel

Guest
Avete detto tutto. Non posso far altro se non consigliare, pure io, questo bel libro.
 

elesupertramp

Active member
Non posso che unirmi agli ottimi commenti che mi hanno preceduto.
Questo bel racconto è davvero una sorpresa, una vicenda intensa e piena di pathos, narrata con stile impeccabile .
Di Zweigh conoscevo solo la pregevole trasposizione cinematografica – Lettera da una sconosciuta- film del 1948, di un altro suo romanzo, Lettera di una sconosciuta, che, però, non ho letto.
Quindi per me Zweig diventa la rivelazione dell’anno.
 

Nefertari

Active member
Mi è piaciuto moltissimo questo libro, dopo Mendel dei libri non pensavo che avrei trovato qualcos'altro di così bello dello stesso autore e invece.... Questa è stata davvero una bellissima sorpresa e mi ha davvero conquistata. Lo consiglio davvero, è meraviglioso.
 

bonadext

Ananke
commento aggiornato

Amok, Amok! :OO È il primo racconto che ho letto di Zweig e sono rimasto entusiasta, ha uno stile veramente strano dove tratta argomenti drammatici ma in stile fiabesco, fino al dramma finale sembra un racconto comico, mi ha fatto sorridere più di una volta, questo racconto è una piccola perla. Successivamente ho letto anche Mendel dei libri ma l'ho trovato inferiore a questo.

Amok, Amok!!! Questo è stato il mio primo racconto che ho letto di Zweig e ne sono rimasto entusiasta, un racconto geniale. Zweig ha uno stile veramente strano dove tratta argomenti drammatici pieni di tensione e pathos, ma in stile unico, quasi fiabesco. Il racconto fila via liscio, scritto magistralmente, fino al dramma finale sembra un racconto grottesco (in parte lo è) che mi ha fatto sorridere più di una volta, questo racconto è una piccola perla. Consigliatissimo!

Voto: 5
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Non posso che unirmi al coro di lettori entusiasti per questo racconto che, lo confermo, è una vera perla. Lo scrive una che è rimasta leggermente delusa dall’altrettanto osannato Novella degli scacchi (racconto che, per quanto interessante, mi ha lasciato alquanto tiepida), per cui non partivo di certo prevenuta in senso positivo...
Il fatto è che il modo in cui questa storia viene raccontata è assolutamente trascinante e coinvolgente: si tratta di uno di quei casi in cui il tema della follia (che qui utilizzo in senso lato, poiché non è vera “pazzia” l’Amok di cui ci parla Zweig, ma piuttosto uno stato di esaltazione che si estende a ogni fibra del proprio essere) si comunica dal protagonista al narratore e dal narratore a noi. Non si può non rabbrividire leggendo questo libro: di attesa e inquietudine, ancor prima che il medico inizi il suo racconto, poi di tensione sempre crescente e infine di angoscia, quando ci rendiamo conto che non c’è scampo all’Amok, quindi non ci sarà lieto fine per questa storia. Davvero straordinaria la capacità di Zweig di trasmettere tutto questo.
Ma a colpirmi sono stati anche alcuni risvolti psicologici ed etici della vicenda vera e propria, che in effetti quasi passa in secondo piano (ripeto, la forza in questo racconto non è nel cosa, ma nel come). In particolare mi hanno colpito le parole del medico: “non esiste un solo dovere, cioè quello nei confronti del prossimo, ma uno verso se stessi e uno verso lo Stato e uno verso la scienza... Si è tenuti ad aiutare, certo, si è per quello... ma queste massime sono sempre soltanto teoriche... Fino a che punto è doveroso aiutare? (...) Sì, a un certo punto il dovere cessa... là dove uno non ce la fa più, proprio lì...
E più avanti un altro passo che mi ha messo i brividi: “(...) Ma almeno sentivi che quella creatura aveva bisogno di te, sapevi di salvare qualcuno dalla morte o dalla disperazione, e di questo sentimento avevi bisogno tu stesso per essere di aiuto: che gli altri avessero bisogno di te.” Insomma, mi ha affascinato il soffermarsi sul rapporto fra il dovere etico di ‘amore verso il prossimo' e il senso di gratificazione che se ne riceve: quando l’atto di aiutare è vera e gratuita com-passione, e quando si trasforma in un regalo che facciamo a noi stessi? Compiremmo gli stessi gesti di amore se sentissimo che chi ci sta davanti non ne ha bisogno o, per meglio dire, non esprime questo bisogno, non lo comunica, non lo mendica?
Parliamoci chiaro, il protagonista di questa storia, l’uomo che cambierà il proprio destino per non aver ceduto al dovere (?) di prestare immediatamente e ciecamente il proprio soccorso, non è un mostro, e neppure un egoista. Anzi, il fatto stesso di aver messo in dubbio l’aiuto come dovere assoluto, quindi come obbligo, lo ha reso fragile e umano. È per questo secondo me che, nonostante l’eccezionalità della storia e lo stato di follia/esaltazione del protagonista, non si può non entrare in empatia con lui, non si può non condividere la sua passione e la sua disperazione, e non si può non essere conquistati da questo racconto.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo racconto è splendido, mi ha catturato nel profondo.
La narrazione fatta in prima persona mi ha dato la sensazione di essere presente, lì sul ponte della nave, ad ascoltare insieme all'io narrante la storia dell'uomo misterioso.
L'atmosfera notturna, la luce della luna e delle stelle, fà da cornice a questo incontro tra due uomini che per motivi diversi si appartano dagli schiamazzi degli altri passeggeri e si lasciano cullare dalle onde che sembrano ispirare nel loro animo meditazioni e pensieri che non possono essere svelati. Ma qualcosa all'improvviso accade a spezzare la solitudine di queste due anime, una sensazione di reciproca comunanza che li spinge a parlarsi, un misto di inquietudine e di desiderio di aprirsi, di confidare ad uno sconosciuto i propri tormenti da una parte e dall'altra l'empatia, l'istinto di capire quando qualcuno ha bisogno di essere ascoltato, vincendo l'iniziale desiderio di non lasciarsi coinvolgere dal turbamento che quell'uomo misterioso provoca nel narratore.
Mi ha molto colpito e affascinato il reciproco sentire che nasce da subito l'uno verso l'altro, questa fiducia che fà superare loro l'iniziale ritrosia in quanto entrambi individui riservati.
La follia che avvolge il medico è una follia spiegata da Zweig in modo coerente perché c'è coerenza anche nella follia, sembra volerci spiegare l'autore.
Anche il conseguente rimorso e il bisogno compulsivo di ottenere il perdono da parte della donna ha una spiegazione logica.
Trovo la storia profondamente umana in quanto l'animo umano è imprevedibile ma anche nell'imprevedibilità c'è una motivazione.
Mi piace di Zweig il suo descrivere i moti dell'animo andando a scavare le cause e con profonda compassione, patendo insieme al protagonista.
La corsa improvvisa dell'uomo dietro la donna è la sequenza del romanzo che ho più amato, questa perdita di controllo che da un lato può far paura ma che dall'altro dimostra quanto le emozioni siano potenti e siano specchio della nostra vera essenza, ed infatti anche alla festa l'amok si rivela sovvertendo per un attimo le convenzioni che la società impone impedendoci di esprimere la nostra vera volontà.
Mi sono sentita vicina al protagonista e alla sua disperazione.
 
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