Per stare in tema col titolo bisogna accrescere il contenuto letterario di questo post (sinora trascurato preferendo invece le arti figurative). E a me viene in mente "Colori proibiti" di Yukio Mishima, costruito sullo strano accordo siglato fra lo scrittore Shunsuke, ormai vecchio ma dichiaratamente brutto anche quando era giovane, e il bellissimo Yuichi. Lo scrittore scopre l'esistenza di questo ragazzo poiché la sua giovane amante si incontra segretamente con lui. Shunsuke è quindi curioso di vedere colui che ha sedotto la sua amante e parte alquanto nervoso, ferito nell'orgoglio e arrabbiato, ma nel momento in cui lo vede la bellezza di Yuichi riesce a incrinare il suo odio. Cito l'intero passaggio (tratto dal capitolo 2 del romanzo) perché lo ritengo appropriato a questo topic:
Il sistema migliore era quello di avvicinarsi il più possibile all'antagonista.
Shunsuke Hinoki, nell'ambito delle sue relazioni sociali, affrontava le persone con la tecnica esperta che sembra ignorare le leggi della prospettiva, proprio come la recitazione di un attore famoso riesce a farlo sentire vicino a ognuno in particolare, tra migliaia di spettatori.
Nessuna lode o critica può ferire un simile attore, perché non sta ad ascoltare.
Solamente quando, come in quel momento, tremava nella previsione di una ferita e nel desiderio di riceverla, Shunsuke doveva ricorrere al suo particolare sistema di fuga, con l'ansia di giungere al momento in cui sarebbe stato chiaramente, materialmente ferito.
Ma l'immenso mare, che si cullava stranamente vicino, pareva placarlo.
Penetrando veloce e con astuzia fra gli scogli, giungeva talvolta fino a lambirlo, scorreva nel suo essere, tingeva di azzurro il suo intimo... e poi ancora si ritraeva.
Fu allora che sulla superficie del mare apparve una increspatura accompagnata come dalla schiuma di una cresta d'onda, e avanzò impetuosamente verso la riva.
Arrivato in acqua bassa, il nuotatore si alzò in piedi in mezzo alle onde che frangevano.
Per un istante il suo corpo scomparve sommerso da un cavallone per riapparire, imperturbato.
Procedeva calpestando l'acqua a passi vigorosi.
Era un giovane di stupenda bellezza.
Il corpo aveva l'essenza, quieta e impaziente insieme, di un Apollo non della Grecia arcaica, ma piuttosto di scuola peloponnesiaca: un collo nobilmente costruito, spalle armoniose, petto ampio e generoso, braccia elegantemente tornite, vita di una pura pienezza, gambe salde e vigorose come spade.
Sostando sulla battigia per osservare il gomito, che doveva essersi graffiato sugli scogli, girò il volto e portò la mano destra al braccio sinistro, piegandosi un poco.
Allora il riflesso dell'acqua, che rifluiva tra le sue gambe quasi arretrando davanti a un'apparizione, illuminò il profilo del viso reclinato.
Sopracciglia diritte e sottili, occhi profondi e tristi, labbra di una freschezza leggermente carnosa, questo era il disegno del suo raro profilo.
Inoltre il naso ben formato, insieme con le guance tese, conferivano a quel viso di giovane l'aspetto di una purezza selvatica.
Soprattutto, il suo sguardo scuro e indifferente, i denti bianchi e forti si accordavano col portamento vivace del corpo e gli davano l'aspetto di un giovane e bel lupo.
Ma nella gentile rotondità delle spalle, nella chiara innocenza del suo petto, nella grazia delle sue labbra... in quei lineamenti c'era una dolcezza indefinibile, qualcosa di simile alla "dolcezza del primo Rinascimento" come la chiamò Walter Pater.
Shunsuke Hinoki odiava tutti gli uomini giovani e belli del mondo; ma quella bellezza costrinse i suoi sentimenti al silenzio.
In un certo senso, convinto com'era che la bellezza fosse unita alla felicità, ciò che aveva fatto tacere il suo odio non era la perfetta bellezza del giovane ma la perfetta felicità che gli attribuiva.