Roth, Philip - Il teatro di Sabbath

sun

b
"Lui era il dimenticato burattinaio Mickey Sabbath, un uomo piccolo e tarchiato con la barba bianca e irritanti occhi verdi e dita tormentate dall'artrite deformante": questa la presentazione che Philip Roth fa di un eroe che di eroico ha ben poco. Un uomo brutto e anziano che ha perso le sue buone occasioni per sfondare nella vita: potrebbe essere un fallito, insomma. Ma Sabbath non lo è affatto: a sessantaquattro anni, coltiva da più di un decennio un legame "di stupefacente impudicizia e altrettanto stupefacente riservatezza" con una donna slava che tradisce regolarmente; ha fondato il Teatro degli Innocenti, attirandosi critiche e antipatie e ha speso ogni sua energia nel tentativo di costruirsi una vita libera. O almeno così crede.

Un libro triste, pieno di eroi anonimi e (quasi) tutti prima o dopo sconfitti dalla vita. Penso di non aver mai letto un libro così sessualmente spinto ma per chi ama questo scrittore questo è un romanzo assolutamente imperdibile.
 
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Simenon

New member
Trovo indecente che un libro come questo abbia così pochi post.
Dunque Roth sappiamo chi è: uno dei massimi scrittori americani viventi. Se non il più grande (con buona pace di quell'isterico di Franzen che lo detesta)
Ora credo di aver già scritto altrove che il Teatro di Sabbath è il libro di Roth che preferisco. Mi sembra quello più sulfureo, più demoniaco, quello in cui lo scrittore americanosi è spinto più oltre. Di più non credo si possa, nonostante la decomposizione amarissima di Everyman.

Cmq non lo ritengo sessualmente spinto. Non più di tanti altri di Roth. E poi il sesso per Roth è anche un detonatore drrammaturgico, questo bisogna dirlo.
Ci sarebbero da dire moltissime cose su questo romanzo, ma preferisco farlo in seguito.
Vorrei solo segnalare, all'interno di un'apocalisse narrativa, antropologica e linguistica, un capitolo di dolcezza inaspettata e inarrivabile. Parlo delle pagine dedicata al personaggio di Lincoln Gelman, l'impresario e produttore teatrino del protagonista. Il ricordo di Sabbath verso quell'uomo e la sua storia (che si chiude col suicidio) è pieno di umanissima pietà e amore e le parole di Roth, in quelle pagine, sono tra le più toccanti che io abbia mai letto nella sua produzione.
Sono poche pagine, ma il lettore riesce ad aderire empaticamente alla sorte di Linc con lo stesso senso di rimpianto che suscita un personaggio come Seymour Levov, che pure della Pastorale è il protagonista dall'inizio alla fine.
 

sun

b
Sono poche pagine, ma il lettore riesce ad aderire empaticamente alla sorte di Linc con lo stesso senso di rimpianto che suscita un personaggio come Seymour Levov, che pure della Pastorale è il protagonista dall'inizio alla fine.
Quoto . Sicuramente sei riuscito ad espimere meglio di me il senso di questo libro. E' vero che il sesso per Roth è un detonatore drammaturgico (vedere IL LAMENTO per conferma) ed è anche vero che probabilmente un libro così aspro, crudo aveva proprio bisogno di un linguaggio così.
Mai una pausa, mai un break, appena pensi che la storia possa diventare " quasi normale" lo scrittore ti assale alla gola e ti riporta nel vortice della vista di Sabbath.

PS: adesso mi sto divertendo come un matto (ma a capire anche tante cose) a leggere Operazione Shylock

Grande ROTH
 

zolla

New member
sabbath

concordo con voi un capolavoro tra i molti capolavori rothiani dunque aggiungo questo mio modesto post per solidarietà con i pochi arrivati...
 

elena

aunt member
Non ho letto questo libro di Roth.....ma da come ne parlate credo proprio valga la pena colmare questa lacuna...........anche se penso che, come tutti i libri di questo autore (in particolare Everyman), bisogna avere lo stato d'animo "giusto" per affrontarne i contenuti....a volte veramente amari e spietati.
 

elena

aunt member
Ho deciso di farmi male.......ho iniziato il Teatro di Sabbath.......e già dalle prime righe si riconosce lo stile diretto e "senza peli sulla lingua" dell'autore :wink:!
 

sun

b
e brava la nostra ELENA

quando arrivi ad un certo punto, avvisami che ti porto i sali (hahahahahahahaha).

Alla fine comunque sono giunto alla conclusione che un pò di Sabbath, in dosi diverse ovviamente, è dentro ognuno di noi.
 

elena

aunt member
Semplicemente stupendo :D!

E’ vero che a me capita spesso di considerare il libro che sto leggendo come “il libro della mia vita” :?…..ma questo è veramente notevole:ad: ……. il più coinvolgente tra quelli che ho letto finora di Roth. La capacità di descrizione dell’animo umano con un linguaggio estremamente diretto e duro e senza alcuna forma di condizionamento o regola sociale mi hanno estremamente colpita. Sabbath rappresenta per la società il prototipo dell’uomo fallito (senza un lavoro, senza soldi, senza una casa, senza una vera famiglia) ma è anche l’immagine di uno che rimane in tutte le circostanze sempre se stesso, riuscendo a mettere a disagio coloro che si mostrano sempre a loro agio per il loro convenzionale rispetto delle regole e per la loro figura di “arrivati” e, in quanto tali, perfettamente inseriti ed accettati dal mondo che li circonda. I borghesi colti temono e, nello stesso, tempo sono affascinati, a debita distanza, da una figura come Sabbath, perché rappresenta il “nobile selvaggio” che tiene desti i loro ideali studenteschi …..ideali nella realtà totalmente infranti dalla cieca accettazione del perbenismo che li circonda…….. della serie “vorrei tanto….ma non posso”. Nel teatro della vita di questo singolare personaggio entrano in scena personaggi presenti e passati ……ma anche i fantasmi del passato sono comunque “vivi” e partecipi alla sua complessa sfera emozionale e le descrizioni dei momenti degli eventi che tanto hanno inciso sulla sua attuale esistenza raggiungono, alcune volte, un elevato livello poetico. Una caratteristica che mi ha colpito di Sabbath è che, anche nei momenti in cui si sente accompagnato da desiderio-di-non-vivere, rimane sempre un personaggio che ama profondamente la vita ed esorcizza la paura della sua fine con uno sfrenato attaccamento al sesso, in tutte le sue forme e manifestazioni. Figura centrale è anche Drenka, la sua amante slava, che viene descritta come una figura estremamente forte e volitiva in grado di mettere un’energia purissima in tutto ciò che fa, considerando la propria vita un unico grande esperimento. Sembrerebbe quasi che con questa figura Roth voglia rivalutare la figura di “donna” (facendo crollare qualsiasi accusa di una presunta misoginia dell’autore) ma, secondo, me questa riabilitazione è in un’ottica del tutto maschile: anche la sessualità di questa donna (descritta da Sabbath come “luce erotica della sua vita”) è descritta secondo i canoni di un immaginario mascolino, che poco risponde alla vera percezione della sfera sessuale di una donna, anche della più disinibita e spregiudicata. La “femminilità” di Drenka tanto apprezzata dai vari amanti è ritenuta dagli stessi unica al mondo……perché, secondo me, è proprio la negazione dell’essenza femminile. D’altra parte la “misoginia” di Roth (anche se considero il termine non proprio appropriato in quanto molto restrittivo e limitato, come qualsiasi etichettatura) forse non viene proprio smentita in questo libro…….nel momento in cui l’autore fa rispondere al suo protagonista, interpellato da una giovane donna in merito alla sua passione solo per le donne disturbate, “Non sapevo ce ne fossero altre”…….come può essere interpretata questa frase di Sabbath/Roth :boh:? Ai posteri l’ardua sentenza…….
 

elena

aunt member
complimenti a Elena per la sua recensione

I complimenti sono riferiti al fatto che ti ritrovi nell'idea di una velata, ma non troppo, immagine mai del tutto positiva delle donne?
Mi interessa molto capire se è una mia percezione o se anche per altri il perenne conflitto descritto da Roth tra istintualità e ragione deve necessariamente vedere le donne come figure soccombenti in virtù della loro innegabile "fragilità" ............
 

sun

b
Mah. Non ho una posizione netta in merito.
Si, ci possono essere nei suoi romanzi delle donne che vengono descritte non in maniera del tutto positivo ... mi vengono in mente
1) la famosa scimmia del lamento
2) la moglie dello svedese
3) la prima moglie di Sabbath
4) Drenka secondo me in questa classifica è quella che viene gratificata meglio. Si, può presentare delle caratteristiche mascoline però ....

A queste quattro ( e se vogliamo ci possiamo mettere anche la protagonista di "Ho sposato un comunista") però dall'altra parte possiamo mettere la figura di sua madre. Ok che la mamma è sempre la mamma ma sia nel COMPLOTTO (il suo libro che mi è piaciuto meno) sia in PATRIMONIO (bellissimo) questa figura , passatemi il termine, tiene su tutta la baracca familiare e sopporta (ma anche supporta) una figura apparentemente forte come suo marito .

I miei complimenti erano riferiti anche alla prima parte della tua recensione dove trasmetti bene questo uomo Sabbath senza restrizioni, senza confini, senza paletti e che infatti piano piano la società tende a isola perchè ben lontano dallo stereotipo classico .
 

elena

aunt member
Meno male che io non mi innamoro mai delle mie idee e sono sempre pronta a rivedere le mie posizioni :?......cosa avevo detto in merito a come Roth descrive Drenka?!?!
"Sembrerebbe quasi che con questa figura Roth voglia rivalutare la figura di “donna” (facendo crollare qualsiasi accusa di una presunta misoginia dell’autore) ma, secondo, me questa riabilitazione è in un’ottica del tutto maschile: anche la sessualità di questa donna (descritta da Sabbath come “luce erotica della sua vita”) è descritta secondo i canoni di un immaginario mascolino, che poco risponde alla vera percezione della sfera sessuale di una donna, anche della più disinibita e spregiudicata".

Sono stata clamorosamente smentita......oggi una donna in palestra commentava questo libro dicendo che l'unica cosa che le era piaciuta era proprio il modo in cui Roth descrive la disinibita sessualità di Drenka......e ha concluso dicendo "Finalmente un uomo che capisce le donne!":mrgreen:

Il bello del confronto è proprio questo....... esprimere il proprio parere liberamente.....senza aspettarsi (o peggio pretendere) che gli altri siano d'accordo con noi :wink:!!!!!
 

Nikki

New member
Per me questo romanzo è stato una illuminazione! L'ho letto tra il dicembre e il gennaio 2008, in un periodo davvero molto difficile della mia vita. In un certo senso mi ha aiutata a "salvarmi" perchè mi ha mostrato un approccio estremamente crudo e autentico verso la vita...proprio ciò di cui si ha bisogno quando si sta affogando, credo. riprendere il contatto con l'autenticità dell'esistenza, quindi il senso delle cose. Un'operazione a cuore aperto senza anestesia!

Però io non penso che Sabbath sia un personaggio "libero", anzi proprio il contrario. Mi sembra prigioniero di tante cose, non ultimo se stesso!
E' circondato da fantasmi, che lo costringono a ricordare e lo cristallizzano nel passato. Sì, Sabbath è fondamentalmente un prigioniero! Ha l'acume per vedere le trappole, le falsità e le condizioni, la realtà senza schermo zuccherato. Vede le sbarre, insomma, ma non ha il potere di liberarsi! Ha trovato pane per i suoi denti:la vita! Lui, il burattinaio, è il burattino! (pag. 174)
E' dotato di un'intelligenza non comune, è capace di sovvertire e destabilizzare ogni convenzione sociale...ma lui stesso è intrappolato in un matrimonio inesistente, incapace di porre fine alla sua personale convenzione sociale! si accorge che Drenka era la donna della sua vita solo dopo che è morta! più cliché di così! Sabbath è prigioniero degli schemi, proprio come tutti gli altri (pag. 99).
Ma forse è proprio questo il suo potere...riuscire a vivere nella incoerenza! Al contrario del suo primo amore, Nikki (da cui naturalmente io ho rubato il nick...), personaggio che ho adorato, pronta a morire, pur di negare l'incoerenza del mondo: l'unica cosa davvero coerente che poteva fare! (pag. 175 ed. Einaudi). Solo lei è riuscita a sottrarsi al destino, a non essere un burattino..un personaggio così fragile, ma così potente. Persino alla fine della sua vita, dopo Drenka, dopo la seconda moglie, lui continua a cercarla fra la gente...

Personalmente non mi ero accorta che le donne di Roth fossero "mascolinizzate" o che ne venisse offerta una versione misogina. Al contrario, mi è sembrato che tutto il romanzo ruotasse intorno a figure femminili..Sabbath non sarebbe nulla senza le donne della sua vita! E la sessualità di Drenka...beh, il suo rapporto con il sesso e con gli uomini è davvero notevole! E non credo che sia un atteggiamento mascolino. Dopotutto sono cose che faceva per amore di Sabbath: cercare le avventure e raccontargliele..le piaceva il sesso, questo è ovvio, ma sapeva bene che era quello che lui voleva e lo faceva. Come tutte le donne, era pronta a tutto per compiacere il suo amore. Tipicamente femminile, direi.

Personalmente mi ha molto colpito anche il personaggio di Norman (l'uomo medio...normale!): a pag. 368 al termine di un monologo folle di Sabbath, che io ero pronta a sottoscrivere parola per parola..lui risponde in un modo che mi ha lasciata di sasso, per la semplicità: "in pratica io procedo in modo diverso: se il rischio mi raggiungerà comunque è inutile andarmelo a cercare... E' la normalità che ci sfugge"! potrà sembrare banale, ma io sono rimasta senza parole e ho dovuto ripredere la lettura solo un buon paio di orette dopo, per metabolizzare la schiacciante verità che aveva espresso...

ma qualsiasi cosa si dica di questo libro è riduttiva, è un capolavoro, davvero.
 
P

~ Patrizia ~

Guest
È stata un'esperienza unica, questo mio primo libro di Roth.

Una scrittura irriverente e senza pudore, permeata di realismo e ironia ferocissimi, è come un bisturi che scava e viviseziona i più intimi recessi della natura umana risparmiando niente e nessuno.
Senza ipocrisia ti obbliga a guardare - per quanto faticoso e spaventevole sia guardare per vedere - tutta la fragilità, la perversione, l'estrema piccolezza e solitudine dell'esistere.

Roth dissacrante, eccessivo e osceno, sa imprevedibilmente commuovere e toccare vette di grande poeticità; sino in fondo a ribadire che sì, si può vivere non solo per ciò che si ama ma anche per ciò che si odia.


È un 5/5.
 
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