Il viaggio di Jonathan Harker verso il castello
M’è parso subito di cogliere che questo romanzo sia infarcito di metafore. Che anzi sia tutto una metafora: della vita. Con quei mostri in cui la psiche umana dà corpo all’ignoto, inquietante, per trasformarlo in un nemico individuabile -in quanto concreto- che come tale si può affrontare e magari sconfiggere.
Il viaggio di Harker mi pare rappresentare il distacco dell’uomo, ormai adulto, dalla casa paterna per affrontare la vita. Col proprio bagaglio di cultura, un tranquillizzante supporto anche economico, degli obiettivi abbastanza delineati (almeno sulla carta), una coraggiosa determinazione e sufficiente spirito di avventura e curiosità. Col buon proposito di gestire il tutto con sistematicità e mantenendo i contatti con gli affetti familiari. Solo il seguito dirà se si era pronti, maturi, destinati al successo; quando tutto il tuo bagaglio più non ti sarà di aiuto, e dovrai sopravvivere con la tua sola caparbietà, spirito di adattamento e sacrificio, capacità di valutare e reagire alle situazioni.
Gli altri possono solo metterti in guardia, perché tanti ne hanno già visti su quella strada, ma non compete loro di preservarti da un destino che devi affrontare con le tue gambe: pregheranno per te e saluteranno la tua partenza accompagnandoti con la loro benedizione (vedi il popolo del villaggio alla partenza di Jonathan). Solo una, la donna della locanda, tenterà di dissuaderti tra le lacrime: come una madre. Già conscia che non avrà successo.
Stoker si rivela un maestro della scenografia. Dipinge dei veri quadri particolareggiati e li descrive meticolosamente con le parole. Non solo paesaggi, ma anche ricostruzioni storiche, caratteristiche delle popolazioni, abitudini, tradizioni, usanze. Sembra fin esagerato, quando poi realizzi che è il modo per attirarti totalmente, calandoti senza vie d’uscita nel cuore del romanzo, cui senti via via di far parte.
Sempre più ti sentirai coinvolto con tutti i tuoi 5 sensi, ma proprio allora qualcosa comincerà a non quadrare. La vicenda evolverà in modo tale da disilluderti sempre più, togliendoti gradatamente quel rassicurante controllo di cui ti eri illuso. Finchè non potrai più fare affidamento che su uno solo dei sensi: IL SESTO. Se sei fortunato ad averne.
:OO