Attenzione, lievi spoiler
Che dire, non conoscevo McEwan prima di leggere questo libriccino, e probabilmente non lo conosco nemmeno ora. Certo è che ora mi è almeno rimasta una grande voglia di andare oltre e scoprire questo autore che si prospetta così tanto eclettico e vitale. “Chesil Beach” è veramente un soffio, l'ho letto in un paio di viaggi in treno ed è scivolato via come se niente fosse, senza opporre resistenza. Di solito, dei libri letti così rapidamente tendo a scordarmi in fretta, ma in questo caso credo sarà diverso: certo, si è trattato di una lettura rapida e non troppo impegnativa, un assaggio di qualcosa che sicuramente avrebbe potuto essere molto più imponente, ma certo non posso dire di essere rimasta indifferente. McEwan gioca con il suo lettore, e nell'arco narrativo di un paio d'ore riesce a far entrare il ritratto preciso di un'intera generazione e quello di due vite particolari, specifiche, che certo devono molto della propria specificità al momento storico cui appartengono, ma sono anche qualcosa di specifico, di distinto, dotato di storia e caratteristiche proprie. Edward e Florence non sono due tipici ragazzi degli anni sessanta, sono Edward e Florence, due ragazzi che hanno respirato le atmosfere e il modo di pensare di un'epoca, ma lo hanno fatto attraverso il filtro delle loro esperienze, della loro irriducibile persona.
Edward e Florence sono terribilmente innamorati, sono sposati da otto ore, e stanno terminando la cena della loro prima notte di luna di miele.E qui cominciano ad emergere tutte le difficoltà, perché alla naturale paura ed eccitazione si sostituisce qualcosa di diverso: Florence ed Edward sono vergini, ma non lo sono solo fisicamente, lo sono psicologicamente: non conoscono nulla del sesso, tranne qualche battuta sconcia Edward e un manuale costellato da tanti punti esclamativi Florence. Non conoscono nulla, e non ne hanno mai parlato, nemmeno tra di loro. Sembra quasi che i due, per quanto innamorati, non abbiano mai parlato affatto: non sono mai andati oltre convenevoli e gentilezze, buone maniere e baci castissimi. E certo è impossibile cominciare a comunicare proprio ora, che l'agitazione e il nervosismo per questo grande passo cominciano a crescere in maniera così tangibile. Inizia così una danza di fraintendimenti, dove anche solo la tensione di una gamba, senza quel minimo di comunicazione, può rivelarsi una grossissima incomprensione. Perché il punto è che, se da parte di Edward c'è la gioia di aver finalmente raggiunto la possibilità di dare sfogo al suo desiderio condita alla paura di non riuscire a trattenersi e di non essere all'altezza della situazione, per Florence la situazione è ben più tragica. Non si tratta solamente di aver paura di una situazione sconosciuta e di cui nessuno ha mai parlato apertamente (anche le sue amiche del conservatorio, così tanto più libertine e aperte, non fanno che parlare per allusioni), ma in lei si fa strada una vera e propria repulsione. Una repulsione fisica, una repulsione che in qualche modo aveva sempre provato, senza mai esplicitarla nemmeno a sé stessa.
Questo romanzo va a suscitare domande che forse gli stessi protagonisti non si rendono conto di aver posto: quanto è lecito che i componenti di una coppia sacrifichino per continuare a stare insieme? Se le pulsioni più semplici ed istintive dei due vanno a scontrarsi irrimediabilmente, è mai possibile trovare un punto d'incontro? O meglio, è etico cercare un punto d'incontro? Non lo so. Certo è che qualsiasi problema risulta irrisolvibile senza una buona dose di comunicazione e autocritica. Non lo so se Edward e Florence avrebbero potuto essere felici, se avessero parlato fin da subito di dubbi e desideri. Probabilmente no, però per lo meno non sarebbero arrivati a farsi così tanto male.