Cara Minerva6, grazie ad un lungo viaggio in treno ho dato una cospicua accelerata alla mia lettura e ho superato la duecentesima pagina.
Ho riletto i tuoi commenti e posso iniziare a fare qualche considerazione in più.
Il libro appare a tratti molto noioso e a tratti più interessante. Della presunta lotta che i protagonisti dovrebbero fare c'è solo l'ombra, niente di concreto viene effettivamente fatto (almeno finora, ma sono a più della metà del libro), e nei loro discorsi, come pure in generale nel libro, mi sembra si parli assai poco della situazione sociale e politica del tempo e di quali siano le intenzioni di questi attivisti.
Il libro è, ovviamente dato il titolo, incentrato non tanto su questa lotta, quanto sulla figura di Alice stessa, sulla sua 'psicologia'. Il perché lei diventa 'una terrorista' ancora non sono riuscita a capirlo, forse lo spiega alla fine? O mi è sfuggito?
Quello che vedo, è la storia di una donna che crede in degli ideali (ma mi chiedo se siano davvero suoi) e che si prodiga con tutte le sue forze e tutto il suo essere per aiutare le persone che lei crede si stiano battendo per questi ideali. Ma cosa riceve in cambio?
La maggior parte degli inquilini della fatidica 'casa occupata' mi sembrano solo dei nulla facenti, e Jasper in cima alla lista, spero tanto che Alice apra gli occhi e lo molli!!
Mentre quelli che si danno un po' da fare, come Jim e Philip, sono estranei al partito e alla 'lotta' e vogliono solo avere un lavoro e vivere.
L'unica persona, a mio avviso, davvero positiva, è Pat. Positiva nel suo impegno per il partito e per i suoi ideali, davvero sentiti, e per il lato umano: aiuta Alice, si dà da fare, si allontana dalla casa quando sente di essere in disaccordo con l'operato degli altri, nonostante il suo amore per Bert.
Sono giunta al punto in cui Alice sta riflettendo sull'accettare la proposta di Andrew. Sono molto curiosa di sapere cosa farà.