I Templi
Un devoto di Shiva esegue la Puja al Lingam, che ne è il simbolo.
I templi indiani (i Mandir) hanno ereditato dei riti e delle tradizioni antiche e molto elaborate, ed occupano uno spazio speciale all'interno della società indiana. Normalmente sono dedicati ad una divinità principale e a delle divinità subalterne, associate alla divinità principale. Alcuni templi sono tuttavia dedicati a divinità multiple. Quasi tutti i templi maggiori sono costruiti in accordo con gli agama shastra, e sono meta di pellegrinaggio.
Per molti induisti, i quattro Shankaracharya (i responsabili dei monasteri di Badrinath, Puri, Sringeri e Dwarka - quattro tra i monasteri più sacri- e per alcuni anche un quinto, quello di Kanchi) sono considerati come i principali "patriarchi" dell'induismo.
Il tempio è un luogo per ricevere il darshan (la visione della divinità), per la puja, per la meditazione e per altre attività religiose. La puja, o adorazione, è generalmente rivolta ad una murti (statua o icona nella quale si invoca la presenza divina), congiuntamente a canti e preghiere sotto forma di mantra. L'adorazione delle murti è fatta quotidianamente all'interno dei templi, e fa parte integrante della bhakti. La maggior parte delle case indù ha una stanza o uno spazio consacrato per l'adorazione quotidiana e la meditazione religiosa.
La non-violenza e la dieta vegetariana [modifica]
Krishna insieme a Radha e una vacca
Ahimsâ è un concetto che raccomanda la non-violenza e il rispetto per tutte le forme di vita. Il termine ahimsâ compare per la prima volta nelle Upaniṣad e nel Raja Yoga, è la prima delle cinque yama, o voti eterni, le restrizioni dello
Yoga.
Molti induisti praticano il vegetarismo come una forma di rispetto per ogni forma di vita senziente. Esso inoltre è raccomandato per le sue virtù purificatrici (sattva) come un modus vivendi sano e igienico. Al giorno d'oggi, secondo le stime, il 30% della popolazione indù adotta una dieta vegetariana: questa è molto praticata soprattutto dalle comunità ortodosse dell'India del Sud, in alcuni stati del Nord come Gujarat, e in molti eremi di brahmana. Questa dieta è basata principalmente su latte e vegetali; qualcuno evita anche l'aglio e la cipolla poiché si crede abbiano proprietà rajasiche, vale a dire passionali.
Gli induisti che mangiano la carne per lo più si astengono dal consumo di carne di vacca, e qualcuno si astiene anche dall'utilizzo di prodotti come il cuoio. La maggior parte degli indù considera infatti la vacca come il miglior esempio della benevolenza degli animali e, poiché è l'animale più apprezzato per il latte, è riverito e rispettato come una madre. Di conseguenza non stupisce il fatto che nella maggior parte delle città sante indù sia vietata la vendita di carne di mucca (spesso di qualsiasi tipo di carne) e che esistano dei divieti sull'abbattimento delle mucche in quasi tutti gli Stati dell'India. La pratica di sacrificare delle capre o altri animali nei templi della Dea madre è scomparsa a causa delle critiche degli altri indù.
La religione vedica: le origini dell'Induismo
Restano pochissime informazioni sull'Induismo primitivo. I documenti più antichi conosciuti sono i Veda, che si ritiene siano stati codificati nella loro forma attuale secoli prima delle prime versioni scritte note e trasmessi con esattezza per tradizione orale. I testi più antichi sono scritti in una variante arcaica di sanscrito, e presentano delle somiglianze con i testi dello Zoroastrismo. Di fatto, il sanscrito e l'avestico, la lingua dello Zoroastrismo, sono lingue molto vicine. L'età dei Veda e l'origine dei loro autori sono dei soggetti controversi, sebbene appaia chiaro che la religione vedica avesse tratti molto arcaici, strettamente connessi con l'arcaica società indoeuropea.
Le scritture sacre
Le scritture sacre dell'India antica si classificano in tre categorie: i Veda, le scritture della religione vedica, da cui deriva l'induismo moderno, le scritture induiste post-vediche, e le scritture dei movimenti dissidenti come il jainismo ed il buddhismo. Questi ultimi testi costituiscono una reazione ai Veda, ma vi restano fortemente legati in termini di insegnamenti e di concezione generale della vita. Qui verranno esaminate solo le prime due categorie.
La Shruti: I Veda
I Veda sono considerati i testi religiosi più antichi del mondo, e vengono definiti in sascrito "Śruti" o "Shruti" (ciò che è stato ascoltato/rivelato). Si dice infatti che siano stati rivelati dallo Spirito Supremo (Brahman) o da Dio ai rishi, durante uno stato di meditazione profonda. I Veda sono stati tradizionalmente trasmessi oralmente da padre in figlio, da maestro (guru) a discepolo. Successivamente vennero trascritti da un saggio chiamato Vyāsa o Vyāsadeva, il compilatore. Sulla base di vari indizi e riferimenti interni ed esterni ai testi, i ricercatori hanno avanzato ipotesi molto diverse sulla datazione dei Veda, dal 5000 al 1500 a.C.
Secondo la visione induista tradizionale, i Veda sono senza inizio né fine, e le verità in essi contenute sono eterne, e non sono creazioni umane, a differenza degli insegnamenti di Buddhismo e Giainismo.
La tradizione vuole che i Veda siano stati suddivisi in quattro parti dal grande rishi di nome Vyasa, ovvero Rig Veda, Yajur Veda, Sama Veda e Atharva Veda.
Il Rig-Veda contiene dei mantra per invocare i deva per il rito del sacrificio del fuoco (Yajña); il Sama-Veda contiene dei canti per lo stesso sacrificio; lo Yajur-Veda contiene delle istruzioni per la celebrazione di riti; l'Atharva-Veda comprende dei carmi filosofici e semi-magici (contro i nemici, le malattie, e gli errori commessi durante i riti).
Ciascuno è diviso in quattro sezioni:
* Samhitâ: mantra e inni
* Brâhmana: testi liturgici e rituali
* Âranyaka: la sezione teologica
* Upaniṣad: la sezione speculativa
I Veda sono testi pieni di misticismo e di allegorie. Molte scuole filosofiche come l'Advaitismo incoraggiano ad interpretarli filosoficamente e metaforicamente, ma a non prenderli troppo alla lettera. Il suono dei mantra è considerato purificante, e per tale motivo c'è un'attenzione rigorosa per l'erudizione e la pronuncia corretta.
La religione vedica, in particolare durante il suo periodo arcaico, era differente dall'induismo attuale per numerosi aspetti, tra i quali, ad esempio, il riferirsi alle donne come autorità religiose (con l'esistenza di donne rishi), l'apparente mancanza della credenza nella reincarnazione, ed un pantheon differente (con Indra a capo degli Dei).
La Smriti: Le scritture post-vediche
I testi sacri più recenti dell'induismo sono denominati "Smṛiti" o "Smriti" (ciò che è ricordato, memoria, tradizione).
Mentre la letteratura "Shruti" è scritta in sanscrito vedico, la Smriti è scritta in sanscrito classico, più semplice e comprensibile, o in prâkrit, la "lingua comune". Maggiormente accessibile a tutti, la letteratura Smriti ha conosciuto una grande popolarità all'interno di tutta la società indiana sin dalle origini. Anche oggi la maggior parte del mondo induista ha più familiarità con la Smriti, divulgata anche attraverso telefilm, film, rappresentazioni, balletti, dipinti, sculture, racconti, ed altre forme artistiche, a differenza di una Shruti divenuta di esclusiva pertinenza dei brahmana. La Smriti, con le sue storie di re, eroi e Dei, corrisponde dunque alla letteratura popolare, ed assolve ad una funzione didattica e divulgativa, malgrado, in caso di apparente contraddizione, la Shruti venga riconosciuta come prioritaria.
La letteratura Smriti comprende:
* Gli Itihasa: le epopee del Râmâyana e del Mahâbhârata, che racchiude al suo interno la famosa Bhagavad-Gita
* I Purâna: diciotto maggiori (Maha Purana) e diciotto minori (Upa Purana)
* Gli Âgama: 28 trattati teologici, completati dagli Upâgama (Âgama minori) e dai
* Darshana, testi filosofici.
Anche i Dharmashâstra (Libri della legge) fanno parte della Smriti.
La filosofia dell'induismo [modifica]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Vedānta, Advaita vedānta, Yoga e Darshana.
Peculiare dell'induismo è il suo intimo legame con la filosofia e con la scienza in generale (sia scienze sociali che fisiche). Contrariamente all'Occidente, in cui infatti numerosi furono i conflitti ed i punti di attrito tra Scienza e Religione, l'induismo accetta e digerisce ogni nuova scoperta, inglobandola nel proprio sistema filosofico.
In un testo di mitologia sono così presenti informazioni di teologia, astronomia, filosofia e molto altro ancora: leggere un Purāṇa (ad es. il Bhāgavata Purāṇa) è prima di tutto leggere un'enciclopedia.
Gli studiosi distinguono due filoni filosofici principali: le filosofie astika, che riconoscono l'autorità dei Veda (ossia le sei darshana: Samkhya, Nyaya, Vaisheshika, Purva Mimamsa, Yoga e Vedānta), e le filosofie nastika, che invece li respingono (Giainismo, Buddhismo, Chārvāka ed Ateismo).
Purva-Mimamsa
L'obiettivo principale della scuola del Purva Mimamsa è quello di stabilire con forza l'autorità dei Veda. Il contributo più rilevante della scuola, di conseguenza, è quello di avere formulato delle regole d'interpretazione dei Veda. I suoi aderenti hanno creduto fermamente che la vera conoscenza fosse provata con evidenza, ed hanno cercato di scoprire la base del ritualismo vedico attraverso la ragione. La Mimansa forma la base del ritualismo nell'induismo contemporaneo, che appare spesso affatto politeista.
Yoga
Nell'induismo lo Yoga è una disciplina sia fisica che psicologica che spirituale. La parola yoga significa unione, ed è generalmente interpretata come l'unione con Dio,con l'assoluto, l'integrazione tra corpo, spirito e anima, ma il significato letterale è "unione tramite soggiogamento", in quanto la radice sanscrita yug indica il "soggiogare", per cui viene anche interpretato come l'unione dovuta allo spirito che soggioga la materia, ovvero il corpo, la manifestazione materiale. Scopo dello yoga è il Mokṣa, la liberazione dal (samsara), la ruota eterna delle rinascite, e quindi dalla reincarnazione stessa, come conseguenza dell'annullamento del (karma) accumulato in vita. La liberazione, a sua volta, è conseguenza diretta del raggiungimento del samadhi assoluto (senza seme, senza oggetto), ovvero l'ultimo passo di tutto il cammino dello yoga. Lo yoga cerca di raggiungere la liberazione attraverso il distacco dello spirito (purusa) dalla natura materiale (prakŗti), ovvero attraverso la liberazione dello spirito dall'inganno di identificarsi con la manifestazione materiale, considerata la causa prima di tutte le sofferenze umane è infatti proprio l'ignoranza, da leggersi come ignoranza ontologica, chiamata (avidya). Gli strumenti messi a disposizione, secondo la codifica di (Patanjali) contenuta nello (Yoga Sutra), il più antico trattato scritto di yoga, sono la meditazione, gli esercizi fisici e respiratòri e spirituali. In tutto vengono elencati otto passi della disciplina, che pende il nome di (astanga yoga) (yoga in otto parti): (yama) e (niyama), le pratiche etiche(asana), le posture fisiche (pranayama), la scienza del respiro e dell'energia (prana), (pratyahara) ovvero il ritiro dei sensi, che compongono lo yoga cosiddetto esterno, e poi le tre membra dello yoga interno (antar yoga), ovvero (dharana) il mantenimento della concentrazione, (dhyana) la meditazione, e il (samadhi), la beatitudine (ananda) che può differenziarsi in 'con seme', ovvero in cui c'e' ancora una traccia di manifestazione materiale nella coscienza, o 'senza seme', dove lo stato di beatitudine è assoluto, perché il tutto è oggetto stesso e insieme soggetto del momento meditativo.
Uttara-Mimamsa o Vedānta [modifica]
La scuola dell'Uttara-Mimamsa (sanscrito "Uttara", posteriore), chiamata anche Vedānta, è probabilmente il pilastro centrale dll'induismo, ed è stata certamente responsabile di un nuovo insegnamento filosofico e meditativo, del rinnovamento e della rinascita dell'induismo e della filosofia indiana. Esistono sei sotto-scuole del vedānta, la più celebre delle quali è l'Advaita vedānta fondata da Adi Shankara. I Vaishnava, adoratori di Krishna, seguono un'altra scuola del vedānta, l'"Acintya Bhedabheda", fondata da Caitanya Mahaprabhu, in forte disaccordo con l'Advaita Vedānta.
L'induismo nel mondo [modifica]
Diffusione dell'Induismo
L'India, Mauritius ed il Nepal sono nazioni a maggioranza induista. Il Nepal fino all'avvento della repubblica è stata l'unica nazione in cui l'induismo era la religione ufficiale.
L'Asia del Sud Est è diventata in larga parte induista dopo il III secolo, e fece parte dell'Impero Chola intorno all'XI secolo. Quest'influenza ha lasciato numerose tracce architettoniche, come la famosa città-tempio di Angkor Vat o tracce culturali come le danze del Bharata Natyam e del Kathakali. L'isola di Bali è a maggioranza induista, nel mezzo dell'arcipelago indonesiano, a maggioranza islamica. La stessa Indonesia ha conservato come proprio simbolo nazionale Garuda, il gigantesco uccello che trasporta Vishnu.
Si trovano altresì minoranze induiste in molti paesi: Bangladesh (11 milioni), Myanmar (2,1 milioni), Sri Lanka (2,5 milioni), Stati Uniti (1,7 milioni), Pakistan (1,3 milioni), Sud Africa (1,2 milioni), Gran Bretagna (1,2 milioni), Malesia (1,1 milioni), Canada (0,7 milioni), Fiji (0,5 milioni), Trinidad e Tobago (0,5 milioni), Italia (0,5 milioni) - cfr. Induismo in Italia -, Guyana (0,4 milioni), Paesi Bassi (0,4 milioni) e Suriname (0,2 milioni)