Vorrei scrivere un libro...

maurizio mos

New member
Posso essere assolutamente sincero? non capisco il senso di questa discussione. Mi pare di capire che una parte voglia assolutamente che lo scrittore faccia finire "male" (boh?) il libro, ritenendolo così molto più interessante e aderente alla realtà (un fantasy?, ancora , boh?), un'altra parte invece vorrebbe il contrario perché spessi il bene vince. In più altri sembrano odiare i romanzi d'amore, altri insomma e altri ancora... non me lo ricordo più ho perso il conto.
Un paio di domande: primo, perché diavolo uno non può essere libero di scrivere quel che gli pare?, secondo perchè chi non ama i finali rosei non evita semplicemente di comprare i libri con quei finali evitando di metterli al rogo (cosa che fecero altri, tempo addietro)?
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Posso essere assolutamente sincero? non capisco il senso di questa discussione. Mi pare di capire che una parte voglia assolutamente che lo scrittore faccia finire "male" (boh?) il libro, ritenendolo così molto più interessante e aderente alla realtà (un fantasy?, ancora , boh?), un'altra parte invece vorrebbe il contrario perché spessi il bene vince. In più altri sembrano odiare i romanzi d'amore, altri insomma e altri ancora... non me lo ricordo più ho perso il conto.
Un paio di domande: primo, perché diavolo uno non può essere libero di scrivere quel che gli pare?, secondo perchè chi non ama i finali rosei non evita semplicemente di comprare i libri con quei finali evitando di metterli al rogo (cosa che fecero altri, tempo addietro)?

maurizio, il punto è un altro: il nostro zac può scrivere tutte le storie a lieto fine che vuole, e se le scrive bene saranno bellissime... la "discussione" è nata perchè si è iniziato ad affermare che nella "vera letteratura" la "vittoria del bene" è d'obbligo... bè, credo che anche tu sia d'accordo che nn è così!!! qst nn è un'opinione, è un dato oggettivo!!! Il rosso e il nero, Eugenie Grandet, Madame Bovary, Anna Karenina, la maggior parte dei romanzi di Dosto... non sono mica a lieto fine no??? e per qst motivo... non sarebbero vere opere d'arte??? ma scherziamo???
poi, ripeto, Zac può scrivere quel che vuole! tante belle storie sono a lieto fine, ma è lui che generalizza mica noi!!! :D
 

maurizio mos

New member
Bene, vedo che cominciamo a restringere il campo di discussione. Ora, cos'è o qual è la "vera letteratura"
Per intenderci Topolino probabilmente non è vera letteratura (non lo è, vero?), Balzac (per dire) sì?
No, non credo che nella "vera letteratura" le storie "devono" finire bene, solo che non credo nella "vera letteratura".
Quanti sono i libri che per anni non sono stati nemmeno considerati da critica e pubblico e poi (per le più svariate ragioni)
diventano apprezzati, famosi... Il mio adorato Gattopardo all'inizio non fu nemmeno preso in considerazione, venne dato alle stampe anni dopo (intanto Tomasi era morto) e solo dopo altri anni fu apprezzato ecc ecc. Fino a quel momento non era letteratura, dopo lo era... dov'era la differenza? forse solo nel parere di un critico, di un editore? nel fatto che dopo un po' che era negli scaffali per chissà quale alchimia la gente prese a comprarlo? Ma "è" un libro importante, un esempio di vera letteratura e lo era anche quando nessuno lo prendeva in considerazione... o no?
 

ayuthaya

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Bene, vedo che cominciamo a restringere il campo di discussione. Ora, cos'è o qual è la "vera letteratura"
Per intenderci Topolino probabilmente non è vera letteratura (non lo è, vero?), Balzac (per dire) sì?
No, non credo che nella "vera letteratura" le storie "devono" finire bene, solo che non credo nella "vera letteratura".
Quanti sono i libri che per anni non sono stati nemmeno considerati da critica e pubblico e poi (per le più svariate ragioni)
diventano apprezzati, famosi... Il mio adorato Gattopardo all'inizio non fu nemmeno preso in considerazione, venne dato alle stampe anni dopo (intanto Tomasi era morto) e solo dopo altri anni fu apprezzato ecc ecc. Fino a quel momento non era letteratura, dopo lo era... dov'era la differenza? forse solo nel parere di un critico, di un editore? nel fatto che dopo un po' che era negli scaffali per chissà quale alchimia la gente prese a comprarlo? Ma "è" un libro importante, un esempio di vera letteratura e lo era anche quando nessuno lo prendeva in considerazione... o no?

avrei molto piacere se a rispondere a qst tue domande fosse Des Esseintes, a cui la questione "opere di valore" /"spazzatura" sta particolarmente a cuore, come si evince dai suoi numerosi interventi nei vari thread dedicati ai classici...
Io da parte mia posso dirti che nn amo generalizzare, però nn si può neanche fare un "calderone", mescolando ciò che è "letteratura" (già qst termine senza aggiungere l'aggettivo "vera" dovrebbe essere sufficiente) da ciò che è solo un "libro": troppo spesso confondiamo le due cose e pensiamo che il solo fatto che ci sia un libro qst voglia dire necessariamente che si parli di letteratura! I criteri poi sono difficili e io personalmente eviterei di impelagarmi nuovamente nella ricerca di una "ricetta" che probabilmente nemmeno esiste... però, ecco. Nn è tutto uguale. Come nn è tutta uguale la produzione artistica, o nn sono tutti uguali i viaggi che facciamo, ecc...
 

benjamin

New member
Da aspirante scrittore (ebbene sì, piacerebbe anche a me intraprendere questa strada) ad aspirante scrittore non ti posso che suggerire di abbandonare qualsiasi visione dicotomica dello stato dei fatti: bene male, giustizia ingiustizia, buono cattivo...

Credo che per scrivere qualcosa che abbia un certo valore - soprattutto per un fanatsy, almeno secondo i miei gusti - non bisogna rischiare di cadere nel descrivere personaggi o situazioni assolute o eccessivamente cristallizzate. E per questo, realtà ed esperienza sono imprescindibili.

Poi se alla fine privilegi il lieto fine, a discapito della conclusione drammatica - beh questione di gusti o dello sviluppo della trama.
L'importanza, insomma, è come ci arrivi alla fine.

;)
 

Zaccone

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maurizio, il punto è un altro: il nostro zac può scrivere tutte le storie a lieto fine che vuole, e se le scrive bene saranno bellissime... la "discussione" è nata perchè si è iniziato ad affermare che nella "vera letteratura" la "vittoria del bene" è d'obbligo... bè, credo che anche tu sia d'accordo che nn è così!!! qst nn è un'opinione, è un dato oggettivo!!! Il rosso e il nero, Eugenie Grandet, Madame Bovary, Anna Karenina, la maggior parte dei romanzi di Dosto... non sono mica a lieto fine no??? e per qst motivo... non sarebbero vere opere d'arte??? ma scherziamo???
poi, ripeto, Zac può scrivere quel che vuole! tante belle storie sono a lieto fine, ma è lui che generalizza mica noi!!! :D

Sì, forse ho generalizzato troppo, quel che volevo dire, forse con troppo estremismo, era che io ho letto romanzi in cui la storia finisce male, e sono rimasto con la bocca amara. Ma questi sono gusti personali: c'è a chi piace il caffè senza zucchero e a chi la cioccolata zuccherata.


Bene, vedo che cominciamo a restringere il campo di discussione. Ora, cos'è o qual è la "vera letteratura"
Per intenderci Topolino probabilmente non è vera letteratura (non lo è, vero?), Balzac (per dire) sì?
No, non credo che nella "vera letteratura" le storie "devono" finire bene, solo che non credo nella "vera letteratura".
Quanti sono i libri che per anni non sono stati nemmeno considerati da critica e pubblico e poi (per le più svariate ragioni)
diventano apprezzati, famosi... Il mio adorato Gattopardo all'inizio non fu nemmeno preso in considerazione, venne dato alle stampe anni dopo (intanto Tomasi era morto) e solo dopo altri anni fu apprezzato ecc ecc. Fino a quel momento non era letteratura, dopo lo era... dov'era la differenza? forse solo nel parere di un critico, di un editore? nel fatto che dopo un po' che era negli scaffali per chissà quale alchimia la gente prese a comprarlo? Ma "è" un libro importante, un esempio di vera letteratura e lo era anche quando nessuno lo prendeva in considerazione... o no?

Mi fai venire in mente una vicenda molto conosciuta: quella di Petrarca. Egli credeva che le sue opere maggiori fossero quelle in latino, in particolare l'Africa, che gli valse la corona d'alloro. E anche la maggior parte dei suoi lettori credeva così. Ma se oggi chiedi ad un qualsiasi ragazzo di scuola superiore o a un qualsiasi professore universitario di letteratura "Qual è la più grande opera di Petrarca?", egli ti risponderà il Canzoniere, dei "frammenti di cose volgari" nemmeno molto apprezzati nel '300. Cos'è cambiato in 700 anni? Perché l'Africa è scesa da "conosciutissima" a "quasi sconosciuta" e il Canzoniere da "quasi sconosciuto" a "conosciutissimo"? Sinceramente non lo so (anzi, vi chiedo dei pareri), ma se posso fare un'ipotesi, tutta la questione sta nella lingua: nel '300, epoca in cui ancora molte persone apprezzavano il latino, e non si era ancora capito il valore del volgare, le opere in latino facevano più "effetto" (tranne per capolavori assoluti come la Divina Commedia) di quelle in volgare. Poi, col passare del tempo, dei critici avranno ripreso l'opera di Petrarca, rivalutandola (giustamente) e conferendole la dignità che ha oggi.
Perciò, il fatto che un'opera sia o non sia nella letteratura di una lingua, sta tutto in base ai critici, agli editori, ai professori di letteratura? Apparentemente si, per gli uomini di un preciso tempo, ma in termini assoluti no, perché il Canzoniere è stata la più grande opera di Petrarca da quando fu scritta. Io la penso così.

Da aspirante scrittore (ebbene sì, piacerebbe anche a me intraprendere questa strada) ad aspirante scrittore non ti posso che suggerire di abbandonare qualsiasi visione dicotomica dello stato dei fatti: bene male, giustizia ingiustizia, buono cattivo...

Credo che per scrivere qualcosa che abbia un certo valore - soprattutto per un fanatsy, almeno secondo i miei gusti - non bisogna rischiare di cadere nel descrivere personaggi o situazioni assolute o eccessivamente cristallizzate. E per questo, realtà ed esperienza sono imprescindibili.

Poi se alla fine privilegi il lieto fine, a discapito della conclusione drammatica - beh questione di gusti o dello sviluppo della trama.
L'importanza, insomma, è come ci arrivi alla fine.

;)

Grazie per i consigli; personalmente credo che deve essere lo scrittore a scrivere la trama, e non la trama a scriversi da sola. Se voglio che vi sia un lieto fine, ci arriverò.
 

maurizio mos

New member
Mi sembra, ma è una mia opinione, che il confronto possa considerarsi saggiamente chiuso...
 

velmez

Active member
Credo di essermi spiegato male...ti faccio un esempio banalissimo come tesi di quello che ho detto: immagina uno di quei cartoni giapponesi super-violenti che fanno spesso in televisione. Lì ci sono sempre scontri tra buoni e cattivi che si svolgono secondo uno schema lineare: arriva il cattivo che si dimostra molto più forte del buono, il buono si allena (o comunque raggiunge uno stadio di forza superiore) e poi, dopo un combattimento quasi alla pari fra i due, vince il buono. Secondo te, colui che scrive tutto questo potrebbe mai far vincere il male? Come risulterebbe la storia? Lascio sfogo alla tua immaginazione.

certo che se mi citi i film d'animazione giapponesi... se tu avessi mai letto un anime, un manga o visto qualche film d'animazione giapponese in versione non censurata all'occidentale... sapresti che spesso finiscono male!!

comunque il mio consiglio è: se parti già convinto di non poterti nemmeno avvicinare alla grande letteratura... allora, facci un favore, risparmiacelo!
scusa l'acidità, ma altro che sanguinarmi gli occhi a leggere certe cose!
 

Jessamine

Well-known member
Anche io sogno di fare della scrittura la mia vita.
Ora, l'unico consiglio che mi sentirei di darti è quello di non lasciarti condizionare da quello che il pubblico potrebbe amare oppure no. Partendo dal mio modo di scrivere, ti consiglierei semplicemente di immergerti totalmente nella tua trama, di arrivare a "conoscere" i personaggi, e di scrivere bene (e questo, o lo sai fare, oppure no). Non credo si possano dare consigli su come scrivere un libro: sii te stesso e cerca di scrivere al meglio, e non cercare di porti dei limiti della serie "se il finale è un lieto fine, allora sarà un bel libro, altrimenti no", perché puoi anche scrivere una storia a lieto fine, ma se non sai scrivere, la trama è scadente e banale (e visto la inquietante quantità di fantasy che nascono oggi come oggi, scrivere qualcosa di originale è difficile), lo stile scialbo, allora il tuo romanzo sarà un fallimento comunque.
Detto ciò, in bocca al lupo :wink:
 

Dory

Reef Member
Non avevo visto questa discussione.
Guarda caso proprio in questi giorni mi sta tornando a ronzare nella testa la mia insoluta riflessione sui finali, che ogni tanto mi viene a far visita.
La riflessione è la seguente: perché molto più spesso un finale negativo rende la storia, il libro, di maggior valore rispetto ad un lieto fine?
Quanto non sarebbe stato il grande capolavoro che tutti acclamano, Romeo e Giulietta, se i due ragazzi alla fine si fossero sposati, le famiglie riconciliate, e vissero tutti felici e contenti?

A me pare proprio che nel computo dei capolavori con un finale lieto o non lieto, vincano alla grande quelli con finale non lieto, e anzi, un finale drammatico può contribuire a spostare l'ago della bilancia in un libro che oscilli tra la mediocrità e un certo valore (non è certo il caso di Romeo e Giulietta, ma di altri).

Il nostro Zaccone comunque non credo aspiri a scrivere un capolavoro della letteratura, ma semplicemente un fantasy accattivante e coinvolgente, quindi, secondo me, il finale non ha molta importanza, l'importante è come ci arrivi al finale.
D'altra parte nessuno aspira a scrivere un capolavoro della letteratura.
Non credo che uno scrittore, mi riferisco ai più grandi nella storia della letteratura, si sia mai messo alla scrivania con il preciso intento di scrivere un capolavoro. Lo scrittore si siede e fa il suo mestiere, e io credo che, una volta giunta alla fine, la storia stessa sappia già qual è il suo giusto finale, quello che si armonizza maggiormente con il messaggio più profondo che si è costruito pian piano con il procedere degli eventi della narrazione. Se lo scrittore è capace di capirlo e di scriverlo, allora sarà un capolavoro, se non lo capisce o decide che il finale deve essere un altro, allora sarà.. una schifezza. :mrgreen:

PS. Io amo i classici e i grandi capolavori della letteratura, ma amo anche i libri di puro intrattenimento, con una trama avvincente, che magari non resteranno nella storia, ma mi possono regalare tranquilli momenti di svago e di divertimento.
Indi per cui, Zaccone scrivi il tuo libro e divertiti! :)
 

danilo87

New member
è molto interessante che tu "restringa" numericamente il valore universale di un'opera a 2-3 per secolo, quando ultimamente stiamo affrontando diversi dibattiti sul tema "cosa è classico" e cosa nn lo è, con una tendenza a includere nel termine "classici" anche opere di dubbio valore o a escluderne altre tradizionalmente considerate tali...
cmq sia, tu ribadisci una cosa che nn lascia spazio a contestazioni e che mi lascia molto perplessa: la vera arte esige che sia il bene a vincere...
tanto per parlare di un'opera da te citata: qual'è il bene che trionfa nel Don Chisciotte??? io, che l'ho letto da poco, ho trovato un finale assolutamente disarmante e che proprio per qst lascia irrisolti una serie di interrogativi: Don Chisciotte si è davvero "pentito" della sua "follia"? è morto da "sano"? ma da "sano" per chi? era davvero sereno, in pace con se stesso, dopo aver preso coscienza della realtà? e se così fosse (cosa di cui dubito) lo trovi un finale così "allegro"? certo drammatico nn è... ma è un finale aperto, non un "lieto fine"!!!...
è qst perlopiù che fa grande un'opera secondo me: la capacità di lasciare dei non detti che sopravvivano al "finale" e permettano all'opera di scavalcare i secoli e risultare sempre e comunque attuale, e mai, mai "risolta"...
Sono le opere che non siamo in grado di "risolvere" qll che sono capaci di parlarci ancora...
Per nn parlare del fatto che, se è vero che - come dici tu stesso - il male trionfa solo nella "vita vera"... da qst dovrei dedurre che tu nn ritieni ci siano grandi opere che trattino, appunto, della "vita vera"??? ma cosa leggi???

:ad: ti stimo tantissimo
 
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