35° Poeticforum - Le poesie che amiamo

maclaus

New member
Ciao, premetto che a me Hot sta molto simpatico e anche che mi identifico in lui, o, per meglio dire, con il suo spirito poetico - per quel poco che ho letto di suo - (sia commenti, che poesie).
Tempo fa lessi una sua poesia che mi era piaciuta, non ricordo se glielo dissi, poiché quelle poche volte che sono passato da queste parti non ho partecipato alla discussione. Faccio questa premessa perché devo dare un giudizio negativo, non riguardo il contenuto, ma sullo stile che è troppo antico.
Faccio presente che anche io scrivevo più o meno così prima, ossia usavo parole un po' in disuso o troppo "pompose", ho scritto anche qualcosa in rima ecc.; poi, però, da quando qualcuno me l'ha fatto notare (a volte, anche in malo modo xD) sto cercando di rimanere al passo con i tempi.
Spero non se la prenda a male, non è un consiglio, ma una semplice osservazione che, ripeto, a suo tempo è stata fatta anche a me.

Tra l'altro, stavo leggendo il poeticforum precedente e concordo con quello che dice Hot sulla poesia, cioè che si deve distinguere dalla prosa per qualcosa, deve avere una sua peculiaritÃ*, altrimenti la poesia sarebbe solo uno scritto in prosa con tanti a capo messi a caso qui e lÃ*.
Però la cosa difficile della poesia contemporanea è proprio questa, come mi faceva notare un amico

...ma questo non è Hot...
...è Cino da Pistoia, in puro dolce Stilnovo...:YY
Non puoi capire, Andrea, se non ci stai dentro...:D :MUCCA
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Com'è musicale questa poesia, sembra un coro greco, con le strofe che si ripetono.
Questa ripetitività dona ritmo e induce a continuare la lettura, come le onde che si infrangono, tornano indietro e si rinfrangono.
Quasi quasi dispiace quando termina.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
R.I.P.

mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermir planano
tozzi di pane che pei voraci rostri dalle tue tasche estrai

con buffi balzi l'orme mie infanti rifugiar nelle tue tento
e le migliori pietre scovi, da far del mar sull'onde all'infinito
miracolosamente agli occhi miei basiti cavalcar

mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel teco mi aiuti
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io che di capire ancor non abbisogno…
tutto in una preziosa urna nel mio cor ripongo


mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalle bisacce offriamo

forte il passo e ben sicuro, in quelle tue le orme mie ricalco
molteplici balzi nell'ottener con gran perizia or destro,
tra le onde del mar sapientemente scelti sassi scaglio

mano nella man in cima al molo
come un sol uomo braccia al ciel leviamo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io rapito che di capire anelo un dì…
tutto séguito nella preziosa urna a conservar


mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalla bisaccia porgo

fragile, il passo incerto, l'orme mie ampie impotente aneli
dei lanci miei magnifici verso l'onde mesto spettatore
orfane t'invocano avvilite, pietre che più mai raccoglierai

mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel meco ti aiuto
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io basito che di capir mi adopro …
colma ormai nel core mio l'urna preziosa


mare inquieto; io solingo sulla ciottolosa riva
e tacito, da dispettosa brezza gelida sferzato,
gabbiani, delusi al mistico plumbeo cielo appesi
null'io sortendo pei voraci rostri lor dalle mie tasche

mie le solitarie orme, deserte inconsolabili compagne
belli sol per me, apprensivi, fànsi con rivalità pugnace i sassi,
nella tema che gnun mortale più, sulle onde a cavalcar li lanci

al ciel le braccia in cima al molo levo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

ben in fronte agli occhi miei, ciechi,
sempre fu la verità agognata: stolto!


l'urna d'amor colmata, dal contrito core estraggo
alla brezza all'acqua al mar le ceneri tue cospargo
libero ai sassi ai gabbiani e al plumbeo ciel restituito

grate s'attardano per un istante, incerte,
d'un ultimo divin messaggio ancor latrici
in guisa di vaga forma ectoplasmatica inglobate
nebbiosa ombra che al fianco mio tepida indugia

teneramente la mia tremante mano afferri,
come un sol uomo le braccia al ciel leviamo,
druidico rito rinnovando, l'ultima ma sempiterna volta
natura è vita nostra; che per tramite sore' morte si perpetua.


meschin mortale io, tapino di capacitarmi stento:
della vita nelle onde inquiete e sconosciute
tra i candidi alati nel mistico cielo in volo
sul percoso ciottoloso dei miei giorni,
l'orme tue vo' indomito cercando ognor






devo confessare che non sa da che parte prendere questa poesia, così lunga, con caratteri così piccoli, con questo titolo che già definiva il contenuto. L'ho "annusata" più volte e più volte l'ho abbandonata fino a capire che la dovevo rendere più amichevole al mio modo di approcciare un testo poetico e così ho fatto. Rendendo i caratteri più grandi l'ho resa più accessibile alla mia sensibilità (che parolona) poetica.
Il primo passo è fatto, il secondo sarà leggerla e il terzo commentarla :)
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
R.I.P.

mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermir planano
tozzi di pane che pei voraci rostri dalle tue tasche estrai

con buffi balzi l'orme mie infanti rifugiar nelle tue tento
e le migliori pietre scovi, da far del mar sull'onde all'infinito
miracolosamente agli occhi miei basiti cavalcar

mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel teco mi aiuti
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io che di capire ancor non abbisogno…
tutto in una preziosa urna nel mio cor ripongo


mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalle bisacce offriamo

forte il passo e ben sicuro, in quelle tue le orme mie ricalco
molteplici balzi nell'ottener con gran perizia or destro,
tra le onde del mar sapientemente scelti sassi scaglio

mano nella man in cima al molo
come un sol uomo braccia al ciel leviamo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io rapito che di capire anelo un dì…
tutto séguito nella preziosa urna a conservar


mare inquieto; noi solinghi sulla ciottolosa riva
e taciti, da dispettosa brezza gelida sferzati,
gabbiani, dal mistico cielo plumbeo a ghermire planano
tozzi di pane che ai voraci rostri dalla bisaccia porgo

fragile, il passo incerto, l'orme mie ampie impotente aneli
dei lanci miei magnifici verso l'onde mesto spettatore
orfane t'invocano avvilite, pietre che più mai raccoglierai

mano nella man in cima al molo
levar le braccia al ciel meco ti aiuto
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

e io basito che di capir mi adopro …
colma ormai nel core mio l'urna preziosa


mare inquieto; io solingo sulla ciottolosa riva
e tacito, da dispettosa brezza gelida sferzato,
gabbiani, delusi al mistico plumbeo cielo appesi
null'io sortendo pei voraci rostri lor dalle mie tasche

mie le solitarie orme, deserte inconsolabili compagne
belli sol per me, apprensivi, fànsi con rivalità pugnace i sassi,
nella tema che gnun mortale più, sulle onde a cavalcar li lanci

al ciel le braccia in cima al molo levo
natura è vita che invernale oblio espiato
per tramite sore' morte si rinnova;

ben in fronte agli occhi miei, ciechi,
sempre fu la verità agognata: stolto!


l'urna d'amor colmata, dal contrito core estraggo
alla brezza all'acqua al mar le ceneri tue cospargo
libero ai sassi ai gabbiani e al plumbeo ciel restituito

grate s'attardano per un istante, incerte,
d'un ultimo divin messaggio ancor latrici
in guisa di vaga forma ectoplasmatica inglobate
nebbiosa ombra che al fianco mio tepida indugia

teneramente la mia tremante mano afferri,
come un sol uomo le braccia al ciel leviamo,
druidico rito rinnovando, l'ultima ma sempiterna volta
natura è vita nostra; che per tramite sore' morte si perpetua.


meschin mortale io, tapino di capacitarmi stento:
della vita nelle onde inquiete e sconosciute
tra i candidi alati nel mistico cielo in volo
sul percoso ciottoloso dei miei giorni,
l'orme tue vo' indomito cercando ognor






devo confessare che non sa da che parte prendere questa poesia, così lunga, con caratteri così piccoli, con questo titolo che già definiva il contenuto. L'ho "annusata" più volte e più volte l'ho abbandonata fino a capire che la dovevo rendere più amichevole al mio modo di approcciare un testo poetico e così ho fatto. Rendendo i caratteri più grandi l'ho resa più accessibile alla mia sensibilità (che parolona) poetica.
Il primo passo è fatto, il secondo sarà leggerla e il terzo commentarla :)


ti ringrazio tantissimo per l'attenzione che mi dedichi, sperando di non lasciarti delusa.
purtroppo la pubblicazione in caratteri piccoli é frutto di un mio goffo tentativo di lasciare intatte le righe del componimento, aggirando l'impaginazione forzata dalla ridotta larghezza del monitor...
goffo perché evidentemente così ho scoraggiato la lettura in un altro modo.
mi scuso rivendicando la buona fede.
grazie comunque.

:ABBB
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
intanto hai fatto delle scelte stilistiche ben precise, lo strofare ad esempio e il porre l'azione, la parte verbale alla fine di ogni verso, come se solo alla fine si potesse/dovesse scoprire il tuo pensiero, questo crea un'apnea piacevole/spiacevole a seconda di cosa si va a svelare alla fine
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Com'è musicale questa poesia, sembra un coro greco, con le strofe che si ripetono.
Questa ripetitività dona ritmo e induce a continuare la lettura, come le onde che si infrangono, tornano indietro e si rinfrangono.
Quasi quasi dispiace quando termina.

sono le onde, che ci comunicano il cuore del mare
come le sinusoidi del tracciato cardiaco nel monitor presso il nostro letto...

:SISI
 

maclaus

New member
Complimenti Hot :D
Sei riuscito perfettamente a riportarmi nel mondo del "dolce stilnovo", mondo poetico che apprezzo in particolar modo...come tu ben sai :D
Sicuramente i più recenti "aficionados" del poetiforum non hanno "afferrato" il senso di qualche "nostro" post precedente...
Se vorrai, caro Cino da Pistoia:wink:, potrai "illuminare" un pochino gli altri nostri cari amici della poesia...:YY
In merito alla tua composizione, amico mio, esprimo il seguente giudizio: mi piace.
Mi piace la musicalità delle parole. Mi piace la progressione e l'enfasi delle strofe. Mi piace l'assonanza e la rimembranza dei versi immortali del Petrarca di "Solo e pensoso..."
Ma qui, vinci facile, visto il mio debole per il grande poeta.
L'unica pecca, se così posso dire, è la lunghezza...ma anche questo rientra nei miei canoni di gradimento, perciò è una "mia" pecca...:D
Sul "ciottoloso" mi sono già espresso e sarà mia cura intraprendere una battaglia con l'Accademia della Crusca affinché gli dia pari dignità di "petaloso"...:YY
L'esperta Ondine mi "ha bruciato" il parallelo con la tipica costruzione lessicale del "coro greco", ma colgo l'occasione per sottolineare la sua fine competenza in materia...
In ultima analisi, "i candidi alati nel mistico cielo in volo" che ti accompagnano ogni giorno nella ricerca mistica, mi confermano la tua grande sensibilità spirituale...
:ad:
 
Complimenti Hot :D
Sei riuscito perfettamente a riportarmi nel mondo del "dolce stilnovo", mondo poetico che apprezzo in particolar modo...come tu ben sai :D
Sicuramente i più recenti "aficionados" del poetiforum non hanno "afferrato" il senso di qualche "nostro" post precedente...
Se vorrai, caro Cino da Pistoia:wink:, potrai "illuminare" un pochino gli altri nostri cari amici della poesia...:YY
In merito alla tua composizione, amico mio, esprimo il seguente giudizio: mi piace.
Mi piace la musicalità delle parole. Mi piace la progressione e l'enfasi delle strofe. Mi piace l'assonanza e la rimembranza dei versi immortali del Petrarca di "Solo e pensoso..."
Ma qui, vinci facile, visto il mio debole per il grande poeta.
L'unica pecca, se così posso dire, è la lunghezza...ma anche questo rientra nei miei canoni di gradimento, perciò è una "mia" pecca...:D
Sul "ciottoloso" mi sono già espresso e sarà mia cura intraprendere una battaglia con l'Accademia della Crusca affinché gli dia pari dignità di "petaloso"...:YY
L'esperta Ondine mi "ha bruciato" il parallelo con la tipica costruzione lessicale del "coro greco", ma colgo l'occasione per sottolineare la sua fine competenza in materia...
In ultima analisi, "i candidi alati nel mistico cielo in volo" che ti accompagnano ogni giorno nella ricerca mistica, mi confermano la tua grande sensibilità spirituale...
:ad:


ah ho capito, quindi l'ha fatto di proposito? :mrgreen: Hot spiegatemi, perché io non ho frequentato molto il forum, anzi pochissimo, e manco anche da tanto
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
...
Sul "ciottoloso" mi sono già espresso e sarà mia cura intraprendere una battaglia con l'Accademia della Crusca affinché gli dia pari dignità di "petaloso"...:YY
...
:ad:

rimanendo per il momento sul faceto, ti ringrazio per il graditissimo accostamento del mio “ciottoloso” coll’oggi in gran voga “petaloso”.
vorrei in effetti essere un grande, come quel ragazzino -omonimo di un politico odierno col quale in comune ho fortunatamente solo la conterraneità dei miei avi paterni-, inventore di tale nuovo vocabolo.
purtroppo “ciottoloso” esiste invece da sempre, e il mio merito/(pecca?) consiste solo nell’averlo estratto da un cassetto polveroso…

(NB: potevo sostituire ciottoli con sassi pietre ghiaia -da cui i senza dubbio più usuali sassoso pietroso ghiaioso- ma mi serviva sottolineare la particolarità della levigatura esercitata dall’acqua: quindi i “ciottoli” -coll’inevitabile, malandrino, “ciottoloso”- facevano proprio per la mia location).

Attendendo altri post degli amici forumlibrosi prima di intervenire sulla mia poesia, approfitto per ringraziare tutti dell’attenzione ad essa dedicata, sia per le belle parole come per le gentili critiche, che sono la base per migliorarmi.

:wink:
 

maclaus

New member
rimanendo per il momento sul faceto, ti ringrazio per il graditissimo accostamento del mio “ciottoloso” coll’oggi in gran voga “petaloso”.
vorrei in effetti essere un grande, come quel ragazzino -omonimo di un politico odierno col quale in comune ho fortunatamente solo la conterraneità dei miei avi paterni-, inventore di tale nuovo vocabolo.
purtroppo “ciottoloso” esiste invece da sempre, e il mio merito/(pecca?) consiste solo nell’averlo estratto da un cassetto polveroso…

(NB: potevo sostituire ciottoli con sassi pietre ghiaia -da cui i senza dubbio più usuali sassoso pietroso ghiaioso- ma mi serviva sottolineare la particolarità della levigatura esercitata dall’acqua: quindi i “ciottoli” -coll’inevitabile, malandrino, “ciottoloso”- facevano proprio per la mia location).

Attendendo altri post degli amici forumlibrosi prima di intervenire sulla mia poesia, approfitto per ringraziare tutti dell’attenzione ad essa dedicata, sia per le belle parole come per le gentili critiche, che sono la base per migliorarmi.

:wink:
...in effetti ho avuto più d'un dubbio sul ciottoloso...ma la mia inguaribile pigrizia mi ha impedito di andare a controllare.
...O forse, inconsciamente, speravo che il mio poeta stilnovista preferito avesse tirato fuori dal cilindro il nuovo termine aulico...:YY
In ogni caso, è una bella immagine letteraria: molto meglio dei sinonimi che hai citato...:D
 

maclaus

New member
ah ho capito, quindi l'ha fatto di proposito? :mrgreen: Hot spiegatemi, perché io non ho frequentato molto il forum, anzi pochissimo, e manco anche da tanto

Giusto: hai diritto ad una spiegazione, Andrea.
Tempo addietro il caro Hot, scoprendo il mio debole per il "dolce Stilnovo", tra i vari componimenti ed autori di quella fase poetica, propose una poesia di Cino da Pistoia ed io, dall'alto della mia supponenza e presunzione poetica, ho abboccato come un mammalucco (si direbbe dalle mie parti), poiché Cino da Pistoia non esiste e la poesia era invece del nostro amico Hotwireless...:wink:
E gli do atto adesso, pubblicamente, anche per sottolinearne la signorilità e l'eleganza, che Hot mi scrisse in privato per dirmi dello scherzetto che mi aveva tirato mentre poteva tranquillamente prendermi per i fondelli nel thread alla luce del sole...
Ergo: oltre ad essere un bravo poeta, Hot è un gran signore. :ad:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Hot ti chiedo qual è secondo te il senso di una forma così antica per comunicare il tuo pensiero e le tue emozioni. Faccio molta fatica a entrare dentro perché non riesco a capire perché dare questa forma adesso se non per barocchismo, non so cosa devo cercare, già la prima parola (R.I.P.) mi rimbalza :boh:
 
Giusto: hai diritto ad una spiegazione, Andrea.
Tempo addietro il caro Hot, scoprendo il mio debole per il "dolce Stilnovo", tra i vari componimenti ed autori di quella fase poetica, propose una poesia di Cino da Pistoia ed io, dall'alto della mia supponenza e presunzione poetica, ho abboccato come un mammalucco (si direbbe dalle mie parti), poiché Cino da Pistoia non esiste e la poesia era invece del nostro amico Hotwireless...:wink:
E gli do atto adesso, pubblicamente, anche per sottolinearne la signorilità e l'eleganza, che Hot mi scrisse in privato per dirmi dello scherzetto che mi aveva tirato mentre poteva tranquillamente prendermi per i fondelli nel thread alla luce del sole...
Ergo: oltre ad essere un bravo poeta, Hot è un gran signore. :ad:


eh... come avrei potuto saperlo :? In effetti... mi sembrava un po' strano...

Comunque, per alcuni "versi" (in tutti i sensi :mrgreen: ), a me piace più la poesia "antica" che quella moderna/contemporanea
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Hot ti chiedo qual è secondo te il senso di una forma così antica per comunicare il tuo pensiero e le tue emozioni. Faccio molta fatica a entrare dentro perché non riesco a capire perché dare questa forma adesso se non per barocchismo, non so cosa devo cercare, già la prima parola (R.I.P.) mi rimbalza :boh:

Come prima spiegazione mi riferisco alla mia sensibilità personale, che mi ha fatto trovare per la poesia la forma che sentivo più musicale. questione di istinto, quindi, non di premeditazione. il linguaggio in pratica non l’ho scelto io, ma è lui che ha scelto me! se poi la mia formazione culturale/caratteriale abbia condizionato tale opzione è più che probabile e naturale: ma non vi è stata conscia premeditazione. che tale stile sia anticheggiante non credo costituisca problema: quanti ancora oggi compongono musiche per orchestra con orientamento classico del passato; quante volte si utilizzano voci liriche; persino nel rock si compongono opere di impostazione classica, tipo Hair, Jesus Christ Superstar, Tommy. Per dire che sia i modelli classici/antichi che le strumentazioni con cui esternarli sono ancora ben vivi, costituendo bagaglio acquisito e alternativo di libera scelta espressiva. il mio senso musicale poi si era particolarmente sviluppato in gioventù, quando andando per la maggiore la musica inglese io coi miei coetanei la apprezzavamo o meno principalmente in base al personale “orecchio”, visto che quasi tutti ignoravamo quella lingua (da noi, semmai, si studiava il tedesco).
un aneddoto: accadeva che mi piacesse molto “gemsbraun”, ovviamente senza capire un tubo dei testi. così un giorno, trovandomi in treno con un prete seduto di fronte, vantandosi quello di conoscere le lingue perché loro a scuola andavano per studiare e non per occuparle, gli chiesi di tradurmi il titolo “aigacciu”. illuminandosi come un missionario con la grande occasione di recuperare il capellone smarrito, mi esaudì, ovviamente evitando accuratamente equivoci significati secondari. rivolti gli occhi al cielo ringraziò tra sé e sé il suo grande capo per la grazia ricevuta, pregandolo al contempo di allontanargli il calice nell’eventualità che io mi rivelassi il diavolo che lo metteva alla prova come Cristo nel deserto, e gli chiedessi anche di “seccsmascin”…
accenni, amica Elisa, a una scelta di sapore barocco… laddove oggi il barocco nell’accezione comune riflette significato di aulico celebrativo eccessivo esagerato ridondante artificioso etc, cosa che squalifica il genere a mera questione estetica, rottamandone i contenuti. devo dire che anche nei riguardi della mia poesia nel presente 3D l’argomento stile l’ha fatta finora da padrone, divenuto l’oggetto delle valutazioni e del dibattito, conquistandosi (e al momento mantenendo) la precedenza sul contenuto -del quale non mi pare si sia molto parlato-.
credo che il mio linguaggio non pecchi di barocchismo formale, in quanto trattasi della povera lingua volgare che si cercava di affermare, sulla base del parlato popolare, per allargare alla gente i confini culturali, svincolandoli dalla torre d’avorio della lingua latina utilizzata ancora nel rinascimento anche come distintivo di un’elite dominante e privilegiata. sapore antico quindi sì, ma grande semplicità di vocabolario. lingua in evoluzione condannata però dalla fase storica a rimanere legata a esprimere un mondo immerso nella religione e condizionato dalla chiesa. i contenuti del barocco, che venne più tardi, poggiavano invece sull’esigenza di nuovi aggiustamenti in materia, in conseguenza delle rivoluzionarie scoperte scientifiche che, dichiarando non essere più la terra il centro dell’universo, causavano la crisi della centralità del rapporto esclusivo uomo-Dio. Aprendo la via all’illuminismo.
certamente il sommo Dante avrebbe composto un’opera completamente diversa, se si fosse trovato a cimentarsi in una Commedia Copernicana…
se l’uomo voleva mantenere la propria grandezza, doveva ora capire che l’avrebbe trovata nell’autoidentificarsi componente dell’universo, quindi natura. laddove anche Dio era universo. perciò il binomio col creatore non veniva annullato -come si era temuto- dal ridimensionamento dell’uomo a infinitesimale particella del creato, particella senza più dominio e senza canali preferenziali con dio, tutt’altro. andava solo cambiata l’angolazione visiva, il punto di incontro: non uomo-terra-dio, ma uomo-natura universale-dio.
la mia poesia ha volutamente cercato una contaminazione tra rinascimento e barocco, scegliendo un linguaggio agli albori della modernità culturale per calarsi in una location essenziale ma piena di simbolismi e metafore. a partire dal percepire l’ambiente come eterno nella sua immutabilità, mentre l’essere umano che in tale forma sopravvive parimenti solo grazie al continuo ricambio generazionale, diventa immortale se impara a considerarla uno stato temporaneo, di passaggio: un’espressione della natura che nella natura rientra, e in lei sempre esisterà. poi lo spargimento delle ceneri che sono al contempo l’essenza dell’anima. gli elementi terra acqua cielo vento. i gabbiani che vegliano sull’uomo e con lui si rapportano. persino i sassi antropomorfizzati. il lanciarli a rimbalzare tra le onde con diversi livelli di abilità. il ricalcare le orme del genitore. la crescita del figlio che rimpiazza il padre sempre più decadente ma suo maestro di vita. etc

:MUCCA
 
Ultima modifica:

maclaus

New member
...ho atteso che - giustamente - fosse Hot, il diretto interessato, a rispondere al quesito posto da Elisa in merito alla sua poesia.
Detto che la risposta di Hot è stata già esauriente, vorrei dire anch'io la mia in proposito.
La poesia è poesia. Si fa con le parole. Le parole vengono da un "linguaggio". Il nostro linguaggio è l'italiano che ci arriva direttamente dal latino ma che è dovuto - per forza di cose - passare attraverso trasformazioni, la prima delle quali è il cosiddetto "volgare".
Con il tempo le parole italiane si sono limate, abbellite, addolcite...ma la loro primogenitura è quella: il latino. Con il tempo è cambiato inevitabilmente anche l'uso delle parole, ma non il loro significato. Oggi, che secondo me è l'età più volgare (nel senso più spregiativo del termine) che sta vivendo il linguaggio scritto e parlato, è un valore aggiunto il fatto che ci siano persone (sempre di meno, purtroppo...) che almeno nella poesia ritornino alle origini della nostra lingua. Ecco perché amo particolarmente lo Stilnovo che era il Nuovo Stile all'epoca rispetto al volgare "parlato" ed al latino "bastardo" dei primi secoli del secondo millennio...
Oggi ogni qualvolta sento in televisione gli "acculturati" moderni dire PLAS, leggendo plus oppure SAMMIT, leggendo summit... e mi fermo qui con gli esempi perché già mi sto sentendo male...beh, ogni volta che sento queste "coltellate" dentro di me, AMO sempre di più Dante, Petrarca, Cavalcanti, Guinizelli e Cino da Pistoia :D :YY :ad:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
d'accordo Hot, chi di stile ferisce di stile perisce :D.

Il tuo lavoro sarà sicuramente validissimo nei contenuti e nella scelta formale, il problema sarà sicuramente mio che non riesco a trovare nessuna chiave d'accesso per entrare nel contenuto sin dal titolo e dalla prima strofa.
Se ti va ti posso anche spiegare cosa mi tiene lontana ma non vorrei che tu la prendessi sul personale, è solo un problema mio il fatto che non è nelle mie corde, il mio parere personale alla fine conta molto poco e apprezzo molto quello che sta alla base delle cose che hai scritto.

Per quanto riguarda lo "stil novo" posso dichiararmi senza alcun dubbio un'appassionata dall'adolescenza, cosa che mi ha portato fin dai 12/13 anni ad imparare a memoria le poesie degli autori del periodo, di Petrarca soprattutto ma non solo, e interi canti di Dante, così come i miei coetanei imparavano le "canzonette".

Ancor oggi nel mio privato le recito trovando la più grande soddisfazione fisica e spirituale. :)
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
d'accordo Hot, chi di stile ferisce di stile perisce :D.

Il tuo lavoro sarà sicuramente validissimo nei contenuti e nella scelta formale, il problema sarà sicuramente mio che non riesco a trovare nessuna chiave d'accesso per entrare nel contenuto sin dal titolo e dalla prima strofa.
Se ti va ti posso anche spiegare cosa mi tiene lontana ma non vorrei che tu la prendessi sul personale, è solo un problema mio il fatto che non è nelle mie corde, il mio parere personale alla fine conta molto poco e apprezzo molto quello che sta alla base delle cose che hai scritto.

Per quanto riguarda lo "stil novo" posso dichiararmi senza alcun dubbio un'appassionata dall'adolescenza, cosa che mi ha portato fin dai 12/13 anni ad imparare a memoria le poesie degli autori del periodo, di Petrarca soprattutto ma non solo, e interi canti di Dante, così come i miei coetanei imparavano le "canzonette".

Ancor oggi nel mio privato le recito trovando la più grande soddisfazione fisica e spirituale. :)

non é che ci ho capito molto del tuo post ... :?
soprattutto su quel passo del prenderla sul personale.
ma va bene così.
e poi il tuo parere per me conta molto, come quello degli altri: perché non dovrebbe?
una curiosità. in entrambi i tuoi interventi dichiari che la tua avversione viene innescata già dal titolo: in cosa ti urta "RIP" ?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
non é che ci ho capito molto del tuo post ... :?
soprattutto su quel passo del prenderla sul personale.
ma va bene così.
e poi il tuo parere per me conta molto, come quello degli altri: perché non dovrebbe?
una curiosità. in entrambi i tuoi interventi dichiari che la tua avversione viene innescata già dal titolo: in cosa ti urta "RIP" ?

che il fatto che non mi piace è un problema mio, sicuramente sarà qualcosa di valido e che però per limiti miei non riesco ad apprezzare. Quindi niente di personale riferito al tuo modo di far poesia.
A partire da quel R.I.P. che a parte richiamare un pezzo straordinario del Banco del Mutuo Soccorso, apre una contraddizione in termini tra l'appellarsi al Dolce stil novo e poi utilizzare di un acronimo tra i più abusati della cultura anglosassone oltre che ultimamente anche da noi. Il titolo è il biglietto da visita e quel titolo è proprio fuori contesto...
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
che il fatto che non mi piace è un problema mio, sicuramente sarà qualcosa di valido e che però per limiti miei non riesco ad apprezzare. Quindi niente di personale riferito al tuo modo di far poesia.
A partire da quel R.I.P. che a parte richiamare un pezzo straordinario del Banco del Mutuo Soccorso, apre una contraddizione in termini tra l'appellarsi al Dolce stil novo e poi utilizzare di un acronimo tra i più abusati della cultura anglosassone oltre che ultimamente anche da noi. Il titolo è il biglietto da visita e quel titolo è proprio fuori contesto...

mi spiace molto dover riscontrare che la negatività che tu attribuisci a RIP deriva, come tu stessa argomenti, dal tuo evidente considerarla patrimonio culturale anglosassone.
quel Rest In Peace che, in quanto inglese, cozzerebbe col mio Dolce Stil Novo.
mi dolgo farti notare che invece il tanto a te sgradito acronimo é il latinissimo REQUIESCAT IN PACE, che col contesto della mia poesia ci azzecca non tanto ma tantissimo: mille per cento!
il fatto di trovare contraddizione tra il mio italiano anticheggiante e una forma che tu personalmente consideri inglese é effettivamente, come tu stessa dichiari, un problema solo tuo, che assolutamente non riguarda la mia composizione.
come tale, non corre il rischio che io lo consideri un fatto personale...
quel brano del Banco é stato per anni un mio cavallo di battaglia quando suonavo con gli amici:
"Ora si è seduto il vento
il tuo sguardo è rimasto appeso al cielo
sugli occhi c'è il sole
nel petto ti resta un pugnale
e tu no, non scaglierai mai più
la tua lancia per ferire l'orizzonte
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sa"
col ritornello che faceva
"Requiescant in pace.
Requiescant in pace.
Requiescant in pace.
Requiescant in pace."
e non
"Rest In Peace.
Rest In Peace.
Rest In Peace.
Rest In Peace."

:BLABLA
 
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