Valentina Bellucci
La Collezionista di Sogni
È una discussione che desideravo aprire già da un po’.
Come da titolo, gli argomenti sono: calma e tristezza.
Esse sono correlate?
Quando la calma scende nell’anima e un profondo silenzio si posa come polvere su tutto ciò che lo sguardo penetra. La malinconia nel guardare l’unico astro luminoso nel cielo notturno, e a volte non bastano tutte le luci natalizie, o i lampioni che illuminano vecchi marciapiedi bagnati dalla pioggia a rischiarare anche un minimo di oscurità.
La calma che pesa sul petto come neve gelata; la si può chiamare tristezza? Malinconia, forse?
Tendere lo sguardo alla vita e scoprirsi a fissare il vuoto.
Ci sono momenti simili, una persona li attraversa, li supera. E nel momento stesso in cui si sta chiedendo quale sia il significato di tutto ciò, all’improvviso sembra che quel tutto acquisisca un certo fascino mistico, che è tipico delle notti invernali, ma invece di prenderti nel suo vortice di calore, ti allontana, ti respinge (forse perché tu stesso lo rifiuti) e l’aria si fa fredda, rarefatta.
La vivacità di un cuore si può sostituire alla calma qualora essa rispecchi la tristezza?
Quale legame persiste tra questa prima sensazione e l’altra?
Indipendentemente dal carattere e dai sogni di una persona, credo però che questo silenzio sia possibile affrontarlo solo con la determinazione.
Non so se sono stata capace di spiegarmi, molte volte mi capita di non riuscire a farmi capire.
Comunque Grazie! a tutti quelli che interverranno.
Come da titolo, gli argomenti sono: calma e tristezza.
Esse sono correlate?
Quando la calma scende nell’anima e un profondo silenzio si posa come polvere su tutto ciò che lo sguardo penetra. La malinconia nel guardare l’unico astro luminoso nel cielo notturno, e a volte non bastano tutte le luci natalizie, o i lampioni che illuminano vecchi marciapiedi bagnati dalla pioggia a rischiarare anche un minimo di oscurità.
La calma che pesa sul petto come neve gelata; la si può chiamare tristezza? Malinconia, forse?
Tendere lo sguardo alla vita e scoprirsi a fissare il vuoto.
Ci sono momenti simili, una persona li attraversa, li supera. E nel momento stesso in cui si sta chiedendo quale sia il significato di tutto ciò, all’improvviso sembra che quel tutto acquisisca un certo fascino mistico, che è tipico delle notti invernali, ma invece di prenderti nel suo vortice di calore, ti allontana, ti respinge (forse perché tu stesso lo rifiuti) e l’aria si fa fredda, rarefatta.
La vivacità di un cuore si può sostituire alla calma qualora essa rispecchi la tristezza?
Quale legame persiste tra questa prima sensazione e l’altra?
Indipendentemente dal carattere e dai sogni di una persona, credo però che questo silenzio sia possibile affrontarlo solo con la determinazione.
Non so se sono stata capace di spiegarmi, molte volte mi capita di non riuscire a farmi capire.
Comunque Grazie! a tutti quelli che interverranno.