Cosa è il genio?

Sir

New member
Credo che la definizione stessa di "genio" sia ormai un po' fuori fuoco.
Se si parla di una particolare abilità innata, allora posso riconoscere come geni quegli individui che nascono con una predisposizione, di vario tipo, per il calcolo, la logica et similia. Non che si tratti, peraltro, di una catalogazione corretta: hanno qualcosa in più, ma anche qualcosa in meno, basti vedere l'esempio degli autistici. E' semplicemente una divergenza rispetto alla norma comune che sta tra la percezione e la prima rielaborazione. Come quegli individui dotati di una memoria straordinaria: la loro memoria in realtà è "difettosa", parassitaria, è priva dei filtri di cui l'evoluzione ci ha portati a disporre pertanto li "costringe" a percepire e notare moltissime cose. *

Il cosiddetto genio artistico di cui si sta parlando, invece, non mi dice molto: si tratta in sostanza di essere più o meno fortunati nel disporre di una condizione stimolante e più o meno bravi nello sfruttarla. Non a caso, come avete già ampiamente sottolineato, sono considerate "geni" persone di ogni tipo, abitudini e carattere.


* non me ne vogliano eventuali psichiatri e neurologi, non ho una conoscenza manualistica dell'argomento ed ho usato la terminologia a mio giudizio più adatta tra quella a me familiare per esprimere questo concetto, che mi era stato spiegato in maniera più precisa ed esaustiva.
 

Mizar

Alfaheimr
Mizar dipende da cosa intendi tu per sregolatezza. Per me significa vivere secondo regole proprie e ciò non significa per forza avere un comportamento amorale :)
E' proprio questo ciò che cerco da vari post di far capire. Si tratta di questioni...etiche, appunto. Quindi, come non mai, fumose e di difficile dirimibilità.
Di questo passo, con classificazioni quali: "i geni sono spesso non moralmente conformi a..." si finisce con il fare una grande confusione in cui ogni cosa è moralmente inaccettabile; e viceversa. Si finisce per credere che coloro di cui leggiamo libri o ascoltiamo musica fossero dei "diversi" o degli "sregolati" sol perché oppiomani o perversi. Ma non è così.
E' difficile pensare che un genio è solo un essere umano ed in questo v'è la traccia della sua normalità/diversità possibile?

Il cosiddetto genio artistico di cui si sta parlando, invece, non mi dice molto: si tratta in sostanza di essere più o meno fortunati nel disporre di una condizione stimolante e più o meno bravi nello sfruttarla. Non a caso, come avete già ampiamente sottolineato, sono considerate "geni" persone di ogni tipo, abitudini e carattere.
EsssSattamente
 

Dory

Reef Member
Si finisce per credere che solo coloro di cui leggiamo libri o ascoltiamo musica fossero degli oppiomani o dei perversi. Ma non è così.


Ma certo che non e' cosi' Mizar!! Tutto il genere umano e' perverso, non solo i geni... qui non si salva proprio nessuno!!! :W:mrgreen:
In ogni caso questa discussione e' sui geni, non sulle persone normali, quindi mi pare che quella sia una tua deduzione su qualcosa che di fatto non e' stato mai detto.
 

Mizar

Alfaheimr

Ma certo che non e' cosi' Mizar!! Tutto il genere umano e' perverso, non solo i geni... qui non si salva proprio nessuno!!! :W:mrgreen:
Appunto. E' quello che dico anch'io :mrgreen: Mi stai dando ragione...

Addio geni sregolati...chi più chi meno, sregolati lo siamo tutti
 

Dory

Reef Member
Il cosiddetto genio artistico di cui si sta parlando, invece, non mi dice molto: si tratta in sostanza di essere più o meno fortunati nel disporre di una condizione stimolante e più o meno bravi nello sfruttarla. Non a caso, come avete già ampiamente sottolineato, sono considerate "geni" persone di ogni tipo, abitudini e carattere.

Ma qui non si parla nemmeno del genio artistico. Zefiro ha fatto l'esempio di una donna che ha inventato un sistema di scambio di frequenze, una cosa del genere... quindi tutto e' partito proprio da un genio del tipo capacita' matematiche, logiche etc. Poi pero' ci siamo persi di vista questo punto di partenza... :ad:
 

Mizar

Alfaheimr
Ma qui non si parla nemmeno del genio artistico. Zefiro ha fatto l'esempio di una donna che ha inventato un sistema di scambio di frequenze, una cosa del genere... quindi tutto e' partito proprio da un genio del tipo capacita' matematiche, logiche etc.
Per me è arte
 

Mizar

Alfaheimr
Dovremmo chiedere ad El tipo, forse lui ci puo' illuminare sulle diverse aree del cervello cui competono le diverse abilita'.
...........
ph34r.gif
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Cosa è il genio? Chi è un genio? Cosa lo definisce? Quali sono le sue caratteristiche? Dove si annida?
Io non so rispondere. Ne avete idea?

Chiunque si sia mai accostato alla lettura di Wertheimer o, più in generale, della (apparentemente) superata corrente della Gestalt non può prescindere da tale domanda; quali sono, ridotti ai minimi termini, i meccanismi che presiedono al pensiero produttivo? E' solo mera conquista umana quella del genio, od anche gli scimpanzé di Köhler ne possiedono in qualche misura? E se genio non fosse nel primate, come chiamare il processo cognitivo per il quale egli (e non esso), unisce i suoi strumenti per giungere alla banana negata altrimenti all'abituale metodo di appropriazione e consumo?

Nella sua Critica del giudizio, alla pagina 47 dell'edizione Utet, Kant avrebbe scritto
Tutti si accordano nel riconoscere che il genio è da mettere in opposizione assoluta con lo spirito d'imitazione. Ora, poiché l'apprendere non è altro che imitare, la più grande facilità ad apprendere, la più grande capacità, come tale non può far le veci del genio [...]. Così, tutto ciò che Newton ha esposto nella sua immortale opera dei principi della filosofia naturale, per quanto a scoprirlo sia stata necessaria una grande mente, si può ben imparare; ma non si può imparare a poetare genialmente, per quanto possano essere minuti i precetti della poetica, ed eccellenti i modelli. La ragione è questa, che Newton avrebbe potuto, non solo a se stesso, ma ad ogni altro, render visibili ed additare precisamente all'imitazione tutti i suoi passi, dai primi elementi della geometria fino alle grandi e profonde scoperte; ma nessun Omero o Wieland potrebbe mostrare come si siano prodotte e combinate nella sua testa le sue idee, ricche di fantasia e dense di pensiero, perché non lo la egli stesso, e non può quindi insegnarlo agli altri; l'abilità dell'artista non è comunicabile, ma vuole esser data da ognuno direttamente dalla mano della natura, e muore con lui, finché la natura un giorno non dia il dono ad un altro.

Quando si dice: prodromi romantici.
Definendo in tal modo il pensiero scientifico come imitabile e dunque non geniale, il vegliardo Immanuel velò di pigrizia un problema sicuramente noto al suo ingegno: donde, se non solamente presso di sé, Newton trasse le leggi della sua filosofia della natura? Per quale imitazione anteriore giunse alle sue scoperte? E' ovvio e lampante - tam quam -, diede alla luce le sue teorie attraverso il mezzo del suo proprio ingegno: la scienza non appartiene al dominio entro il quale si possa individuare il genio, perché trasmissibile, eppure non ha del genio il processo per il quale il già citato Newton trasmise ex novo quelle conoscenze a se stesso?

Il genio, dunque, è mistero del pensiero che esplode in se stesso, che travalica e inventa; talvolta abusa per nutrirsi dell'audacia del pensiero pensante. Eureka! gridò fiero Archimede; anni dopo, pur sapendo di cosa la sua invenzione consista, non v'è modo alcuno di sapere quale pensiero abbia accompagnato il suo inventare.

Se è vero che la scoperta è imitabile e pertanto spiegabile, non lo è l'atto cognitivo che l'ha elaborato; d'altronde questo problema si trascina all'interno delle scienze da secoli ormai, forse l'ultimo dei grandi misteri insoluti, senza trovare alcuna soluzione soddisfacente - probabilmente è l'ultima tessera filosofica a separarci dall'assimilazione alla macchina.

Ritirando fuori Wertheimer, concludo con la sua lezione migliore.
E' poca cosa trovare una soluzione ad un problema dato; quella è (per così dire) solo intelligenza.
Rendersi conto del problema, questa è la sfida vera.




Ma concediamoci a dei momenti di goliardia.
Mi ha sempre fatto sorridere il mito romantico del genio apolide della morale e/o in preda a fatalistiche malattie mentali; non tanto per via di una corrispondenza necessaria tra follia junghiana e arte, trovata per strada e priva di riflessioni adeguate, quanto più per un pensiero assai triste da formulare: il genio, l'uomo con (inevitabile) apertura mentale, acquisita per istruzione od esperienza, ove certa predisposizione innata svolga il suo ruolo, possiede capacità critica per porsi di fronte alla morale, la guarda consapevole della sua possibilità. E' la stessa ragione per cui oggi, nel duemiladieci, esimi professori vengono bollati come pazzi, balordi, visionari, e le loro teorie come immorali o fantasiose. La chiave del mistero, nonché del mito, risiede forse nella totale assenza di capacità critica in chi giudica: è sregolato sfidare la morale, ma solo entro i confini di quella morale stessa.

Inopia di materia prima, insomma.
 
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Lucripeta

New member
Se si sul dire genio e sregolatezza un motivo ci sarà! :mrgreen:
Per me la genialità è sinonimo di creatività, ovvero percorrere strade alternative vedendo soluzioni dove gli altri vedono strade senza uscita. Penso che ogni persona creativa, anche quelli che non arrivano ad essere geni, abbiano una morale propria che non sempre coincide con quella comune semplicemente perchè il loro modo di pensare e di vedere le cose di comune ha ben poco.

D'accordissimo con questa definizione, io penso che sia lo stesso.

Mi pare Platone che diceva che l'uomo arrivato ad un certo punto non vedeva che nebbia, stava a lui andare oltre.

Per quanto riguarda a volte lo strano comportamento del genio, io penso che sia dovuta in parte a ciò che dice Brethil oltre che mescolata secondo me ad una dose di eccentricità, a volte naturale, a volte invece voluta (in quel caso è davvero insopportabile!!!!!) che può sfociare in un comportamento spocchioso e maleducato.


messaggio numero 100 :YY
 

Dory

Reef Member
Ma concediamoci a dei momenti di goliardia.
Mi ha sempre fatto sorridere il mito romantico del genio apolide della morale e/o in preda a fatalistiche malattie mentali; non tanto per via di una corrispondenza necessaria tra follia junghiana e arte, trovata per strada e priva di riflessioni adeguate, quanto più per un pensiero assai triste da formulare: il genio, l'uomo con (inevitabile) apertura mentale, acquisita per istruzione od esperienza, ove certa predisposizione innata svolga il suo ruolo, possiede capacità critica per porsi di fronte alla morale, la guarda consapevole della sua possibilità. E' la stessa ragione per cui oggi, nel duemiladieci, esimi professori vengono bollati come pazzi, balordi, visionari, e le loro teorie come immorali o fantasiose. La chiave del mistero, nonché del mito, risiede forse nella totale assenza di capacità critica in chi giudica: è sregolato sfidare la morale, ma solo entro i confini di quella morale stessa.

Inopia di materia prima, insomma.

Non sono d'accordo sul fatto che il genio sia un uomo con "inevitabile apertura mentale" né tantomeno che "possieda capacità critica per porsi di fronte alla morale". La genialità di solito è rivolta verso un ambito ben preciso del sapere, ad esempio si può considerare "un genio" anche Maradona nell'inventare là per là il modo migliore di driblare 3-4 avversari uno dopo l'altro. Questo non è trasmissibile, non si può imparare. Maradona è anche un pessimo, ma proprio pessimo!!, allenatore.
Con questo voglio dire che una persona geniale difficilmente lo è in tutti i campi, e anzi, la sua specificità lo rende anche abbastanza indifferente a tutto il resto, magari un grande filosofo che si occupa di problemi fondamentali della vita, è poi un pessimo padre. Bada, questo è solo un esempio!!
 

Zefiro

da sudovest
prosit!

Nella parte in grassetto ti sei dimenticato forse un "non"?

No, Dory, non mancava nessun “non”. Per quel che riguarda ciò che volevo esprimere confermo la lettura che ne ha dato Mizar.

E’ proprio di lì che partivo per porre la domanda “cosa è il genio?” con il ragionamento per esclusione - approccio tipico quando non si sa, o almeno io non so che pesci prendere - provare a capire “cosa è qualcosa” per approssimazioni successive e cominciando con l’individuare “cosa non è”, con cui concludevo il post.
Completa decorrelazione quindi, per parte mia almeno, tra genio e morale/etica etc etc… Sulle ragioni per cui mi sento di sostenere questa decorrelazione (assolutamente totale, sia causale che effettiva che funzionale) non mi soffermo a lungo. E’ stata, a mio modo di vedere almeno, ampiamente illustrata in vari post in particolare di Mizar e D=i che sottoscrivo in pieno.

Condivido a tal punto le loro argomentazioni da scavalcarli a sinistra per un attimo ed accennare al fatto che, tanto per complicare la faccenda, il genio non solo può annidarsi sia in persone morali che amorali (quale che sia il metro di giudizio) ma che esso può essere a servizio del bene (la penicillina? Madame Courie ed i raggi X?) e del bello (la Cappella Sistina? La Gioconda?) ma ache al servizio del male. Mi viene in mente von Braun per dirne una. Progettava a servizio di Hitler le V1 e le V2 con cui veniva bombardata Londra nel corso della seconda guerra mondiale. Progettò il Saturno 5, il razzo con cui siamo stati capaci di arrivare sulla luna: “un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” disse Armstrong al momento di fare l’ultimo saltello dalla scaletta del LEM per imprimere, primo uomo nella storia, la sua orma sul polveroso suolo selinta. Che von Braun fosse un genio nel campo della ingegneria aerospaziale è fuori questione. Completa decorrelazione quindi, non solo da questioni etico/morali, ma anche sulle finalità e sull’oggetto ((Arte? Ingegneria? Pensiero matematico? Scienza medica?) dell’agire del genio.

E allora? La faccenda, almeno a me, si presenta complicata. I diversi piani di analisi e riflessione si intersecano in un groviglio complesso e multidimensionale, mutevole a seconda del parallasse d’osservazione.

Per parte mia comincio a metter da parte i campanelli di allarme che han suonato nella mia testa nel leggere le varie riflessioni, campanelli intendo dire, lì dove leggendo ho avvertito una corrispondenza, uno spunto, un qualcosa che può portare ad altro una sorta di istintiva risonanza con la questione sul tappeto, anche se, confesso, tutto è al momento è molto sfocato, nella mia mente almeno.

Dunque, i miei campanelli.

Brethil:
Per me la genialità è sinonimo di creatività, ovvero percorrere strade alternative vedendo soluzioni dove gli altri vedono strade senza uscita
Sally:
non segue le vie comuni per arrivare dove vuole
Vladimir:
l'importante, ripeto, è il saper guardare in maniera nuova su un fenomeno.
Sir :
quegli individui che nascono con una predisposizione, di vario tipo, per il calcolo, la logica et similia. Non che si tratti, peraltro, di una catalogazione corretta: hanno qualcosa in più, ma anche qualcosa in meno, basti vedere l'esempio degli autistici. E' semplicemente una divergenza rispetto alla norma comune che sta tra la percezione e la prima rielaborazione
Mizar:
E' difficile pensare che un genio è solo un essere umano ed in questo v'è la traccia della sua normalità/diversità possibile?
D=i:
Il genio, dunque, è mistero del pensiero che esplode in se stesso, che travalica e inventa; talvolta abusa per nutrirsi dell'audacia del pensiero pensante. Eureka! gridò fiero Archimede; anni dopo, pur sapendo di cosa la sua invenzione consista, non v'è modo alcuno di sapere quale pensiero abbia accompagnato il suo inventare (…) Se è vero che la scoperta è imitabile e pertanto spiegabile, non lo è l'atto cognitivo che l'ha elaborato; d'altronde questo problema si trascina all'interno delle scienze da secoli ormai, forse l'ultimo dei grandi misteri insoluti, senza trovare alcuna soluzione soddisfacente - probabilmente è l'ultima tessera filosofica a separarci dall'assimilazione alla macchina. (…) E' poca cosa trovare una soluzione ad un problema dato; quella è (per così dire) solo intelligenza. Rendersi conto del problema, questa è la sfida vera.
Dory:
Non sono d'accordo sul fatto che il genio sia un uomo con "inevitabile apertura mentale" né tantomeno che "possieda capacità critica per porsi di fronte alla morale". La genialità di solito è rivolta verso un ambito ben preciso del sapere (…) Con questo voglio dire che una persona geniale difficilmente lo è in tutti i campi, e anzi, la sua specificità lo rende anche abbastanza indifferente a tutto il resto, magari un grande filosofo che si occupa di problemi fondamentali della vita, è poi un pessimo padre. Bada, questo è solo un esempio!!

Mi restano quindi al momento nella testa i concetti di:

-creatività
-originalità
-normalità/diversità possibile in ragione del “solo” appartenere al genere umano. (Mizar e D=i sembrano sostenere, ed in tal caso io con loro, che tutto il resto, fosse anche solo un piccolo passetto in più rispetto all’appartenenza al genere umano, sic et simpliciter, come condizione necessaria anche se non sufficiente, in qualsiasi direzione, di fine, di mezzo, di oggetto, morale, etica, religiosa, etc etc…, sembra essere sovrastrutturale ai fini del nostro ragionamento..
-complessità (insolubile mistero?) dell’atto cognitivo
- parzialità, limitatezza del campo di azione, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, della capacità di agire e produrre in “modo geniale” da parte di una singola persona. (l’osservazione di Dory si porta dietro la considerazione, notevole credo, anche se può suonare ovvia, che l’andare “oltre”, l’allargare il fronte, è affare dell’umanità intera, nel corso delle generazioni. Non fosse altro che per finitezza di forze e tempo del singolo, oltre che al fine di evitare pericolose asimmetrie di sviluppo…)

Mi intrigano molto infine i concetti di “saper guardare in maniera nuova su un fenomeno” e della capacità di “rendersi conto dell’esistenza di un problema” come “vera sfida”, che così, d’acchitto, se immaginiamo il fluire nel tempo di un’azione e produzione geniale, mi viene da porre temporalmente come primo segmento del processo.

Mah! Comincio a mettere da parte dicevo i miei campanellini dicevo … vediamo un po’ cosa ne viene fuori… :?

PS
tutto ok tranquilli, non è impazzito non vuole mettersi a suonare campanelli in piena notte... solo il tipico modo di procedere “zefiriano”… tutti i pezzettini bene in vista via via che se ne trova uno…

Ecco qui: bottiglia di porto per gli amici che sono intorno al tavolo.. D’altro canto, star lì a chiacchierare, magari fino a tarda notte e bottiglia di vino… una delle cose che rende la vita degna d’esser vissuta… Click! Accendo… Sigaretta.. Prosit!:wink:
 
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Dory

Reef Member
No, Dory, non mancava nessun “non”. Per quel che riguarda ciò che volevo esprimere confermo la lettura che ne ha dato Mizar.

E’ stata, a mio modo di vedere almeno, ampiamente illustrata in vari post in particolare di Mizar e D=i che sottoscrivo in pieno.

E ti pareva!! :mrgreen:
Però bada che loro due sono un esempio lampante del contrario: sono due geni dalla morale molto dubbia!! :mrgreen::mrgreen:

A parte scherzi, quello che intendo io per l'amoralità, l'eccentricità o la "devianza" di un genio, come la volgiamo chiamare, non è il fatto che esso produca qualcosa di utile o nocivo per l'umanità, ma che nella sua vita di tutti i giorni abbia un comportamento "particolare": essere un genio non vuol dire trattare bene la moglie o i figli, essere generoso con gli amici, avere degli amici (spesso il genio può essere una persona molto sola). Per fare un esempio ho letto quest'estate "La misura del mondo" che parla delle vite Von Humboldt e di Gauss, il primo sempre a spasso per il mondo, il secondo che odia la moglie e i figli perché sono degli idioti, è irascibile e non vuole uscire di casa.
E' verissimo, come dice Mizar, che anche chi geniale non lo è per niente si comporta male con il suo prossimo, ma c'è anche chi non è geniale e con il suo prossimo si comporta bene. Mentre invece l'essere geniali non aiuta di certo a migliorare le relazioni sociali. Ecco cosa voglio dire. Poi che esistano le eccezioni è possibile, ma io non ne conosco. Se voi ne conoscete fatemelo sapere!! :)
 

Zefiro

da sudovest
Mentre invece l'essere geniali non aiuta di certo a migliorare le relazioni sociali. Ecco cosa voglio dire. Poi che esistano le eccezioni è possibile, ma io non ne conosco. Se voi ne conoscete fatemelo sapere!! :)

...uhmmm.... intendi un genio dalle brillanti relazioni sociali, modi ineffabili, etc, etc... (a parte Zefiro)? Si complicato. Esempi non me ne vengono...ihihihih... :mrgreen:

PS sulla moralità (qualunque sia il metro) sorvoliamo eh? :)
 

Dory

Reef Member
...uhmmm.... intendi un genio dalle brillanti relazioni sociali, modi ineffabili, etc, etc... (a parte Zefiro)? Si complicato. Esempi non me ne vengono...ihihihih... :mrgreen:

PS sulla moralità (qualunque sia il metro) sorvoliamo eh? :)

Uh.. vabbè... sorvoliamo.. però siccome sono molto affascinata dal modo in cui funziona il nostro cervello, io credo che questa sia una cosa importante. Credo che tutto sia collegato: la genialità e il modo di relazionarsi agli altri.
Per il momento non so spiegarti meglio.. comunque forse questo è off topic perché non c'è un rapporto di causa-effetto.
 

asiul

New member
E ti pareva!! :mrgreen:
Però bada che loro due sono un esempio lampante del contrario: sono due geni dalla morale molto dubbia!! :mrgreen::mrgreen:

A parte scherzi, quello che intendo io per l'amoralità, l'eccentricità o la "devianza" di un genio, come la volgiamo chiamare, non è il fatto che esso produca qualcosa di utile o nocivo per l'umanità, ma che nella sua vita di tutti i giorni abbia un comportamento "particolare": essere un genio non vuol dire trattare bene la moglie o i figli, essere generoso con gli amici, avere degli amici (spesso il genio può essere una persona molto sola). Per fare un esempio ho letto quest'estate "La misura del mondo" che parla delle vite Von Humboldt e di Gauss, il primo sempre a spasso per il mondo, il secondo che odia la moglie e i figli perché sono degli idioti, è irascibile e non vuole uscire di casa.
E' verissimo, come dice Mizar, che anche chi geniale non lo è per niente si comporta male con il suo prossimo, ma c'è anche chi non è geniale e con il suo prossimo si comporta bene. Mentre invece l'essere geniali non aiuta di certo a migliorare le relazioni sociali. Ecco cosa voglio dire. Poi che esistano le eccezioni è possibile, ma io non ne conosco. Se voi ne conoscete fatemelo sapere!! :)

Allora forse più che di persona amorale, bisognerebbe parlare di un individuo fuori dagli schemi, stravagante.
Per me non esiste UNA morale, ma ognuno ha la sua. Forse più che di morale bisognerebbe riferirsi all'etica, nel definire i comportamenti.

Poi è normale che un genio odi gli idioti e se questi sono frutto di se stesso, normalissimo che li detesti più degli altri! Ovviamente quest'ultima è una battuta.
Ma la vita privata di un genio non può essere come quella di una persona che non lo è. Bisognerebbe essere un genio per capire quali meccanismi ci siano nella sua mente. Ma non bisogna essere certo un genio, per comprendere che la genialità va presa per quella che è, senza soffermarci alle abitudini familiari o ai suoi comportamenti quotidiani.
Cosa importa ciò che fa , interessa ciò che ha prodotto la sua mente. Riferendomi ad un genio, io parlo della sua genialità, tutto il resto per me sono "pettegolezzi".

Si è parlato del genio di Maradona e del suo comportamento fuori dal campo. A chi importa! Quando lo si ricorda,non è certo per il rapporto con il figlio! A me ad esempio piaceva di più quando faceva uso di stupefacenti diceva cose più sensate:mrgreen:
Poi quando si è geniali non necessariamente si è sregolati..un esempio? Johannes Cruijff:ad:
 

Zefiro

da sudovest
effetto innesco

Cosa importa ciò che fa , interessa ciò che ha prodotto la sua mente. Riferendomi ad un genio, io parlo della sua genialità, tutto il resto per me sono "pettegolezzi".

ok, appunto. Quoto.

Sul relazionarsi con gli altri/la realtà menzionati da Dory credo abbia (non per le implicazioni morali o comportamentali, di questo abbiamo sgomberato il campo credo...) una sua importanza vitale, specie nelle fasi inziali, nella catalisi dell'azione geniale, nell'effetto innesco.
Nel senso cioè, come provavo a scrivere prima, di "saper guardare" della capacità di vedere che "c'è un problema", di rapportarsi con la realtà insomma con l'"abilità" di cogliere quella frattura che altri non vedono. Individuare che lì, nel muro c'è una fessura e curiosi avvicinare l'occhio per sbirciare cosa c'è oltre. Gia.. Se oltre c'è qualcosa per cui valga la pena.
 

Mizar

Alfaheimr
No, Dory, non ...:
Detestabilmente, quoto anche le virgole di questo bel post


E ti pareva!! :mrgreen:
Però bada che loro due sono un esempio lampante del contrario: sono due geni dalla morale molto dubbia!! :mrgreen::mrgreen:
Ghghgh
Non è così.
Io non sono genio: ergo mi posso permettere le pessime cose che faccio
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[come dice un mio amico: "se un giorno dovessi essere accusato ed inquisito, con i libri che hai in casa non la daresti a bere a nessun giudice"]
D=i, invece, pur essendo genio, è, secondo me, uno spietato bacchettone :mrgreen:*


*Nutro il non troppo segreto desiderio di farlo ubriacare selvaggiamente una di queste sere
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Mentre invece l'essere geniali non aiuta di certo a migliorare le relazioni sociali. Ecco cosa voglio dire. Poi che esistano le eccezioni è possibile, ma io non ne conosco. Se voi ne conoscete fatemelo sapere!! :)
Ma nemmeno questo è vero, secondo me. Facevi l'esempio di Mozart. Ebbene, il cretino avrebbe avuto una lista di contatti feisbucc davvero invidiabile.
Altri geni versati in relazioni sociali; Stravinsky, Mendelsshon, Prokof'ev, Malaparte, Mann, Cervantes, Baldwin, Freud, P. Roth...Ma quanti ne vuoi?...Ce ne sono ad libitum !
Poi quando si è geniali non necessariamente si è sregolati..un esempio? Johannes Cruijff:ad:
Ed aggingerei quell'odioso di Platini, il grande Van Basten, Ronaldhino (che, quanto a relazioni sociali,...
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), Kaka.

Ma anche geni politici come Giolitti o Churchill.

Insomma, non vedo relazioni (almeno necessarie) con le "relazioni :)mrgreen:) sociali"

Mi viene infine in mente Bernstein. Un grande genio musicale ma anche un grande genio delle...relazioni sociali e della comunicazione.
 

Dory

Reef Member
Ma nemmeno questo è vero, secondo me. Facevi l'esempio di Mozart. Ebbene, il cretino avrebbe avuto una lista di contatti feisbucc davvero invidiabile.
Altri geni versati in relazioni sociali; Stravinsky, Mendelsshon, Prokof'ev, Malaparte, Mann, Cervantes, Baldwin, Freud, P. Roth...Ma quanti ne vuoi?...Ce ne sono ad libitum !

Ed aggingerei quell'odioso di Platini, il grande Van Basten, Ronaldhino (che, quanto a relazioni sociali,...
ph34r.gif
), Kaka.

Ma anche geni politici come Giolitti o Churchill.

Insomma, non vedo relazioni (almeno necessarie) con le "relazioni :)mrgreen:) sociali"

Mi viene infine in mente Bernstein. Un grande genio musicale ma anche un grande genio delle...relazioni sociali e della comunicazione.

In "relazioni sociali" sono implicate tante cose: non averle, averle difficili, averle cattive (nel senso "conoscere tanta gente ma nessuno che sia davvero un amico sincero"), essere un buon padre/madre/figlio/marito, etc..., insomma include qualsiasi tipo di rapporto con gli altri.

PS. Mi sono dimenticata di consigliare la visione della puntata dell'altro ieri di Spongebob che si intitola "Non normale".
Lì si capisce una cosa fondamentale: che un uomo normale fa dei pessimi Krabby Patty
:mrgreen: :mrgreen:
 
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