Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: William Stoner, figlio di contadini, che si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. E’ un eroe della normalità che negli ingranaggi di una vita minima riesce ad attingere il senso del lavoro, dell’amore, della passione che dà forma a un’esistenza.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Meraviglioso, uno dei libri più belli che abbia letto nel 2013. Ho trovato straordinario il talento dell’autore nel rendere la psicologia dei protagonisti, il loro malessere esistenziale, i tormenti interiori, la frustrazione e l’infelicità leopardiana. Mi ha commosso la passione di Stoner per lo studio e il colpo di fulmine che ha per la letteratura inglese, quasi un’epifania, un risveglio “estetico” dei sensi; mi è stato facile immedesimarmi perché mi ci sono rivisto la prima volta che mi avvicinai al latino. L’amore per la cultura e la letteratura ti fa sentire le farfalle allo stomaco. Mi fa venire i brividi ancora adesso mentre scrivo, il concetto che un’opera d’arte e un tesoro di valore inestimabile come la parola scritta possano illuminare d’immenso l’animo umano, quasi nutrirlo, arricchirlo e migliorarlo. L’arte e la letteratura rendono l’uomo una persona migliore. Mi ha commosso anche il dialogo finale tra padre e figlia, quando lei ammette di avere un problema di dipendenza dall’alcol. I genitori – in questo caso una madre bisbetica che incombe su ogni aspetto della vita della figlia, soffocandone qualsiasi velleità - possono segnare in negativo la vita dei figli, magari convinti di star facendo il loro bene. Il troppo amore può essere soffocante e la figlia ne è rimasta sopraffatta, fino a trovare nella bottiglia una via di fuga, il suo grido d’aiuto.
Il libro sa toccare picchi di lirismo inaspettati durante il rapporto d’amore con la laureanda, scappatoia per Stoner dal mondo oppressivo e arido della sua vita in casa con la moglie frigida, e anche punti davvero avvincenti (ricordo che non riuscivo a staccare dalle pagine durante l’esame all’università sostenuto dal disabile, ero totalmente immerso nella storia, mi sembrava di assistere all’interrogazione).
Sublime, a mio parere, la parte finale in cui Stoner ci lascia. Mai letto in vita mia una descrizione degli ultimi momenti di un personaggio più intensa e toccante.
Brividi.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Meraviglioso, uno dei libri più belli che abbia letto nel 2013. Ho trovato straordinario il talento dell’autore nel rendere la psicologia dei protagonisti, il loro malessere esistenziale, i tormenti interiori, la frustrazione e l’infelicità leopardiana. Mi ha commosso la passione di Stoner per lo studio e il colpo di fulmine che ha per la letteratura inglese, quasi un’epifania, un risveglio “estetico” dei sensi; mi è stato facile immedesimarmi perché mi ci sono rivisto la prima volta che mi avvicinai al latino. L’amore per la cultura e la letteratura ti fa sentire le farfalle allo stomaco. Mi fa venire i brividi ancora adesso mentre scrivo, il concetto che un’opera d’arte e un tesoro di valore inestimabile come la parola scritta possano illuminare d’immenso l’animo umano, quasi nutrirlo, arricchirlo e migliorarlo. L’arte e la letteratura rendono l’uomo una persona migliore. Mi ha commosso anche il dialogo finale tra padre e figlia, quando lei ammette di avere un problema di dipendenza dall’alcol. I genitori – in questo caso una madre bisbetica che incombe su ogni aspetto della vita della figlia, soffocandone qualsiasi velleità - possono segnare in negativo la vita dei figli, magari convinti di star facendo il loro bene. Il troppo amore può essere soffocante e la figlia ne è rimasta sopraffatta, fino a trovare nella bottiglia una via di fuga, il suo grido d’aiuto.
Il libro sa toccare picchi di lirismo inaspettati durante il rapporto d’amore con la laureanda, scappatoia per Stoner dal mondo oppressivo e arido della sua vita in casa con la moglie frigida, e anche punti davvero avvincenti (ricordo che non riuscivo a staccare dalle pagine durante l’esame all’università sostenuto dal disabile, ero totalmente immerso nella storia, mi sembrava di assistere all’interrogazione).
Sublime, a mio parere, la parte finale in cui Stoner ci lascia. Mai letto in vita mia una descrizione degli ultimi momenti di un personaggio più intensa e toccante.
Brividi.