Incipit

pigreco

Mathematician Member
Credo che "Cent'anni di solitudine" e "Anna Karenina" siano ineguagliabili. Riporto un incipit che mi è sempre rimasto in testa sin dai tempi del liceo:

"Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri." (Camus - Lo straniero)
 

darida

Well-known member
La metamorfosi - Franz Kafka

Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.
 

pigreco

Mathematician Member
E da buon toscano quale sono come non citare:

"C'era una volta.
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
- No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
" (Collodi - Le avventure di Pinocchio)
 

darida

Well-known member
Che tu sia per me il coltello - David Grossman

3 aprile

Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l'altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamata "professoressa". Eri con un uomo alto, probabilmente tuo marito. È tutto quello che so di te, ed è forse già troppo. Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me. Insomma, vorrei poterti raccontare di me (ogni tanto) scrivendo.
 

gamine2612

Together for ever
Che tu sia per me il coltello - David Grossman

3 aprile

Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l'altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamata "professoressa". Eri con un uomo alto, probabilmente tuo marito. È tutto quello che so di te, ed è forse già troppo. Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me. Insomma, vorrei poterti raccontare di me (ogni tanto) scrivendo.

:wink:Letto l'anno scorso. Posso aggiungere un commento? ...se vi piacciono i romanzi epistolari:)
 

alessandra

Lunatic Mod
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Trilogia della città di K. - Agota Kristof

Il grande quaderno

Arriviamo dalla Grande Città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, più il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche.
Camminiamo a lungo. La casa di Nonna è lontana dalla stazione, all'altro capo della Piccola Città. Qui non ci sono tram, nè autobus, nè macchine. Circolano solo alcuni camion militari.
I passanti sono pochi, la città è silenziosa. Si può udire il rumore dei nostri passi; camminiamo senza parlare, nostra Madre tra noi due.
Davanti alla porta del giardino di Nonna nostra Madre dice:
- Aspettatemi qui.
 

elisa

Motherator
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazoff

Era un bel mattino, chiaro e caldo, verso la fine d'agosto. La riunione della famiglia Karamàzoff in casa dello starets Zossima doveva aver luogo alle undici e mezzo. Come estrema risorsa, s'era ricorso a questa adunanza d'un consiglio di famiglia sotto il patronato del venerabile vegliardo, per risolvere il dissidio sorto tra Fedor Pavlovic Karamàzoff e il suo figlio primogenito Dmitri Fedorovic. La situazione tra il padre e il figlio era estremamente tesa. Dmitri Fedorovic pretendeva l'eredità di sua madre e Fedor Pavlovic sosteneva di aver già dato a suo figlio tutto ciò che gli era dovuto.
[/FONT]
 

darida

Well-known member
Il ritratto di Dorian Gray - Oscar Wilde

Lo studio era pieno dell'intenso odore delle rose e, quando il dolce vento d'estate serpeggiava fra gli alberi del giardino, per la porta aperta entrava la pesante fragranza dei lillà o il profumo più sottile dei rovi in fiore.
Dall'angolo del divano ricoperto di tappeti persiani, sul quale giaceva, fumando, com'era sua abitudine, innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton poteva appena afferrare il barlume giallo miele dei dolci fiori di un citiso, i cui tremuli rami pareva che non ce la facessero a sopportare il peso di una bellezza così fiammeggiante; e, a tratti, fantastiche ombre di uccelli svolazzavano attraverso le lunghe tende di seta tussorina tirate davanti all'immensa finestra, producendo una specie di momentaneo effetto giapponese e facendogli pensare a quei pallidi pittori di Tokyo dal viso di giada, i quali, mediante un'arte che è per necessità immobile, cercano di suggerire il senso della rapidità e del movimento.



una delle mie prime letture da...grandicella, prima di questo le avventure di fantozzi, capirete il salto :wink:
 

alessandra

Lunatic Mod
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La storia - Elsa Morante

Un giorno di gennaio dell'anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma. Erano circa le due del dopopranzo, e a quell'ora, come d'uso, poca gente circolava per le strade. Nessuno dei passanti, poi, guardava il soldato, perchè i Tedeschi, pure se camerati degli Italiani nella corrente guerra mondiale, non erano popolari in certe periferie proletarie. Nè il soldato si distingueva dagli altri della sua serie: alto, biondino, col solito portamento di fanatismo disciplinare, e, specie nella posizione del berretto, una conforme dichiarazione provocatoria.
 

Nerst

enjoy member
George Orwell - La fattoria degli animali

Il signor Jones, della fattoria padronale, serrò a chiave il pollaio per la notte, ma , ubriaco com' era, scordò di chiudere le finestrelle. Nel cerchio di luce della sua lanterna che danzava da una parte all' altra attraversò barcollando il cortile, diede un calcio alla posta retrostante la casa, da un bariletto nel retrocucina spillò un ultimo bicchiere di birra, poi si avviò su, verso il letto, dove la signore Jones già stava russando.
 

darida

Well-known member
Il ventre di Parigi - Emile Zola

Lungo il viale deserto, nel profondo silenzio della notte, i carri degli ortolani, diretti verso Parigi, percuotevano con l'eco dei loro monotoni scossoni, a destra e a sinistra, le facciate della case immerse nel sonno dietro i filari confusi degli olmi. Un carro di cavoli e un altro di piselli si erano riuniti sul ponte di Neully ad otto carri di rape e di carote calati da Nanterre; ed i cavalli procedevano a testa bassa, con andatura pigra e uguale rallentata dalla fatica della salita. Su in alto, sdraiati bocconi, sul carico dei legumi, sonnecchiavano i carrettieri coi loro mantelli a righe nere e grigie, le redini arrotolate al polsi.



-perche' e' il romanzo che ho gustato piu' volte e sempre con rinnovato piacere- :D
 

Meri

Viôt di viodi
I PROMESSI SPOSI

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
 

pigreco

Mathematician Member
Altro incipit capolavoro:

"La piccola città di Verrières può passare per una delle più graziose della Franca Contea. Le sue case bianche, dai tetti aguzzi di tegole rosse, si stendono sul pendio di una collina, le cui minime sinuosità son poste in evidenza da macchie di robusti castagni. Qualche centinaio di piedi sotto le sue fortificazioni, costruite un tempo dagli Spagnoli ed ora in rovina, scorre il Doubs.
Sul lato nord la città è protetta da un'alta montagna, una delle diramazioni del Giura. Le cime frastagliate del Verra si coprono di neve fin dai primi freddi d'ottobre.
"

(Il rosso e il nero - Stendhal)
 

pigreco

Mathematician Member
Due incipit curiosamente simili...

"Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d'uccelli."

(Cronaca di una morte annunciata - Garcia Marquez)

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"Il martedì di giugno in cui fu assassinato, l'architetto Garrone guardò l'ora molte volte. Aveva cominciato aprendo gli occhi nell'oscurità fonda della sua camera, dove la finestra ben tappata non lasciava filtrare il minimo raggio."

(La donna della domenica - Fruttero&Lucentini)
 

darida

Well-known member
Lettera a un bambino mai nato - Oriana Fallaci

Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo al buio con gli occhi spalancati e d'un tratto in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. Ed è stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando a ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso che ti ha strappato dal nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato. Mi son sempre posta l'atroce domanda: e se nascere non ti piacesse?


:)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Il giovane Holden - J. D. Salinger

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto - chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella.
 

elisa

Motherator
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[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Italo Calvino, Il barone rampante

Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l'ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d'Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell'ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d'andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: - Ho detto che non voglio e non voglio! - e respinse il piatto di lumache. Mai s'era vista disubbidienza più grave.
[/FONT]
 

darida

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Cose preziose - Stephen King

Sei già stato qui
Sì che ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia.
Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti bene in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou? Manca poco all'apertura della caccia e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo, a suo tempo. Adesso è ottobre, e alla Rocca ce lo teniamo buono, l'ottobre, che resti pure quanto vuole.

:)
 

darida

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Dona Flor e i suoi due mariti - Jorge Amado

Vadinho, il primo marito di dona Flor, morì a Carnevale, una domenica mattina, mentre ballava un samba vestito da baiana in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua. Non apparteneva al gruppo, ci si era semplicemente aggregato, con altri quattro amici tutti vestiti da baiana, e tutti provenienti da un bar della zona del Cabeça, dove il whisky correva a fiumi, alle spalle di un certo Moysés Alves, piantatore di caffè, ricco e spendaccione.

:D
 

darida

Well-known member
La concessione del telefono - Andrea Camilleri


A Sua Eccellenza Illustrissima
Vittorio Parascianno
Prefetto di
Montelusa

Vigàta li 12 giugno 1891
Eccellenza,
Il sottoscritto GENUARDI Filippo, fu Giacomo Paolo e di Posacane Edelmira, nato in Vigàta (provincia di Montelusa), alli 3 del mese di settembre del 1860 e quivi residente in via dell'Unità d'Italia n. 75, di professione commerciante in legnami, desidera venire a conoscenza degli atti occorrenti per ottenere la concessione di una linea telefonica per uso privato.
Gratissimo per la benigna attenzione che V.E. vorrà dedicare alla richiesta, si professa devot.mo in fede
Genuardi Filippo

:mrgreen:
 
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