Da sempre le donne sono viste, specie nella media cultura popolare, come “proprietà” dell’uomo, da lui dipendenti e di questo atteggiamento si citano tradizioni storiche dimenticando che in Egitto (tralasciando la solita Nefertari) e a Babilonia vi erano fior di donne indipendenti, impernditrici o commercianti. La religione ci ha messo il suo attraverso i secoli (da Eva costola di Adamo – non c’è chi non veda il simbolismo – alla caccia alle streghe – gli stregoni erano mosche bianche – alle norme che relegano la donna in un ruolo subalterno, sia nella chiesa che nel mondo). Infine gli stati moderni con le loro leggi, dove sempre, fino a poco tempo fa e ancora oggi se non nella lettera nello spirito, la donna viene “dopo”.
Oggi si paga ancora pegno a tale mentalità: non è un “essere o avere”, è una complicata combinazione di convincimenti, tradizioni, usi, leggi… è la somma di un arrogante presunzione di diritto da parte dell’uomo che gli fa considerare troppo spesso la donna solo come qualcuna da sedurre, da dominare, da appiattire in ruoli secondari. Da possedere in senso lato.
Non si pensi che oggi sia diverso. Non i riferisco ai casi di cronaca, che sono una piccola parte, clamorosa ma paradossalmente meno importante del problema.
Perché il problema è la pattuglia che ferma la donna giovane e carina perché magari con un po’ di manfrina ci sta (le donne ci stanno sempre se l’uomo ci sa fare) e poi dai documenti si vede chi è; è il manager che non accetta che il suo capo sia una donna; è il marito che non vede di buon occhio che la moglie esca con le amiche per andare al cinema (per dire) perché chissà invece; è ancora il marito che si sente complessato se sua moglie guadagna più di lui; è il ragazzo, l’uomo che non accetta che la ragazza, la donna, non lo voglia (più) perché via, come è possibile che non mi voglia; è il ragazzo, l’uomo che non accetta che la ragazza, la donna lo lasci perché non concepisce che la donna può stare sola, vuol dire che ha un altro, che mi ha tradito…
Perché il problema è la ragazzina che ansima per il ragazzetto decerebrato che si atteggia a duro; è la moglie che ha paura di lottare per se stessa perché è in posizione economicamente debole e da sola, poi, non ce la farebbe; è la madre che teme per i suoi figli piccoli; è la donna che ama ciecamente e non vede, non capisce chi ha accanto… Sono tutte le donne che non hanno trovato nelle istituzioni, nella legge, nelle forze dell’ordine l’appoggio che cercavano perché …è sempre la stessa storia, cosa vuoi che sia, qualche urlo e va tutto a posto e se anche le fa un occhio nero poi finiscono a letto e fanno pace, le donne fanno così…
Perché il problema sono le donne che si vergognano di come si riducono anno dopo anno accanto all’uomo che hanno scelto e che si vergognano dei vicini, degli amici, dei parenti e forse, se lei gli dice un’altra volta sì… poverino, il lavoro, devo capirlo e poi in fondo con i bambini è tanto buono…
Perché il problema sono gli uomini che non accettano di essere lasciati perchè loro sono bravi, furbi, forti, in gamba e come può una donna che non sa fare nulla lasciarli come fa a stare senza di lui, come si permette, come osa ridergli in faccia, dirgli che non lo ama più, che non lo vuole più, che… non può, non deve, che figura ci fa con gli amici…
Mi spiace, sono pessimista, non credo che le cose stiano cambiando più di tanto: forse di facciata, a parole ma la mentalità c’è ancora (da una parte e dall’altra) e cambierà non attraverso emotive reazioni ma con leggi giuste che tutelino davvero le donne e che spingano l’uomo (inteso come razza umana) a cambiare. Intendiamoci, forse che l’atteggiamento “razzista” verso le donne è diverso dall’atteggiamento “razzista” verso il diverso? Guardiamoci negli occhi, quanti di noi danno del “lei” allo sconosciuto incontrato per strada ma danno del “tu” all’extracomunitario pure incontrato per strada?