Zefiro
da sudovest
Estratto dal thread “i tre libri che…”
Scrive asiul: “Se così fosse, la mia risposta è tutti e/o nessuno. Dovendo sceglierne 3 allora tanto vale mettere: le pagine gialle,la guida ai ristoranti d'Italia,le istruzioni del cellulare”
Risponde mame (riferendosi alle istruzione del cel): “Io non le leggo mai. Faccio sempre sperimentazione da autodidatta”
Interviene alexyr: “anche perchè chi le scrive non ha dimestichezza nè con l'italiano nè con lo strumento...”
Replica mame: “Di solito neanche nella lingua originale…”
Io ho trovato molto interessante questo scampolo di conversazione. Il tono voleva essere scherzoso e divertente in quel contesto (ed in effetti era sia scherzoso che divertente ) ciò non ostante, forse perché inerente argomento su cui più volte m’è capitato di riflettere, a me ha colpito lo stesso.
Immaginate la medesima stessa scena, l’arrivo in casa di un qualunque tool di uso quotidiano (un cellulare, il decoder, la nuova tv, il forno a microonde) ma con due protagonisti diversi.
Primo protagonista. Età over 30-35 e oltre. Che so, Zefiro per esempio. Io mi siedo apro, il manuale di istruzioni, metto accanto il tool, comincio a leggere e passo passo e, seguendo la guida vado alla scoperta delle varie funzioni e modalità d’uso. Tipicamente mi inc.. perché il manuale è scritto male, ma istintivamente questo è quel che faccio. D’istinto cerco appoggio al supporto cartaceo, è lì che nel software che gira il mio cervello, nel mio internal cabling d’acchitto immagino stia fisicamente immagazzinata la conoscenza di cui voglio impadronirmi.
Cambio scena. Secondo protagonista. Una persona molto più giovane, fino ai giovanissimi. Andiamo giù giu dagli under 30/25 fino ai bimbi dei 5-7 anni in cui il cambiamento è clamoroso. Chiunque ne ha visto uno in azione riconoscerà facilmente quel che sto tentando di dire. Lo vediamo scartare il pacco, tirare fuori il tool, ignorare il manuale -che finisce con gesto distratto insieme al cellophane ed il polistirolo- accendere e cominciare ad utilizzare con mirabile plug in in real time. Altro software nella testa, di nuova generazione. Da qualche parte nel cervello c’è cablato il concetto di “menù navigabile”: è lì che “d’istinto” viene cercata l’informazione. Il risultato è sorprendente. Si arriva al “pronto all’uso” molto prima.
Interessanti anche gli effetti di feedback. I manuali sono scritti male e tradotti peggio. Il peggioramento qualitativo negli anni ha seguito un andamento assolutamente duale al mutamento delle modalità di apprendimento che ho descritto sopra. Nessuno (pochi) li legge, quindi nessuno (non ancora ma non ci vorrà molto) più li scrive. Siamo in fase di transizione, si scrivono ancora si, ma al risparmio, col minimo dispendio di risorse ed energia. Viene meno un’esigenza e ciò che questa esigenza soddisfaceva avvizzisce e muore.
Si sta acquisendo una “competenza”, una “abilità” nuova probabilmente, (chiunque di noi abbia aiutato la zia anziana a settare il decoder digitale lo sa, gli over 60 hanno avute serie difficoltà per vedere Magalli...) di contro si sta non dico perdendo ma quantomeno indebolendo una delle modalità conoscitive che ci accompagnano da millenni: il far corrispondere la parola scritta a qualcos’altro. Si sta forse cedendo un po’ sul fronte della nostra capacità di astrazione…
Di domande a questo punto ne sorgono a non finire. A volersi interrogare sul serio naturalmente, anche se mi rendo conto che in un forum come qs, e mi ci metto io per primo, le facili considerazioni scandalizzate “Diomionononsipuòfareamenodeilibricheschifoquestasocietàdigitaleetcetcetc....” , ma ho la sensazione che sia necessario andare più a fondo, scavare un po’ di più…
1. E’ un bene? E’ un male? E’ “semplicemente così”?
2. Cosa significa questo per noi, con noi intendendo le nostre strutture conoscitive e relazionali con la realtà ?
3. E’ solo questione di forma e non di sostanza?
4. Che scenari possiamo prefigurare?
5. Serviranno ancora i libri? Se si, perché? Manterranno la stessa forma (e/o sostanza) che conosciamo?
Ecco. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di altri in proposito.
PS tra tante domande però abbiamo almeno una certezza. Dallo scampolo di conversazione citato sopra da cui sono partito intendo. Fuori non saprei non la conosco. Ma dentro, di spirito mame è sicuramente ‘na regazzina. Ma questo lo sapevamo già. :wink:
Scrive asiul: “Se così fosse, la mia risposta è tutti e/o nessuno. Dovendo sceglierne 3 allora tanto vale mettere: le pagine gialle,la guida ai ristoranti d'Italia,le istruzioni del cellulare”
Risponde mame (riferendosi alle istruzione del cel): “Io non le leggo mai. Faccio sempre sperimentazione da autodidatta”
Interviene alexyr: “anche perchè chi le scrive non ha dimestichezza nè con l'italiano nè con lo strumento...”
Replica mame: “Di solito neanche nella lingua originale…”
Io ho trovato molto interessante questo scampolo di conversazione. Il tono voleva essere scherzoso e divertente in quel contesto (ed in effetti era sia scherzoso che divertente ) ciò non ostante, forse perché inerente argomento su cui più volte m’è capitato di riflettere, a me ha colpito lo stesso.
Immaginate la medesima stessa scena, l’arrivo in casa di un qualunque tool di uso quotidiano (un cellulare, il decoder, la nuova tv, il forno a microonde) ma con due protagonisti diversi.
Primo protagonista. Età over 30-35 e oltre. Che so, Zefiro per esempio. Io mi siedo apro, il manuale di istruzioni, metto accanto il tool, comincio a leggere e passo passo e, seguendo la guida vado alla scoperta delle varie funzioni e modalità d’uso. Tipicamente mi inc.. perché il manuale è scritto male, ma istintivamente questo è quel che faccio. D’istinto cerco appoggio al supporto cartaceo, è lì che nel software che gira il mio cervello, nel mio internal cabling d’acchitto immagino stia fisicamente immagazzinata la conoscenza di cui voglio impadronirmi.
Cambio scena. Secondo protagonista. Una persona molto più giovane, fino ai giovanissimi. Andiamo giù giu dagli under 30/25 fino ai bimbi dei 5-7 anni in cui il cambiamento è clamoroso. Chiunque ne ha visto uno in azione riconoscerà facilmente quel che sto tentando di dire. Lo vediamo scartare il pacco, tirare fuori il tool, ignorare il manuale -che finisce con gesto distratto insieme al cellophane ed il polistirolo- accendere e cominciare ad utilizzare con mirabile plug in in real time. Altro software nella testa, di nuova generazione. Da qualche parte nel cervello c’è cablato il concetto di “menù navigabile”: è lì che “d’istinto” viene cercata l’informazione. Il risultato è sorprendente. Si arriva al “pronto all’uso” molto prima.
Interessanti anche gli effetti di feedback. I manuali sono scritti male e tradotti peggio. Il peggioramento qualitativo negli anni ha seguito un andamento assolutamente duale al mutamento delle modalità di apprendimento che ho descritto sopra. Nessuno (pochi) li legge, quindi nessuno (non ancora ma non ci vorrà molto) più li scrive. Siamo in fase di transizione, si scrivono ancora si, ma al risparmio, col minimo dispendio di risorse ed energia. Viene meno un’esigenza e ciò che questa esigenza soddisfaceva avvizzisce e muore.
Si sta acquisendo una “competenza”, una “abilità” nuova probabilmente, (chiunque di noi abbia aiutato la zia anziana a settare il decoder digitale lo sa, gli over 60 hanno avute serie difficoltà per vedere Magalli...) di contro si sta non dico perdendo ma quantomeno indebolendo una delle modalità conoscitive che ci accompagnano da millenni: il far corrispondere la parola scritta a qualcos’altro. Si sta forse cedendo un po’ sul fronte della nostra capacità di astrazione…
Di domande a questo punto ne sorgono a non finire. A volersi interrogare sul serio naturalmente, anche se mi rendo conto che in un forum come qs, e mi ci metto io per primo, le facili considerazioni scandalizzate “Diomionononsipuòfareamenodeilibricheschifoquestasocietàdigitaleetcetcetc....” , ma ho la sensazione che sia necessario andare più a fondo, scavare un po’ di più…
1. E’ un bene? E’ un male? E’ “semplicemente così”?
2. Cosa significa questo per noi, con noi intendendo le nostre strutture conoscitive e relazionali con la realtà ?
3. E’ solo questione di forma e non di sostanza?
4. Che scenari possiamo prefigurare?
5. Serviranno ancora i libri? Se si, perché? Manterranno la stessa forma (e/o sostanza) che conosciamo?
Ecco. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di altri in proposito.
PS tra tante domande però abbiamo almeno una certezza. Dallo scampolo di conversazione citato sopra da cui sono partito intendo. Fuori non saprei non la conosco. Ma dentro, di spirito mame è sicuramente ‘na regazzina. Ma questo lo sapevamo già. :wink:
Ultima modifica: