Poligamia o monogamia?

lillo

Remember
Banale? Boh!.. può darsi..:))) Non ho esperienza in merito, ma non credi che dovresti assaggiarla per saperlo? :mrgreen:

La spigola è insapore, ti consiglio comunque di scegliere qualcosa di più saporito. :wink:

1. Ovviamente per parlare di qualcosa, bisogna conoscere, se non completamente, almeno ..... aver assaggiato il piatto :wink:.

2. De gustibus.:mrgreen:
 

sergio Rufo

New member
Mame, Hobbes, non si puo' certamente riassumere in due parole o spiegarlo in un solo aforisma.
Comunque comprendo quello che volevi dire.

L'abitudine? non e' un'idea cosi' bizzarra. anzi.
Tutto nella vita diventa abitudine, se ci fai caso. Senza abitudine non si potrebbe vivere.
Tu dici delle intime convinzioni di un individuo per i propri sentimenti. In parte e' vero, ma in parte e' stato abituato a pensarla in un modo e ad idenficarsi con tali idee.
Sembra starno, ma e' proprio cosi'. Il sentimento, al di la' del fraintendimento comune e generalizzato, e' sempre rafforzato dall'idea che noi abbiamo di esso. L'amore e' divinizzato da millenni e l'uomo e' cresciuto con la " predisposizione" all'amore.
L'odio, invece, e' stato vilipeso e disprezzato, eppure e' l'esatto sentimento opposto. Ma noi, grazie alla idea pregiudiziale, cerchiamo di limitarlo.
Ci " abituiamo" a combatterlo.

E' anche una questione morale. Ma di questo, vedo, si parla altrove.

Cos'e' la morale se non un'abitudine? Non saremmo tutti Platonici o Kantiani da prendere l'abbaglio che sia " innata"?
 

mame

The Fool on the Hill
Mame, Hobbes, non si puo' certamente riassumere in due parole o spiegarlo in un solo aforisma.
Comunque comprendo quello che volevi dire.

L'abitudine? non e' un'idea cosi' bizzarra. anzi.
Tutto nella vita diventa abitudine, se ci fai caso. Senza abitudine non si potrebbe vivere.
Tu dici delle intime convinzioni di un individuo per i propri sentimenti. In parte e' vero, ma in parte e' stato abituato a pensarla in un modo e ad idenficarsi con tali idee.
Sembra starno, ma e' proprio cosi'. Il sentimento, al di la' del fraintendimento comune e generalizzato, e' sempre rafforzato dall'idea che noi abbiamo di esso. L'amore e' divinizzato da millenni e l'uomo e' cresciuto con la " predisposizione" all'amore.
L'odio, invece, e' stato vilipeso e disprezzato, eppure e' l'esatto sentimento opposto. Ma noi, grazie alla idea pregiudiziale, cerchiamo di limitarlo.
Ci " abituiamo" a combatterlo.

E' anche una questione morale. Ma di questo, vedo, si parla altrove.

Cos'e' la morale se non un'abitudine? Non saremmo tutti Platonici o Kantiani da prendere l'abbaglio che sia " innata"?

Prendo atto dell'esistenza di una terza realtà: quella dei monogami per abitudine. Sic.
 

asiul

New member
L'abitudine? non e' un'idea cosi' bizzarra. anzi.
Tutto nella vita diventa abitudine, se ci fai caso. Senza abitudine non si potrebbe vivere.(...)
Cos'e' la morale se non un'abitudine? Non saremmo tutti Platonici o Kantiani da prendere l'abbaglio che sia " innata"?

Non credo si possa ricondurre tutto ad una pura abitudine. Amore, morale,sentimenti... Se così fosse tutti questi sarebbero prevedibili. Così non è...mah!...sarà!...ma francamente, per quanto mi riguarda ancora non mi sono "abituata" a vivere secondo "abitudini". :wink:
 

darida

Well-known member
Siamo arrivati all'abitudine sentimentale, fatemi capire dolci pulzelle che c'e di male nella sicurezza nel conforto e nel coccoloso compiacimento dell'abitudine? :mrgreen: capisco i fremiti giovanili (?) ma perche' sminuire o dare un'accezione...noiosa al termine?...:wink: :)
 

mame

The Fool on the Hill
Siamo arrivati all'abitudine sentimentale, fatemi capire dolci pulzelle che c'e di male nella sicurezza nel conforto e nel coccoloso compiacimento dell'abitudine? :mrgreen: capisco i fremiti giovanili (?) ma perche' sminuire o dare un'accezione...noiosa al termine?...:wink: :)

Non è affatto inteso in senso negativo. E' stato semplicemente affacciato come realtà di un individuo o un gruppo di individui e in quanto tale dunque possibile. Mi pare di capire però che fosse una monogamia per abitudine dettata più dal "così fan tutti" come concetto generale che dall'essersi abituati alla persona che si ha accanto.
 

asiul

New member
Non è affatto inteso in senso negativo. E' stato semplicemente affacciato come realtà di un individuo o un gruppo di individui e in quanto tale dunque possibile. Mi pare di capire però che fosse una monogamia per abitudine dettata più dal "così fan tutti" come concetto generale che dall'essersi abituati alla persona che si ha accanto.

Anch'io ho capito questo :?
 

asiul

New member
Siamo arrivati all'abitudine sentimentale, fatemi capire dolci pulzelle che c'e di male nella sicurezza nel conforto e nel coccoloso compiacimento dell'abitudine? :mrgreen: capisco i fremiti giovanili (?) ma perche' sminuire o dare un'accezione...noiosa al termine?...:wink: :)

Niente.Il punto è che non penso che il sentimento nasca da un'abitudine.
Mi annoierei volentieri a morte facendomi riempire di coccole, ma credo che il concetto espresso, a cui ho risposto, fosse un altro. :wink:
 

Zefiro

da sudovest
cosa è una abitudine?

(...) Cos'e' la morale se non un'abitudine? (...)
...uhm.... :? non saprei... di primo acchitto in una affermazione così tranchant intravvedo diversi salti logici. Fors'anche pindarici :)
Mi si perdoni la pedanteria ma le affermazioni secche mi lasciano sempre un po’ basito… :boh:

Preliminarmente sarebbe il caso (qui o nel 3d dedicato) di convenire prima di discutere su una definizone di morale, poi su una di abitudine, e poi (solo poi!) cominciare a dissertare se vi è o meno coincidenza.

Per esempio: l’accezione della parola abitudine è di tipo etimologico? Da “habitus” intendo con deriva positiva? L’abito, il modo di essere, magari intimamente vissuto, profondamente maturato, consono al nostro cuore? Collegato con la nostra storia certo, la tradizione se si vuole, l’ambiente insomma, se con esso ci si trova e si trova a noi esser rispondente? Allora, come non convenire? La morale (il costume, il modo d’essere, di comportarsi) è una abitudine. Sono praticamente sinonimi.

Se invece per abitudine si intende “così fan tutti” è “più comodo” o qualunque altro catalizzatore di ignavia… beh… non me la sento di convenire. Di bollare come sostanzialmente ignavi la totalità dei monogami, o delle persone sposate, foss’anche semplicemente come tendenza più probabile mi sembrerebbe davvero ingeneroso, di più, non rispondente alla realtà. Ignorare che a volte, le storie, i rapporti, si costruiscono in anni, molti anni, con una “abitudine” appunto, nel senso di quotidianità… fatta di un miliardo di cose, alcune dicibili, molte ineffabili.

Come non mi sentirei del resto di farlo per i poligami. Sui quali peraltro si potrebbero usare le medesime argomentazioni di ignavia, accondiscendenza e superficialità: perché caricarsi di fardelli e sovrastrutture che a ben poco servono? Perché limitare la nostra vita ad una sola persona? Perchè giocare tutti noi stessi lì?

Insomma. Nell’abitudine io non vedo nulla di male. Come non vedo nulla di male nel matrimonio, nella poligamia, nella promiscuità, e chi più ne ha più ne metta. Ci hanno "abituati" a combattere l'odio? Ci hanno abituati troppo poco aggiungerei :wink: Bisogna intendersi sui termini insomma.

Non credo sia questo il punto. Credo che il cuore della questione sia: cosa più corrisponde a ciascuno? Come si è più, permettetemi il termine grosso: felici? Su cosa davvero si crede, si pensa, si vuole costruire la propria vita?

Altra storia è condividere per sé. Che se tutto è relativo e quindi è fatta salva la libertà di ognuno è pur vero che non proprio tutto lo è: ciascuno di noi sceglie, ha i suoi riferimenti, le sue certezze.

Mi piace citare mame per concludere, che ha a parer mio, con una sintesi ben superiore alla mia colto punto. Copio e incollo:

“(…) bisognerebbe piuttosto acquisire la consapevolezza che esistono realtà interiori diverse dalla nostra che potremmo non riuscire mai a capire e di cui dobbiamo dunque limitarci a prendere atto. Dentro di noi è legittimo coltivare qualche certezza e conservare ciò in cui crediamo. L'importante è non farne una bandiera di intolleranza e imposizione”
 
Ultima modifica:

Dory

Reef Member
Mame, Hobbes, non si puo' certamente riassumere in due parole o spiegarlo in un solo aforisma.
Comunque comprendo quello che volevi dire.

L'abitudine? non e' un'idea cosi' bizzarra. anzi.
Tutto nella vita diventa abitudine, se ci fai caso. Senza abitudine non si potrebbe vivere.
Tu dici delle intime convinzioni di un individuo per i propri sentimenti. In parte e' vero, ma in parte e' stato abituato a pensarla in un modo e ad idenficarsi con tali idee.
Sembra starno, ma e' proprio cosi'. Il sentimento, al di la' del fraintendimento comune e generalizzato, e' sempre rafforzato dall'idea che noi abbiamo di esso. L'amore e' divinizzato da millenni e l'uomo e' cresciuto con la " predisposizione" all'amore.
L'odio, invece, e' stato vilipeso e disprezzato, eppure e' l'esatto sentimento opposto. Ma noi, grazie alla idea pregiudiziale, cerchiamo di limitarlo.
Ci " abituiamo" a combatterlo.

Caro Rufo,
Sono d'accordo sul discorso delle abitudini, ma ti posso dire una cosa, se conosci te stesso non potrai mai amare per abitudine.
 

Dory

Reef Member
:? Non ho capito cosa intendi Dory, e mi piacerebbe capire :)
denghiu' :wink:

Ehm.. cerco di spiegarmi meglio. Naturalmente quella seconda persona che ho usato era un tu generico, non era riferito a Rufo in particolare, spero si fosse capito.. :)

Intendevo dire che l'idividuo è portato dagli impegni quotidiani, dalla società e/o dal desiderio di appartenere ad un gruppo e di "essere accettato", ad occuparsi poco di conoscere se stesso, di capire quali sono i suoi pregi e difetti, come reagisce alle situazioni, quali sono i suoi sentimenti nei riguardi di una persona o di un evento che accade nella sua vita e del perché prova certi sentimenti e via dicendo.
Spesso le persone sono più occupate a fare queste operazioni per "conto terzi", cioè parlando degli altri. Sappiamo, o pretendiamo di sapere, cosa prova una tale persona, perché ha fatto quello che ha fatto, che è fatta così o colà, ma cosa sappiamo di noi? Si dice che lo sguardo esterno sia migliore perché più obiettivo, mentre noi in teoria, dovremmo essere troppo sopraffatti dalle nostre emozioni per riuscire ad esserlo. Certo, ogni scusa è buona per evitare l'autocritica!
Ma se fai un viaggio dentro te stesso, impari a conoscerti, impari a capire i tuoi sentimenti, i tuoi difetti, i tuoi errori, a capire ciò che vuoi dalla vita, ma a capirlo davvero, senza pregiudizi, con onestà, allora sarai anche capace di capire quando ami davvero, e sarai capace di sapere quando stare da soli è meglio che stare con qualcuno che non ami. Avere il coraggio di stare da soli non è da tutti, è la scelta più difficile che si possa fare.
 

sergio Rufo

New member
La parola " abitudine" non deve affatto spaventare cosi'. E' una parola come tante altre.

Allora: quando ho asserito cos'e' la morale se non abitudine, mi riferivo all'altra discussione del forum sulla morale nel quale interverro' quando posso perche' la trovo una bellissima discussione. Ma ribadisco subito: la morale e' solo ed esclusivamente abitudine...e per lo piu' castrante. Dove incomincia la morale, la' finisce l'uomo in un certo senso...
Molti diranno, invece, che la' inizia.....ma ne parleremo.

Per il discorso della coppia e dei sentimenti.

Il sentimento non e'un'abitudine. Chiaro.
Il sentimento nasce sponataneo e muore per mille motivi, a volte senza motivo.
L'abitudine al sentimento non e' nemmeno da intendersi, a mio avviso, con il dire cosi' fan tutti e allora anch'io faccio cosi'...
No.

Per abitudine al sentimento intendevo tutt'altro.

Intendo dire che una persona si abitua alla considerazione morale che si ha in generale di quel sentimento. E questo abituarsi lo porta ad avvalorare di piu' alcuni sentimenti piuttosto di altri sentimenti.
Se l'uomo e' un insieme di emozioni e sentimenti , un intreccio labirintico di pulsioni in contraddizioni tra loro ( amore e odio, amicizia e inimicizia, generosita' e avarizia, benevolenza e acredine, simpatia e antipatia, ecc,ecc,) e' altresi' vero che di questi sentimenti che si provano tutti i giorni ed in ognuno di noi, noi ci " sforziamo" inconsciamente di facilitare alcuni per combattere gli altri. Se sentiamo in noi nascere l'amore ci lasciamo andare a questo sentimento ma se sentiamo di odiare qualcuno per fare un esempio, in fondo in fondo, entriamo in crisi con noi stessi. Lo vogliamo odiare ma ci sentiamo anche in colpa, cerchiamo di perdonare, cerchiamo di attenuare il sentimento spregevole.
Perche? se la vita e' un lampo eracliteo dovremmo gioire anche di quel sentimento. La vita si "sente" in tutta la sua totalita'. Se rinneghiamo un anello della catena, rinneghiamo TUTTA la catena.
Perche' siamo ABITUATI a porre un giudizio su alcuni sentimenti: noi giudichiamo i sentimenti su una scala che diventa morale.
Il sentimento e' una pulsione libera , qualsiasi sia il sentimento.
Ma noi, per abitudine sociale e MORALE, poniamo un giudizio: questo e' bene e questo e' male.
Ma qui nasce un grosso fraintendimento: cosi' facendo AVVALORIAMO alcuni sentimenti rafforzando in noi l'idea che siano buoni.
Ma non lo sono solo in se stessi, ma anche perche' abituati a pensarla in questo modo.
Paradossalmente si puo' sostenere che la concezione del sentimento e' prevalentemente morale.
Con questo non voglio dire che amare una persona sia come odiarla: amare e' infinitamente di piu', semplicemente pero' noi ci siamo ABITUATI a stimare questo sentimento come il piu' alto.
E' come per la guerra e la pace: ci sono state civilta' che definivano per visione della vita, la guerra come il sentimento piu' alto ( ed e' vero in un certo senso) altre hanno concepito la pace come la realizzazione migliore della convivenza umana.
Il sentimento e': come si interpereta se stessi o l'uomo in generale, ma anche come si e' abituati a giudicare quello che noi ISTINTIVAMENTE sentiamo.
 

Dory

Reef Member
Ecco, ritorniamo al "conosci te stesso".
Se conosci te stesso impari a prendere atto di tutti i sentimenti, negativi e positivi, senza bisogno di reprimerli o sradicarli perché "la morale" o "l'abitudine" li considera deleteri. E forse questo sì che è un luogo comune profondamente sbagliato.
A me hanno sempre detto tutto il contrario, e cioè che i sentimenti che posso giudicare a prima vista "negativi" vanno invece riconsiderati come importanti, non vanno assolutamente repressi, anzi, vanno vissuti e compresi.
La "morale" in teoria dovrebbe intervenire solo nel momento in cui se odio qualcuno e mi viene voglia di ucciderlo o mettergli uno sgambetto, non lo faccio :mrgreen: o anche se considero utile e proficuo o meno prenderlo a parolacce o rigargli la macchina.. :mrgreen:

Bando alle ciance, qui mi pare che si fannno troppi discorsi teorici (buoni e giusti e a me piacciono), ma poca pratica (che andrebbe considerata di più)!! :mrgreen:
 

sergio Rufo

New member
Dory, e' meglio parlare di alcune cose...piuttosto che farle.
Ma sai che ti dico? che il problema nasce proprio da questo.
In piu': per assecondare tutt i sentimenti o viverli in liberta', ci vuole una cosa: un carattere all'altezza.
Cosa gia' di per se' difficile.

Il conosci te stesso socratico, e' fondamentalmente falso come lo era il suo oracolo: del resto Socrate bevve la cicuta degna fine di un predicatore ciarlatano.

Il conosci te stesso e' quasi un ossimoro: conoscere cio' che gia' conosci, perche' lo sei.
Il conoscersi cosi' invocato va' rivisto in questo modo: conosci e convinciti delle idee che l'abitudine ti ha messo in testa.
L'uomo e' sempre molto piu' semplice ed onesto delle sue idee....
 

Dory

Reef Member
Dory, e' meglio parlare di alcune cose...piuttosto che farle.
Ma sai che ti dico? che il problema nasce proprio da questo.
In piu': per assecondare tutt i sentimenti o viverli in liberta', ci vuole una cosa: un carattere all'altezza.
Cosa gia' di per se' difficile.

Il conosci te stesso socratico, e' fondamentalmente falso come lo era il suo oracolo: del resto Socrate bevve la cicuta degna fine di un predicatore ciarlatano.

Il conosci te stesso e' quasi un ossimoro: conoscere cio' che gia' conosci, perche' lo sei.
Il conoscersi cosi' invocato va' rivisto in questo modo: conosci e convinciti delle idee che l'abitudine ti ha messo in testa.
L'uomo e' semore molto piu' semplice ed onesto delle sue idee....

No no no :mrgreen: lasciamo stare Socrate, pace all'anima sua. Non mi riferivo al "conosci te stesso" Socratico, ma a quello Doryista :mrgreen: :mrgreen:


Conosci te stesso perché lo sei? Mmm "essere o non essere questo è il problema" (non è il dubbio amletico, è sempre mio :mrgreen: :mrgreen:). Oggi si tende sempre di più a essere gli altri piuttosto che se stessi, ad essere di destra, ad essere di sinistra, ad essere alla moda, ad essere contrari alle mode, ad essere del Milan, ad essere pro, ad essere contro, a prescindere da pro cosa o contro cosa, etc. etc.
Bisogna scegliere per forza se non si vuole finire cacciati pure dall'inferno!! :mrgreen:


Togliamoci l'abitudine di scegliere una volta per tutte ed acquisiamo quella di farlo volta per volta.
 

sergio Rufo

New member
Zefiro, la questione"morale" e' solo una questione di abitudine. E nella fattispecie, in barba a tutte le etimologie positive, una cattiva abitudine.
La morale, intesa nel suo profondo significato, e' quasi la negazione della vita stessa.
L'unica cosa immorale e' proprio la morale.

ma ne parliamo nella discussione opportuna.

ps:non ti piacciono le sentenze, tu scrivi.
Bene! e la morale cos'e se non un maxi decalogo di sentenze " imperative" sul bene e sul male, come se queste due concezioni valessero qualcosa. E soprattutto: se esistessero! :)
 

Prabaker

New member
Perche? se la vita e' un lampo eracliteo dovremmo gioire anche di quel sentimento. La vita si "sente" in tutta la sua totalita'. Se rinneghiamo un anello della catena, rinneghiamo TUTTA la catena.
Perche' siamo ABITUATI a porre un giudizio su alcuni sentimenti: noi giudichiamo i sentimenti su una scala che diventa morale.
Il sentimento e' una pulsione libera , qualsiasi sia il sentimento.
Ma noi, per abitudine sociale e MORALE, poniamo un giudizio: questo e' bene e questo e' male.
Ma qui nasce un grosso fraintendimento: cosi' facendo AVVALORIAMO alcuni sentimenti rafforzando in noi l'idea che siano buoni.
Ma non lo sono solo in se stessi, ma anche perche' abituati a pensarla in questo modo.

Paradossalmente si puo' sostenere che la concezione del sentimento e' prevalentemente morale.
Con questo non voglio dire che amare una persona sia come odiarla: amare e' infinitamente di piu', semplicemente pero' noi ci siamo ABITUATI a stimare questo sentimento come il piu' alto.
E' come per la guerra e la pace: ci sono state civilta' che definivano per visione della vita, la guerra come il sentimento piu' alto ( ed e' vero in un certo senso) altre hanno concepito la pace come la realizzazione migliore della convivenza umana.
Il sentimento e': come si interpereta se stessi o l'uomo in generale, ma anche come si e' abituati a giudicare quello che noi ISTINTIVAMENTE sentiamo.

Concordo pienamente... :) ottima spiegazione
 

mame

The Fool on the Hill
Mi sembrava infatti che Jeffrey Dahmer fosse solo istintivamente diverso da me......

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