Calvino, Italo - Il barone rampante

questo è il mio preferito di una trilogia (i nostri antenati) che è davvero molto carina...sarà che poi è un libro che tengo molto a cuore per fatti che non sto qui a dirvi....ehehhehehe

riporto un pezzo di trama, anche se mi sa che lo conoscete un po' tutti...

il racconto attraversa tutta l'esistenza del barone Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una famiglia nobile «momentaneamente» decaduta. Il fatto principale è rappresentato da un futile litigio avvenuto il 15 giugno 1767 nella tenuta di Ombrosa, immaginario paesino della riviera Ligure, tra Cosimo adolescente e suo padre, dopo il quale Cosimo salirà sugli alberi del giardino di casa per non scenderne mai più.
 
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Uno dei tanti libri che ho mollato...forse ero ancora troppo piccolo per comprenderlo a fondo, ma non mi era piaciuto! :?
 
è calvino che non ti piace o questo libro in particolare???comunque anche io ho mollato un sacco di libri, preferisco non concluderli che finirli senza apprezzarli affatto!! :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Un inno alla diversità e al rifiuto di preconcetti e regole stabilite. Grande Calvino!
 
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non_so_dove_volare ha scritto:
questo è il mio preferito di una trilogia (i nostri antenati) che è davvero molto carina...sarà che poi è un libro che tengo molto a cuore per fatti che non sto qui a dirvi....ehehhehehe

...è anche il mio libro preferito della trilogia!!e anche il periodo in cui l ho letto è stato denso di emozioni..e poi ricordo che andavo a leggerlo spesso al bosco per ritrovarmi in quell atmosfera fantastica...
 
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Ellis

New member
Senza dubbio il migliore della trilogia!!!
Dai ammettetelo, a chi qualche volta non è venuta voglia di fare come lui? :lol:
Lo fanno ancora leggere a scuola? Spero proprio di sì!!!
 
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Alfredo_Colitto

scrittore
Secondo me è il migliore di Calvino in assoluto. In diversi altri libri suoi ho spesso trovato qualcosa che mi piaceva e qualcosa che non mi convinceva, in questo invece non ci sono pecche!
 

Masetto

New member
elisa ha scritto:
Un inno alla diversità e al rifiuto di preconcetti e regole stabilite. Grande Calvino!
Quoto.



Sicuramente il migliore dei tre, anche se a rileggerlo mostra un po' la corda, perchè alcune parti sono superficiali. Per esempio quella del brigante che legge i romanzi inglesi non ha in fondo alcun significato, è una piacevole divagazione e nient'altro: infatti anche se non ci fosse il senso generale del libro non ci perderebbe nulla...

Calvino sec me è un autore sempre abilissimo e raffinato, ma a tratti scrive proprio solo per il gusto di raccontare.
 
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Whatty

progressive member
l'ho finito da poco e mi è piaciuto davvero tantissimo!
Intanto la storia è eccellente, appassionante, interessante, divertente e con un finale che colpisce il lettore, a me personalmente ha lasciato un po di malinconia (però è bello come finale non so perché:mrgreen: ).

E poi c'è un concetto di fondo che vuole trasmettere l'autore:
se nel visconte questo era il conflitto interiore che avviene in ogni uomo e che avveniva durante la guerra fredda, e nel cavaliere era la perdita dell'importanza dell'individuo nella società di massa, qui si parla della condizione dell'intellettuale o del poeta: essi si distaccano dalla società, ripudiano i suoi canoni rimanendo comunque al fianco dell'uomo aiutandolo, e sognando una società ideale e utopistica (questa è solo l'interpretazione che ne danno molti, e che io considero personalmente valida, ma ci sono anche altri modi di interpretare il racconto!).

Comunque amo questo romanzo, amo tutti e tre i libri della trilogia (a dire il vero amo tutti i libri di Calvino che ho letto finora:mrgreen: )
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
orrendo........orrendo.....veramentre orrendo.......che senso ha uno che va sull'albero e fa questo e fa quello....bo a me non è piciuto..de gustibus et coloribus non est disputandum

voto 4
 
orrendo........orrendo.....veramentre orrendo.......che senso ha uno che va sull'albero e fa questo e fa quello....bo a me non è piciuto..de gustibus et coloribus non est disputandum

voto 4

certo i gusti sono gusti,però hai provato a leggere l interpretazione che ha riportato WHATTY fatta da molti critici?anche io la ritengo valida...magari continuerà a non piacerti ma almeno capirai perchè va sull albero.
 

Oliver Twist

New member
Letto, molto bello; specie alla fine quando il fratello dice un cosa tipo "ha vissuto tutta la vita sugli alberi, ma nemmeno per morire è voluto scendere"

Ripeto: molto, molto bello.:wink:
 

Dory

Reef Member
Una storia meravigliosa, coinvolgente e toccante, scritta con grande maestria e capace di farti assistere alle vicende quasi come se stessi guardando un film.
Il mio giudizio purtroppo è soggettivo come pochi, dato che da piccola "vivevo" su un noce! :mrgreen: Ci dormivo, ci leggevo, ci mangiavo, oppure stavo semplicemente con le gambe penzoloni a guardare il cielo.
Per cui sono forse una delle poche persone che può immedesimarsi nel protagonista. :mrgreen:
C'è un passaggio in cui si parla delle "comodità e scomodità" dei vari tipi di alberi, e siccome io su alcuni di quelli mi ci sono arrampicata per davvero, so benissimo come si sta e la sensazione che si prova. Leggerlo è stata un'emozione molto forte.
Riporto una parte che parla del mio albero: il noce.
"Così i noci, che anche a me, che è tutto dire, a volte vedendo mio fratello perdersi in un vecchio noce sterminato, come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze, veniva voglia d'imitarlo, d'andare e star lassù; tant'è la forza e la certezza che quell'albero mette ad essere albero, l'ostinazione ad essere pesante e duro, che gli s'esprime persino nelle foglie."

A parte la vita sugli alberi in sé, molte cose mi hanno colpito di questo libro, che dovrei rileggere di nuovo per capirle tutte fino in fondo. Una di queste è il fatto che il protagonista non sia salito sugli alberi per isolarsi totalmente dagli altri, e anzi che, una volta salito, abbia iniziato ad interessarsi molto di più alla sua proprietà, alle persone che ci vivono, che aiuta in vari modi, e soprattutto a come costituire delle società giuste, tanto che scrive diverse cose in proposito, come il Progetto di costituzione per città repubblicana con dichiarazione dei diritti degli uomini, delle donne, dei bambini, degli animali domestici e selvatici, compresi uccelli, pesci e insetti, e delle piante sia d'alto fusto, sia ortaggi ed erbe.

Il finale poi è davvero sublime.
Assolutamente magnifico!!
 

Masetto

New member
"a volte vedendo mio fratello perdersi in un vecchio noce sterminato, come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze, veniva voglia d'imitarlo, d'andare e star lassù; tant'è la forza e la certezza che quell'albero mette ad essere albero, l'ostinazione ad essere pesante e duro, che gli s'esprime persino nelle foglie."
E' vero, è un albero che da' una grande impressione di forza, di solidità.
Si noti anche come Calvino ha scelto bene le parole, come sono tutte tese a rendere emotivamente quest'impressione: "sterminata" e "come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze" la chioma; "la forza e la certezza che quell'albero mette ad essere albero".
Se da piccoli avete mai osservato un grosso noce, probabilmente anche voi vi sarete sentiti come "invitati" a scalarlo dall'imponenza della pianta, dallo spessore e dalla robustezza che mostrano i rami :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Una storia meravigliosa, coinvolgente e toccante, scritta con grande maestria e capace di farti assistere alle vicende quasi come se stessi guardando un film.
Il mio giudizio purtroppo è soggettivo come pochi, dato che da piccola "vivevo" su un noce! :mrgreen: Ci dormivo, ci leggevo, ci mangiavo, oppure stavo semplicemente con le gambe penzoloni a guardare il cielo.
Per cui sono forse una delle poche persone che può immedesimarsi nel protagonista. :mrgreen:
C'è un passaggio in cui si parla delle "comodità e scomodità" dei vari tipi di alberi, e siccome io su alcuni di quelli mi ci sono arrampicata per davvero, so benissimo come si sta e la sensazione che si prova. Leggerlo è stata un'emozione molto forte.
Riporto una parte che parla del mio albero: il noce.
"Così i noci, che anche a me, che è tutto dire, a volte vedendo mio fratello perdersi in un vecchio noce sterminato, come in un palazzo di molti piani e innumerevoli stanze, veniva voglia d'imitarlo, d'andare e star lassù; tant'è la forza e la certezza che quell'albero mette ad essere albero, l'ostinazione ad essere pesante e duro, che gli s'esprime persino nelle foglie."

A parte la vita sugli alberi in sé, molte cose mi hanno colpito di questo libro, che dovrei rileggere di nuovo per capirle tutte fino in fondo. Una di queste è il fatto che il protagonista non sia salito sugli alberi per isolarsi totalmente dagli altri, e anzi che, una volta salito, abbia iniziato ad interessarsi molto di più alla sua proprietà, alle persone che ci vivono, che aiuta in vari modi, e soprattutto a come costituire delle società giuste, tanto che scrive diverse cose in proposito, come il Progetto di costituzione per città repubblicana con dichiarazione dei diritti degli uomini, delle donne, dei bambini, degli animali domestici e selvatici, compresi uccelli, pesci e insetti, e delle piante sia d'alto fusto, sia ortaggi ed erbe.

Il finale poi è davvero sublime.
Assolutamente magnifico!!


è bello quando si entra nell'anima di un libro e il libro entra nella tua anima...ci si emoziona insieme, la stessa che ha provato l'autore a scriverlo, la stessa che prova il lettore a leggerlo, la stessa che si può sentire anche da una semplice recensione :)
 

lettore marcovaldo

Well-known member
... il fatto che il protagonista non sia salito sugli alberi per isolarsi totalmente dagli altri, e anzi che, una volta salito, abbia iniziato ad interessarsi molto di più alla sua proprietà, alle persone che ci vivono, che aiuta in vari modi, e soprattutto a come costituire delle società giuste...

In fondo il Barone sale sugli alberi non per sfuggire al mondo ma per trovare un modo di confrontarsi con il mondo. E' un cambio di prospettiva sulle cose .
Certamente c'è anche la volontà di Calvino di divertirsi con un personaggio che deve rispettare "regole" assolutamente originali all'interno delle quali devono svolgersi le vicende del romanzo.

Da Wikipedia

Il barone rampante è un romanzo di Italo Calvino scritto nel 1957, secondo capitolo della "trilogia araldica", insieme a Il visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).
 
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