Cos'è finito negli anni 60'?

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ParallelMind

Guest
magari il segreto sta nel ricercare nel presente espressioni di quella cultura anni 60
o meglio chi oggi come allora lotta come i giovani di quegli anni per ideali,per un senso di bene comune,etc
proprio ieri vedevo uno speciale che riportava gli scontri del G8 di Genova
poi esistono sicuramente artisti e persone controcorrente che danno esempi di possibili vite alternative al conformismo moderno
 

jancarlo

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magari il segreto sta nel ricercare nel presente espressioni di quella cultura anni 60
o meglio chi oggi come allora lotta come i giovani di quegli anni per ideali,per un senso di bene comune,etc
proprio ieri vedevo uno speciale che riportava gli scontri del G8 di Genova
poi esistono sicuramente artisti e persone controcorrente che danno esempi di possibili vite alternative al conformismo moderno

In effetti è rimasto molto di più di quello che comunemente si pensa. Non l'humus o gli ideali di quel periodo, non tanto i risultati delle lotte di piazza, ma tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti che ora ci sembrano del tutto normali, ma che prima di diventare "normali" sono stati di profonda rottura rispetto al passato. Scusate se faccio degli esempi banali, ma è per descrivere più facilmente ciò che avvenne in quegli anni.
1° esempio: non erano assolutamente ammessi "flirt", "fidanzatini" o fidanzatine" e nessuno/a si sognava di portare il proprio ragazzo o la propria ragazza a casa a meno di non essere maggiorenni. Nè tanto meno potevi girare per le strade del tuo quartiere con la mano nella mano della tua ragazza o del tuo ragazzo.
2° esempio: non trovavi mai un minorenne (e ricordo che la maggiore età, all'epoca, si raggiungeva a 21 anni) in un bar a bersi un semplice caffè, non parliamo poi di una minorenne! Non esistevano "locali per giovani" ed i bar erano frequentati esclusivamente da adulti ed anziani che giocavano a carte.
3° esempio: un giovane o una giovane che volesse andare a vivere per proprio conto prima di essere sposato/a, era considerata una cosa inammissibile e, se succedeva, era un atteggiamento altamente scandaloso.
Questo negli anni '50, in Italia. Poi, nei primi anni '60, tutto cambia! Senza morti ammazzati, senza P38, i giovani, sempre di più, lasciano le loro comode camerette in casa dei genitori, e vanno a vivere da soli in maleodoranti monolocali con bagno esterno, pur di vivere la propria vita senza gli obblighi di una società bigotta e clericale. Le coppie si scambiano effusioni per strada e nei bar, si esperimenta la convivenza prima del matrimonio, si smettono i vestiti dei fratelli maggiori e ci si riempie di colori... E scusate, se è poco!
 

ulysse

New member
sperimenta la convivenza prima del matrimonio, si smettono i vestiti dei fratelli maggiori e ci si riempie di colori... E scusate, se è poco!


Si jancarlo ma poi? Poi i colori sono diventati bianchi e neri, i fratelli maggiori sono diventati borghesi impiegati e biasimano i loro fratelli minori che urlano in piazza. Quest'ultimi per non morire idealmente finiscono per prendere la P38 e sparare. E mentre la TV da bianco e nero si trasformava in colori, io crescendo dovevo stare attento che non ci fosse un' esproprio proletario nella banca sotto casa mia, oppure evitare le pozze di sangue lasciate da qualche poliziotto ammazzato perché rappresentante dello Stato. Mi guardo a 15 anni, nel 1984, e che mi hanno lasciato i tuoi - nel discorso - anni '60? morti ammazzati con numeri da guerra civile, una classe politica che di lì a 6 anni sarebbe stata azzerata da un magistrato oggi politico, un mezzogiorno sempre più staccato dal resto del paese. Il più grande industriale d'Italia che firma gli accordi con i colletti bianchi della sua azienda, propedeutici alla fine delle classi sociali ed un nuovo tycoon italiano che tra alti e bassi inizierà a gestire il paese stringendo le mani sempre allo stesso potere presente in Italia.
Che posso dire di più, non certo Grazie per la rivoluzione, che "non" è stata fatta!
 

jancarlo

New member
Si jancarlo ma poi? Poi i colori sono diventati bianchi e neri, i fratelli maggiori sono diventati borghesi impiegati e biasimano i loro fratelli minori che urlano in piazza. Quest'ultimi per non morire idealmente finiscono per prendere la P38 e sparare. E mentre la TV da bianco e nero si trasformava in colori, io crescendo dovevo stare attento che non ci fosse un' esproprio proletario nella banca sotto casa mia, oppure evitare le pozze di sangue lasciate da qualche poliziotto ammazzato perché rappresentante dello Stato. Mi guardo a 15 anni, nel 1984, e che mi hanno lasciato i tuoi - nel discorso - anni '60? morti ammazzati con numeri da guerra civile, una classe politica che di lì a 6 anni sarebbe stata azzerata da un magistrato oggi politico, un mezzogiorno sempre più staccato dal resto del paese. Il più grande industriale d'Italia che firma gli accordi con i colletti bianchi della sua azienda, propedeutici alla fine delle classi sociali ed un nuovo tycoon italiano che tra alti e bassi inizierà a gestire il paese stringendo le mani sempre allo stesso potere presente in Italia.
Che posso dire di più, non certo Grazie per la rivoluzione, che "non" è stata fatta!

Non mi addentro nel discorso delle conquiste sociali e politiche che pure ci sono state, dalla riduzione alle 40 ore settimanali alla legge sul divorzio, perchè non è questo che mi preme raccontare. E la descrizione che fai tu degli anni '70 è reale nella sua tragicità. Ma non sono stati questo gli anni '60! Per tutto il decennio la "politica" e " certi comportamenti trasgressivi" procedettero su binari diversi. Da un lato gli adolescenti reclamavano una maggiore libertà e la voglia di evadere da una società dalla morale imbastita e bigotta, come effettivamente era l'Italia degli anni '50. E, i partiti di sinistra sono stati i più agguerriti nel condannarli come vacui e qualunquistici. Dall'altro, si stavano formando gruppi e movimenti alla sinistra del PCI, che avrebbero dato vita alla contestazione ed al '68. Sulle conquiste e sulle conseguenze ideologiche positive o negative di quelle lotte, non voglio discutere in questa sede. Mi preme di più sottolineare la "rivoluzione" incruenta di tanti adolescenti di allora. Perchè è stata una "rivoluzione" dei comportamenti i cui effetti durano tutt'ora, e sarebbe impensabile farne a meno! Scendo nel banale: da quanto tempo gli impiegati di banca non sono più obbligati a portare giacca e cravatta? Avrete sicuramente visto vigili (maschi) con i capelli lunghi! Quanti dei vostri amici convivono senza essere sposati? Chi di voi non ha un amico/a gay dichiarato/a? Chi si scandalizza perchè una coppia di diciassettenni si fa un panino ed una Coca al bar? Quanti single conoscete che preferiscono vivere da soli e non con la mamma? Qualcuno, più giovane, potrebbe pensare che tutto questo (e molto altro ancora!) sia il frutto di una normale e progressiva evoluzione dei costumi, ma non è stato così! Questi comportamenti erano considerati scandalosi e tenacemente osteggiati, e non solo dai "benpensanti" o da certa gerarchia ecclesiastica, ma da gran parte dell'opinione pubblica, dai partiti tradizionali e da chiunque detenesse un qualsiasi potere censorio o di selezione. E come, dal momento che non violavano alcuna legge? Ma con lo stumento più odioso e aleatorio che esiste: la discriminazione. Cercavi un lavoro? Non lo trovavi se non avevi i capelli a spazzola o eri gay. A scuola venivi additato come un pericoloso sovversivo, se ti facevi crescere barba e basette, o ti trovano nello zaino...i libri di Marcuse, ma anche quelli di Kerouac non erano letture "atte a formare la classe dirigente di domani..." Eppure, taluni perseverarono nella loro trasgressione ed oggi questi comportamenti sono del tutto "normali".
Si potrebbe obiettare: ma si vive meglio?
 

ulysse

New member
Si hai ragione, ma io credo che quelle evoluzioni sociali erano già pronte o meglio fanno parte delle evoluzioni dell'uomo. Mentre la parte "tragica" non era prevista o meglio non fa certo parte dell'evoluzione dell'uomo. Ogni rivoluzione conserva in se dei lati positivi e negativi, ma in quel caso, la coda degli anni '60 con l'avvento degli anni '70 ha portato alla società solo negatività che ancora oggi paghiamo. Negatività che sono strutturali, mentre i lati positivi - i gay o il non portare la cravatta in ufficio - sono ormai parte integrante dei costumi sociali. Ma la negatività strutturale sociale, ci ha portato anche gay che non lavorano se non sono discriminati, e ragazzi senza cravatta che sono precari. Io continuo appestare che più che una trasgressione sociale si sia trattato di una rivoluzione, dove per rivoluzione intendo un giro intero per tornare al punto di prima. Insomma il famoso cambiare tutto per non cambiare nulla è più indicato per definire quegli anni.
 

jancarlo

New member
Si hai ragione, ma io credo che quelle evoluzioni sociali erano già pronte o meglio fanno parte delle evoluzioni dell'uomo. Mentre la parte "tragica" non era prevista o meglio non fa certo parte dell'evoluzione dell'uomo. Ogni rivoluzione conserva in se dei lati positivi e negativi, ma in quel caso, la coda degli anni '60 con l'avvento degli anni '70 ha portato alla società solo negatività che ancora oggi paghiamo. Negatività che sono strutturali, mentre i lati positivi - i gay o il non portare la cravatta in ufficio - sono ormai parte integrante dei costumi sociali. Ma la negatività strutturale sociale, ci ha portato anche gay che non lavorano se non sono discriminati, e ragazzi senza cravatta che sono precari. Io continuo appestare che più che una trasgressione sociale si sia trattato di una rivoluzione, dove per rivoluzione intendo un giro intero per tornare al punto di prima. Insomma il famoso cambiare tutto per non cambiare nulla è più indicato per definire quegli anni.

Non sono d'accordo, ulysse, anche se quando dici che "la parte tragica non era prevista" dici una profonda ed amara verità! Ma non sono d'accordo sul fatto che, dopotutto, non sia cambiato nulla. Intanto, terrei ben separate le conquiste di carattere economico e sindacale, da quelle di natura sociale ed esistenziale. Nonostante la crisi, oggi, mediamente, si sta meglio, dal punto di vista economico, rispetto anche ai migliori anni del boom economico. Ma, lo ripeto, non voglio innescare questo tipo di polemica che mi porterebbe lontano da quello che voglio dire. E cioè che gli anni '60 sono stati anni di rottura profonda ed irrevocabile verso un sistema morale che prevedeva lacci e divieti secondo regole assurde, ma largamente condivise, dettate ed alimentate da una mentalità ancora molto arretrata e bigotta. E il liberarsi da tale mentalità non è stata la logica conseguenza di un'evoluzione "automatica". Non esistono evoluzioni o rivoluzioni automatiche. Possiamo dire che certe cose accadono, perchè i tempi sono maturi, ma ci sono sempre degli uomini e delle donne dietro ogni trasformazione, che lottano per quei princìpi e sempre ci rimettono qualcosa! Una maggiore libertà sessuale, di movimento, di pensarla diversamente, di vestirsi come si vuole, di credere in quello che si vuole, son tutte cose che non ti aiutano ad arrivare a fine-mese, se la si vuol mettere sul piano economico, ma pensa a come sarebbe ancor più triste la vita se, oltre ai problemi di natura economica, dovessimo preoccuparci anche di tenere ben nascoste le nostre attitudini sessuali, tenere ben a freno la nostra lingua per non "scandalizzare", vestire sempre in maniera sobria ed inappuntabile, temere sempre le critiche ed i pregiudizi dei vicini di casa e dei colleghi per il nostro stile di vita non consono alla loro moralità, ecc. ecc. ...
 

ulysse

New member
Una maggiore libertà sessuale, di movimento, di pensarla diversamente, di vestirsi come si vuole, di credere in quello che si vuole, son tutte cose che non ti aiutano ad arrivare a fine-mese, se la si vuol mettere sul piano economico, ma pensa a come sarebbe ancor più triste la vita se, oltre ai problemi di natura economica, dovessimo preoccuparci anche di tenere ben nascoste le nostre attitudini sessuali, tenere ben a freno la nostra lingua per non "scandalizzare", vestire sempre in maniera sobria ed inappuntabile, temere sempre le critiche ed i pregiudizi dei vicini di casa e dei colleghi per il nostro stile di vita non consono alla loro moralità, ecc. ecc. ...

Io non credo che sotto questo punto di vista il nostro paese sia migliorato, anzi, basta vedere la votazione di ieri per la legge sull'omofobia, che sotto il profilo giuridico costituzionale è esatto averla bloccata, ma sotto quello sociale è veramente scandaloso. Le responsabilità è ovvio, sono da addebitare ad entrambi le parti, il relatore o proponente ed il parlamento che aveva fretta di discuterla. Sotto il profilo sociale però secondo me è stato un danno "gestito". Perché la legge avrebbe di fatto sdoganato l'omosessualità in questo paese, ma siccome questo paese è laico sulla carta - da qui il mio osteggiare la tua tesi - ma cattolico fondamentalista nella politica, non riusciremo mai ad avere la completezza di quelle conquiste sociali che tu esalti tanto. Insomma sono sempre vittorie di Pirro in confronto alle leggi e conquiste sociale che han fatto altri paesi.
A questa limitazione poi, si deve aggiungere la limitazione economica che impedendo un liberismo puro - alla Adam Smith per capirci - ha generato un mostro economico frutto di più teorie, che spaziano da quelle di Smith a quelle di Keynes passando per il sempre presente Marx, molto amato dalla parte cattolica quando parla della distribuzione dei profitti, ma assolutamente avverso quando parla della ricchezza da distribuire!!
Ora questo mostro economico-giuridico è nato proprio da quegli eventi o da quegli anni. La somma degli eccessi che in quegli anni si è avuta ha ingegnerizzato le menti di questi professionisti del cattopensiero politico italico, che hanno creato questo sistema. Lo stesso, vero è che in un confronto con altri è più stabile - vedi per esempio un paragone con i paesi scandinavi o dell'alta Europa, dove il welfare è per tutti, ma il carico fiscale è elevatissimo - ed equilibrato, ma sempre di una forma di "dittatura" si tratta. Mascherata e colorata di porpora, ma sempre di regime si parla!
 

jancarlo

New member
Io non credo che sotto questo punto di vista il nostro paese sia migliorato, anzi, basta vedere la votazione di ieri per la legge sull'omofobia, che sotto il profilo giuridico costituzionale è esatto averla bloccata, ma sotto quello sociale è veramente scandaloso. Le responsabilità è ovvio, sono da addebitare ad entrambi le parti, il relatore o proponente ed il parlamento che aveva fretta di discuterla. Sotto il profilo sociale però secondo me è stato un danno "gestito". Perché la legge avrebbe di fatto sdoganato l'omosessualità in questo paese, ma siccome questo paese è laico sulla carta - da qui il mio osteggiare la tua tesi - ma cattolico fondamentalista nella politica, non riusciremo mai ad avere la completezza di quelle conquiste sociali che tu esalti tanto. Insomma sono sempre vittorie di Pirro in confronto alle leggi e conquiste sociale che han fatto altri paesi.
A questa limitazione poi, si deve aggiungere la limitazione economica che impedendo un liberismo puro - alla Adam Smith per capirci - ha generato un mostro economico frutto di più teorie, che spaziano da quelle di Smith a quelle di Keynes passando per il sempre presente Marx, molto amato dalla parte cattolica quando parla della distribuzione dei profitti, ma assolutamente avverso quando parla della ricchezza da distribuire!!
Ora questo mostro economico-giuridico è nato proprio da quegli eventi o da quegli anni. La somma degli eccessi che in quegli anni si è avuta ha ingegnerizzato le menti di questi professionisti del cattopensiero politico italico, che hanno creato questo sistema. Lo stesso, vero è che in un confronto con altri è più stabile - vedi per esempio un paragone con i paesi scandinavi o dell'alta Europa, dove il welfare è per tutti, ma il carico fiscale è elevatissimo - ed equilibrato, ma sempre di una forma di "dittatura" si tratta. Mascherata e colorata di porpora, ma sempre di regime si parla!

Sì, ma di questa situazione attuale, quei ragazzi non sono responsabili! Posso ammettere gli errori e gli orrori del post-'68, ma i "capelloni" pacifisti che bruciavano la cartolina di precetto e finivano a Gaeta, i dimostranti che facevano resistenza passiva e si facevano manganellare, inermi, dalla polizia, hanno pagato, in anticipo, affinchè, oggi, dopo quarant' anni, il servizio militare non sia più obbligatorio, e ne sono tutti contenti, mentre prima ne erano tutti terribilmente scandalizzati. Qualcuno, pagando sulla propria pelle, quarant'anni fa ha gettato il seme e ne ha ricevuto solo botte, galera, pubblico disprezzo! Oggi, tutti, anche il militarista più incallito, giudicano giusta la leva volontaria:bravi, ci avete messo quarant'anni per capirlo! E' solo un esempio degli ideali per i quali lottavano molti giovani di allora, completamente al di fuori dei partiti! Ma altri temi caldi erano il rispetto dei diritti per il "diverso", gay, nero, matto, qualunque egli fosse, e la lotta contro alcune convenzioni giudicate "sacre": il matrimonio, la verginità, il posto fisso, l'abito scuro...
Se, oggi, la sensazione è che non sia cambiato niente e forse si sta anche peggio, non è "per colpa" di quei "capelloni" i quali, invece, ci avevano visto giusto ed anzi erano già allora, nella loro ingenua utopia, fin troppo avanti...ma perchè, nel frattempo, altre prospettive, altre aspettative, altri problemi si sono aggiunti seguendo un'evoluzione che, questa sì, nessuno, nemmeno il più visionario dei futurologi ha saputo prevedere. Provate a leggere libri e giornali di quaranta-cinquant'anni fa che descrivano gli inizi del terzo millennio: non ne hanno azzeccata una!
 

Diana Dickinson

New member
Io non li ho vissuti...sono nata alla fine degli anni 70..quindi mi sono vissuta gli 80, che ho amato e sempre amerò.....io credo che degli anni 60 però, che conosco tramite i miei genitori e un po' di informazione personale perchè amo il passato....sia finita..l'energia!!!...avevano sogni e speranze in quegli anni e i ragazzi combattevano davvero per qualcosa......e le donne e tutti..combattevano per qualcosa d importante credendoci davvero!!! oggi...al solo pensiero mi dispaice dirlo ma....mi viene il magone!..abbiamo capito come funziona.. (o forse no?)..ma sogni e speranze sono finite..e con esse anche quell'energia che c'era...ovviamente questa è solo un impressione di una che non c'era eh......:wink:
 
P

ParallelMind

Guest
O forse semplicemente cara Diana ci siamo troppo abituati all'idea che tutto sia così,che i giochi siano già stati fatti e la minestra sia quella e non possiamo farci niente. E quindi le energie le canalizziamo in mille cose diverse,dispersive e già instradate nel sistema attuale,il che ci toglie la possibilità di trovare una via come quella hippy per proporre qualcosa di migliore al mondo e in particolare a noi stessi..
Forse basterebbe un evento,o una svolta collettiva che faccia mettere in crisi questo conformismo/routine che diamo per scontata e unicamente possibile,l'essere umano da sempre altre possibilità infondo a se stesso
 

Diana Dickinson

New member
ci si abitua perchè ci fa comodo abituarsi...molti non hanno coraggio di buttare quello che hanno creato intorno a loro..cioè la certezza...perchè vincono altre cose, la paura di cosa accade, di dove si finisce..ecc..
e poi la gente si è accasciata a tutto questo perchè...pensa a sè...
 

ulysse

New member
Personalmente non credo che sia finita nessuna spinta creativa o "energia", anzi tutt'altro. Come dicevo a Jancarlo negli anni '60 esisteva forse una spinta più giovanile - anzi lui ha dettagliato meglio questo concetto - però cosa ci è rimasto di quegli anni? Io sostengo, nulla o poco più! Anzi ciò che ci è rimasto è forse il desiderio continuo di "rivoluzione" - intesa come ribellione a qualcosa o verso qualcuno - che non ci porta a nulla e non ci ha condotto nel luogo che forse desideravamo di più. Non abbiamo raggiunto quel benessere sociale che sognavano, non abbiamo raggiunto alcuna libertà di quelle tanto decantate, non abbiamo guadagnato alcun aumento culturale da quella rivoluzione, semplicemente perché l'Italia non è uno stato laico.
E' inevitabile parlare di politica o socialità politica parlando di quegli anni, perché altri stati ad esempio la Francia, nella sua Costituzione ha introdotto miglioramenti a seguito dei cambiamenti presi in quegli anni. Da noi invece è avvenuto l'esatto contrario.
Jancarlo - perdonami se ti tiro in ballo - sostiene che alcune nuove forme di civiltà, come il divorzio ad esempio, siano figlie di quegli anni. Ha ragione in parte secondo me, perché se è vero che sono nate in quegli anni o trascinate da quegli anni, è altrettanto vero che non sono state perfezionate in funzione della società, ma solamente per poter gestire meglio quel "popolo" che chiedeva veri cambiamenti. E che non si sono verificati, purtroppo.
 
P

ParallelMind

Guest
ci si abitua perchè ci fa comodo abituarsi...molti non hanno coraggio di buttare quello che hanno creato intorno a loro..cioè la certezza...perchè vincono altre cose, la paura di cosa accade, di dove si finisce..ecc..
e poi la gente si è accasciata a tutto questo perchè...pensa a sè...

Io credo che le fasi che passa un essere umano di questa società sono tre: prima c'è la scoperta/l'innocenza e tutto sembra meraviglioso/magico perchè si conosce poco o niente delle dinamiche del mondo;poi c'è l'età della disillusione in cui crollano le certezze,le speranze,i sogni e arriva la rabbia,la voglia di reagire,di lottare in qualche modo con tutte le proprie energie(che fu rappresentata perfettamente dall'epoca hippie nel 60'); e infine c'è la resa..l'accettazione che il mondo sia fatto così come lo vediamo e come tutti lo vedono e che non ci sia via alternativa allo status quo,che la ruota gira sempre in quel senso e girerà sempre così senza che nessuno possa farci niente.
Ecco io credo che tutti inconsapevolmente seguono questa scia.. e il motivo principale è perchè si creda si tratti di semplice buon senso,di saper vivere.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Gli anni '60 sono stati molto interessanti. Io sono del 1976, dunque scrivo opinioni su cose che non ho vissuto direttamente.

Credo sia stato un periodo molto più fluido di ciò che generalmente si pensi. Alla base c'era sicuramente una forte spinta idealista che qualcosa di positivo ha prodotto. La legge sull'aborto e sul divorzio, in Italia, la fine di alcuni regimi e di molte limitazioni in altre parti del mondo, hanno dato una definitiva spallata ad un passato logoro e retorico. Se la guerra in Vietnam è finita nei primi anni '70, è finita anche grazie ai movimenti di protesta.

E' ancora aperto il dibattito su cosa, concretamente, abbia prodotto quest'onda rivoluzionaria che ha scosso il pianeta. Se sui brevi tempi ha dato ottimi risultati, la sua onda propulsiva, credo, si è esaurita, restituendoci un mondo per certi versi ben peggiore. Non dimentichiamoci che i risultati ottenuti erano comunque nell'aria. Prima o poi gli americani sarebbero usciti dal Vietnam. Il fatto che siano usciti sei mesi prima, o un anno prima, ha risparmiato molte vite umane. E questo non è di certo poco.

Allo stesso modo in cui i partigiani hanno avuto scarsa influenza "pratica" sulla liberazione del paese dal nazifascismo, allo stesso modo gli anni '60 hanno raggiunto obiettivi per i quali i tempi ormai erano già maturi.

Sono stati gli americani a espellere i fascisti dall'Italia. Gli episodi di resistenza dei nostri partigiani dal punto di vista fattuale hanno avuto scarsa importanza. Il regime stava crollando e sarebbe comunque crollato.

Stessa cosa per la legge sull'aborto e sul divorzio. Le basi sociali per uscire da visioni del mondo grezze e oscurantistiche, erano già pronte. La società era notevolmente mutata rispetto agli anni tra le due guerre. Forse, in questo senso, i movimenti studenteschi sono stati la conseguenza e non la causa.

Sono, piuttosto, le spinte idealiste alla base di quei movimenti che oggi mancano, attaccati come siamo a ben altri valori. Denaro, posizione sociale, riconoscimento, aspirazione a benessere (che poi si trasforma nel suo esatto contrario), e tante altre amenità. Chissà quando ci sveglieremo da questa sorta di incubo dorato.

Era giusto che in quegli anni le idee fossero rette dalle ideologie, perché i tempi parlavano al mondo in un certo modo. Era una lingua diversissima da quella di oggi. Si pensava di costruire qualcosa in base a modelli che potevano funzionare, ma che poi si sono rivelati un grande bluff.

Oggi vorrei un nuovo '68, fatto di idealismi e non più di ideologie. Perché le ideologie, alla prova dei fatti, hanno tutte miseramente fallito. Rimanere ancorati a vecchi principi è come andare allo stadio e tifare per una squadra di calcio piuttosto che per un'altra.
 
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