prosit!
Nella parte in grassetto ti sei dimenticato forse un "non"?
No, Dory, non mancava nessun “non”. Per quel che riguarda ciò che volevo esprimere confermo la lettura che ne ha dato Mizar.
E’ proprio di lì che partivo per porre la domanda “cosa è il genio?” con il ragionamento per esclusione - approccio tipico quando non si sa, o almeno io non so che pesci prendere - provare a capire “cosa è qualcosa” per approssimazioni successive e cominciando con l’individuare “cosa non è”, con cui concludevo il post.
Completa decorrelazione quindi, per parte mia almeno, tra genio e morale/etica etc etc… Sulle ragioni per cui mi sento di sostenere questa decorrelazione (assolutamente totale, sia causale che effettiva che funzionale) non mi soffermo a lungo. E’ stata, a mio modo di vedere almeno, ampiamente illustrata in vari post in particolare di Mizar e D=i che sottoscrivo in pieno.
Condivido a tal punto le loro argomentazioni da scavalcarli a sinistra per un attimo ed accennare al fatto che, tanto per complicare la faccenda, il genio non solo può annidarsi sia in persone morali che amorali (quale che sia il metro di giudizio) ma che esso può essere a servizio del bene (la penicillina? Madame Courie ed i raggi X?) e del bello (la Cappella Sistina? La Gioconda?) ma ache al servizio del male. Mi viene in mente von Braun per dirne una. Progettava a servizio di Hitler le V1 e le V2 con cui veniva bombardata Londra nel corso della seconda guerra mondiale. Progettò il Saturno 5, il razzo con cui siamo stati capaci di arrivare sulla luna: “un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” disse Armstrong al momento di fare l’ultimo saltello dalla scaletta del LEM per imprimere, primo uomo nella storia, la sua orma sul polveroso suolo selinta. Che von Braun fosse un genio nel campo della ingegneria aerospaziale è fuori questione. Completa decorrelazione quindi, non solo da questioni etico/morali, ma anche sulle finalità e sull’oggetto ((Arte? Ingegneria? Pensiero matematico? Scienza medica?) dell’agire del genio.
E allora? La faccenda, almeno a me, si presenta complicata. I diversi piani di analisi e riflessione si intersecano in un groviglio complesso e multidimensionale, mutevole a seconda del parallasse d’osservazione.
Per parte mia comincio a metter da parte i campanelli di allarme che han suonato nella mia testa nel leggere le varie riflessioni, campanelli intendo dire, lì dove leggendo ho avvertito una corrispondenza, uno spunto, un qualcosa che può portare ad altro una sorta di istintiva risonanza con la questione sul tappeto, anche se, confesso, tutto è al momento è molto sfocato, nella mia mente almeno.
Dunque, i miei campanelli.
Brethil:
Per me la genialità è sinonimo di creatività, ovvero percorrere strade alternative vedendo soluzioni dove gli altri vedono strade senza uscita
Sally:
non segue le vie comuni per arrivare dove vuole
Vladimir:
l'importante, ripeto, è il saper guardare in maniera nuova su un fenomeno.
Sir :
quegli individui che nascono con una predisposizione, di vario tipo, per il calcolo, la logica et similia. Non che si tratti, peraltro, di una catalogazione corretta: hanno qualcosa in più, ma anche qualcosa in meno, basti vedere l'esempio degli autistici. E' semplicemente una divergenza rispetto alla norma comune che sta tra la percezione e la prima rielaborazione
Mizar:
E' difficile pensare che un genio è solo un essere umano ed in questo v'è la traccia della sua normalità/diversità possibile?
D=i:
Il genio, dunque, è mistero del pensiero che esplode in se stesso, che travalica e inventa; talvolta abusa per nutrirsi dell'audacia del pensiero pensante. Eureka! gridò fiero Archimede; anni dopo, pur sapendo di cosa la sua invenzione consista, non v'è modo alcuno di sapere quale pensiero abbia accompagnato il suo inventare (…) Se è vero che la scoperta è imitabile e pertanto spiegabile, non lo è l'atto cognitivo che l'ha elaborato; d'altronde questo problema si trascina all'interno delle scienze da secoli ormai, forse l'ultimo dei grandi misteri insoluti, senza trovare alcuna soluzione soddisfacente - probabilmente è l'ultima tessera filosofica a separarci dall'assimilazione alla macchina. (…) E' poca cosa trovare una soluzione ad un problema dato; quella è (per così dire) solo intelligenza. Rendersi conto del problema, questa è la sfida vera.
Dory:
Non sono d'accordo sul fatto che il genio sia un uomo con "inevitabile apertura mentale" né tantomeno che "possieda capacità critica per porsi di fronte alla morale". La genialità di solito è rivolta verso un ambito ben preciso del sapere (…) Con questo voglio dire che una persona geniale difficilmente lo è in tutti i campi, e anzi, la sua specificità lo rende anche abbastanza indifferente a tutto il resto, magari un grande filosofo che si occupa di problemi fondamentali della vita, è poi un pessimo padre. Bada, questo è solo un esempio!!
Mi restano quindi al momento nella testa i concetti di:
-creatività
-originalità
-normalità/diversità possibile in ragione del “solo” appartenere al genere umano. (Mizar e D=i sembrano sostenere, ed in tal caso io con loro, che tutto il resto, fosse anche solo un piccolo passetto in più rispetto all’appartenenza al genere umano, sic et simpliciter, come condizione necessaria anche se non sufficiente, in qualsiasi direzione, di fine, di mezzo, di oggetto, morale, etica, religiosa, etc etc…, sembra essere sovrastrutturale ai fini del nostro ragionamento..
-complessità (insolubile mistero?) dell’atto cognitivo
- parzialità, limitatezza del campo di azione, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, della capacità di agire e produrre in “modo geniale” da parte di una singola persona. (l’osservazione di Dory si porta dietro la considerazione, notevole credo, anche se può suonare ovvia, che l’andare “oltre”, l’allargare il fronte, è affare dell’umanità intera, nel corso delle generazioni. Non fosse altro che per finitezza di forze e tempo del singolo, oltre che al fine di evitare pericolose asimmetrie di sviluppo…)
Mi intrigano molto infine i concetti di “saper guardare in maniera nuova su un fenomeno” e della capacità di “rendersi conto dell’esistenza di un problema” come “vera sfida”, che così, d’acchitto, se immaginiamo il fluire nel tempo di un’azione e produzione geniale, mi viene da porre temporalmente come primo segmento del processo.
Mah! Comincio a mettere da parte dicevo i miei campanellini dicevo … vediamo un po’ cosa ne viene fuori… :?
PS
tutto ok tranquilli, non è impazzito non vuole mettersi a suonare campanelli in piena notte... solo il tipico modo di procedere “zefiriano”… tutti i pezzettini bene in vista via via che se ne trova uno…
Ecco qui: bottiglia di porto per gli amici che sono intorno al tavolo.. D’altro canto, star lì a chiacchierare, magari fino a tarda notte e bottiglia di vino… una delle cose che rende la vita degna d’esser vissuta… Click! Accendo… Sigaretta.. Prosit!:wink: