Camus, Albert - Lo straniero

Sabry0209

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Lo Straniero, di Albert Camus, narra la storia di uomo che, per una serie di sfortunati eventi, diviene assassino involontario, lungo un excursus che lo porterà alla prigione e alla condanna.Uno dei tratti più caratteristici del protagonista è l'indifferenza: egli sembra quasi non avere idee proprie, nel senso che di fronte ad una scelta non prova interesse né per l'una né per l'altra opzione; nella vita l'amore e l'odio, la felicità e il dolore divengono per lui solo aspetti di un tutto annoiante e tedioso. L'unico vero impeto sentito che avrà sarà di fronte all'ipocrisia che, in limine mortis, vorrà convertirlo ad una fede che non ha mai posseduto...

Penso sia un bellissimo libro che permetta al lettore di riflettere su alcuni aspetti dell'"assurda" condizione umana...in fondo qualche volta ci sentiamo tutti un po' 'stranieri' in questo mondo...no? :)
 
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Masetto

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Meursault, il protagonista, è uno straniero. Straniero al mondo, a sé stesso, alla sua propria esistenza. Né cinico né infelice (lettura distratta ed errata), bensì: consapevole e indifferente.
Egli è preda di una sorta di “anestesia emotiva”, dovuta ad una coscienza esasperata e lucidissima dell’assurdità della condizione umana, la quale fa sì che ogni sentire si arresti sulla soglia della mera “sensazione”, senza mai raggiungere le profondità del “sentimento”.
«Una cosa vale l’altra», ripete spesso Meursault: se tutto è privo di senso, è come dire che tutto, potenzialmente, può esserne ugualmente valido. Nessuna scelta potrà più essere determinante né risolutiva, alla luce di questo, nel bilancio di un’esistenza.
L'unica certezza nel destino di ogni essere umano rimane la morte: Meursault giungerà al giorno fatidico silenzioso e apatico, lasciando spazio solo ad uno sfogo contro il sacerdote venuto a raccogliere la sua confessione:

<< Allora, non so per quale ragione, c’è qualcosa che si è spezzato in me. Mi sono messo a urlare con tutta la mia forza e l’ho insultato e gli ho detto di non pregare (…) Aveva l’aria così sicura, vero? Eppure nessuna delle sue certezze valeva un capello di donna. Non era nemmeno sicuro di essere in vita dato che viveva come un morto. Io ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me. Avevo avuto ragione, avevo ancora ragione, avevo sempre ragione. Avevo vissuto in questo modo e avrei potuto vivere in quell’altro. (…) E poi? Era come se avessi atteso sempre quel minuto… e quell’alba in cui sarei stato giustiziato. Nulla, nulla aveva importanza e sapevo bene il perché. Anche lui sapeva perché. Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo. Cosa mi importavano la morte degli altri, l’amore di una madre, cosa mi importavano il suo Dio, le vite che ognuno si sceglie, i destini che un uomo si elegge, quando un solo destino doveva eleggere me e con me miliardi di privilegiati che, come lui, si dicevano miei fratelli? Capiva, capiva dunque? Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati, Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato. >>

Pochi altri autori sono stati in grado di riflettere sulla condizione umana con tale limpidezza, coerenza e lucidità.
 

swann

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E' sempre stato uno dei miei libri preferiti ma dovrei rileggerlo, è passato troppo tempo...
La fine è bellissima perchè il protagonista si desta dal torpore che lo accompagna dal funerale della madre ed esprime una violenza emotiva completamente nuova...

"Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio".
 

ottos

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ho letto lo straniero qualche anno fa, ricordo pero' l'ironia che spesso durante il libro mi ha fatto sorridere. non so perche' il protagonista mi ha dato l'impressione di un uomo profondamente immerso nella vita che decide di vivere, pero', in quella maniera.
 

happytelefilm

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ho letto lo straniero qualche anno fa, ricordo pero' l'ironia che spesso durante il libro mi ha fatto sorridere. non so perche' il protagonista mi ha dato l'impressione di un uomo profondamente immerso nella vita che decide di vivere, pero', in quella maniera.[/QUOTE]

forse perchè, come è già stato accennato più su, è l'unico lucido tra tante capre più o meno consapevolmente, e più o meno volutamente, ottuse.
 

Raskolnikov

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è semplicemente perfetto.
Lo si può leggere e rileggere e ogni volta risentire quel magma d'emozioni e straniamenti di volta in volta rafforzati. E c'è disperazione, sì, ma di quel tipo che consola e fa sentire meno soli.
Io Camus lo adoro.
Proprio!
 

SALLY

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L'ho letto tantissimi anni fà,ma ero troppo giovane e superficiale per capirlo a fondo,sento che devo rileggerlo.
 
E' un'opera splendida.
Un Camus di carattere.
Ne Lo Straniero sorprende soprattutto l'accettazione per tradizione e l'innovazione per sentimento.
Un'opera splendidamente romantica.
 

Urara

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io lo lessi alle superiori in francese e la scena che ricordo di più è quella in cui c'era tutto quel sole e nonostante ciò i sensi del protagonista erano appannati dall'indifferenza e dall'estraniamento ...
 

Apart

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Lo straniero è uno di quei libri che appena hai finito di leggere fai fatica ad apprezzare. Ci vuole un po' di tempo prima di digerirlo, prima d metabolizzarlo. Ma appena ciò avviene ti accorgi di quanto sia eccezionale, incredibile e importante quest'opera. Meursault, il protagonista del libro, è una figura che turba profondamente l'animo del lettore: avvolta in un silenzio impenetrabile, risulta incomprensibile, e ancor peggio, inaccettabile. La sua è un'esistenza inafferrabile, che lascia sgomenti perchè si allontana da qualsiasi tentativo di darle una spiegazione. La vita non può esser così, diremmo. Ma nel momento stesso in cui non si trova un significato ecco che c'è la rivelazione, temibile, spaventosa, terribile, dell'insensatezza dell'esistenza umana. Come credere che un uomo possa viver bene in quell'insensatezza? Ognuno di noi, fino all'ultimo, vorrebbe che Mersault cambi idea, che ritorni sui suoi passi, che si redima, che trovi un significato, un senso. Ma non avverrà mai tutto ciò: Mersault è una persona intelligente, ci crede (perchè si sente) in quella vita, in un'insensatezza che ha da accordarsi con il carattere proprio dell'esistenza: la finitezza, la mortalità. Senza cercare vie di fughe, tradimenti alla propria condizione, Mersault accetterà di essere condannato a morte pur di non tradire quello che prova/sente, o meglio, quello che non prova/sente e che gli altri vorrebbero che provasse/sentisse. E' l'accettazione della propria condizione, dell'assurdità e dell'insensatezza della propria condizione. Ma non è un'accettazione ragionata, frutto di una consapevolezza mentale: è uno stato d'animo, è un "sentire". Ecco perchè Mersault sarà in armonia con la sua condizione. Mersault non fuggirà dalla morte. V'è di più: alla fine si sentirà addirittura felice, quando finalmente sarà sereno, libero, in pace di provare quella "dolce indifferenza per il mondo". E aggiungo: di vivere nell'insensatezza.
Stupendo il secondo capitolo, dove c'è la descrizione di ciò che vede dal suo balcone in un Sabato qualunque.
 
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Dallolio

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Che significato ha secondo voi il ricordo, pochi giorni prima dell'esecuzione, del suo vicino di casa e del suo cane? Apart ha detto una cosa condivisibile: subito dopo la prima lettura non lo si apprezza, ma va rimeditato e riletto; sarà la mia prossima lettura
Ciao
 

jeanne

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Lo straniero è uno di quei libri che appena hai finito di leggere fai fatica ad apprezzare. Ci vuole un po' di tempo prima di digerirlo, prima d metabolizzarlo. Ma appena ciò avviene ti accorgi di quanto sia eccezionale, incredibile e importante quest'opera. Meursault, il protagonista del libro, è una figura che turba profondamente l'animo del lettore: avvolta in un silenzio impenetrabile, risulta incomprensibile, e ancor peggio, inaccettabile. La sua è un'esistenza inafferrabile, che lascia sgomenti perchè si allontana da qualsiasi tentativo di darle una spiegazione. La vita non può esser così, diremmo. Ma nel momento stesso in cui non si trova un significato ecco che c'è la rivelazione, temibile, spaventosa, terribile, dell'insensatezza dell'esistenza umana. Come credere che un uomo possa viver bene in quell'insensatezza? Ognuno di noi, fino all'ultimo, vorrebbe che Mersault cambi idea, che ritorni sui suoi passi, che si redima, che trovi un significato, un senso. Ma non avverrà mai tutto ciò: Mersault è una persona intelligente, ci crede (perchè si sente) in quella vita, in un'insensatezza che ha da accordarsi con il carattere proprio dell'esistenza: la finitezza, la mortalità. Senza cercare vie di fughe, tradimenti alla propria condizione, Mersault accetterà di essere condannato a morte pur di non tradire quello che prova/sente, o meglio, quello che non prova/sente e che gli altri vorrebbero che provasse/sentisse. E' l'accettazione della propria condizione, dell'assurdità e dell'insensatezza della propria condizione. Ma non è un'accettazione ragionata, frutto di una consapevolezza mentale: è uno stato d'animo, è un "sentire". Ecco perchè Mersault sarà in armonia con la sua condizione. Mersault non fuggirà dalla morte. V'è di più: alla fine si sentirà addirittura felice, quando finalmente sarà sereno, libero, in pace di provare quella "dolce indifferenza per il mondo". E aggiungo: di vivere nell'insensatezza.
Stupendo il secondo capitolo, dove c'è la descrizione di ciò che vede dal suo balcone in un Sabato qualunque.
sì, è esattamente così! recensione perfetta secondo me. anche lo stile di Camus mi piace tanto, frasi brevi, stile chiaro, puro, conciso.
 

Aindreas

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Lo Straniero è un romanzo bellissimo, forse il più bel romanzo esistenzialista mai stato scritto... Una delle opere più importanti della letteratura francese...
A me è piaciuto molto... lo lessi prima in francese e poi in italiano... Bisogna trovarsi in uno stato d'animo particolare per poterlo capire e amare...
 

erpiccoletto

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Che bravo Camus!

é la sua prima opera che leggo, e mi è piaciuta tantissimo!
Una lettura che scorre veloce, e cattura l'attenzione!
Il Signor Meursault è un personaggio sorprendente!
Un uomo di poche parole, ma non per questo noioso.
 

fernycip

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L'apatia è il leit motiv di questo racconto. Mersault pare indifferente a tutto quello che gli succede, compresa la morte della madre.
La vita non ha significato.
Mi ricorda il protagonista de La Nausea di Sartre e, infatti, i due autori hanno avuto idee simili fino a un certo punto.
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Il mio romanzo preferito di Camus.

Ci sono molto punti in contatto con l'opera filosofica di Nietzsche.

Raccontando la vita di un uomo totalmente vuoto, l'autore crea una bellissima critica alla vacuità che sta sotto la morale delle forme e un primo, rozzo ma forte, gesto di rifiuto e ribellione che culmina in un NO assoluto. Questa fondamentale negazione, che spoglia tutto di senso, è paradossalmente il primo passo di un percorso verso la comprensione della profondità della vita, nel bene e nel male e la ricerca del senso umano autentico.
Mersault, nel suo essere vuoto, è più "pieno" di molti dei suoi giudici, essendo fedele a sè stesso fino in fondo e abbracciando questo vuoto con coerenza. Questo spaventa chi il vuoto lo vive ma non lo ri-conosce (o vuole ri-conoscere) ma deve aggrapparsi alle forme per dare un significato (a monte falsato e illusorio, in fondo) alla vita e alle cose.
Mersault, spezzando questo circolo di reciproca legittimazione, diventa quindi un criminale e un pericolo: non tanto per il suo delito quanto per il suo rifiuto all'adesione alle norme e al pensiero accettato.
 

Vitt96

Member
Chi è Lo straniero di Camus?
È un uomo che cerca una giustificazione alla vita senza trovarla, diventando quindi uno straniero alla vita, a se stesso e agli altri. È un uomo che non vive la propria vita ma la osserva da lontano; per lui tutto va bene perché nulla ha davvero importanza. Ma cosa quindi ha davvero importanza per uno straniero come il signor Meursault?

Il romanzo si apre con la comunicazione della morte della madre del protagonista, il quale chiede qualche giorno al suo datore di lavoro per poter vegliare la defunta e assistere ai suoi funerali. Nel frattempo si inizia a denotare la forte insensibilità del protagonista. Nel corso della storia vari avvenimenti s'intrecciano e Meursault commette un delitto.
La seconda parte del romanzo si apre con l'istruttoria del suo caso: egli viene interrogato da un giudice istruttore che sembra più indignato per la sua mancanza di fede che per l'atto da lui compito.
Finito l'interrogatorio viene riportato in carcere dove il protagonista passa alcuni mesi nell'attesa di un processo.
S'arriva ad un processo dove, anche in questo caso, l'attenzione viene deviata dal crimine commesso a favore della sua arida anima; la sentenza è inappellabile: pena di morte. Egli passa i suoi ultimi giorni pensando a come affrontare il suo destino; nella sua mente pragmatica si dipanano le possibili alternative: la morte, la fuga, la grazia.
La prima è certa, la seconda impossibile, la terza improbabile.
Nel frattempo i giorni scorrono e lo straniero dimostra, pur sempre nella sua impassibilità, un attaccamento irrazionale alla vita: egli sa di essere condannato ma non riesce a non pensare alla grazia.
Negli ultimi giorni egli acconsente ad avere un colloquio con un prete che cerca di parlagli di Dio ma il protagonista lo rifiuta: rifiuta il suo aiuto, il suo Dio e la sua ipocrisia e in un accesso d'ira butta fuori tutto quello che gli appesantiva il cuore. Il suo è uno sfogo di rabbia, un grido di disperazione; una resa all'assurdo della vita che si concretizza nelle sue ultime parole.

Lo stile di scrittura pragmatico è molto scorrevole e riesce a definire con forza l'assurdità delle situazioni e in definitiva della vita senza ricorrere al mondo del soggettivo, al quale il narratore ci permette soltanto rare e fugaci affacciate.
Il carattere apatico, l'insensibilità del protagonista trascendono in introspezione oggettiva; una delle parti del romanzo che ho apprezzato maggiormente è stata la descrizione della prigionia: egli racconta come i suoi pensieri siano cambiati da pensieri di uomo libero a pensieri di prigioniero e quindi la perdita della libertà, la perdita del concetto ordinario di tempo.

Un breve romanzo che racchiude nella sua ermeticità molte tematiche interessanti.
 

velvet

Well-known member
Un libro bellissimo. Nel suo protagonista Mersault, nella sua apatia ed estraneità al mondo, alla vita, alle convenzioni sociali, Camus riesce a delineare e insinuare nel lettore l'idea dell'insensatezza e assurdità dell'esistenza umana, vista esclusivamente come la conseguenza di una serie di eventi casuali.
Il protagonista è pienamente cosciente di questa ineluttabilità, per questo non sente la responsabilità delle scelte, dei sentimenti, delle relazioni e decisioni della vita, accetta passivamente tutto quello che accade nel lavoro come negli affetti, e mantiene questa coerenza persino davanti ad una condanna a morte. Non sente bisogno di difendersi, di confutare, di avere un ruolo attivo, perché sarebbe una pura illusione. Gli altri non lo capiscono, si innervosiscono, lo considerano un inetto o un mostro, ma sono loro secondo Camus gli inconsapevoli.
Voto 5/5.
 

isola74

Lonely member
Il libro è di facile lettura, con uno stile asciutto e lineare, ma non è per niente un libro facile.
Tutto sta nel decidere da quale parte schierarsi: dalla parte di coloro che ritengono che siamo artefici del nostro destino e quindi dobbiamo lottare, scalciare, difenderci dalla vita stessa, o dalla parte di chi, come il protagonista, sia convinto dell'ineluttabilità degli accadimenti e si limita a guardare accadere le cose, dall'esterno.
Nel primo caso, Mersaul ti può fare rabbia, nel secondo caso, forse pietà, o tenerezza.
Nemmeno la morte imminente riesce a fargli cambiare idea, ad ammorbidirlo, e fino alla fine resterà "straniero" nella sua stessa vita.

A me è piaciuto ma con qualche riserva, gli estremismi non mi convincono mai del tutto.

PS secondo me il titolo in italiano non rende bene, forse sarebbe stato preferiible l'estraneo (per quel che possa valere il mio giudizio)
 

ayuthaya

Moderator
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attenzione, spoiler

Mi ero creata talmente tante aspettative su questo breve romanzo, considerato uno dei capolavori del Novecento, che per metà opera ho avuto paura di poter restare delusa. L’apatia del protagonista, la sua indifferenza, il modo di raccontarci la sua vita quasi fosse “registrata” da una macchina, attenta osservatrice eppure incapace di sentimenti, hanno coinvolto anche me che, pur conoscendo a grandi linee i presupposti filosofici di quest’opera, ho temuto di potermi sentire “estranea” rispetto al suo valore.
E in fin dei conti credo che l’intento dell’autore, in questa prima parte, fosse proprio questo: prima di qualsiasi teorizzazione filosofica sull’assurdità del vivere, metterci faccia a faccia con Mersault, con la conseguenza inevitabile di giudicarlo anche noi in base a ciò che non dice, non fa e soprattutto non prova: tutto gli è indifferente, nulla “ha importanza”.

C’è una formula che ricorre spesso, sorta di leit motiv del romanzo, ed è “questo non significa nulla”. Lo dice Mersault soprattutto nella seconda parte, rivolto a chi lo interroga sull’omicidio e cerca di “inquadrarlo” per poterlo giudicare. Mersault non capisce, sembra davvero che gli si parli in una lingua straniera... Non ha voluto vedere sua madre nella bara, non ha pianto? Questo non significa nulla. É andato al cinema con Maria il giorno dopo il funerale? Questo non significa nulla.
Qualsiasi comportamento in qualsiasi circostanza si esaurisce in sé, non presuppone o determina altro: Camus mette in discussione il consolidato rapporto fra la moralità di un uomo e il suo agire nel mondo, e di conseguenza fra il suo agire e il suo essere giudicato moralmente.
Mersault ha ucciso un uomo, lo ha fatto senza alcun motivo reale e perciò il suo atto non ha un “significato”, non lo identifica come individuo. Con quel “non significa nulla” sembra che Mersault/Camus voglia mettere in guardia il giudice, l’avvocato, il pubblico, dal considerare un uomo “cattivo” perchè non ha agito come noi ci aspetteremmo che facesse un uomo dabbene.
Da qui alla condanna il passo è breve: la legge giudica e condanna un uomo non tanto per quello che ha commesso (il delitto è avvenuto, c'è poco da discutere), ma in base a quelle “aggravanti” o “attenuanti” che altro non sono che il nostro personale giudizio sui suoi sentimenti. Camus, mettendo in crisi l'ovvietà della corrispondenza fra sentire e agire, ci toglie la certezza di questo diritto.

Intuito questo, anche le pagine già lette hanno assunto un sapore nuovo: ma siamo proprio sicuri che Mersault non “senta” nulla? Sente il tempo, per esempio, il caldo, l’umidità del mare, il battere del sole... Sente la bellezza di Maria, la rotondità dei suoi seni, la voglia di abbracciarla, anche se poi sposarla o perfino “amarla” gli è indifferente. Non ha pianto per sua mamma, però parla spesso di lei, la ricorda, riporta alcune sue frasi... Tutto ciò che è pura esistenza fa parte di lui: egli è estraneo a tutto, magari anche al suo destino, ma non alla sua vita; è assente per chiunque ma è presente a se stesso, al suo “qui e ora”.
Le pagine della prigionia sono bellissime: nessuna forma di autocommiserazione, è ovvio, ma la consapevolezza c’è, anzi, potremmo dire che una volta recisi i legami della vita con tutto ciò che questa vita potrebbe significare, quello che resta è la coscienza pura di questa vita. Assurda ma reale, a differenza dei giudizi, dei valori, delle opinioni. In questo senso mi ha ricordato (e non a caso) La nausea di Sartre, quasi un “manifesto” dell’esistenzialismo in letteratura. Ma a differenza di Sartre, lo stile scarno, arido, spigoloso di Camus, la linearità e ineluttabilità della vicenda risultano ancora più violenti ed efficaci.

Il passaggio più intenso, quello in cui “qualcosa si spezza” dentro Marsault, incalzato dalle domande del prete, è l’unico punto in cui il protagonista finalmente “reagisce”, rivelando sinceramente se stesso:
Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me.
Mersault, indifferente a tutto fuorché ai singoli istanti del suo esistere, muore come ha vissuto: ignorandone il valore e il significato, ma in piena coscienza, come forse nessun altro, almeno nelle pagine del romanzo, è stato capace di fare.
 
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