questo è un film di cui si potrebbe parlare per ore tanto ricco di spunti e di idee sia per un cinefilo che per uno spettatore disincantato ma anche per chi lo approccia la prima volta penso venga sorpreso dalla sua ricchezza.
Intanto gli attori, anche loro messi in forma dialettica, i due grandi vecchi, il padrone e il paesano, Alfredo Berlinghieri e Leo Dalcò, Burt Lancaster e Sterling Hayden. Certo vedendo Burt Lancaster nei panni del latifondista non si può non pensare a Il gattopardo, l'interpretazione è molto simile anche perchè il significato sociale e politico dei due personaggi si assomiglia, tutti e due sono consapevoli che la loro appartenenza continuerà ad essere quella di sempre, alle redini del comando e della società. Tra i due c'è odio e rispetto.
Anche i due nipoti nati lo stesso giorno a distanza di pochi minuti sono dialettici tra di loro, Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò, Robert De Niro e Gerard Depardieu, il trasformista e il comunista. Tra i due amicizia, odio e competizione, ma soprattutto dolorosa consapevolezza dell'impossibilità di spezzare quello che tiene le due classi perennemente nemiche e contrapposte.
I fratelli Berlinghieri: Ottavio e Giovanni, Werner Bruhns e Romolo Valli, l'intellettuale consapevole della propria decadenza e il capitalista cieco di fronte alle esiglienze dei suoi dipendenti; le due mogli di Alfredo e Olmo: Ada e Anita, Dominique Sanda e Stefania Sandrelli, una inquieta con una sensibilità che la porta a non avere scampo mentre l'altra consapevole, politicamente impegnata e forte della sua appartenenza politica.