Senza spoiler
Alla fine credo di aver letto meno di 30 pagine (con l'e-book è difficile quantificare), ma già alcune riflessioni sorgono... spontanee...
Proust ed io siamo amici di vecchia data, ormai. Di quegli amici che a volte si sopportano appena, che talvolta sbadigliano l'uno dell'altro, di nascosto, pensando :"Ma ancora 'sto discorso? Me l'ha già detto mille volte...", che sorridono riscoprendo gli stessi difetti, gli stessi umori, lo stesso cattivo carattere.
A volte mi perdoancora, nelle sue circonvoluzioni mentali, ma non me ne faccio più un cruccio: si sa, è Proust, professionista del complicare gli affari semplici :boh:
Insomma, alla fine non possiamo fare a meno di ritrovarci e sederci davanti al camino a chiacchierare. Anzi, lui chiacchiera, io lo ascolto.
Ed eccolo a Parigi, custode della virtù di Albertine:??, resa schiava concubina vittima; con lei Marcellino prosegue la relazione paradossale e patetica (e perversa) iniziata a Combray. Situzione per più versi assurda, ma avremo modo di raccontarcelo (tanto penso che l'argomento del libro sia praticamente tutto qui
).
Quello che volevo chiedervi è: non avete anche voi l'impressione che, geniale nella scrittura, nell'analisi delle psicologie, finissimo nel cogliere sfumature di atmosfera quale è, Proust si dimostri poi, nelle sue azioni e nelle sue parole, un orribile essere umano :OO ?