Dallolio
New member
La folla che imperversa a fare acquisti ha in sè un destino di morte... io che scrivo questo intervento ho un destino di morte, e ugualmente ogni singolo uomo, sia che gli sia toccato in sorte di essere tiranno, sia che gli sia toccato in sorte di essere sacerdote, sia che sia nato ricco e potente, sia che sia ultimo tra gli ultimi.
Nessuno sfugge a questa condanna e nessuno lo ignora... tuttavia stasera voglio fare un'altra riflessione: nella storia in modo ricorrente è apparsa una mitologia rivestita delle più svariate forme esterne che metteva in guardia dalla fine di tutte le cose (apocalissi, guerre atomiche, giudizio universali). Ebbene, non trovate che la preoccupazione laicae religiosa di una "fine del mondo" sia totalmente risibile in quanto al termine della vita individuale, perdendosi il soggetto conoscente (quello che può dire "io") si perde di conseguenza tutta la realtà, inconcepibile senza un soggetto che la conosca?
Il fatto è cioè che ciò che spesso si dice (il mondo continuerà anche senza di te) è un atto di fede, in quanto noi per tutta la vita abbiamo visto e percepito il mondo solo come risultato di una nostra conoscenza e non abbiamo alcuna conoscenza di un mondo in sè.
Detto in altri termini: alla nostra morte il geranio che stiamo fissando continuerà a esistere oppure terminerà con il soggetto conoscente (cioè noi) ? Nella seconda ipotesi, che è quella che ritengo più realistica, la preoccupazione per la fine del mondo è assolutamente ininfluente perchè la nostra morte fonderà la fine di tutte le cose, visto che venendo a cadere il soggetto che conosce (l'Io) viene a cadere anche il conosciuto.
Così come i nostri ricordi alla morte scompaiono, anche le nostre percezioni (e tutto ciò che ci circonda berkleianamente è una nostra percezione) verrà a cadere. Ognuno di noi è un'apocalisse portatile, altro che Maya.
Nessuno sfugge a questa condanna e nessuno lo ignora... tuttavia stasera voglio fare un'altra riflessione: nella storia in modo ricorrente è apparsa una mitologia rivestita delle più svariate forme esterne che metteva in guardia dalla fine di tutte le cose (apocalissi, guerre atomiche, giudizio universali). Ebbene, non trovate che la preoccupazione laicae religiosa di una "fine del mondo" sia totalmente risibile in quanto al termine della vita individuale, perdendosi il soggetto conoscente (quello che può dire "io") si perde di conseguenza tutta la realtà, inconcepibile senza un soggetto che la conosca?
Il fatto è cioè che ciò che spesso si dice (il mondo continuerà anche senza di te) è un atto di fede, in quanto noi per tutta la vita abbiamo visto e percepito il mondo solo come risultato di una nostra conoscenza e non abbiamo alcuna conoscenza di un mondo in sè.
Detto in altri termini: alla nostra morte il geranio che stiamo fissando continuerà a esistere oppure terminerà con il soggetto conoscente (cioè noi) ? Nella seconda ipotesi, che è quella che ritengo più realistica, la preoccupazione per la fine del mondo è assolutamente ininfluente perchè la nostra morte fonderà la fine di tutte le cose, visto che venendo a cadere il soggetto che conosce (l'Io) viene a cadere anche il conosciuto.
Così come i nostri ricordi alla morte scompaiono, anche le nostre percezioni (e tutto ciò che ci circonda berkleianamente è una nostra percezione) verrà a cadere. Ognuno di noi è un'apocalisse portatile, altro che Maya.