Pasternak, Boris - Il dottor Zivago

sergio Rufo

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ciao caro michele, hai ragione Pasternak conosceva benissimo quello che scriveva. Oltretutto lo ha scritto benissimo, probabilmente anche lui era cosi'.
Ma vedi, nonostante un libro possa piacerci, dobbiamo affinare il senso critico: quale visione del mondo e dell'uomo ci da' , questa storia? e' questa la domanda da porsi.
Fondamentalmente l'invertebratezza dello Zivago non sta' nella questione di cuore e d'amore; fosse solo quello.
La questione " indecisa" dello Zivago e' un altra: quale mondo si vuole vedere?
E il nostro dottorino mentre disserta bene sulla vita ( eterna rielaborazione di se stessa) non s'accorge che il " segno" da lui lasciato in ogni situazione e' ben poca cosa, direi cosa nulla.
Subisce l'evento della storia; subisce l'evento della sua vita; persino le emozioni sono li' in sospeso, appese per aria, un poco dondolanti.
Qui, in questo Zivago manca proprio l'imprimatur ad una vita " attiva": il signor Zivago, detto in una parola, manca di carattere.
E si sa, il carattere e' tutto nella vita.
Chamfort scrisse: Un uomo senza carattere non e' un uomo, e' una cosa.
Pari pari a Zivago cosa tra le cose di questo libro.
 

pigreco

Mathematician Member
E il nostro dottorino mentre disserta bene sulla vita ( eterna rielaborazione di se stessa) non s'accorge che il " segno" da lui lasciato in ogni situazione e' ben poca cosa, direi cosa nulla.
Subisce l'evento della storia; subisce l'evento della sua vita; persino le emozioni sono li' in sospeso, appese per aria, un poco dondolanti.
Qui, in questo Zivago manca proprio l'imprimatur ad una vita " attiva": il signor Zivago, detto in una parola, manca di carattere.
E si sa, il carattere e' tutto nella vita.
Chamfort scrisse: Un uomo senza carattere non e' un uomo, e' una cosa.

Caro sergio, non vorrei essere troppo severo, ma hai fatto un ritratto eccezionale dell'uomo medio. quante persone scelte a caso nella massa invece di subire l'evento della storia riescono ad essere influenti e a modificarla? La cosa grave, anche se spero che non sia così, è che tante persone, proprio come Zivago, non solo subiscono gli eventi della storia senza prenderne parte, ma spesso non prendono parte attiva nemmeno negli eventi quotidiani della loro vita. Se fai attenzione a quel che ci succede intorno ti accorgerai che tante, troppe persone vivono in questo modo, senza un obiettivo, senza una vera opinione, senza una speranza, col solo obiettivo di guadagnarsi un pezzo di pane che permetta loro di riuscire ad arrivare al giorno successivo... E allora il senso profondo di questo libro, quello che davvero ci lascia, è questo personaggio, questo monito.
 

sergio Rufo

New member
la cosa che tu sostieni grave e' la piu' vera: e' sempre stato cosi'. E sempre sara'.
Dostoevskj scrisse bene quando scrisse: per la maggior parte degli uomini si tratta di " materiale" umano, nulla di piu'.
Sembrera' cinico affermare questo , tutto il contrario di quel compassionevole di Tolstoj che vedeva l'uguaglianza tra gli uomini come la verita' redentrice. Ma e' il carattere che nega questa verita' che non solo e' una menzogna belle e buona ma e' una credenza della peggior specie: la credenza di " tener per vero" una cosa. Tutta la morale dell'uguaglianza si risolve cosi': si " crede a una cosa virtuosa perche' non si e' all'altezza d'altro"
Ma la realta' e' un altra; singoli uomini, societa', civilta', epoche storiche , testimoniano che la dis-uguaglianza nasce sempre dal sentimento di vita e dal carattere impresso.
L'unica cosa che non puoi mai correggere nella tua vita e' il carattere. Cosi' Stendhal, altro cinico, poco ascoltato da orecchie delicate.
Lo Zivago di Pasternak, in fondo, e' una splendida rappresentazione della medieta', della mediocrita': il mediocre all'onore delle cronache virtuose e parolaie come la pace, l' uguaglianza, il sentimento, l' amore...." Naturalmente come spettatore.

"o apostoli dell'uguaglianza le vostre più segrete brame di tirannia si camuffano con parole virtuose...la giustizia mi insegna che gli uomini non sono uguali". Per carattere .
Cosi' scrisse, qualcuno. ( ...)
 

Vladimir

New member
Živago (piccola curiosità che forse saprete tutti: il nome si pronuncia con j iniziale francese) è sì il ritratto dell'inutilità (non a caso è considerato l'ultimo "uomo inultile"), ma col suo personaggio Pasternak ha anche voluto rendere il senso di samrrimento che si avvertiva non tanto allo scoppio della rivoluzione, ma negli anni della guerra civile. Non si capiva dove stesse andando la Russia, cosa stava nascendo, a cosa avrebbe portato tutto ciò che stava succedendo. Molti russi vivevano stritolati dallo scontro delle armate bianche di Kolčak e i rossi di Trockij.
Živago, sebbene il suo creatore giuri e spergiuri di non aver voluto creare un alter-ego, riflette abbastanza bene il carattere dello stesso Pasternak, che nei confronti del socialismo non è mai riuscito a prendere una decisione chiara. Insomma uno che viaggiava fra la "città del No e la città del Si" per dirla con le parole di Evgenij Evtušenko. Il ritratto,a tratti feroce, più bello dell'uomo Pasternak lo offre un altro colosso della letteratura russa Varlam Šalamov. Nella parte finale dell'espistolario fra i due (carteggio durato 6 anni), Šalamov da sfogo alla delusione che il Pasternak uomo gli ha dato. Credeva di aver di fronte un maestro della vita e invece si è trovato davanti un uomo che non sapeva vivere, figuriamoci insegnarlo ad altri!
Per quanto riguarda la psicologia dei personaggi la questione è la seguente: a Pasternak non interessa la psicologia. Egli, secondo le suo parole, "vuole rendere la qualità unica di un istante". Se si addentrasse in particolarggiate analisi psicologiche dei personaggi, questo scopo verrebbe meno, e con esso, probabilmente, la magia di certe pagine del romanzo. Pasternak resta comunque un mostro dello stile, uno degli esteti più raffinati della lingua che la Russia abbia mai conosciuto.
 

sergio Rufo

New member
Vladimir, di Pasternak come valore letterario non voglio nemmeno discutere: vale.
Sulla psicologia dei personaggi ( i suoi) ti diro': se parto dalla premessa che la psicologia non e' una spiegazione e nemmeno una cura, ma e' proprio una malattia, allora, i suoi personaggi sono perfetti: sono malati.
Sullo Zivago ondivago tra storia, rivoluzione, e sentimenti, non so che aggiungere se non che m'incuriosisce sapere ed immaginare dove sara' il limite al peggio.
Il socialismo ( quello russo, poi ! ) cosi' dibattuto anche nel romanzo tra rossi e bianchi ( perche' tutto si riduce a questo) non vale nessun sfrozo di riflessione: la rivoluzione di ottobre segnera' il passaggio da un potere all'altro, tutto qui.
A Pasternak interessa la qualita' dell'istante? madonna santa come siamo conciati!!!! Lo Zivago non sa dimenticare e se non si sa dimenticare la storia, mai se ne scrivera' un altra anche di una frazione di secondo.
La storia non serve a nulla: prigione , catena, condizionamento. e peggio ancora non serve all'emozione individuale.
Mai vista e soprattutto mai sentita un'emozione ( istintiva) che nel momento che si desta "ricorda.....".....
 

sergio Rufo

New member
al solo pensiero di rivedere l'amante il nostro Zivago che fa? Invece di agitarsi positivamente ( perche' la desidera) si deprime e sviene, quasi.
In seguito riceve una lettera della moglie: una lettera innamorata, bellissima e che fa il nostro Zivago?
Sviene.
Svenire in un certo senso e' la sua arte, il suo talento.

Il problema dell'inutilita' del nostro personaggio si condensa tutto qui: non riesce nemmeno a disperarsi.
Da una parte non vuole frapporsi all'amore dell'amante per il proprio marito ( io non sono geloso!)
Dall'altra parte non riesce a frapporsi alle parole della moglie: accetta il suo amore bovinamente. Non si ribella, non la contiene, non fa nulla.

Lui se ne va' in giro a tagliarsi i capelli o a tappar buchi per i topi: attivita' decisamente interessanti, notevoli, ma che denotano un'incapacita' assoluta di carattere.
Ci sono " gatte" da pelare molto piu' impegnative di quei quattro topastri.

Ma conosciamo bene il nostro Zivago. Lui e' tipo da sparare agli alberi in guerra!
 

shvets olga

Member
Živago, sebbene il suo creatore giuri e spergiuri di non aver voluto creare un alter-ego, riflette abbastanza bene il carattere dello stesso Pasternak, che nei confronti del socialismo non è mai riuscito a prendere una decisione chiara. Insomma uno che viaggiava fra la "città del No e la città del Si" per dirla con le parole di Evgenij Evtušenko.

Secondo me nel romanzo c'e un vero "eroe" del tutti tempi e' Comarovskij, che sente e sa come mettersi a suo agio ai tutti tempi. Proprio a lui (a "socialismo dei conformisti" ahho sconfitto debole Zivago e forte Antipov) e mi sembra che anche Pasternak nei confronti del socialismo non e' mai riuscito a prendere una decisione chiara perche non era il socialismo. Pasternak non fa da Zivago
eroe, eroi letterari non muoiono nel tram se fosse il tram e' simbolo della societa chiusa, non e' libera,soffocante.
Sinceramente non capisco il termine "uomo inutile" (tra altro Zivago e' padre dei 5 figli), chi deve decidere la nostra utilita?

P.S. Per me la vita di Evtushenko e' un esempio di conformismo.

Scusate per gli errori.
 

sergio Rufo

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Perche' siamo contro il socialismo

A proposito di Zivago e delle sue " indecisioni" socialiste o meno..ma quale socialismo?
Se ogni sistema sociale presuppone l'epoca del suo presente, e dunque varie circostanze storiche, non ultima sarebbe - come determinante - la circostanza "uomo" uguale a se' stesso nel tempo dei tempi.
Le visioni di Hobbes e di Spinoza, di Rosseau piu' avanti, per finire a Nietzsche, pongono le direttive principali verso le quali si e' sviluppato il sistenma sociale europeo.

Incominciamo dal socialismo ( non inteso in senso esclusivamente politico)

Questa balorda incomprensione della piu' semplice realta' ci insegna, o vorrebbe insegnare, l'eguaglianza tra gli uomini, il loro utile sociale finalizzato al benesse comune, "l'insieme" come comunanza nel tessuto vitale.
Che fosse e che sia un'idea balorda lo si puo' facilmente capire da mille cose, da mille esempi, ma se volessimo sceglierne un paio - forse quelli decisivi- allora diremmo che ogni forma di socialismo democratico ( inteso come "insieme" alla belle e meglio) e' la forma piu' degenerativa di societa' che mai si possa immaginare.
E non tanto perche' questa idea evangelica sia sbagliata in se', ma perche' regge su un principio ideale assolutamente inesistente.
L'origine del socialismo nasce dal concetto stesso di storia, o di storicismo: la storia della vita ( anche organica) ci dimostra l'eterna ripetitivita' circolare di se' medesima.
Dai tempi dialettici di Socrate, si insinuo' nella testa degli uomini , la malsana idea che tutto avesse un fine, una finalita', un senso.
Con il passare dei secoli, l'insieme degli uomini, intui', o credette d'intuire, che questa valenza compensatoria ( il fine, il perche' di tutto) fosse non solo valido per l'organica esistenza, ma bensi', fosse anche valida come tesi " sociale" per l'umanita'.
Il socialismo altro non e' che un "progetto umano". ( come se ce ne fosse uno)
E come ogni progetto e' atto a raggiungere un determinato ( a priori) risultato, traguardo.
Il socialismo e' la religione politica, e' il corrispettivo della morale cristiana. Gesu' fu il primo socialista della storia.
Non basto' piu' un " regno dei cieli", ovvero un regno a venire di delusii, ma si dovette elemosinare come quattro straccioni d'accatto, anche un piccolo regno qui sulla terra.
La finalita' doveva quindi essere trovata: e fu il concetto di eguaglianza che prese il significato di "senso". ( senso vitale e sociale)
Il socialismo nasce dalla paura del nichilismo, del non senso assoluto, ma proprio questo rimedio, invero, ottiene il contrario, l'esatto contrario.
Gli uomini "uguali" sia come valore, sia come " animali politici" sono la perfetta rappresentazione buffonesca di una commedia: quella umana.
L'individuo viene deprivato di tutta la sua originalita'; si mette a tacere la sua differenza, la sua gioiosa baldanza vitale; si zittisce la sua esigenza, la sua affermazione, la sua interpretazione; si capovolge un sano "io" che gia' di per se' rappresenta una finzione, in un "noi" ancora piu' finto , astratto, inconcludente.
Il socialismo depriva ai forti la possibilita' dell'espressione del loro volere; depriva ai deboli la fierezza e l'onore della loro "resistenza"; decostituisce quel senso che tanto, invece, sta cercando: il senso della "lotta", dell'urto contro il reale.
La marmaglia di socialisti, questa accozzaglia di babbeii, sono quello che di piu' pericoloso il percorso umano potrebbe incontrare sul suo cammino! e lo ha gia' incontrato.
Le nefaste conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: chi grida all'uguaglianza, da secoli e secoli, sono proprio coloro, che viceversa vorrebberro tiranneggiare sulla societa'; il socialismo e' la mistificazione piu' palese di una mala fede esistenziale.
Con il socialismo non si sceglie piu': con il socialismo l'omologazione diventa dottrina, la parificazione verso il basso diventa predica, l'annullamento di se stessi diventa l'imperativo morale.
Il socialismo e' il vangelo degli schiavi da una parte e dei tiranni ( anche rivoluzionari) dall'altra.

Figuriamoci poi inteso da un indeciso come Zivago.
 

Vladimir

New member
Secondo me nel romanzo c'e un vero "eroe" del tutti tempi e' Comarovskij, che sente e sa come mettersi a suo agio ai tutti tempi. Proprio a lui (a "socialismo dei conformisti" ahho sconfitto debole Zivago e forte Antipov) e mi sembra che anche Pasternak nei confronti del socialismo non e' mai riuscito a prendere una decisione chiara perche non era il socialismo. Pasternak non fa da Zivago
eroe, eroi letterari non muoiono nel tram se fosse il tram e' simbolo della societa chiusa, non e' libera,soffocante.
Sinceramente non capisco il termine "uomo inutile" (tra altro Zivago e' padre dei 5 figli), chi deve decidere la nostra utilita?

P.S. Per me la vita di Evtushenko e' un esempio di conformismo.

Scusate per gli errori.

Использовая выражение "uomo inutile" я понял "лишний человек", семантика которого нельзя перевести на итальянский.
 

Vladimir

New member
Vladimir, di Pasternak come valore letterario non voglio nemmeno discutere: vale.
Sulla psicologia dei personaggi ( i suoi) ti diro': se parto dalla premessa che la psicologia non e' una spiegazione e nemmeno una cura, ma e' proprio una malattia, allora, i suoi personaggi sono perfetti: sono malati.
Sullo Zivago ondivago tra storia, rivoluzione, e sentimenti, non so che aggiungere se non che m'incuriosisce sapere ed immaginare dove sara' il limite al peggio.
Il socialismo ( quello russo, poi ! ) cosi' dibattuto anche nel romanzo tra rossi e bianchi ( perche' tutto si riduce a questo) non vale nessun sfrozo di riflessione: la rivoluzione di ottobre segnera' il passaggio da un potere all'altro, tutto qui.
A Pasternak interessa la qualita' dell'istante? madonna santa come siamo conciati!!!! Lo Zivago non sa dimenticare e se non si sa dimenticare la storia, mai se ne scrivera' un altra anche di una frazione di secondo.
La storia non serve a nulla: prigione , catena, condizionamento. e peggio ancora non serve all'emozione individuale.
Mai vista e soprattutto mai sentita un'emozione ( istintiva) che nel momento che si desta "ricorda.....".....

Non ho ben capito cosa vuoi dire sulla psicologia e sulla poetica di Pasternak. Inoltre affermare che il socialismo sovietico non meriti riflessione, visto ciò che è stato capace di produrre a livello culturale durante i primi anni di vita, mi sembra abbastanza azzardato.
 

sergio Rufo

New member
vladimir, la poetica di Pasternak non mi interessa. Posso dirti che comunque la sua prosa mi piace. E' un libro intenso sotto il profilo del linguaggio e delle pienezza.

La psicologia di Pasternak ? Per me tutta la psicologia non serve a granche', anzi, la definisco la vera malattia per gente sana.
Su Pasternak, per tornare a lui, basta vedere il nosto comune amico Zivago: un perfetto esempio di colui che a furia di pensare troppo, di meditare e piagnucolare per ogni pie' sospinto, finisce inesorabilmnte malato ma non nel senso letterale della parola, ma bensi' nel senso che perde di vista una equilibrata percezione delle cose: e si sa, l'immediatezza di una cosa e' sempre in superfice.
Dietro non c'e' niente. ( tranne il caso che ce lo vogliamo inventare)

Rimane comunque un romanzo da leggere, questo di sicuro. Poi puo' non piacere per la sua visione, ma e' un altro discorso.
 

sergio Rufo

New member
Valdimir, dimenticavo il socialismo:
tu dici l'inizio e io dico la fine.
Ogni cosa va' valutata nell'insieme.
Anche la Rivoluzione Francese parti' in un modo e fini' nel terrore...nel Direttorio, nell'apoteosi Napoleonica ( e meno male, aggiungo io)
Il socialismo russo si dispiego' come tutti sappiamo. Tira tu le conclusioni.
 

Vladimir

New member
vladimir, la poetica di Pasternak non mi interessa. Posso dirti che comunque la sua prosa mi piace. E' un libro intenso sotto il profilo del linguaggio e delle pienezza.

La psicologia di Pasternak ? Per me tutta la psicologia non serve a granche', anzi, la definisco la vera malattia per gente sana.
Su Pasternak, per tornare a lui, basta vedere il nosto comune amico Zivago: un perfetto esempio di colui che a furia di pensare troppo, di meditare e piagnucolare per ogni pie' sospinto, finisce inesorabilmnte malato ma non nel senso letterale della parola, ma bensi' nel senso che perde di vista una equilibrata percezione delle cose: e si sa, l'immediatezza di una cosa e' sempre in superfice.
Dietro non c'e' niente. ( tranne il caso che ce lo vogliamo inventare)

Rimane comunque un romanzo da leggere, questo di sicuro. Poi puo' non piacere per la sua visione, ma e' un altro discorso.

Perché allora leggi Pasternak se poi non ti interessa la sua poetica?
Per quanto riguarda la psicologia, nel romanzo non ce n'é molta. A lui non interessava più di tanto il ritratto psicologico del personaggio. Ciò è confermato dal fatto che in tutto il romanzo non ci sono personaggi che si stagliano sugl'altri in maniera particolare, nessuno alla Raskol'nikov o Ivan Karamazov.
Per quanto riguarda il socialismo russo la questione credo vada impostata così. Intanto è importante fare una distinzione non da poco: il socialismo applicato in Russia è il leninismo e non il marxismo. Lenin, dopo il fallimento del comunismo di guerra, reintrodusse non pochi elementi capitalistici dando il via alla NEP. Con l'avvento del gelo staliniano e di un'esegesi piuttosto dubbia del marxismo-leninismo, il sistema è sprofondato in una deriva reazionaria e conservatrice che fece naufragare la NEP grazie alla quale l'economia si stava risollevando, e che introdusse i piani quinquennali caratterizzati da due grossi difetti: penalizzare troppo l'industria leggera e introdurre come unico parametro la quantità, trascurando pesantemente la qualità della produzione. Se a questi fattori si sommano un po' di sana disorganizzazione, impreparazione di molti quadri dirigenti, liquidazione di molti bolscevichi che avevano fatto fisicamente la rivoluzione per sostituirli con burocrati, spesso incapaci e corrotti, ma fedelissimi a Stalin, la frittata è fatta.
Il problema centrale non è mai stato tanto l'ideologia in sé, quanto certe interpretazioni estremizzate (per esempio lo ždanovismo) e gli eccessi commessi in nome della costruzione del socialismo (vedi collettevizzazione e i suoi risultati disastrosi).
Comunque il potere, in Russia, è sempre stato gestito in un certo modo indipendentemente dal sistema vigente. È una pia illusione credere che oggi sia cambiato qualcosa: Putin non è più democratico di Stalin (200 giornalistì uccisi dal 2000 ad oggi, giornali chiusi, i suoi ritratti o gli slogan del suo partito sempre più presenti in qualsiasi spazio pubblico, il controllo totale dei media, l'esilio dei vari grandi miliardari, non credo che tutto ciò sia un caso), che a sua volta non lo era più di Nicola I, Pietro il Grande o Ivan IV. E neanche il famigerato NKVD, più tardi noto come KGB, è una peculiarità del sistema comunista: basti ricordare la III sezione della Cancelleria Imperiale capeggiata dal conte Bekendorf, oppure la milizia dell'opričnina creata da Ivan il Terribile. Anche oggi è possibile, girando per le strade di Pietroburgo e anche per città più provinciali, vedere in giro pattuglie dell'FSB (erede del KGB) o degli OMON (corpo speciale della polizia sovietica).
Curioso, agli occhi occidentali, è anche il concetto di democrazia dei russi: quando studiavo all'università di Pietroburgo, parlando con russi di età differenti, la risposta che unanimente mi hanno dato quando gli ho chiesto della democrazia è stata questa: se democrazia significa che ognuno può dir quel che vuole, o fare quel che vuole, come ai tempi di El'cin, allora non va bene. Ci vuole comunque un uomo forte che guidi il paese. Ancora più illuminante è stata una cosa che mi ha detto un mio prof. di russo poco tempo fa: in URSS facevano qualsiasi porcata in nome del comunismo dogmatico, qui fanno qualsiasi nefandezza in nome del mercato dogmatico. Non c'è molta differenza.
 

sergio Rufo

New member
Vladimir , il fatto che non m'interessi la poetica di Pasternak non significa che non possa leggere almeno la sua opera piu' importante.
Il tuo professore di russo ha , in un certo senso, ragione.

Per quanto riguarda il socialismo prendo atto della tua analisi; per altro io non ho una approffondita conoscenza di quello russo. Certamente, basta poco comunque, per comprendere che estremi si estremi no, qualcosa e' andato storto, anzi stortissimo.
E aggiungo: e' proprio l'idea del socialismo come teoria umanitaria che mi lascia perplesso ; quella della democrazia poi, mi lascia annichilito.
La democrazia non e' altro che la politica del grande numero , quel suffrage universel che piu' ridicolo non si puo.
 

pigreco

Mathematician Member
Da "L'Alchimista" di Coelho:

"Era un librone, che parlava di un funerale fina dalla prima pagina. I nomi dei personaggi inoltre erano complicatissimi. [...] 'E' un libro importante, ma è molto noioso. [...] E' un libro che parla di qualcosa di cui parlano quasi tutti i libri, [...] dell'incapacità della gente di scegliere il proprio destino. E conclude facendo in modo che tutti cerdano alla menzogna più grande del mondo.' 'Qual'è la menzogna più grande del mondo?' 'E' questa: che a un certo momento della nostra esistenza, perdiamo il controllo della nostra vita, che comincia così a essere regolata dal destino. E' questa la menzogna più grande del mondo.' "


Coelho mette in bocca al vecchio incontrato da Santiago queste parole... Non viene specificato che il libro di cui si parla è Il dottor Zivago, nè ho trovato riferimenti che lo provino da qualche parte, però mi sembra assolutamente palese.
 

fernycip

New member
Troppo lungo per i miei gusti.
Certamente di rilievo la descrizione degli eventi storici.
A tratti ho trovato forzate le relazioni instauratesi fra i vari personaggi, così come i loro incontri incredibili nella grande Russia.
Ritengo, inoltre, troppo sbrigativa la descrizione della nascita della storia d'amore fra Lara e Zivago.
 

Grantenca

Well-known member
Ritengo, inoltre, troppo sbrigativa la descrizione della nascita della storia d'amore fra Lara e Zivago.

Certamente è così, ma in quel colloquio Zivago si riprometteva di chiarire con Lara qualche eventuale equivoco derivato al suo comportamento......ma il suo amore era evidentemente tanto prorompente che se ne era accorta la moglie, a migliaia di chilometri di distanza, leggendo le sue lettere. In quel colloquio addirittura Zivago pronuncia frasi sconclusionate, senza troppo senso, quasi come uno scolaretto alla prima "cotta". D'altronde forse quella era la prima vera passione di Zivago dato che l'unione con la moglie è sembrata come un epilogo scontato di due sensibili anime cresciute insieme. C'è però, subito dopo, nel romanzo, una scena, quella del temporale notturno in cui Zivago e la governante hanno l'impressione che qualcuno bussi alla porta e nel loro subconscio SPERANO che quel qualcuno possa essere Lara, che da poco se ne è andata, e vengono disillusi. E' solo il ramo di un albero che sbatte contro uno stipite.
Una scena bellissima, a mio avviso, che svela la grande passione del dottore, nata giorno dopo giorno dalla frequentazione della crocerossina e non rivelata certamente da quel colloquio.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Lo sapevo, mi ero dimenticata di recensirlo e addirittura anche di aggiungerlo in libreria...
Per ora posto il link del mg http://www.forumlibri.com/forum/gru...uppo-il-dottor-zivago-di-boris-pasternak.html
Posso cmq dire che è stata una piacevole rivelazione, chissà perché me l'aspettavo troppo romantico e sentimentale, invece c'è molta parte con la descrizione delle vicende di guerra e non è per niente sdolcinato.
Ho visto anche il film dopo la lettura, in qualcosa fa confusione, ma si sa, il romanzo è sempre meglio :wink:.
 
Pasternak : il dottor Zivago.

Pasternak : il dottor Zivago.

Mai avuto tanto da dire su un libro come su questo.

Pasternak non e' uno scrittore, non sa scrivere e lo sapeva.
E', ovvero si considera, un poeta.

E dato che i poeti non li caga nessuno, prende una decisione: scrive un romanzo il cui protagonista e' un mezzo fancazzista medico/poeta cui piace scrivere poesie che verranno pubblicate nell' utimo capitolo del libro medesimo.

Ora sorge il problema per il povero Pasternak, che libro mai scrivere?
Come tutti i dilettanti ci ha sbattuto dentro tutto il possibile: la guerra russo-giapponese, la corazzata Poteomkin, la prima guerra mondiale, la rivoluzione d' ottobre, la guerra civile, sesso, stupri, viscidume, idealismo, follia... e pure un' analisi non ortodossa della rivoluzione sovietica e del comunismo.
Tutto questo bordello con uno stile copiato, a meta' tra i grandi russi dell' '800 ( Guerra e pace) e il decadentismo del primo novecento ( Musil: L' uomo senza qualita') ad es.
Solo che per fortuna invece delle canoniche 3000 pg ne ha scritte solo 400.
Per fortuna.

Libro destinato al nulla, all' oblio, al macero.

Ma per somma botta di culo, per due somme botte di culo, Feltrinelli lo pubblica in Italia ma soprattutto i coglioni comunisti sovietici ne vietano la pubblicazione in URSS.
Caso internazionale, gli danno il Nobel e Pasternak, per somma sfiga sua diventa pure famoso come romanziere.

Tutto cio' per far credere che era un poeta...

Del film non vale neanche la pena parlarne.
E' tutt' altra storia rispetto al romanzo.

Serie A ma voto 2
 
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