Da parecchi anni la raccolta di Allan Poe è presente nella mia libreria, ma non ho mai avuto il tempo o la volontà necessaria per approcciarla.. Almeno, fino ad adesso, quando la curiosità sempre presente si è trasformata finalmente in intraprendenza e mi ha portato ad aprire l'opera.
I primi racconti che si incontrano, legati al tema dell'assassinio e della vendetta, vedono susseguirsi il famoso "Il Gatto Nero" (Interessante!), "Il Barile di Amontillado" (Banale!) e "Il Genio della Perversione", il primo testo capace sul serio di sorprendermi. Non si tratta in effetti di una vera e propria storia, i cui tratti e la cui conclusione non vengono tratteggiati che nelle ultime due pagine, ma si tratta di una profonda analisi psicologica di quella facoltà che Poe chiama Perversione e che corrisponde a quell'impulso all'agire senza ragione o, meglio, per "la ragione che non dovremmo". Siamo al cospetto di un "impulso radicale primordiale" secondo il quale, nel momento in cui siamo sul bordo del precipizio, inspiegabilmente, se non fossimo tratti in salvo da una mano amica, ci getteremmo nel suo abisso. Un racconto introspettivo, personale e profondo capace di mettere in luce la Perversione dell'animo umano in un senso tutto diverso da quello comunemente inteso, ma non per questo privo di una sua efficacia o realtà. Da questo punto, direi, Allan Poe ha guadagnato il diritto di essere approfondito. Senza ulteriori indugi, passo alla lettura di "Hop-Frog".
EDIT (24/07/17): Letto "Hop-Frog" (Piacevole, come piacevoli sono le illustrazioni di Alberto Martini presenti nell'edizione Newton Compton!) e "Sei Tu il colpevole" (Forse banale, comunque niente di particolare..) terminando così la prima sezione dedicata a "Vendetta e Assassinio". Cominciando la sezione dell'"Immaginario" il primo racconto è "La Sfinge" che merita sicuramente di essere citato, se non per la forza narrativa compressa in poco più di quattro pagine, almeno per un paio di interessanti spunti di riflessione che Poe dissemina per il testo:
"Uno dei temi da me preferiti era la credenza popolare sui presagi - una credenza che, in quel periodo della mia vita, ero disposto a difendere prendendola quasi sul serio. Su questo argomento avemmo lunghe e animate discussioni; e mentre lui sosteneva l'assoluta infondatezza delle credenze in materia, io, invece, gli obiettavo che sentimenti popolari nati con assoluta spontaneità - cioè senza apparente traccia di suggestioni - avevano in se stessi elementi inconfondibili di verità e avevano quindi diritto al massimo rispetto.";
"Ricordo la sua particolare insistenza (tra le altre cose) sull'idea che la principale fonte di errori in tutte le valutazioni umane risiede nella difficoltà di comprendere che le dimensioni di un oggetto possono essere sopravalutate o sottovalutate per una imprecisa stima della distanza a cui si trova. "Per valutare, ad esempio", disse, "l'influenza esercitata sull'umanità dal diffondersi della Democrazia, non si dovrebbe tralasciare come elemento di giudizio la distanza nel tempo in cui questa diffusione potrebbe compiersi. Eppure può citarmi il nome di un solo autore di argomenti politici che abbia considerato questo particolare aspetto della sua specializzazione, almeno, degno di essere preso in esame?".
Brevissimo (Tre pagine!), ma bellissimo "The Oval Portrait".