35° Minigruppo - Via Katalin di Magda Szabò

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francesca

Well-known member
Sono come si dice "un pezzo in là"
a Balint chiuso in cantina con Blanka, tanto per intendersi.
I primi tre capitoli mi hanno spiazzata parecchio: non capivo niente, non riuscivo ad entrare nella storia, a capire chi erano i fantasmi, le rievocazioni, le persone vere. E' stato tutto un riandare alla prima pagina dove c'è la lista dei personaggi per cercare di capire.
Tanto che mi sono chiesta più volte: ma come si fa a dire che questo è un capolavoro, non si capisce niente.
Ma poi tutto è andato a posto, il mosaico si è composto ed è diventato una cosa meravigliosa.
In più punti del libro ho provato delle emozioni fortissime,
è un libro proprio che suscita emozioni, più che riflessioni.
I personaggi sono tutti vivi, l'intreccio fra passato, presente, fra parti raccontate in prima persona da Iren e quelle raccontate in III persona è magistrale,
approfondisce ogni momento, dà spessore.
Come si fa a non commuoversi nell'episodio dei cartoncini dei crediti, quando le due sorelle vengono entrambe punite dal padre?
Come si fa a non provare tenerezza per la signora Elkes, così svagata, disordinata, che dà un tocco di leggere in una storia cupa e così tragica?
Della morte di Henriett mi hanno colpito tante cose, una più di tutte: come la Szabò intreccia tutti i comportamenti, Balint che mente a Iren e non le dice di aver tardato per consolare Henriett, Iren che si innervosisce e si arrabbia con Blanka, Blanka che per farsi perdonare rimette tutto il guardino e inchioda le assi chiudendo così forse l'unica possibile via di salvezza per Henriett. E le riflessioni di Iren, se il padre fosse stato meno ligio al dovere, la mamma meno strana, avrebbero potuto loro salvare Henriett.
Se gli Held non fossero andati all'ufficio quella mattina....
Così che tutti diventano responsabili di questa morte, come se una tragedia simile in un momento simile, in cui tutta l'umanità sembra impazzita, diventasse una colpa di tutti, quasi che tutti fossero responsabili molto più del soldato che ha materialmente sparato.
Una nota un po' stonata è il momento in cui Blanka si chiude in cantina con Balint, sottointendendo che quasi si "sacrifica" per preservare la sorella.
Mi è sembrato un comportamento un po' forzato, eccessivo.

Francesca
 

praschese89

New member
Si Francesca l'inizio ti mette un po' di confusione,ma poi hai visto dopo?!è tutta un'emozione dietro l'altra.mi sembra di capire che ancora non l'hai terminato,perciò hai ancora tempo per gustare questo libro tanto duro quanto meraviglioso
 

francesca

Well-known member
Finito.
Bello, anche se ammetto che la II parte mi è piaciuta un po' meno, l'ho trovata meno emozionante.
Bella la trovata di Henriett che torna nel mondo dei vivi, mi è piaciuto molto, perchè permette un intreccio fra presente e passato assolutamente nuovo e inusuale.
Mi è piaciuto molto l'ultimo capitolo, in cui nelle nuove case di fronte rinasce il trio di famiglie, ma in tempi diversi, e, sì, i bambini sono loro, sono Blanka, Erin, Balint e Henriett, ma non sono loro, e non solo perchè ci sono delle piccole differenze, e i tempi sono diversi, ma perchè ormai la storia di via Katalin così come l'hanno vissuta e creata la famiglie Elkes, Birò e Held è finita ed era solo per loro.
Era talmente per loro quel destino lì, che Pali ne è dovuto uscire, non poteva in nessun modo farne parte, come viene detto nel libro, era la breccia che poteva portarli nella realtà, ma nessuno di loro poteva più tornarci, perchè troppo di loro non c'erano più.

Un gran bel libro, fra l'altro avevo letto La porta, che mi era piaciuto tantissimo, e non mi aspettavo un libro così, di un genere così diverso rispetto alla concretezza de La Porta. Un gran merito dell'autrice.

Francesca
 

praschese89

New member
Finito.
Bello, anche se ammetto che la II parte mi è piaciuta un po' meno, l'ho trovata meno emozionante.
Bella la trovata di Henriett che torna nel mondo dei vivi, mi è piaciuto molto, perchè permette un intreccio fra presente e passato assolutamente nuovo e inusuale.
Mi è piaciuto molto l'ultimo capitolo, in cui nelle nuove case di fronte rinasce il trio di famiglie, ma in tempi diversi, e, sì, i bambini sono loro, sono Blanka, Erin, Balint e Henriett, ma non sono loro, e non solo perchè ci sono delle piccole differenze, e i tempi sono diversi, ma perchè ormai la storia di via Katalin così come l'hanno vissuta e creata la famiglie Elkes, Birò e Held è finita ed era solo per loro.
Era talmente per loro quel destino lì, che Pali ne è dovuto uscire, non poteva in nessun modo farne parte, come viene detto nel libro, era la breccia che poteva portarli nella realtà, ma nessuno di loro poteva più tornarci, perchè troppo di loro non c'erano più.

Un gran bel libro, fra l'altro avevo letto La porta, che mi era piaciuto tantissimo, e non mi aspettavo un libro così, di un genere così diverso rispetto alla concretezza de La Porta. Un gran merito dell'autrice.

Francesca


Parole sante:wink: un gran bel libro!

P.S.Elisa domani Dorylis dovrebbe postare la sua recensione,poi puoi chiudere tranquillamente :wink:
 

Dorylis

Fantastic Member
Quello che forse mi è piaciuto di più di questo libro è la coralità dei punti di vista che si alternano tra passato e presente, tra esilio e le tre case in via Katalin, è mobile, effimero come la figura di Henriette che segue Balint, c'è eppure non si riconosce, tanto fitta è l'abilità della scrittrice affinché questo complesso impasto scivoli come naturale.
La scrittura è elegante, perfetta: conserva quella luminosità tipica della poesia, della verità: un poco alla volta emerge a galla con incredibile stupore dei lettori. Una delicatezza per l'anima! :)
Riporto le parole della quarta di copertina che per me dicono tutto: "Con grazia e semplicità conturbanti, Magda Szabó ci dice che di tutto ciò che costituisce un'esistenza, solo alcuni luoghi ed episodi contano veramente [...] Ad affascinare è la sua profonda riflessione su quanto conserviamo e su quanto abbandoniamo".
 
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