Ho letto l'edizione pubblicata da Nord nel 1986, quindi per me questo libro si intitolerà per sempre "Cacciatore di androidi", sebbene il titolo riportato qui sia certamente più fedele all'originale. Al di là delle sottigliezze, dirò che l'ho appena finito - anzi divorato - ed ho i brividi. Brividi dovuti al fatto che questo libro è andato ben oltre le mie basse aspettative... mi ha catturata, letteralmente, forse favorito dal fatto che, per difficoltà dovute alla mia cecità, non ero mai riuscita ad apprezzare la trasposizione di Scott. Se ci mettiamo pure il fatto che non amo la fantascienza e che preferisco storie ancorate alla realtà, beh, questo libro non partiva bene. Poi, grazie alla sfida "Adotta un autore" mi ci sono avvicnata e, incredibilmente, mi è piaciuto moltissimo, tanto che l'ho finito in poche ore. Ciò che più ho apprezzato sono state le implicazioni psicologiche e sociologiche, in particolare l'importanza dell'empatia che, in fin dei conti, è ciò che ci differenzia dalle altre forme di vita, anche più dell'intelligenza. Mi ritrovo molto nel commento di Velmez, solo che io al test sarei risultata forse eccessivamente umana! Ovvio che consiglio la lettura di questo libro, presenta molti spunti di analisi.