R.I.P.
mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermir planano
tozzi di pane che pei voraci rostri dalle tue tasche estrai
con buffi balzi l'orme mie infanti rifugiar nelle tue tento
e le migliori pietre scovi, da far del mar sull'onde all'infinito
miracolosamente agli occhi miei basiti cavalcar
mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel teco mi aiuti
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;
e io che di capire ancor non abbisogno…
tutto in una preziosa urna nel mio cor ripongo
mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalle bisacce offriamo
forte il passo e ben sicuro, in quelle tue le orme mie ricalco
molteplici balzi nell'ottener con gran perizia or destro,
tra le onde del mar sapientemente scelti sassi scaglio
mano nella man in cima al molo
come un sol uomo braccia al ciel leviamo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;
e io rapito che di capire anelo un dì…
tutto séguito nella preziosa urna a conservar
mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalla bisaccia porgo
fragile, il passo incerto, l'orme mie ampie impotente aneli
dei lanci miei magnifici verso l'onde mesto spettatore
orfane t'invocano avvilite, pietre che più mai raccoglierai
mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel meco ti aiuto
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;
e io basito che di capir mi adopro …
colma ormai nel core mio l'urna preziosa
mare inquieto; io solingo sulla ciottolosa riva
e tacito, da dispettosa brezza gelida sferzato,
gabbiani, delusi al mistico plumbeo cielo appesi
null'io sortendo pei voraci rostri lor dalle mie tasche
mie le solitarie orme, deserte inconsolabili compagne
belli sol per me, apprensivi, fànsi con rivalità pugnace i sassi,
nella tema che gnun mortale più, sulle onde a cavalcar li lanci
al ciel le braccia in cima al molo levo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;
ben in fronte agli occhi miei, ciechi,
sempre fu la verità agognata: stolto!
l'urna d'amor colmata, dal contrito core estraggo
alla brezza all'acqua al mar le ceneri tue cospargo
libero ai sassi ai gabbiani e al plumbeo ciel restituito
grate s'attardano per un istante, incerte,
d'un ultimo divin messaggio ancor latrici
in guisa di vaga forma ectoplasmatica inglobate
nebbiosa ombra che al fianco mio tepida indugia
teneramente la mia tremante mano afferri,
come un sol uomo le braccia al ciel leviamo,
druidico rito rinnovando, l'ultima ma sempiterna volta
natura è vita nostra; che per tramite sore' morte si perpetua.
meschin mortale io, tapino di capacitarmi stento:
della vita nelle onde inquiete e sconosciute
tra i candidi alati nel mistico cielo in volo
sul percoso ciottoloso dei miei giorni,
l'orme tue vo' indomito cercando ognor
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