Secondo me e' un argomento molto complesso che non puo' essere risolto semplicemente essendo d'accordo oppure non d'accordo con il tema del post.
Bisogna distinguere l'ideale dal reale.
Inoltre, essendo la persona umana in perenne crescita, evoluzione e mutamento, cio' che puo' andar bene in certi periodi e con certi stati d'animo potrebbe non andar bene in altre occasioni. Siamo uomini, non robot.
Io penso che ciascuno dovrebbe imparare a vivere per se' stessi (non nel senso egoistico del termine ma imparando a non badare alle critiche degli altri).
Penso che statisticamente, ci sia un 50 % di persone che ci apprezza ed un 50 % di persone che ci detesta (per semplificare, in realta' ci sono mille sfumature ma ho voluto dividere in due il mondo di chi ci apprezza e di chi ci detesta).
Penso che da un lato sia molto triste pensare che sia fondamentale apparire per essere accettati (e basare la nostra felicita' sul fatto di essere accettati).
Accettati da chi? Non esiste che il 100 % delle persone possa accettarci, ci sara' chi ci accetta e ci sara' chi non ci accettera' mai (o che potrebbe fingere falsamente di accettarci).
Se uno si veste, si atteggia, si comporta sempre solo per essere accettato dagli altri, conduce una vita meschina (secondo me).
Penso che ciascuno dovrebbe imparare, cercare sempre di essere se' stesso in ogni circostanza ed imparare ad essere felice per il fatto stesso di vivere, per il fatto di essere consapevole delle proprie possibilita'.
La maturita' e' il fatto di saper prendere coscienza dei propri valori e dei propri limiti, dei propri punti di forza e dei propri difetti e vivere la propria vita non cercando sempre e solamente l'accettazione univoca ed incondizionata degli altri (anche perche' per poter avere l'accettazione degli altri dovremmo ogni volta adeguarci a cio' che gli altri vorrebbero che noi fossimo e cio' porterebbe ad una inevitabile schizofrenia, adeguandoci a cio' che gli altri vorrebbero da noi per accettarci).
Mi sembra un atteggiamento che porterebbe o alla totale falsita', o alla pazzia, o a un continuo cambiare atteggiamento (nel senso piu' ampio del termine) in funzione delle persone che ci stanno vicine.
D'altro canto, penso che sia naturale che l'essere umano, quindi ciascuno di noi, possa trovare gratificante l'essere accettato dagli altri.
Penso che il bambino per prima cosa voglia essere accettato dalla madre, dai genitori e se non viene accettato penso che cio' sia fonte di problemi e di insicurezza. D'altro canto quando cresce, spesso si mette in contrapposizione con i genitori e non gli importa piu' di essere da loro accettati (magari ha spostato i propri interessi sugli amici e vorrebbe essere accettato dalla compagnia).
Penso che il sentirsi accettati possa essere comunque un fattore positivo.
Facendo una media tra il ricercare la propria felicita' in se' stessi, senza badare di essere accettato o non accettato, oppure l'essere felici solo se si e' accettati, personalmente mi sento di concludere che ciascuno di noi dovrebbe imparare a non ricercare sempre e solo l'accettazione degli altri, dovrebbe essere in grado di trovare dentro di se' la molla che possa produrre la propria felcita', debba essere in grado di superare le proprie difficolta' in tutti quei momenti in cui non si senta accettato, sapendo comunque di avere delle risorse immense in se' stesso, cio' pero' non deve diventare un alibi per chiudersi ed evitare gli altri, ma la capacita' di vivere bene la propria vita anche in solitudine.
Se uno non sa stare bene con se' stesso, in solitudine, non puo' pensare di stare bene con gli altri.
Chi meglio di se' stessi puo' sopportare se' ? Se ciascuno non e' in grado di accettare se' stesso come puo' pretendere che gli altri lo accettino?
D'altro canto il fatto di sentirsi accettati penso sia comunque un valore e come tale sia assolutamente positivo. L'importante e' essere accettati per quello che si e', non cercare di cambiare se' stessi per essere accettati dagli altri.
L'importante e' non vivere la propria vita solamente in funzione di questo.