Chi ha detto che la natura dell'uomo – in generale – e dei bambini – in particolare – è buona? E' quello che tutti vogliamo credere, è ciò di cui ci autoconvinciamo forse per autoassolverci, ma è veramente così?
In questo libro a metà tra romanzo d'avventura e racconto di fantascienza, William Golding prova ad immaginare cosa accadrebbe se un gruppo di bambini e ragazzi inglesi si trovasse bloccato in un'isola deserta, scampato probabilmente ad un incidente aereo… Golding ci mostra come, da una fragile unione iniziale, ben presto la fame di potere, la volontà di affermare forza ed arguzia portano i ragazzi a combattersi a vicenda fino ad uccidersi. E pensare che la soluzione, ciò che li avrebbe salvati molto prima, era stata suggerita dal più saggio dei ragazzi, inascoltato e deriso, ed era proprio ciò che per poco non ha decretato la fine loro e dell'intera isola.
Un libro avvincente che si legge velocemente, ma con un senso di frustrazione e catastrofe che cresce all'aumentare della crudeltà dei ragazzi. Questi, poi, subiscono un'evoluzione nel corso della storia, che per alcuni è un'effettiva maturazione, un abbandono dell'innocenza e della fanciullezza, mentre per altri è solo un acuirsi della meschinità. Sebbene sia un racconto di fantasia non c'è nulla che porti a ritenere questo libro poco realistico e ciò lo rende, paradossalmente, più inquietante e degno di attenzione. Tanti possono essere gli spunti sociologici e psicologici che mi portano a consigliarne la lettura a tutti, senza riserve.