Conrad, Joseph - Cuore di Tenebra

Dallolio

New member
Alcune considerazioni sparse su questo capolavoro che ho appena terminato:

1) Kurtz non parla mai, tutto il suo personaggio è filtrato da Marlowe e in seguito dalla sua compagna. Non sappiamo nulla dei suoi ideali, quelli che in seguito vengono messi in discussione.
2) Interessanti due figure minori: il macchinista indigeno, abile nel suo lavoro ma totalmente perduto quando uno dei suoi padroni si allontana e l'uomo russo annichilito da di Kurtz: la sua visione delirante è in realtà quella che costruisce l'immagine stessa che l'io narrante ha di Kurtz.
3) Più che il tema della denunica del colonialismo, che pure è evidentemente presente, mi ha colpito l'atmosfera delirante di tutto il libro, che mostra un'umanità dolente e disperata che brancola senza alcun principio e senza alcuna possibilità di avere risposte.

Voto:9/10
 

LowleafClod

e invece no
E' vero quello che afferma Marlow, il suo racconto è proprio come la narrazione di un sogno. Per quanto si possano unire i termini e le parole, è impossibile per lui descrivere l'assurdità del luogo in cui si è addentrato, le persone che ha incontrato: lo stesso profilo di Kurtz è qualcosa che aleggia nell'aria, indefinito come il luogo che sembra averlo inghiottito.
Mi è piaciuta la natura selvaggia di Conrad, la sua foresta prende vita, ed ostacola il protagonista con le sue insidie. Mi piace la narrazione di Marlow, perché oltre ai suoi compagni parla direttamente col lettore, come se anche noi fossimo sulla stessa barca ad ascoltare la sua storia.
Voglio riprenderlo Conrad, mi è piaciuto molto.
 

Grantenca

Well-known member
Ho apprezzato molte opere di Conrad (da nostromo a l'agente segreto, ai duellanti ecc...) però questo libro non mi ha coinvolto più di tanto, nonostante sia considerato una grande opera. Probabilmente non l'ho capito in tutte le sue sfaccettature.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
E' curioso, ma chi detiene il potere assoluto, invece di diventare finalmente libero da ogni costrizione e approfittarne per fare del bene, impazzisce e fa il peggiore dei mali.
Un esempio sono le palizzate di teschi di Kurtz, ma pensiamo alle piramidi di teschi aztechi, alle colline di schiavi e gladiatori che si ammucchiavano alle porte della Roma imperiale, i deliri dei faraoni e chi più ne ha più ne metta.
Certo che ammazzare selvaggiamente un Kurtz e donare un attimo di libertà all'umanità deve essere una gran bella soddisfazione.
 

ila78

Well-known member
COPIO DAL GDL- SPOILER

Dico solo che temo di non averlo capito per niente. Ad ogni modo non mi è piaciuto, questo modo di scrivere seguendo il "flusso dei pensieri" del narratore per me è estraniante e a tratti fastidioso, ho fatto fatica a trovare una connessione con quello che avveniva prima e quello che avveniva dopo. Che problema aveva Kurtz? Non l'ho capito. Che cosa mi significa la bellissima sciamana che spunta dalla foresta? Non l'ho capito.
A un certo punto i neri cannibali sulla barca dicono che vogliono mangiarsi i bianchi io mi dico "Finalmente un po' di azione!"...no, si cambia di nuovo scena e di questa cosa non si sa più niente.
Insomma, un turbinio confuso di pensieri che mi ha fatto girare la testa (e non sono quella....) e basta.
Conrad, mi spiace per me è no. Voto 1/5.
 
G

giovaneholden

Guest
Finito nel weekend,romanzo breve di apparente semplicità ma assai complesso in realtà. Al di là del riconoscerne la validità,che lo fa annoverare tra i classici della letteratura,è uno dei pochi libri del quale una attenta rilettura potrebbe chiarirmi molti aspetti che mi sono sfuggiti. Promosso più per stima che per averlo compreso e apprezzato appieno.
 

harry.haller

New member
Romanzo molto particolare,mi ha colpito così ho deciso di recensirlo qui nel mio sito:

Il primo grande successo del celebre giallista polacco si dimostra come un’instabile e pericolante discesa negli inferi da parte di un marinaio,intento a destreggiarsi nell’Africa nera alla ricerca di un leggendario mercante d’avorio americano noto in patria per il suo coraggio e la sua abilità.

Importante all’interno del testo,nonostante ricopra ben poco spazio,è la figura di Kurtz,il mercante d’avorio. Egli simboleggia la malattia interiore di una società che nasconde il proprio male al suo interno al posto che al suo esterno. Egli è il prodotto degenerato di una politica mondiale che,a partire dal ‘500,ha trasformato il colonialismo in una scusante per perpetrare distruzione,furti e schiavitù sui popoli autoctoni,e il protagonista rispecchia lo sguardo onesto e disilluso di uno spettatore che non ha più nulla in cui credere,in un universo malato e senza speranza.

Calibrato su di una lunghezza d’onda da giallo l’autore esce dal suo genere prediletto per raccontare una storia d’avventura e di mistero,che sotto un’apparenza movimentata cela una realtà critica,aspra,che si avverte dai toni usati così come dai contenuti presenti. La vicenda racconta infatti di un marinaio che deve riportare in patria un avventuriero celebre per le sue gesta,ora impazzito e divenuto un folle affarista omicida;il tutto però è visto in maniera puramente descrittiva e più che ai fatti o agli avvenimenti,praticamente inesistenti,si dedica ad una sorta di reportage scientifico-narrativo che si concentra interamente sull’ambiente e sugli strani abitanti del luogo,tralasciando appunto sia le azioni sia un qualsiasi rimando a impressioni personali del protagonista o a divagazioni di pensiero.La critica al colonialismo è inserita in maniera arrabattata e confusionaria e l’effetto che si nota dalla descrizione del popolo africano scandalizzò più di uno scrittore della patria,che infatti criticò duramente l’autore.

Ciò che probabilmente è il vero punto a favore dell’opera è l’innegabile e particolare stile di Conrad,che riesce comunque a rendere al meglio ciò che narra,con intelligenza narrativa e dedizione. Prescindendo infatti da una qualsiasi visione d’insieme le descrizioni sono accurate e precise,e riescono ad inquadrare con cura lo sfondo del racconto,rendendo perlomeno credibile l’opera almeno sotto il suddetto punto di vista.

Certo Conrad è uno scrittore senza pretese,che proprio in primis per il suo stile meglio si addice ad una tipologia più giallista di romanzi più che ad una narrazione imponente o impegnativa. Un’opera quindi che non si dimostra affatto in forma,che risente notevolmente di una mancanza pratica di significato o di senso intrinseco e che non appaga nessun tipo di curiosità,che sia stilistica o di semplice scoperta di un buon racconto. Un romanzo decisamente non riuscito.

Voto: 5-


Edit: niente link autoreferenziali. Puoi recensire tranquillamente qui in PB.
 
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DonaFlor

New member
"Importante all’interno del testo,nonostante ricopra ben poco spazio,è la figura di Kurtz,il mercante d’avorio. Egli simboleggia la malattia interiore di una società che nasconde il proprio male al suo interno al posto che al suo esterno. Egli è il prodotto degenerato di una politica mondiale che,a partire dal ‘500,ha trasformato il colonialismo in una scusante per perpetrare distruzione,furti e schiavitù sui popoli autoctoni,e il protagonista rispecchia lo sguardo onesto e disilluso di uno spettatore che non ha più nulla in cui credere,in un universo malato e senza speranza."

Credo non solo che sia importante, ma che sia il fulcro, il significato e il motivo di tutto il libro. Nel contesto grottesco e per certi versi perverso della società coloniale trova la sua perfetta collocazione la figura di Kurtz e tutto ciò che troviamo di animalesco e selvaggio nella storia che sembra portarci all' inferno.
Per questo ed altri motivi ho apprezzato lo stile di Conrad, il suo modo di denunciare la sua nuova epoca è cosi' aggressivo e spaventevole che trovo rispecchi appieno le indoli dei colonialisti e le brutalità di cui sono stati capaci, cercando di farci calare senza mezzi termini, perchè in effetti non ce n'erano, nell' atmosferma di quel periodo regalandoci anche qualche malinconica riflessione.
Voto 7/10
 

velvet

Well-known member
Questo libro é un viaggio in un ricordo dalle sensazioni forti e nitide ma dai contorni offuscati. È un'esperienza indimenticabile nei meandri delle terre sconosciute e nei recessi inesplorati dell'animo umano. Davanti a cose che non potevamo immaginare reagiamo come non potevamo mai credere... Bello e consigliato!
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Era il 1999, avevo 29 anni, brutte esperienze lavorative alle spalle e nemmeno un soldo. Mi offrono un lavoro nel Biafra, vicino alla foce del Niger, in Nigeria.
Vado a fare un sopralluogo prima di decidermi.
E' una media azienda gestita da due negrieri italiani e un generale dell'esercito locale. Il girono prima che arrivassi, beccano due ragazzi che rubano frecciame: li bastonano e uno lo uccidono. Iniziamo bene... :OO
Durante il colloquio di lavoro, uno dei due italiani picchia un dipendente e notato il mio stupore, mi conforta dicendo "tranquillo, io picchio soltanto i negri", ma poi il dubbio lo pervade e mi domanda "non sarai mica uno di quelli che anche se è ingegnere non vuole picchiare i negri, vero?"
"Anche se sono ingegnere?" penso io, "ma cosa si crede che ho studiato? Come picchiare i neri, i cinesi, le donne?"
Nei giorni successivi imparo (con dimostrazione pratica) come si prendono a calci i neri che dormono dietro al tornio; poi però, mi viene confessato che i neri vanno picchiati xkè non li puoi licenziare (credevo di essere impazzito dal caldo) e non li puoi licenziare perchè non sono assunti ma gestiti dal caporale e se li licenzi questo s'impermalosisce e non lavora più nessuno, perciò è meglio picchiarli e basta.
In mezzo a questo delirio, ogni sentimento (figuriamoci il sentimentalismo) è bandito, anzi, finisci per capire che l'unico modo per essere rispettato (da tutti, anche da quei poveracci) è essere cattivo, se no ti fregheranno pure le mutande. Se vuoi restare lì devi rinunciare ad ogni tuo principio e diventare, non una belva, ma semplicemente cattivo.
Poi rifletti e capisci che, chi si circonda di teste mozzate - in senso più o meno figurato - è quello che sta meglio di tutti perchè stabilendo il terrore impone il suo potere.
Non faceva per me e sono scappato via dopo 2 settimane:paura:
Saluti
Impressionante! A dir poco impressionante! Ma c'era la dittatura militare all'epoca? Non è una repubblica ora? Di che periodo si parla, ad ogni modo, nel libro?
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non è il genere che leggo di solito, ho faticato ad addentrarmi nel "cuore di tenebra" - nonostante la limpidezza dello stile e la scorrevolezza del testo - sia per questo, sia per l'atmosfera così misteriosa e ovattata. Il viaggio di Marlowe è un viaggio in una terra inesplorata, è un viaggio contemporaneamente (forse come ogni viaggio, ma in modo particolare quando ci si imbarca in esperienze così forti e radicali) esteriore e interiore. La critica al colonialismo sembra piuttosto velata, forse perché il romanzo fu pubblicato, se non sbaglio, a puntate in una rivista che veniva letta da governanti e C.
Marlowe è, da un lato, ammaliato dalla figura di Kurtz, considerato quasi un dio anche dagli stessi indigeni e, dall'altro, diffidente e critico nei confronti delle sue azioni. Il gesto finale nei confronti della vedova è straordinariamente umano e allo stesso tempo chiarificatore del fatto che Marlowe ha ben chiaro dentro di sé il risvolto truce della personalità di Kurtz. Il racconto, fortemente attuale nella descrizione dei giochi di potere, è inframmezzato da profonde e sottili riflessioni di Conrad/Marlowe sull'uomo e sulla vita che, forse, sono le parti che ho preferito.
Non so se l'ho compreso appieno, ma è senz'altro un bel libro, nonostante non riesca a farlo totalmente mio.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Lo considero un capolavoro, uno di quei libri che per quanto ti sforzi di entrarci ti resterà sempre misterioso, quanto la vita, che per quanto ti sforzi di capirla prende una sua piega inspiegabile per la maggioranza di noi. Un mirabile gioco di scatole cinese, un meccanismo imperfetto dal punto di vista letterario e proprio per questo credibile e coinvolgente. Conrad racconta, non scrive, ma si siede un po' all'ombra e con la sua voce profonda ti cattura, come ha catturato tutti l'imponderabile Kurtz. Kurtz è la forza della natura umana quando si spinge aldilà del bene e del male, noi comuni mortali non possiamo che affacciarci sull'orlo del baratro senza mai comprendere la grandezza di chi getta oltre il limite consueto e borghese la propria vita. Perché il protagonista di cui si racconta è un borghesuccio che ammira l'ignoto e lo straordinario ma non ha il coraggio di squarciare il velo delle consuetudini e del perbenismo. Marlow è uno di noi, preferisce rinchiudersi nel bozzolo del suo mondo mentre Kurz guarda negli occhi l'inguardabile. "L'orrore, l'orrore": nessuna frase avrà più verità di questa, che rimane scolpita a lettere di fuoco in chiunque si sia inoltrato in quella jungla.
 

bonadext

Ananke
Bello questo racconto classico, molto riflessivo, ma anche esotico e d'avventura.
Io l'ho suddiviso (metaforicamente) in due parti: quella dell'avventura in una terra “primordiale” quasi inaccessibile, ostile per l'uomo civilizzato; poi c'è la parte spirituale, più oscura, quella delle domande e dei perchè, dove “la tenebra” che Conrad descrive è quella interiore, dell'uomo bianco che vede nell'avventura coloniale l'affermazione di una cultura che ha il compito di sottomettere e civilizzare chi non è riuscito a emanciparsi da solo.
Una breve lettura appassionata e appassionante che si legge volentieri, consigliata a tutti!
 

SALLY

New member
Dopo mesi che l'avevo sul comodino, finalmente, in una bella giornata di sole (fuori, sulla sdraio :YY) sono riuscita a finirlo....libretto corto, ma complicato, certo è un racconto che rimane impresso nella mente.
Anch'io l'ho mentalmente diviso, da una parte la verità sul colonialismo e i suoi infimi sistemi, la parte concreta. La parte astratta è un viaggio nel cuore degli uomini...più si scende nell' abisso e più è spaventoso..il cuore degli uomini quando è completamente libero da sovrastrutture e da regole civili ...

[ Voi non potete capire. E come potreste? – con un buon selciato compatto sotto i vostri piedi, circondati da vicini cortesi pronti ad incoraggiarvi o ad attaccarvi, mentre muovete passi cauti fra il macellaio e il poliziotto, nel sacro terrore dello scandalo e delle forche e dei manicomi – come potreste immaginare quella particolare regione dell’era primordiale in cui la solitudine – una solitudine totale, senza poliziotto – e il silenzio – un silenzio totale, senza la voce ammonitrice di un cortese vicino che sussurri la pubblica opinione – conducono i passi di un uomo liberi da ostacoli? Queste piccole cose costituiscono l’immane differenza. ]

Secondo me, quest'uomo primordiale è rappresentato da Kurtz, la parte selvaggia dell’animo umano che senza regole imposte dalla società si rivela spietato, crudele, solo quando viene risucchiato dall'abisso e ritorna in contatto con "l'umano sociale" si rende conto e vede solo l'orrore di quello che può fare un uomo in un paese dove si può fare tutto.


[ Vidi l’inconcepibile mistero di un’anima che non conosceva ritegno, né fede, né paura e che tuttavia lottava ciecamente contro se stessa.La mente umana è capace di qualsiasi cosa – poiché racchiude in sé ogni cosa, tutto il passato e tutto il futuro.]

Molto delicata la pietosa bugia che Marlow racconta alla fidanzata di Kurtz al suo rientro.

Una considerazione, questo libro è stato scritto a fine 800' e pubblicato all'inizio del secolo scorso, è cambiato qualcosa nell'etica umana? mi pare di no, invece di esportare civiltà, esportiamo democrazia, invece dell'avorio c'è il petrolio....ma basta una guerra, dove tutto è lecito, per assistere alle più grandi atrocità...
 

Tanny

Well-known member
Libro letto tutto di un fiato, molto bello soprattutto dal punto di vista stilistico, non avevo mai letto nulla di questo autore e mi piace moltissimo il tipo di scrittura che utilizza.
Da leggere assolutamente
 

francesca

Well-known member
Bellissimo libro.
Il primo che ho letto di Conrad e mi ha davvero colpito.
Ho apprezzato lo stile, la capacità di rendere le sue sensazioni in questo viaggio in un paese sconosciuto e così diverso dal suo. Mi ha colpito il modo di descrivere le popolazioni e il paese devastate dal colonialismo, senza mai un commento o un giudizio diretto, ma per mezzo di descrizioni rivelatrici di uno sguardo ironico a cui però non sfugge la tragedia di quello che si sta compiendo sotto i suoi occhi.
Non avevo capito a pieno la figura di Kurtz, ma grazie alla prefazione dell’edizione Einaudi di Giuseppe Sertoli, ho compreso il profondo significato di questo personaggio, in contrapposizione con quello di Marlow. In un gioco di specchi che rimanda da una cultura all’altra, da un modo all’altro di porsi davanti alle profonde diversità che ognuna di esse esprime, appare chiaro che il cuore di tenebra è proprio quello della cultura occidentale che con i suoi mezzi e il suo pragmatismo cerca di impossessarsi non solo delle ricchezze dei paesi che invade, ma anche della loro essenza. Senza per altro riuscirvi, perché nel momento in cui ci prova veramente ne rimane schiacciata come succede a Kurtz, le cui parole prima di morire sono: “orrore, orrore”.
Parole che Marlow nasconde e non rivela, non perché non ha capito la parabola che ha condotto Kurtz a pronunciarle in fin di vita, ma perché ha scelto di non arrivare fino al cuore di quella tenebra, ma piuttosto di rimanere sul ciglio dell’abisso e ritirarsi, aggrappandosi alle sue sicurezze, al suo lavoro, a tutte quelle cose che rappresentano la sua cultura e a cui non rinuncia per qualcosa che sa di non poter mai avere veramente.
Kurtz affascinato, si spinge e si immerge al di là del punto di non ritorno in un modo di vivere e intendere la vita che non è il suo, non può adeguarvisi, ne viene corrotto e degradato, schiacciato fino a vedere con orrore la tenebra del suo cuore occidentale.
Marlow, affascinato e attratto anch’esso riesce però a mantenersi abbastanza “occidentale” da non essere intaccato fino in fondo dalla tenebra in cui potrebbe sprofondare la sua essenza se volesse capire veramente la diversità che gli si presenta davanti.
Un libro complesso e affascinante, forse anche impenetrabile, come si presenta il Congo agli occhi di Marlow-Conrad.

Francesca
 

Marzati

Utente stonato
troppo aulico, troppo estenuantemente descrittivo

non sono riuscito ad andare oltre la seconda pagina
Concordo con l' estenuantemente descrittivo: un piccolo libro che volevo leggere da tanto e che mi ha tediato troppo, forse è l' ambiente descritto che è troppo interiorizzato, ma io non so come sono riuscito ad arrivare alla fine. Ciò non toglie, sia perché ne ho colti alcuni sprazzi, sia perché molti invece sono concordi nell'affermarlo, che sia un libro dotato di bellezza.
 

Lark

Member
Anche se il libro mi è piaciuto, non sono riuscito a leggerci quella critica metaforica al colonialismo, all'imperialismo e al razzismo che molti commentatori hanno invece sottolineato. L'ho trovato in qualche sua parte troppo didascalico, nel senso che Conrad sembra ricorrere alla spiegazione di qualcosa che sarebbe stato molto più efficace a mio avviso mostrare, in altre troppo poco e un po' confuso. Insiste a lungo sulla genialità dialettica di Kurtz ma senza mai darcene, mi pare, un assaggio: il personaggio centrale del libro sembra sprecato come solo alter-ego di Marlow, quel che sarebbe potuto capitare a lui se avesse ceduto al richiamo dell'oscurità (o meglio sarebbe dire dell'avventura, dell'ignoto, del potere?) in un parallelismo che forse c'è col metodo imperialista ma che mi è sembrato un po' blando. La stessa aspra critica dei burocrati della compagnia commerciale per cui lavora non mi sembra essere "sociologica", nel senso che il problema sembrano essere comunque gli individui e non il sistema che li favorisce. Lo stesso Kurtz, anarchico com'è, è un ottimo dipendente.
Quello che mi ha ricordato di più è un po' un'opera di fantascienza, anche se sui generis. Sostituendo i neri africani con una qualsiasi civiltà aliena e la compagnia commerciale con una forma di colonialismo spaziale... e mi stupirei se non sia stato fatto, e non una volta sola. Forse addirittura dallo stesso Asimov, ma non potrei giurarci.
Magistrale invece, a mio avviso, il ritmo della narrazione. Rende benissimo il senso dell'avventura e dell'ignoto, senza stancare o annoiare, nonostante lo stile non sia per nulla sintetico. Decisamente l'aspetto che mi è piaciuto di più.
 
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