Susan
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Questo film è la causa per cui l'hitchcockiano "Vertigo" non ha potuto essere tradotto letteralmente ed è divenuto in italiano "La donna che visse due volte". Esisteva già infatti un film dal titolo "Vertigine", anche se quello originale era "Laura", e non ci è dato sapere per quale arcano motivo non sia stato mantenuto. Ma misteri delle traduzioni italiane a parte, questo film di Otto Preminger ( regista dello splendido Anatomia di un omicidio) ha ben altri motivi di notorietà. Si tratta infatti di un classico del cinema noir che agli Oscar del '45 ricevette ben 5 nomination e riuscì a vincere una statuetta per la miglior fotografia in bianco e nero.
Durante i titoli di testa sentiamo il malinconico tema composto da David Raksin, che ho linkato qui sotto, e vediamo il ritratto della giovane e bella Laura appeso nel suo salotto. Poi, mentre la camera indugia su una collezione di oggetti ricercati in una lussuosa stanza, sentiamo una voce fuori campo dire:
“Non dimenticherò mai il giorno in cui Laura morì. Un sole d'argento bruciava il cielo come un enorme lente d'ingrandimento. Non ricordo una domenica più calda. Mi sentivo l'unico uomo rimasto vivo a New York. L'orribile morte di Laura mi rendeva solo. Io, Walter Lydecker, ero l'unico che la conoscesse veramente...”.
Lydecker (uno straordinario Clifton Webb) è un personaggio dei più interessanti e complessi: si tratta di un uomo ossuto di una certa età, stimato giornalista e abile parlatore (memorabili alcune delle sue battute), il cui rapporto con Laura (Gene Tierney), la giovane donna uccisa sull'uscio di casa sua venerdì sera, è di natura ambigua... Chi era lui per Laura? Un amico, un mentore? Difficile poterlo credere suo amante, ma di certo si sa che ha sempre usato la sua influenza per troncare i rapporti che la sua protetta aveva con altri uomini prima che divenissero troppo seri... Stavolta, però, era diverso: Laura stava infatti per sposare l'inaffidabile Carpenter (Vincent Price).
Indaga sull'omicidio il tenente McPherson (Dana Andrews): ascolta i racconti di chi conosceva la ragazza, legge le sue lettere, il suo diario... ormai gli pare quasi di conoscerla, si ferma incantato davanti al suo ritratto, come se lei fosse viva... Finché a metà del film un colpo di scena stravolge ogni sua ipotesi sul caso.
Si tratta di un noir dall'atmosfera opprimente efficacemente resa, i cui personaggi segnati da una morbosa ossessione sono splendidamente disegnati, Lydecker in particolare. L'elemento onirico non è preponderante ma aggiunge un tocco di fascino in più ad un whodunit assai ben scritto. Nonostante anche qui siano presenti diversi ribaltamenti, l'intreccio risulta più facile da seguire rispetto ad altri noir del periodo, perciò se siete affascinati dal genere ma non siete riusciti a capire un accidente de Il grande sonno o de Il Mistero del falco, vi consiglierei di provare con questo (Dana Andrews non sarà Humphrey Bogart ma la sua è comunque un'ottima interpretazione), non ne rimarrete delusi.
Durante i titoli di testa sentiamo il malinconico tema composto da David Raksin, che ho linkato qui sotto, e vediamo il ritratto della giovane e bella Laura appeso nel suo salotto. Poi, mentre la camera indugia su una collezione di oggetti ricercati in una lussuosa stanza, sentiamo una voce fuori campo dire:
“Non dimenticherò mai il giorno in cui Laura morì. Un sole d'argento bruciava il cielo come un enorme lente d'ingrandimento. Non ricordo una domenica più calda. Mi sentivo l'unico uomo rimasto vivo a New York. L'orribile morte di Laura mi rendeva solo. Io, Walter Lydecker, ero l'unico che la conoscesse veramente...”.
Lydecker (uno straordinario Clifton Webb) è un personaggio dei più interessanti e complessi: si tratta di un uomo ossuto di una certa età, stimato giornalista e abile parlatore (memorabili alcune delle sue battute), il cui rapporto con Laura (Gene Tierney), la giovane donna uccisa sull'uscio di casa sua venerdì sera, è di natura ambigua... Chi era lui per Laura? Un amico, un mentore? Difficile poterlo credere suo amante, ma di certo si sa che ha sempre usato la sua influenza per troncare i rapporti che la sua protetta aveva con altri uomini prima che divenissero troppo seri... Stavolta, però, era diverso: Laura stava infatti per sposare l'inaffidabile Carpenter (Vincent Price).
Indaga sull'omicidio il tenente McPherson (Dana Andrews): ascolta i racconti di chi conosceva la ragazza, legge le sue lettere, il suo diario... ormai gli pare quasi di conoscerla, si ferma incantato davanti al suo ritratto, come se lei fosse viva... Finché a metà del film un colpo di scena stravolge ogni sua ipotesi sul caso.
Si tratta di un noir dall'atmosfera opprimente efficacemente resa, i cui personaggi segnati da una morbosa ossessione sono splendidamente disegnati, Lydecker in particolare. L'elemento onirico non è preponderante ma aggiunge un tocco di fascino in più ad un whodunit assai ben scritto. Nonostante anche qui siano presenti diversi ribaltamenti, l'intreccio risulta più facile da seguire rispetto ad altri noir del periodo, perciò se siete affascinati dal genere ma non siete riusciti a capire un accidente de Il grande sonno o de Il Mistero del falco, vi consiglierei di provare con questo (Dana Andrews non sarà Humphrey Bogart ma la sua è comunque un'ottima interpretazione), non ne rimarrete delusi.