Kafka
b
Sì, a molti sembra così.A me Se questo è un uomo è sembrato molto più triste in verità...
Sì, a molti sembra così.A me Se questo è un uomo è sembrato molto più triste in verità...
A me Se questo è un uomo è sembrato molto più triste in verità...
Castronerie?Invece a me La tregua è sembrato più triste e pessimista rispetto al primo libro, e -ad essere sinceri- mi è piaciuto anche meno.
Provo a spiegare le motivazioni della prima considerazione:
In Se questo è un uomo il protagonista è impegnato in una lotta continua per la sopravvivenza, in un luogo circoscritto come quello del Lager, senza avere notizie certe degli avvenimenti esterni;
ne' probabilmente gli sarebbero interessate, dato che la sua quotidianità è quella del campo di concentramento.
C'è però la speranza di riuscire a conquistare la libertà, prima o poi.
Durante il viaggio di ritorno in Italia, descritto ne La tregua, la speranza di ricostruire un' esistenza libera è affievolita dallo scontro con la realtà, quella dei paesini dell'Europa dell'Est e quella (ancora più sconcertante) dell'Italia, profondamente trasformata negli ultimi anni.
C'è la paura di non riuscire più ad integrarsi nella società "normale";
secondo me è emblematica la scena in cui viene descritta la difficoltà ad abituarsi a guardare avanti mentre si cammina, e non a terra, nella perenne ricerca di qualcosa da raccogliere, rubare, barattare, vendere.
Forse si tratta di semplice paura nel futuro.
Perdonatemi se ho scritto delle castronerie (soprattutto tu, Kafka) ma quello che ho descritto è ciò che questo libro mi ha lasciato.
Ho letto sia La tregua che Se questo è un uomo, diversi anni fa', prima di visitare Auschwitz e Dachau. Non sono sicura di avere la forza di rileggerli.
Anch'io ho sempre paura di rileggerli.
Poi mi vinco.
E' come pregare.
Tragicamente l'universo concentrazionario semplificava la realtà.Io non prego, sono atea.
Non è la paura che mi blocca, ma l'angoscia. La visita ad Auschwitz, più di quella a Dachau, è stata come un viaggio attraverso l'inferno. Dopo esserne uscita tutto sembrava diverso.
A me Se questo è un uomo è sembrato molto più triste in verità...
Sì, a molti sembra così.
Gli sarebbero interessate eccome invece. Pensa se le scarse notizie sull'andamento della guerra che arrivavano lì dentro non gli interessavano! O pensa se non avrebbe voluto sapere che ne era dei suoi familiari...Invece a me La tregua è sembrato più triste e pessimista rispetto al primo libro, e -ad essere sinceri- mi è piaciuto anche meno.
Provo a spiegare le motivazioni della prima considerazione:
In Se questo è un uomo il protagonista è impegnato in una lotta continua per la sopravvivenza, in un luogo circoscritto come quello del Lager, senza avere notizie certe degli avvenimenti esterni;
ne' probabilmente gli sarebbero interessate, dato che la sua quotidianità è quella del campo di concentramento.
Queste disillusioni e paura ci sono, sì, sono umanissime e Levi è bravissimo anche perchè non le tace. Ma non si arrende a queste difficoltà, non si ritira nel suo guscio come hanno fatto altri reduci. Lui porta testimonianza di quanto gli è accaduto, e in ogni suo compagno vede prima di tutto un essere umano, proprio quello che non vi volevano vedere i nazisti.Durante il viaggio di ritorno in Italia, descritto ne La tregua, la speranza di ricostruire un' esistenza libera è affievolita dallo scontro con la realtà, quella dei paesini dell'Europa dell'Est e quella (ancora più sconcertante) dell'Italia, profondamente trasformata negli ultimi anni.
C'è la paura di non riuscire più ad integrarsi nella società "normale"
Mica Levi è diventato un ladro o un truffatore poi!secondo me è emblematica la scena in cui viene descritta la difficoltà ad abituarsi a guardare avanti mentre si cammina, e non a terra, nella perenne ricerca di qualcosa da raccogliere, rubare, barattare, vendere.
Forse si tratta di semplice paura nel futuro.
Non è tornato quello di prima, certo. Ma non è diventato un egoista; proprio il contrario! Ha sofferto per tutta la vita per quello che gli è successo nel lager, ma non si è arreso a questo! Ha parlato, ha raccontato, ha continuato a vedere nell'altro un amico e non è diventato un disprezzatore dell'umanità.Come può un uomo tornare alla "normalità" se non ha fatto altro che organizieren?
Ad Auschwitz questo verbo, nello slang del campo grande, significava appunto: raccogliere,rubare,barattare, vendere.
Guerra, ma non resa!Tragicamente l'universo concentrazionario semplificava la realtà.
Paradossalmente.
Tregua ora, guerra sempre.
Beh, spiega perchè...Non sono molto d'accordo su alcune cose che sostieni Masetto.
Cioè?Ciononostante un libro è proprietà di due persone: di chi l'ha scritto e di chi lo legge.
Non credo si debbe mai interferire in questo equilibrio.