Teddy e Chuck sbarcano a Shutter Island per dare manforte nel ritrovamento di Rachel Solando, una paziente scomparsa dall'Hashecliffe Hospital in circostanze anomale. Teddy e Chuck sono agenti federali e l'ospedale è, in realtà, un istituto psichiatrico dal quale è decisamente difficile fuggire… eppure la donna, con forti disturbi psichici, sembra esserci riuscita. Mentre continuano le ricerche, però, Teddy rivela di aver – diciamo così – sperato ardentemente che gli affidassero quel caso per avere occasione di recarsi in quell'ospedale: c'è un paziente, lì, che Teddy ha validi motivi per voler incontrare. Ma troppe stranezze, casualità, circostanze sospette si susseguono in questa storia dall'epilogo tutt'altro che scontato. Se dapprima il libro appare monotono, quasi piatto, verso la metà arriva la svolta e la narrazione ha un'impennata che getta le cose in una prospettiva completamente diversa da quella cui si è indotti a pensare all'inizio. L'ultima pagina, poi, proprio quando ci sembrava di aver capito tutto, ci ridà in pasto ai dubbi… e nulla, davvero nulla, potrà essere dato per scontato.
Un thriller psicologico di prim'ordine, al quale non darò, tuttavia, una votazione altissima: ci sono state, infatti, alcune cose – specie nello stile e nella prosa – che mi hanno lasciato perplessa. Comunque, come non consigliarlo? E come non consigliare, soprattutto, il film che ne è stato tratto? Questo è uno dei pochi casi in cui forse ho preferito il film, Shutter Island appunto.