Dick, Philip K. - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

mazzimiliano

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Premetto che il titolo originale del libro è "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", ma gli hanno cambiato titolo almeno 2 volte e adesso lo si trova come Blade Runner, poichè è il libro che ha ispirato il famoso film del 1982. Si trova anche come "Il cacciatore di androidi".

E' la storia di Rick Deckard, un cacciatore di taglie, che si guadagna da vivere catturando androidi. La terra è diventata radioativa a causa della guerra mondiale, la maggiorparte delle persone sane sono emigrate sulle colonie nello spazio, sono rimasti solo gli "speciali", persone la cui intelligenza diminuisce giorno dopo giorno a causa della polvere radioattiva, e i nostalgici. Nelle colonie gli androidi sono accettati e ben visti, anzi a chi emigra dalla terra alle colonie ne viene regalato uno, ma sulla terra è proibito possederne e costruirne. Un gruppo di androidi però riesce a fuggire da marte e recarsi sulla terra. Inizia così la caccia da parte di Deckard, che vede l'occasione per guadagnare qualche soldo in più e comprarsi un vero animale in pelle e ossa, per sostiuire il suo animale meccanico, molto meno costoso. La storia prosegue con ironia e sarcasmo nella città di San Francisco del 1992 (che era nel futuro, rispetto a quando è stato scritto il libro), e si distingue abbastanza da quella trattata nel film omonimo, tranne che per il tema, e i nomi e ruoli dei protagonisti del film. Alcuni protagonisti e temi secondari del libro non compaiono nel film, ma nel libro sono ben caratterizzati e assumono un ruolo importante non tanto ai fini della narrazione, quanto per contribuire a sviluppare il senso di solitudine e smarrimento che pervade tutto il racconto.

Non vado oltre nel raccontare la storia per non rovinare la lettura, dico soltanto che l'ho trovato davvero un bel libro. La scrittura è molto fluida e tiene alta la tensione dall'inizio alla fine. La realtà in cui è ambientato il libro è molto meno "surreale" di quelle presentate in altri suoi libri (basti pensare a Ubik in cui fino alla fine non si capisce quale sia la vera realtà), ma vengono affrontati vari temi in modo brillante con delle allegorie a volte non facili da cogliere se letto in modo superficiale.
Memorabile quando, dopo l'ennesima litigata con la moglie, Rick dice, parafrasandolo, "ma come, io mi sforzo tanto, lavoro duro e rischio la vita per poter comprare uno struzzo vero, e lei non capisce!" Infatti avere un animale vero è considerato da tutti un privilegio, un ostentare il proprio benessere.
Il tema fondamentale è probabilmente il rapporto tra l'uomo e il diverso da sè, a più riprese il protagonista si trova di fronte grossi dubbi sulla natura degli androidi e ha sempre maggiore difficoltà a disfarsi di loro.

Io lo consiglio vivamente, ma non va letto in modo superficiale, perchè affronta varie tematiche tra le righe, ma in modo molto ironico e quasi surreale che potrebbe apparire assurdo e infantile, ma così non è.

Maggiori info: Il cacciatore di androidi - Wikipedia
 
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Bobbi

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Ecco il mio contributo:

Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è il titolo di un romanzo scritto nel 1968 da Philip K. Dick, il primo che leggo di questo autore; la fama di questo libro, e, probabilmente, di tutti i libri di Dick, si deve alla trasposizione cinematografica diretta da Ridley Scott, Blade Runner, del 1982, anno della morte dello scrittore.
E’ il primo libro di Dick che leggo (ma di sicuro non sarà l’unico!), e l’ho fatto sicuramente per attrazione dovuta al bellissimo, meraviglioso, impareggiabile Blade Runner. Molti lettori hanno lamentato la sostanziale differenza rispetto al film, e una fetta piuttosto consistente lo ritiene uno dei pochi casi in cui il film è superiore al libro, pertanto voglio subito chiarire la mia opinione in merito a questa presa di posizione: è una balla spaziale.
Io direi, invece, che è uno dei rari casi in cui il film e il libro, pur somigliandosi in maniera piuttosto superficiale, non sono in un reciproco rapporto di superiorità-inferiorità, ma di diverso punto di vista dell’intera vicenda, ed entrambi latori di bellezza e significato.
Il punto di vista del film è, sostanzialmente, quello dell’androide, o almeno sbilanciato dalla parte dell’androide; quello del libro è il punto di vista dell’umano. Deckard prende coscienza del progressivo processo di umanizzazione interiore degli androidi in entrambi, ma nel libro è il suo stesso sentimento a prevalere, il suo “essere umano” a sentirsi ferito dal gesto di far tacere per sempre una delle più belle voci della lirica, ricche di pathos, una voce che provoca gioia ed emozione in chi l’ascolta. Nel film si fa molta leva, soprattutto nella scena finale con Roy (che è giustamente la più famosa e mette i brividi ogni volta che la vede, da 20 anni a questa parte, a chi scrive) sul sentimento dell’androide, che si sente umano ma non viene riconosciuto come tale dagli umani. Nel libro è l’umano, Deckard (tra l’altro figura decisamente diversa e difficilmente sovrapponibile a Harrison Ford, che tuttavia è azzeccatissimo per il Deckard ridleyscottiano), a soffrire, è Deckard a provare empatia puramente umana per gli androidi, a provare attrazione e anche una certa dose d’amore per Rachael; di quel che provano loro gli importa in maniera relativa, e non perché sia un cinico insensibile (beh…un po’ lo è, in fondo è maschio! :p), ma perché, immagino, è la perdita dell’identità di essere umano come unico detentore di “umanità”, appunto, deve sembrargli intollerabile. Gli androidi vanno eliminati perché minano l’identità dell’essere umano; se la creazione dell’uomo eguaglia o supera in umanità l’uomo stesso, allora l’essere umano non ha neppure ragione di esistere, di sentirsi tale.
Nel libro, inoltre, è molto interessante la questione della nuova religione “empatica”, che si rivela attraverso uno schermo, e dei suoi oppositori, che sempre vanno in onda, ininterrottamente, su uno schermo televisivo; la scoperta dell’attore e del fondale dipinto etc, curiosamente non demolisce affatto la “falsa religione”, perché vero e falso, coerentemente con la figura dell’androide, non sono categorie assolute, ma sono interscambiabili e l’una non inficia l’altra: è veramente un aspetto affascinante del romanzo.
La faccenda degli animali elettrici, poi, è meravigliosamente inquietante ed è forse uno degli aspetti ingiustamente trascurati dal film (anche se il film aggiunge molto altro), e fa un po’ di tristezza vedere come, in fondo, non sia cambiato nulla nei confronti degli animali in un mondo in cui essi sono quasi estinti e tutto l’affetto di cui sono oggetto puzza di ostentazione dello status sociale, cosa ancor più avvilente in un pianeta preda di contaminazione radioattiva, spopolato di individui sani (che risiedono altrove), in cui davvero non c’è proprio nulla da ostentare.
In questo libro c’è molto di più di quel che ho riportato. Leggetelo e pensateci: contrariamente a molti romanzi di fantascienza questo non è superato dai tempi (se non dall’anno di ambientazione della fiction) e ripropone un’antica paura dell’uomo che si trasforma in una paura tutta nuova e pericolosamente realistica.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ho letto proprio oggi che Blade Runner è considerato dagli scienziati uno scenario attendibile per il futuro perchè molte delle cose rappresentate sono corrette dal punto di vista scientifico
 

Eve

Member
Da grande amante di un capolavoro come "Blade Runner" quale sono, non potevo assolutamente non leggere questo libro. Concordo con Bobbi quando sostiene che questo è uno di quei casi in cui libro e film, pur discostandosi l'uno dall'altro in modo piuttosto evidente, possono essere posti sullo stesso piano in quanto a qualità.
Uno dei contrasti più forti e interessanti tra libro e film, da cui deriva in modo estremamente naturale la differenza di punto di vista, trovo che stia nell'"inversione sei ruoli" tra Rachel e Deckard: nel film vediamo una Rachel fragile e triste, un essere al confine tra l'androide e l'umano, o meglio un androide con sentimenti umani, "salvato" dal suo amore per la persona che più dovrebbe odiare al mondo; nel libro invece vediamo una Rachel crudele e senza cuore, pronta a distruggere la vita di Deckard, un cacciatore di taglie in preda a una crisi esistenziale a causa del senso di colpa ma anche dei sentimenti che prova proprio per lei.
Mi è piaciuto molto anche tutto il discorso degli animali veri ed elettrici, che nel film è stato tagliato, per cui vorrei fare un appello: restituite al libro il suo vecchio titolo, è perfetto per lui! :mrgreen:

A proposito di quanto ha scritto elisa, anch'io avevo sentito dire che fra tutte le storie di fantascienza, Blade Runner sembra essere quella che più si avvicina ad uno scenario plausibile per il futuro. Per questo sono rimasta a dir poco a bocca aperta quando ho letto questo passaggio:
"Dapprima, stranamente, erano morte le civette. A quel tempo era stato quasi buffo: gli uccelli, imbottiti nella loro lanugine chiara, giacevano stecchiti qua e là, nei giardini e lungo le strade. [...] Dopo le civette, naturalmente, caddero anche gli altri uccelli"
Che sia già arrivata la polvere?! :paura::paura:
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Questo libro di Philip Dick, parla di un futuro possibile, come accennato negli altri commenti,
ma credo che ci parli anche del nostro presente.
Ci sono diversi spunti a proposito. In fondo il suo racconto parla di tensioni sociali
(indirettamente), consumismo, rapporto dell'uomo con la natura.
Quindi non parla soltanto di quello che potrebbe accadere, intrecciando la narrazione, con un storia d'azione. Rispetto al momento in cui ha scritto il romanzo, tutti i temi che ho elencato sono ancora di stringente attualità, come lo erano allora.
Ho letto altri due libri di Dick e devo dire che, ad oggi, questo mi sembra il migliore.
Voto 4/5.
 

darida

Well-known member
Cacciatore di Androidi

Non mi risulta facile esprimere un giudizio su questo romanzo, poiche' la lettura ha subito per gran parte del tempo l'ingombrante confronto con il -capolavoro- cinematografico tratto: "Blade Runner" di Ridley Scott

Solo verso la fine ho avuto modo di apprezzare gli aspetti filosofici della narrazione, le grandi domande le poche risposte, la forza di vivere un giorno ancora,con tutte le incertezze le paure...
lo stile di scrittura e' fin troppo semplice,a tratti quasi infantile, senza dubbio scorrevole.

Tuttavia, in questo scenario post-apocalittico desolante, da incubo, non mi sono mai sentita veramente coinvolta, come lettrice ho avuto qualche momento di calo di attenzione, credo di aver perso il treno con Dick: letto fuori tempo nel tempo sbagliato,non ho colto l'attualita' l'ho recepito abbastanza datato...capita :wink: :)
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
A completamento di quanto detto nei vostri interventi, inserisco questa notizia pubblicata da alcuni organi di stampa a partire dal 18 maggio:

"Ridley Scott annuncia: giro il sequel di Blade Runner".

Per la gioia di tutti i fan di questo genere.

:HIPP
 

velmez

Active member
La cosa che ho apprezzato di più è il risvolto psicologico-sociale che Dick dà alla fantascienza: avevo il terrore di finire in un vortice di azione e suspance che avrebbe rovinato tutto! Ho amato particolarmente il fatto che i ritiri degli ultimi 3 androidi si siano svolti senza intoppi e poi gli ultimi due capitoli! Spoiler! Lì ho avuto davvero il terrore che Rick finisse male, invece la scelta del "ritorno a casa" la trovo appropriata. (mi dicono invece che il film ha un happy ending :W)

ho trovato molto interessante la teoria sull'empatia: probabilmente anch'io sarei risultata un androide...

Credo che ci sarebbero da scrivere interi libri sul ruolo che ha l'empatia nella nostra società: l'empatia è il collante tra gli esseri umani, ma d'altra parte l'empatia è considerata anche una debolezza, basti pensare alle pubblicità: in quante agiscono proprio sull'empatia come potere di convinzione? o a molti programmi televsivi o servizi di alcuni pessimi telegiornali?

nel complesso mi è piaciuto molto, mi ci sono immedesimata in pieno, credo però di doverci riflettere ancora un po' su, continuerò a seguire il Gruppo di Lettura!
 

elisa

Motherator
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modificato il titolo da Blade Runner a "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" come catalogato in molti scaffali virtuali e reali.
 

Lin89

Active member
Il bello di questo libro è che secondo me pare non dirti nulla, non esprimere un messaggio, non darti nulla in termini di emozioni, ma in realtà fa riflettere molto su vari aspetti del nostro quotidiano e della nostra esistenza.
Scritto in maniera semplice, magari quasi asettica (proprio come se l'avesse scritto un androide del romanzo! :mrgreen:), ma personalmente mi è arrivato nel profondo della mente. Mi ha spalancato un cassetto, quello della tecnologia, mi ha fatto riflettere su come la vedessero nel '68 (anno di pubblicazione del libro) e su come la vediamo ora noi (che può sembrare una visione simile, ma in realtà è tanto differente). Mi ha fatto riflettere su come definiamo e cosa caratterizza quella qualità che ci contraddistingue: l'umanità. Mi ha fatto riflettere sull'empatia e sull'ipocrisia. Mi ha anche dato modo di apprezzare il genere fantascientifico di cui avevo poche nozioni. :)

Consigliatissimo. :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
finito di leggerlo ieri e posso subito dire che il libro ha due marce, una bassa, quella del racconto e della scrittura che secondo me non sono sempre all'altezza, e un'altra alta, quella delle intuizioni, degli spunti, dei percorsi di pensiero dislocati nel romanzo che sono la materia preziosa dell'opera stessa. Idee pregiate per uno stile poco curato, poco narrato, che avrebbe avuto bisogno di uno scrittore di maggior "stazza", manca per me quello che è l'anima di un romanzo, la sua inconfondibile cifra. Tanto di cappello alle riflessioni e alla bella mente che ci sta dietro, un po' meno al narratore.
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Niente, non ce l'ho proprio fatta a leggerlo...la fantascienza è qualcosa di lontano dal mio ideale di 'bel libro'. Ho abbandonato ogni tentativo dopo 3 capitoli (letti in dieci giorni).
 

ayla

+Dreamer+ Member
finito di leggerlo ieri e posso subito dire che il libro ha due marce, una bassa, quella del racconto e della scrittura che secondo me non sono sempre all'altezza, e un'altra alta, quella delle intuizioni, degli spunti, dei percorsi di pensiero dislocati nel romanzo che sono la materia preziosa dell'opera stessa. Idee pregiate per uno stile poco curato, poco narrato, che avrebbe avuto bisogno di uno scrittore di maggior "stazza", manca per me quello che è l'anima di un romanzo, la sua inconfondibile cifra. Tanto di cappello alle riflessioni e alla bella mente che ci sta dietro, un po' meno al narratore.

Credo che non sarei mai riuscita a esprimere questo concetto in modo così chiaro come ha fatto Elisa, mi ritrovo pienamente in quello che ha scritto.
Indubbiamente il libro ha tanti colpi di genio, la palta, il Mercerianesimo, il concetto di empatia, il personaggio di Isidore e l'ambientazione stessa, ma nonostante mi renda conto della grandezza e della profondità della storia non sono mai riuscita veramente ad appassionarmi, a incuriosirmi, non dico che ho dovuto sforzarmi per arrivare alla fine, ma non è mai scattato il feeling, non c'è mai stata l'intesa, non so se sia colpa dello stile come dice Elisa o forse è proprio il genere della fantascienza a non entrare tra i miei gusti.
Per togliermi questo dubbio, leggerò sicuramente qualcos'altro dell'autore e del genere.
 

Apart

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Dick K., Philip - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

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Bellissimo libro, da cui è stato tratto il film, altrettanto bello, Blade Runner!
La storia si sa già: Rick Deckard è un poliziotto, un cacciatore di taglie, il cui compito affidatogli è di eliminare i 5 androidi rimasti, gli unici equipaggiati da un sistema ultramoderno, il Nexus 7, che permette loro di essere intelligenti quanto gli umani, di sviluppare una capacità di vita molto simile alla loro, fatta eccezione per la capacità di empatia, peculiarità strettamente umana.
Siamo in una S. Francisco futuristica, cupa e decadente, sporca, invasa dalle radiazioni atomiche. Tutto è pervaso da un alone di disfacimento, di morte. La caccia agli androidi si rivela per Dick possibilità per riflettere su se stesso, sulla sua vita, su dove sta andando l'umanità, ma soprattutto per riflettere sulla dignità della vita di macchine che sono (quasi) umane, se non fosse per il ricordo che sono state create artificialmente dall'uomo. Perchè far fuori una macchina come Luba, in grado di incantare con il suo canto, la sua voce, capace di trasmettere emozioni? Quando Rick Deckard comincerà a porsi queste domande, si intensificheranno i suoi turbamenti, le sue crisi, le sue profonde riflessioni. Perchè il confine uomo-macchina è diventato talmente labile che c'è da confondersi su chi sia uomo e chi sia macchina. E allora quando Dick finirà a letto con Rachel, l'androide donna, capace di suscitare in lui un desiderio sessuale, delle emozioni? Il libro mostra un'umanità confusa, insicura di sè, che da la caccia al diverso, l'androide, per stabilire un confine, per paura di perdersi definitivamente, smarrita quasi ormai la differenza e dunque la propria identità.
Molto bella anche la figura di Isidore, considerato dall'umanità uno speciale, un "cervello di gallina", dunque emarginato, eppure l'unico capace di generosità, di altruismo, che si tratti di rivolgerlo a una "cosa" piuttosto che a un essere umano non fa differenza.
Nel libro compaiono delle differenze rispetto al film: fra le tante, la presenza di animali elettrici, un surrogato di quelli veri, naturali, cercati e voluti dagli uomini per soddisfare le esigenze di una massa di individui frustrati, depressi; e poi Mercel, il semi-Dio a cui si rivolgono senza troppa convinzione gli uomini del futuro.
Gran bel libro dunque, c'è tanto qui dentro, e ci sarebbero moltissime altre riflessioni da fare, ma non vado oltrei. Edizione Fanucci a soli 6.90 euro!
A presto Philip, non vedo l'ora di leggere altre tue storie!
 
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Apart

New member
Lui finì di spogliarla, mettendo a nudo i suoi lombi pallidi e freddi.
"Ci perdiamo qualche cosa?" ripetè. "Non lo so; non ho termini di confronto. Che si sente ad avere un figlio? Anzi che si sente a essere nati? Noi non nasciamo mica; non cresciamo; invece di morire di malattia o di vecchiaia, ci consumiamo come formiche. Sempre le formiche: ecco che cosa siamo. Cioè, non te. Voglio dire, io: macchine chitinose dotate di riflessi, che non sono veramente vive." Girò la testa d'un lato e gridò: "Io non sono viva! Non stai per andare a letto con una donna. Cerca di non rimanerci male, va bene? Hai mai fatto l'amore con un androide prima d'ora?".
 

Valuzza Baguette

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Che dire,avevo già avuto modo di apprezzare questo autore avendo letto alcune raccolte di racconti e per me questo libro è stata l'ulteriore conferma del genio di Philip K.Dick,sempre attuali le tematiche che affronta nascoste tra le righe,l'empatia,la solitudine,il rapportarsi con altre specie viventi e non.
Geniali le sue trovate,come il regolatore d'umore da impostare in base all'umore che si desidera avere (con tanto di combinazione di tasti da premere nel caso non si abbia voglia di utilizzare il regolatore d'umore :mrgreen:) )
inoltre mi piacciono sempre gli scenari apocalittici che riesce a creare
Leggerò piano piano tutti i suoi romanzi.
 
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