DoppiaB
W I LIBRI !
Ho pensato di aprire questo 3d per parlare di quei luoghi o di quei monumenti che si trovano nelle regioni in cui abitiamo, ma che sono poco conosciuti, e meriterebbero, magari, più attenzione.
Io partirei dal complesso monumentale di Galliano che si trova a Cantù (CO).
Il complesso monumentale di Galliano sorge nell'omonima località della città di Cantù, in una zona di colline moreniche.
Proprio per la sua posizione strategica, la collina di Galliano fu abitata fin dall'epoca pre-romana da popolazioni di origine gallo-celtica e alcune lapidi dedicate alle Matrone di epoca celtica testimoniano come Galliano si caratterizzò fin dalle origini come luogo di culto.
Con l'evangelizzazione della Lombardia avviata dal vescovo Ambrogio nel IV secolo, il cristianesimo giunse anche a Galliano.
La comunità cristiana si organizzò ed edificò una prima chiesa ad aula unica. Il diffondersi capillare del cristianesimo fece aumentare l'importanza religiosa del nucleo di Galliano che divenne capo-pieve. Tra il VII e l'VIII secolo la chiesa venne quindi ampliata per rispondere alle esigenze di una comunità più numerosa.
L'apertura del secondo millennio rappresentò per Galliano un momento straordinario. Ariberto da Intimiano, futuro vescovo di Milano, venne nominato custode della basilica e si fece promotore dell'opera di rinnovamento e decorazione dell'edificio.
L'affresco del catino absidale è incorniciato da due fasce a riquadri con figurazioni animali e vegetali; presenta al centro una mandorla in cui campeggia la figura di Cristo in gesto oratorio, con un libro aperto alla propria sinistra. Un particolare raro è dato dal fatto che Cristo porta i sandali. Ai lati della mandorla, in basso, vi sono due figure anziane, Geremia ed Ezechiele, dietro le quali stanno rispettivamente gli arcangeli Michele e Gabriele. Alle loro spalle, due gruppi di folla. La zona inferiore dell'abside ospita, nei riquadri delimitati dalle tre finestre, un breve ciclo di storie di San Vincenzo. Da sinistra a destra sono raffigurati il santo davanti all'imperatore Daciano di Saragozza, il suo martirio e la leggenda della sepoltura. Nel quarto riquadro, diviso a metà dalla nicchia che ospitava l'Eucarestia, ci sono a sinistra la figura di San Addeodato e a destra la figura di Ariberto da Intimiano che offre a Dio la chiesa. La parte superiore di quest'ultima scena però si trova oggi presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Sulle pareti della navata centrale, disposte su tre registri, sono raffigurate storie di Sansone e San Cristoforo (parete destra), di Adamo ed Eva e Santa Margherita (parete sinistra). Questi affreschi presentano una costruzione ricca di spunti iconografici particolari; ad esempio nel registro superiore della parete destra le storie di Adamo ed Eva seguono un andamento da destra verso sinistra, mentre in tutti gli altri registri è seguito un andamento opposto; inoltre l'iconografia secondo cui è rappresentato San Cristoforo è del tipo orientale, in cui il santo compare senza bambino. Il ciclo di Galliano appare come l'espressione più ricca della cultura figurativa altomedievale dell'Italia settentrionale e certamente la più aperta alle nuove tematiche artistiche.
A opera completata, il 2 luglio 1007, Ariberto consacrò la basilica e la dedicò a S. Vincenzo.
Con il XII secolo il borgo di Cantù conobbe un periodo di forte sviluppo a discapito del nucleo di Galliano più periferico, che venne progressivamente abbandonato. Iniziò così la fase del degrado che vide la basilica trasformata in magazzino, e, successivamente, in casa colonica fino all'acquisto da parte di privati e alla sconsacrazione del 1801.
Un elemento particolare che però riuscì a preservare, almeno in parte, la basilica di Galliano come luogo di culto lungo i secoli più bui, fu la devozione popolare per l'immagine della Madonna del Latte affrescata nella cripta.
Per tutto il XIX secolo la basilica passò dalle mani di numerose famiglie nobili fino a diventare proprietà di Giuseppe Foppa Pedretti nel 1907. Agli inizi del ‘900 però, grazie ad un maggiore interesse per il patrimonio storico e artistico anche presso gli apparati statali, la basilica di Galliano venne inserita nell'elenco ufficiale dei monumenti nazionali e questo riconoscimento impediva qualsiasi manomissione della struttura. Probabilmente fu anche questo vincolo che nel maggio del 1909 convinse il proprietario a vendere l'edificio al comune di Cantù per la somma di 15.000 lire. Iniziò così il recupero della basilica ormai irriconoscibile e venne avviata una lunga fase di restauri.
Nel 1934 l'edificio fu riconsacrato dal cardinale Schuster e nel maggio del 1986, dopo una serie di interventi conservativi, la basilica fu riaperta al culto.
Io partirei dal complesso monumentale di Galliano che si trova a Cantù (CO).
Il complesso monumentale di Galliano sorge nell'omonima località della città di Cantù, in una zona di colline moreniche.
Proprio per la sua posizione strategica, la collina di Galliano fu abitata fin dall'epoca pre-romana da popolazioni di origine gallo-celtica e alcune lapidi dedicate alle Matrone di epoca celtica testimoniano come Galliano si caratterizzò fin dalle origini come luogo di culto.
Con l'evangelizzazione della Lombardia avviata dal vescovo Ambrogio nel IV secolo, il cristianesimo giunse anche a Galliano.
La comunità cristiana si organizzò ed edificò una prima chiesa ad aula unica. Il diffondersi capillare del cristianesimo fece aumentare l'importanza religiosa del nucleo di Galliano che divenne capo-pieve. Tra il VII e l'VIII secolo la chiesa venne quindi ampliata per rispondere alle esigenze di una comunità più numerosa.
L'apertura del secondo millennio rappresentò per Galliano un momento straordinario. Ariberto da Intimiano, futuro vescovo di Milano, venne nominato custode della basilica e si fece promotore dell'opera di rinnovamento e decorazione dell'edificio.
L'affresco del catino absidale è incorniciato da due fasce a riquadri con figurazioni animali e vegetali; presenta al centro una mandorla in cui campeggia la figura di Cristo in gesto oratorio, con un libro aperto alla propria sinistra. Un particolare raro è dato dal fatto che Cristo porta i sandali. Ai lati della mandorla, in basso, vi sono due figure anziane, Geremia ed Ezechiele, dietro le quali stanno rispettivamente gli arcangeli Michele e Gabriele. Alle loro spalle, due gruppi di folla. La zona inferiore dell'abside ospita, nei riquadri delimitati dalle tre finestre, un breve ciclo di storie di San Vincenzo. Da sinistra a destra sono raffigurati il santo davanti all'imperatore Daciano di Saragozza, il suo martirio e la leggenda della sepoltura. Nel quarto riquadro, diviso a metà dalla nicchia che ospitava l'Eucarestia, ci sono a sinistra la figura di San Addeodato e a destra la figura di Ariberto da Intimiano che offre a Dio la chiesa. La parte superiore di quest'ultima scena però si trova oggi presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Sulle pareti della navata centrale, disposte su tre registri, sono raffigurate storie di Sansone e San Cristoforo (parete destra), di Adamo ed Eva e Santa Margherita (parete sinistra). Questi affreschi presentano una costruzione ricca di spunti iconografici particolari; ad esempio nel registro superiore della parete destra le storie di Adamo ed Eva seguono un andamento da destra verso sinistra, mentre in tutti gli altri registri è seguito un andamento opposto; inoltre l'iconografia secondo cui è rappresentato San Cristoforo è del tipo orientale, in cui il santo compare senza bambino. Il ciclo di Galliano appare come l'espressione più ricca della cultura figurativa altomedievale dell'Italia settentrionale e certamente la più aperta alle nuove tematiche artistiche.
A opera completata, il 2 luglio 1007, Ariberto consacrò la basilica e la dedicò a S. Vincenzo.
Con il XII secolo il borgo di Cantù conobbe un periodo di forte sviluppo a discapito del nucleo di Galliano più periferico, che venne progressivamente abbandonato. Iniziò così la fase del degrado che vide la basilica trasformata in magazzino, e, successivamente, in casa colonica fino all'acquisto da parte di privati e alla sconsacrazione del 1801.
Un elemento particolare che però riuscì a preservare, almeno in parte, la basilica di Galliano come luogo di culto lungo i secoli più bui, fu la devozione popolare per l'immagine della Madonna del Latte affrescata nella cripta.
Per tutto il XIX secolo la basilica passò dalle mani di numerose famiglie nobili fino a diventare proprietà di Giuseppe Foppa Pedretti nel 1907. Agli inizi del ‘900 però, grazie ad un maggiore interesse per il patrimonio storico e artistico anche presso gli apparati statali, la basilica di Galliano venne inserita nell'elenco ufficiale dei monumenti nazionali e questo riconoscimento impediva qualsiasi manomissione della struttura. Probabilmente fu anche questo vincolo che nel maggio del 1909 convinse il proprietario a vendere l'edificio al comune di Cantù per la somma di 15.000 lire. Iniziò così il recupero della basilica ormai irriconoscibile e venne avviata una lunga fase di restauri.
Nel 1934 l'edificio fu riconsacrato dal cardinale Schuster e nel maggio del 1986, dopo una serie di interventi conservativi, la basilica fu riaperta al culto.