Guarda Minerva, nessun fraintendimento, davvero!
Ho cambiato il titolo al 3d perché ci ho pensato su e mi è sembrato più opportuno allargare il campo coinvolgendo un po' tutti i canali del messaggio satirico (magari in questo modo c'è possibilità di parlarne un po' di più, un po' tutti, un po' meglio).:wink:
Tutti gli autori da te nominati sono da considerarsi a buon (anzi ottimo) diritto dei "satirici".
A questo proposito (per chi avrà la pazienza di leggerselo, ma è interessante e ne vale la pena) segnalo un articolo dove
si definiscono i termini della SATIRA:
Daniele Luttazzi Cos'è la satira?
Stefano Benni La satira è una delle cinquantasei tonalità della scrittura umoristica-immaginativa e come tale è contraddittoria, emozionante e complessa, a differenza del dibattito che spesso la accompagna.
Sergio Saviane La satira è un mezzo che permette di esprimere con ironia, sarcasmo o cattiveria giudizi proibitivi, critici o morali spiazzando ed eliminando l'avversario a volte con lo sberleffo più atroce. Può smuovere anche al riso, ma è un riso cattivo, molto amaro.
Riccardo Mannelli Una volta mi piaceva rispondere come Kurt Toucholsky (1934): "Tutto." Ma in questi giorni di "predominio dell'imbecille" conviene specificare un po' meglio. Intendo per "tutto" (e Toucholsky prima di me) semplicemente le cose della vita che mi entrano in corpo attraverso i miei cinque sensi: vista, tatto, olfatto, udito e gusto. È roba materica, chimica, che ha a che fare con il metabolismo. E non con il giornalismo, come piace pensare a tanti passerini in carriera. Accidentalmente può diventare anche un mestiere. Ma prima vivere.
Daniele Luttazzi La satira ha dei limiti?
Stefano Benni L'autore di satira (quello che piace a me) non ha altro limite che quello che si pone autonomamente e cioè il limite di tutto ciò che lui profondamente rispetta. Non sonno gli altri a doverglielo indicare.
Sergio Saviane Non ha limiti.
Riccardo Mannelli L'arte ha dei limiti? Secondo la Santa Inquisizione per esempio sì, doveva averli. E anche per i Soviet. Per i nazisti. I Taleban...
Daniele Luttazzi Ci sono degli argomenti tabù per la satira?
Stefano Benni I tabù della satira non dovrebbero essere gli argomenti, ma il modo di affrontarli e cioè la ripetitività, il tormentone, la prevedibilità, la megalomania, la familiarità col potere e l'ipocrisia di dire che "non si è schierati". Questi dovrebbero essere i veri tabù da evitare, altroché le mutande e l'onore dei politici.
Sergio Saviane Gli argomenti tabù distruggerebbero il basamento della satira.
Riccardo Mannelli Gli argomenti tabù sono quelli che danno più sugo. Quando m'accorgo di avere qualcuno nascosto nelle budella il sugo raddoppia.
Daniele Luttazzi Il buon gusto è un criterio per giudicare la satira?
Stefano Benni Il buon gusto, di questi tempi, è un criterio invocato soprattutto da persone cattivissime e senza gusto.
Sergio Saviane Il termine buon gusto non esiste nella satira. Sarebbe come distinguere la satira di sinistra dalla satira di destra, un'abitudine orrenda entrata in uso e dilagata purtroppo in Italia. L'esempio più recente è il caos, la confusione e l'immaturità dei partiti-televisione scatenata dal caso Satyricon. La satira non va mai discussa e non va mai spiegata. È un gran evento della natura. Il minuetto Luttazzi-Travaglio è un raro esempio di satira autentica.
Riccardo Mannelli Quelli che si appellano al buon gusto non sono per caso gli stessi che s'ingolfano dalla nascita di sofficini e plastiche precotte? Che si masturbano coi calendari? Che si bastonano tutte le domeniche guardando dei miliardari che ricorrono un pallone? Che s'acculturano da Costanzo? Che comprano tonnellate di lamiere cromate per farci spappolare dentro i figli ogni sabato sera? Che si vestono come manichini Standa? Che s'indebitano per farsi deportare 15 giorni all'anno in riviera e in villaggio? Quelli che da 2000 anni adorano l'immagine di un disgraziato che penzola da una croce inchiodato a sangue (che più macelleria non si può...)? Quelli che "'Sto frocio", "Quella zoccola", "Anvedi 'sto negro di mmerda", "Ce vole la pena di morte"... (Potrei continuare per settimane).
Daniele Luttazzi Che rapporto c'è fra satira e immoralità?
Stefano Benni Tutt'e due si credono spesso onnipotenti e cercano di sfuggire alle responsabilità (questo non mi piace). Tutt'e due sono in perenne dialogo con la morale o in eterna sfida con chi sostiene di essere il depositario della morale (questo mi piace).
Sergio Saviane La satira è moralista.
Riccardo Mannelli La satira è la rappresentazione artistica dell'immoralità. Ovvio che agli occhi del rappresentato, l'immorale sia l'artista. Nel giochino delle parti essere l'immorale mi diverte, rido di più. Eppoi se non avessi disegnato fin dalla nascita probabilmente sarei diventato Hannibal Cannibal alla pistoiese.
Daniele Luttazzi La satira è alla fin fine reazionaria?
Stefano Benni Dipende da chi la fa e a cosa "reagisce". Non è geneticamente reazionaria perché non è una verità ultima, ma penultima. Può fare la burattina del regime, può diventare accademica e retorica, ma ha dentro un meccanismo che quasi sempre la riavvia e la inquieta. O almeno fino a poco tempo fa era così.
Sergio Saviane Il termine "reazionario" è in contrasto con la parola "satira" che distrugge sul nascere ogni altra definizione perché la satira, se è autentica, nasce dal cuore ed è poesia.
Riccardo Mannelli In senso fisico, senz'altro: reazione al potere, qualsiasi potere. (Anche quello che pretende di esercitare il mio cervello su di me). In senso politico il termine reazionario, in questo momento, mi sembra un tantino sdrucciolo. Vai a sapé perché.
Daniele Luttazzi La satira agisce sulla Storia? Se sì, come? Se no, perché?
Stefano Benni La satira è una grande descrittrice dei suoi tempi. Quindi spesso agisce più sulla storia futura che su quella attuale. La scrittura satirica resiste al tempo e può far capire gli orrori passati come e più di un archivio ufficiale. Per questo la si esorcizza nella chiacchiera, che è il regno del dimenticare in fretta: perché la satira lascia una traccia. Non importa se scritta col sangue, con l'oro o con la merda.
Sergio Saviane Certamente, deve agire sulla storia. Karl Kraus è il primo grande esempio del potere della satira. Per non parlare degli antichi satirici latini.
Riccardo Mannelli Basta ricordarsi di quanto abbiamo attinto da Aristofane o da Marziale o Giovenale.
Daniele Luttazzi Perché si diventa autori satirici?
Stefano Benni O perché si sa scrivere molto bene o perché non si sa scrivere per niente.
Sergio Saviane La satira è un dono di natura; non si può diventare satirici. Berlusconi diventa satirico quando va per i suoi frumentoni travestito da padreterno-Bonolis col caffè Lavazza. Gli esempi di travestimento satirico nei giornali e nella televisione sono infiniti e sono la causa del grande malinteso. Nessuno si accorge più che la vera satira è ormai merce rara. Il vero satirico colpisce la vittima ma sa coinvolgere con intelligenza anche se stesso, senza paura, anzi con generosità, quasi un piacere. Non si può pensare di scrivere satira rimanendone fuori. È il grande errore dei fighetti televisivi che sono diventati tutti satirici. Il novanta per cento di Strissialanotissia è semiqualunquista. Fa danni immensi.
Riccardo Mannelli Vedi la prima risposta.
Daniele Luttazzi Quale consiglio dare ai nuovi talenti?
Stefano Benni Siate unici, cercate la strada più difficile e diffidate dei vecchi satiri che vi danno consigli. E leggete il più grande testo di satira moderno, la motivazione del Nobel per la Pace a Kissinger.
Sergio Saviane Non si diventa autori satirici se non lo si è dentro al cuore.
Riccardo Mannelli Quello che dico ai miei allievi dell'istituto Europeo di Design: non pensate ai quattrini. E siate scemi. Sul serio. Non basta fare gli scemi: bisogna esserlo davvero.
Daniele Luttazzi Quali persone consideri tuoi maestri? Chi ti ha influenzato?
Stefano Benni La mia infanzia: i pescatori dei bar di Rioveggio, mio zio dentista, il becchino del paese e i libri della biblioteca.
Sergio Saviane I maestri? Karl Kraus. Ma ho succhiato molto anche dai giovani; Vincino, Vauro (con cui abbiamo inventato Il Male), Massimo Gramellini, non sempre Michele Serra, Vittorio Zucchi, Curzio maltese, il grande Stefano Benni, il satiro terrificante Ceronetti; e poi Luigi Pintor e Indro Montanelli.
Riccardo Mannelli Mio nonno Attilio. Da bambino passavo giornate intere nella sua bottega di fabbro: una specie di spelonca nerofumo dove lui, fra una bestemmia ed una risata, modellava il ferro per farlo diventare foglia, tralcio di vite e altre meraviglie. Lì ho capito per davvero quanto ci si possa divertire usando le mani e il proprio spirito. In più, pensa che culo, Attilio era amico, sostenitore e spesso finanziatore (ci ha rimesso piccole fortune) della gente del circo. Immagina te cosa si poteva vivere quando mi portava nelle roulotte di Darix Togni o Nando o Rinaldo Orfei, quando passavano da Pescia...
da:
http://documenti-biani.splinder.com/post/23396248/cose-la-satira