I migliori scrittori di sempre sapevano di scrivere delle grandissime opere?

Zaccone

New member
Prendo questa domanda da uno spunto che mi ha dato l'utente Dory: i più grandi scrittori di tutti tempi, Manzoni, Dante, Hugo, mentre scrivevano I Promessi Sposi, la Divina Commedia, I miserabili, sapevano che quelle loro opere sarebbero diventate le più grandi opere di tutti i tempi, studiate in tutti i paesi del mondo da tutti i giovani, lette anche a distanza di '700 anni?, o non ne avevano la consapevolezza, e credevano solo che sarebbero state opere "comuni"?
Io credo che loro sapessero che quelle opere sarebbero diventate capolavori assoluti: Dante mise, se non sbaglio, 16 anni a comporre la sua opere, con una cura estrema e dando un significato simbolico a tutto. Io credo che lui sapesse, e voi?
 

Nerst

enjoy member
Secondo me un pochino si, ne erano consapevoli.

Certo bisogna scindere due casi: il primo vede lo scrittore (ma anche il musicista, il pittore, ecc...) che operano in segreto. sono talmente inibiti a mostrare ciò che creano che tengono segrete le loro creazioni, ma queste vengono poi scoperte prima o poi ed ammirate.
Il secondo caso vede l' artista consapevole che la sua creazione è ottima, vedi Amadeus Mozart, ed anche con un pò di modestia la pone fin da subito agli occhi (o alle orecchie) della gente, annotandola come opera incredibilmente di bellezza.
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Beh, Dante se la tirava non poco :mrgreen:
Nel XXIV canto del Purgatorio Bonagiunta Orbicciani elogia Dante per aver inventato il nuovo modo di poetare con la canzone manifesto Donne ch'avete intelletto d'amore = Dante fa dire a Bonagiunta quelle cose --> Dante si autoelogia.
Così come nel XI del Purgatorio Dante lascia intendere di aver superato Guinizzelli e Cavalcanti nell'arte del poetare. :BLABLA
Vabbè, ok, Dante non mi sta molto simpatico. :mrgreen:
Sapeva, o quantomeno era convinto di scrivere un'opera che sarebbe diventata famosa e importante. La società era corrotta, doveva riportare gli uomini sulla retta via! (Convinto lui :?)
 

Dallolio

New member
Bellissimo topic!
Comunque non sempre... ad esempio Frege quando scrisse Senso e Significato non poteva sapere che sarebbe diventata l'opera iniziatrice della filosofia del linguaggio... tanto che quando era in vita non ebbe alcuna risonanza...
 

Zaccone

New member
Beh, Dante se la tirava non poco :mrgreen:
Nel XXIV canto del Purgatorio Bonagiunta Orbicciani elogia Dante per aver inventato il nuovo modo di poetare con la canzone manifesto Donne ch'avete intelletto d'amore = Dante fa dire a Bonagiunta quelle cose --> Dante si autoelogia.
Così come nel XI del Purgatorio Dante lascia intendere di aver superato Guinizzelli e Cavalcanti nell'arte del poetare. :BLABLA
Vabbè, ok, Dante non mi sta molto simpatico. :mrgreen:
Sapeva, o quantomeno era convinto di scrivere un'opera che sarebbe diventata famosa e importante. La società era corrotta, doveva riportare gli uomini sulla retta via! (Convinto lui :?)

Perché, non era forse vero? Il '200 era stato un secolo di grande crisi: il papato e l'impero si facevano la lotta per la supremazia, e questa era veramente una guerra tremenda, non solo per il fattore spirituale (come dice Dante, il papa deve badare alle cose della vita ultraterrena, l'imperatore di quella terrena), ma anche per quello civile: questa lotta si ripercuoteva nelle singole città (e Dante fu mandato in esilio per questo).
Se non era per Dante, a quest'ora, se qualcun altro non avrebbe fatto nulla, Città del Vaticano e il papa sarebbero state due figure molto diverse da come le conosciamo ora.
Se non si capisce la crisi del '200, non si può certamente capire la crisi contemporanea.
 

danilo87

New member
A me piace immaginare che molti dei Grandi scrivessero per un bisogno quasi fisiologico,che la scrittura,l'arte,la creazione fossero l'unica cosa di cui potessero vivere. Ed è vero pure che molti di loro sono morti in povertà e in solitudine,senza neanche avvicinarsi al successo.
Mi viene in mente Lovecraft,che sto leggendo ultimamente...la sua principale fonte redditizia era la correzione di scritture altrui su commissione e la cosa lo frustrava non poco (come egli stesso ci ha esplicitamente lasciato scritto nelle sue lettere). Il suo matrimonio finì per problemi economici ed era ossessionato dall'idea di remoto e maestoso,di ignoto (temi che infatti costituiscono tutta la sua creazione letteraria); spesso si alzava per mettere i propri incubi su carta (da qui molti dei suoi capolavori).

Quello che volevo dire,prendendo Lovecraft come esempio,è che secondo me moltissimi scrittori,ma anche artisti in generale,scrivevano non per il pubblico (o almeno non principalmente) o per passare alla storia o innovare,ma principalmente per sè stessi,perchè ossessionati da un ideologia o da altri princìpi a tal punto da "nutrirsene" scrivendo. Quando poi quest'ossessione incontra il talento,viene fuori il capolavoro. E,continuando a scriverne,l'ideologia si evolve,parte l'innovazione...
 
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