t=i
Quel che ha sempre colpito molto me di questa opera è la metamorfosi dinamica che sembrano avere le onde o meglio l’onda in primo piano, quella più bassa. E’ acqua, ma sembra una montagna innevata ed in piena tempesta di neve. Gli spruzzi dell’onda più alta sono i fiocchi di neve che imbiancano l’onda-montagna più bassa che quasi replica a sua volta, per forma, il vulcano sullo sfondo o meglio “tende” al suo profilo.
Ci si aspetta che, se potessimo vedere il fotogramma successivo, i+1-esimo rispetto all’i-esimo ripreso dall’immagine, le linee si aggiusteranno fino ad una replica perfetta ed avremmo due vulcani uno in fondo ed uno in primo piano. L’acqua è tutto e può esser tutto. Quello che a noi appare “non” esser acqua, sembra Hokusai ci suggerisca, in realtà lo è. A dire: il nostro universo. E da qui che veniamo ed è qui che navighiamo, sballottolati tra le onde ed aggrappati ad ancoraggi instabilissimi. Una mirabile immagine della condizione umana.
Quasi speriamo che quegli enormi flutti, quei mille artigli indifferenti si accorgano di noi e all'improvviso si trasformino in una carezza. Non accadrà molto probabilmente. Troppo piccolo ed effimero l’uomo, troppo immensa e grande la natura. Grandezze incommensurabili, l’una non si accorge dell’altra. Ma quei bellissimi colori in un magico mix di rosa e deep blu ed il placido vulcano laggiù lo lasciano sperare. Siamo così, in mezzo alle onde, imprigionati in un'infinita serie di istanti t=i. L’istante t=i+1 non sappiamo mai come sarà, ma si tratta d’acqua: tutto può accadere.
Un'opera strepitosa.