Ho letto (e riletto) il libro vent'anni fa e l'ho ripreso, spinto dalla vivace discussione.
Sarò sincero, a me è simpatico questo gabbiano che non si cura di volare con gli altri dietro ai pescherecci per ingozzarsi meglio di pesce, che vola di notte nonostante gli abbiano sempre detto che i gabbiani di notte non volano (e invece lui vola!), che lotta con il vento e perfeziona la picchiata anche se gli altri lo irridono: tutte quelle acrobazie non portano cibo e allora perché perdere tempo?
Mi è simpatico perché lo stormo ricorda tanti di noi, attenti a non pensare, agire, parlare diversamente dagli altri perché sennò si corre il rischio di perdere il cibo (il SUV, la "posizione", la scodinzolante ammirazione dei ruffiani), di essere giudicati, magari emarginati.
Non so se Bach intendesse lanciarci un messaggio e in questo caso la seconda parte secondo me ha un po' rovinato il libro.
Di Bach ho letto anche Biplano, la storia, narrata in prima persona, di un volo coast ti coast con un vecchio biplano comprato (forse con i proventi del Il gabbiano, diranno i maligni...) per far rivivere i vecchi tempi dell'aviazione, da aviatore appassionato, per rendere omaggio ai pionieri del volo. Una cosa completamente priva di senso e appunto per questo tanto più viva, gratificante. Perché bisogna sempre seguire i nostri sogni, volare di notte e se poi qualcuno non lo capisce, non capisce che si possono fare delle cose che non ci fanno guadagnare, solo per passione, per metterci in gioco, per sognare... beh, sono fatti suoi. Poveretto