(1)la risata appartiene anche a mezzi di comunicazione di bassa qualità, (2) mentre il suscitare volutamente una riflessione profonda (non come conseguenza involontaria) è indubbiamente più difficile.
Cosa intendi in
(1) con
mezzo di comunicazione? Suppongo tu intenda la circostanza in un tempo e in un luogo definiti tale da ingenerare il riso. Ancora, ricavo per supposizione la 'bassa qualità' del comico sia dovuta alla sua natura di esperienza istintiva conclusa in se stessa, ovvero parte del bagaglio istintuale. Lo possiamo trarre anche piuttosto evidentemente da
(2), ove si definisce alta la funzione razionale in quanto, tra le altre cose non esplicitate, volontaria.
Ma invece di rimanere nell'astratta logica, veniamo al caso concreto.
1687. Newton dà alle stampe la sua teoria più nota e influente. Anni dopo, quasi alle soglie delle morte, racconterà la bizzarra casualità all'origine della sua scoperta. Al tempo ha quarantaquattro anni, un uomo di mezza età, seduto in meditazione profonda ai piedi di un albero: una mela si stacca e lo colpisce in testa. Certo, nella comicità classica questo è un episodio da manuale, o no? Chi di noi non riderebbe alla vista di un uomo illustre colpito dal più banale ed innocuo degli incidenti? La domanda è: Newton in quell'istante ha riso dell'avvenimento e di se stesso? Di certo da lì, da quella contingenza, scaturì una successione di riflessioni così dette 'profonde' ..tanto da mutare la visione stessa che si aveva dell'universo. Mica pizza e fichi.
Dove iscriveremmo oggi quest'accadimento? In
(1) o in
(2)?
Un'altra cosa su questo argomento, tu dici
"E d'altra parte difficilissimo è divertire bene", ma chi definisce com'è che ci si diverte bene? Manco sapevo che si potesse divertirsi male!
Il divertimento ha già un connotato positivo per il soggetto che lo sperimenta
Dire che il divertente diverte è tautologico. Possiamo proporre delle differenze affidandoci alla lingua: divertirsi e godere. Qui ovviamente vanno intesi in accezione latamente arbitraria. E' la differenza passante tra il lieve apprezzamento e il totale coinvolgimento, tra un film di Trosi e e una rappresentazione teatrale di Aristofane, tra i fumetti di Giannelli e la prosa di Rableias.. La differenza è sempre la stessa comunque si cerchi di camuffarla, occultarla, negarla: lo stile, santo cielo, lo stile..
Concordo sulla forma e il linguaggio, tuttavia io trovo che la forma, la tecnica, non siano di pari importanza al contenuto
Esatto. Io, di contro a te, sono persuaso della prevalenza della forma sulla sostanza, almeno nel caso specifico della poesia. Questo mi fa un semiparnassiano, pazienza.
Curioso è tuttavia il caso dei libri di testo, di fior fior di critica, insomma, concorde ai miei principi di selezione. Tutti abbiamo sfogliato i libri di liceo, come tutti qui, credo, abbiamo letto le tracce fornite all'esame di maturità: tutti concentrati sulla tecnica poetica, la forma, il
come. Che sia solo una casualità?
Nel caso di Mephitica (e questa è la mia opinione, sia chiaro) si può prendere una burla e infiorettarla in modo tecnicamente impeccabile, ma resta una burla che non dice assolutamente niente di significativo
Siamo certi non dica nulla di significativo? Di nuovo, poco suggerirà al lettore cercatore di emozioni e via dicendo, sicuramente molto dice al cultore o apprendista (!) di poesia satirica. Rispetta una tradizione millenaria ormai, e lo fa degnamente, un utente qualsiasi potrebbe ben prendere spunto, quando volesse, per imparare come si scrivono, o come sono codificati e cesellati i versi fin dall'ante Cristum. Dice molto di significativo ma non nei termini che tu vorresti sentire o all'interno del tuo campo di interessi. Ci passa un mondo.